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Si può arrivare al 2020 e non aver visto La Voglia Matta. Ma se ne è sentito parlare tanto, citata come rappresentazione ispirata e corrosiva di certo malessere dei 40 anni (di allora) verso la freschezza dei 20 o meno. Poi lo si va a vedere, finalmente. E si può restare delusi, privati del mito promesso.
Frattanto è subito repertorio: di vanterie omistiche del quaratenne prima, di espressioni e comportamenti presunto-adolescenziali-anni'60 per tutto il film (sembrano acide imitazioni dei giovani da professor Aristogitone), mentre il quarantenne da parte sua si produce in un fiume di precisazioni perbeniste da ingegnere arrivato di mezz'età.
L'intenzione è chiara e buona - poteva venirne fuori un ottimo film - ma i personaggi sono poco più che manichini, a cui un ventriloquo mette in bocca brutti dialoghi.
Tognazzi, bravo come sempre, fa quel che può; la Spaak è deliziosa, la cosa migliore del film. Ma non sono bastati ad impedire che mi montasse una crescente irritazione; e anche un po' di noia.
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