L’ultimo atto della serie chiude un ciclo di eventi, risolvendo in 16:9 un vero e proprio romanzo anime. I manga del Sol Levante sono ormai radicati nel nostro immaginario. Se pensiamo a Gurren Lagann, Cowboy Bebop e molti altri capolavori nipponici, riconosciamo una tecnica del tratto peculiare e nativa. Tuttavia sembra che Rumiko Takahashi ci voglia immergere veracemente nella cultura giapponese. Le sue tavole e le trasposizioni, trasudano Giappone. Dai miti e dalle fiabe, ai personaggi descritti. L’autrice esporta il suo paese infondendogli un’attrattiva rara. Inuyasha è forse la personificazione più significativa di questa abilità. Meno burlesco dei fratelloni Lamù e Ranma½, la storia si cimenta nel genere epico. Come per il celebre anello Talkeniano, anche in Inuyasha è un oggetto magico a guidare l’intreccio.
I personaggi sono sempre in movimento verso mete diverse, a caccia della sfera e di Naraku, nemesi sfuggevole e onnisciente. Allo stesso tempo la trama ruota intorno al pozzo, originaria ‘casa’ di Kagome. Luogo di congiunzione tra due mondi e due tempi. Solo Inuyasha riesce a entrarvi in modo interdimensionale.
I protagonisti sono spesso proiezioni rivisitate di personaggi ricorrenti dell’autrice, adattati alla storia e/o ispirati al folclore. Il demone volpe Shippo sembra evocare il volpacchiotto Kitsune in Lamù. La guerriera Sango armata del suo Hiraikotsu fa pensare all’enorme spatola di Ukyo (Ranma ½). Due esempi che confermano una certa autoreferenzialità o continuità stilistica, anche nella caratterizzazione dei tipi.
L’affiatamento della compagnia, rivela inoltre una profonda capacità di esplorare le dinamiche sentimentali. Sango, Miroku, Kagone e Inuyasha sono due coppie, oltre che compagni d’armi. Nonostante le reticenze del licenzioso Miroku o del rissoso Inuyasha, quest’aspetto è evidente. Vissuto dai quattro come un fatto. La gelosia lugubre e comica di Sango è un balsamo per Miroku. L’astio di Inuyasha verso Koga, spasimante di Kagone, non è casuale. Ed è gradito a Kagome. Se così non fosse, questi personaggi sarebbero né più né meno che commilitoni. Similmente si può dire per la squadra del fratello di Inuyasha. Sesshuomaru, Jaken e Rin sono assimilati da un forte legame. A prescindere da effusioni reciproche più o meno manifeste, divertenti e/o paradossali.
Tipico di Inuyasha e di molti altri anime, inoltre, è l’utilizzo di lunghi dialoghi in frangenti concitati. Un effetto del transfert dalla tavola al dinamismo del disegno animato? Sembra comunque un tratto distintivo e specifico. Un elemento potenzialmente parodistico, quanto un elemento ereditario.
Tornando al lavoro di Rumiko, si potrebbe concludere che la disegnatrice, dopo averci offerto commedie fortemente rappresentative, abbia scritto un Dungeons & Dragons manga. Ispirandosi alla tradizione epica. Investigando i sentimenti e lasciando lo scenario rigorosamente nelle mani dei suoi kuroko.
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