Pickpocket

Un film di Jia Zhangke. Drammatico, - Cina 1998.
   
   
   

tra Bresson e Pasolini il neorealismo di Zhangke Valutazione 0 stelle su cinque

di carloalberto


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mercoledì 19 gennaio 2022

 Film d’esordio di Jia Zhangke del 1997, girato in presa diretta e con attori non professionisti nella provincia di Fen Yang, che, per lo stile neorealista e la somiglianza del soggetto, richiama alla mente l’Accattone di Pasolini e l’omonimo Pickpocket di Bresson. Con quest’ultimo condivide non soltanto il titolo ma anche la caratterizzazione del protagonista, un ladro apatico e cinico, che, tuttavia, riconsegnando via posta i documenti trovati nei portafogli sottratti, dimostra un barlume di senso civico a differenza dell’eroe negativo di Bresson totalmente amorale.
Il film, miracolosamente non censurato, offre uno spaccato impietoso della società cinese degli anni ’90 osservata dalla prospettiva degli emarginati, della povera gente delle squallide periferie cittadine, simili alle borgate pasoliniane, e delle campagne spopolate dai giovani, realtà che, sebbene tagliate fuori dalla crescita esponenziale della produzione e dei consumi delle grandi città, sono investite dal boom economico come da un’onda d’urto che arriva da lontano, riprodotta da Zhangke, con un sonoro ossessivamente onnipresente, attraverso suoni e voci emessi incessantemente da radio e televisori sparsi ovunque, nei locali con le entreneuse mascherati da bar, dal parrucchiere, nelle vetrine dei negozi per il karaoke dei passanti, perfino nel posto di polizia.
L’eco dei suoni degli apparecchi raggiunge le vie, si mescola al frastuono del traffico, si confonde con il brusio della gente, con i rumori della strada, fino a creare un concerto assordante, dissonante e caotico che sovrasta gli altoparlanti delle autorità, che minacciano sanzioni più pesanti per chi delinque, mentre le persone appaiono alienate, distaccate, quasi assenti mentre svolgono le loro quotidiane attività.
Paradigmaticamente l’alienazione collettiva è mostrata per eccesso nell’apatia del protagonista; il suo lasciarsi vivere, la sua indifferenza, rappresentano la spaesatezza dell’uomo moderno nella società governata dalla tecnologia e dal denaro, la sua solitudine è quella di tutti, è emblematica  dello sfilacciarsi dei rapporti umani, parentali ed amicali, inariditi dall’unico desiderio di possedere le cose.  Il cercapersone o le Marlboro sono gli status symbol da sfoggiare perché gli altri sappiano del raggiunto benessere economico.
Come in Accattone e nel film di Bresson anche in questo Pickpocket l’incontro con una donna  sembra a primo acchito poter riscattare il protagonista, sembra che l’amore possa dischiudere l’orizzonte chiuso nello spazio filmico da quelle quattro vie in croce della borgata, palcoscenico a cielo aperto per il dramma in atto, ed aprire il cuore alla speranza di una vita diversa.
Ma la salvezza per Zhangke, come per Pasolini, non è alla portata dei più deboli, che rimangono per sempre dei poveri cristi inchiodati al proprio destino.

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