Oltre le colline |
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Un film di Cristian Mungiu.
Con Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu.
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Titolo originale Dupa dealuri.
Drammatico,
durata 155 min.
- Romania 2012.
- Bim Distribuzione
uscita mercoledì 31 ottobre 2012.
MYMONETRO
Oltre le colline ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Lo sguardo di Voichita
di florestFeedback: 205 | altri commenti e recensioni di florest |
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sabato 6 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci si sente subito trapiantati in un credibile medioevo contemporaneo. Un medioevo senza colpevoli, con l'eccezione dell'ignoranza e dell'indifferenza, tenaci fili guida sia nel microcosmo del convento che nel contesto sociale esterno, quello 'normale'. Nessun colpevole ma tante vittime: quelle di una fede figlia soprattutto dell'ignoranza e della paura, le vittime dello stato (l'orfanotrofio dove avvengono abusi), le vittime delle famiglie, che abbandonano i figli nel nulla o li adottano con lo scopo di prenderli 'a servizio', le vittime di un sistema sanitario inefficiente e indifferente. Il convento è un universo ristretto, fondato su un proprio codice, permeato in parte da ignoranza, che ha deciso di autopreservarsi attraverso la chiusura pressochè completa all'esterno ma il film non manca di ricordare quanto l'inutile e sterile estremismo del convento è solo una delle tante rappresentazioni dell'ignoranza che permeano la società. E' in questo terreno che le vittime diventano, in tutti i contesti descritti, quotidiani carnefici inconsapevoli. E questo è un messaggio chiaro, una gelida critica che Cristian Mungiu muove al proprio paese, alla sua arretratezza e immobilità. Ma non c'è salvezza nemmeno nel laico occidente, da cui Alina decide di ritornare. Secondo Alina, pare non sia il 'Dove', ma il 'Chi' l'elemento da perseguire per ricercare la salvezza. E il Chi, per Alina, è Voichita, l'amica che ha scelto di rimanere, che ha nominato mamma e papà due improbabili figure, circondandosi di un piccolo universo apparentemente prevedibile costruito su regole ben definite. Il regista ha deciso di non connotare il tipo di amore che lega le due ragazze. Ma non è importante. Quello che conta è l'amore in se, quello assoluto e non etichettabile in qualche categoria di rapporti umani, quello di cui ognuno ha bisogno per diventare una persona anziché un surrogato dell'essere. Con la sua irrazionalità ma anche la sua forza, in grado di piegare l'ignoranza e la paura. Ed è proprio questo il tema cruciale del film. Alina, la ragazza diversa, arriva per portare un messaggio d'amore come un Gesù Cristo contemporaneo, anche se molto diverso, e per molti aspetti opposto a quello dell'immaginario: femmina, senza doti oratorie, senza miracoli (anzi che critica aspramente la presunta icona miracolosa). Una ragazza che ha compiuto gran parte dei peccati codificati nel tabellario e che si è interrogata senza risposta sul perchè il Dio in cui al tutti credono, se esiste, permette che il mondo sia così ostile. In altre parole Alina trasporta, col suo messaggio d'amore, la volontà di sollevare una critica verso l'ignoranza, e anche lo scetticismo verso la reale possibilità dell'esistenza di un amore superiore a quello terreno. Come Gesù, Alina passa attraverso l'indifferenza del medico (Ponzio Pilato) che la dimette mettendone il destino nelle mani del convento la cui collina costituirà il suo calvario e dove finirà per morire, sacrificata e legata ad una croce. Ma il suo sacrificio non sarà avvenuto invano. Voichita, infatti, ha capito, anche se l'acquisizione della consapevolezza è dovuta passare attraverso una tragedia. Il regista non lo mostra apertamente ma con delicatezza, nelle ultime scene del film. Lo sguardo di Voichita è cambiato. La morte di Alina l'ha salvata. Avvenuta questa metamorfosi, è pronta a far condannare chi l'ha condannata e andarsene, per sempre. Oltre le colline.
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