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Due anime spezzate, in fuga da se stesse. Valutazione 4 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


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venerdì 7 giugno 2019

Collin Schiffli è il regista che si cela dietro questo indie movie struggente e malinconico tratto da una sceneggiatura scritta dallo stesso David Dastmalchian, qui anche nelle vesti del protagonista maschile, Gensen. La pellicola si concentra sulle vicende di Ruby e Gensen mettendo apparentemente in evidenza le problematiche economiche e sociali di una giovane coppia nell'America di oggi, una nazione piena di contrasti che ospita da un lato i fasti e le luci brillanti del jetset hollywoodiano ma dietro il glamour si cela la vera faccia dell'America che lotta per sopravvivere giorno dopo giorno in un contesto di costante precarietà e insicurezza.
Ma in realtà Dastmalchian osa scavare nel profondo della vicenda, proponendo un dramma umano davvero potente e sconvolgente, evidenziando non solo le problematiche sociali ma le implicazioni e le conseguenze dei traumi subiti nell'infanzia, talvolta irreparabili, e di come queste esperienze possano influenzare pesantemente il presente, plasmando il carattere e determinando certe azioni. Ruby, infatti, sin dalle prime scene si evidenzia come l'anello debole di questa catena a due, una persona fragile in cerca di protezione e rassicurazione costante da parte di Gensen, il quale a sua volta si mostra protettivo nei suoi confronti ma anche costantemente animato da una rabbia repressa, guidato da un indole riottosa e indomita che lo porta spesso a scontrarsi col mondo. Entrambi affrontano la vita con un misto di innocenza e impulsività, senza calcolare le conseguenze delle proprie azioni ma guidandosi dagli impulsi del momento, dai bisogni o dalle volontà. Le vicende di queste due giovani anime erranti, accomunate da un evidente disturbo comportamentale (e intellettivo nel caso di Ruby) dovute agli eventi traumatici dell'infanzia (svelate nell'ultimo atto), che si sostengono a vicenda e sopravvivono in un mondo per il quale non sono adeguatamente preparate, prendono una piega inaspettata quando entrambi, per motivi differenti, si ritrovano disoccupati. La disperazione e lo spettro della povertà assoluta che incombe li porta a compiere azioni disperate e dalle tragiche ed inevitabili conseguenze. Gensen, nel tentativo di racimolare qualche dollaro in più stringerà rapporti con dei loschi individui della malavita californiana ma si macchierà le mani di sangue e si darà alla fuga. Ruby invece, commette il più straziante e doloroso dei torti nei confronti di una madre quando rapisce una bambina di pochi mesi con l'intenzione di crescerla come sua, benchè sia quasi totalmente all'oscuro di quel che comporti il ruolo materno e non conosca nemmeno le funzioni basilari della biologia femminile.
Ha così inizio un malinconico e intenso viaggio on the road, una fuga da stessi, dal proprio passato e dai propri errori in cerca di salvezza e redenzione ma specialmente di serenità e normalità. Un viaggio che mette in evidenza la dinamica di questa coppia costituita da un misto tra puro amore, necessità e responsabilità che unisce questi giovani fuorilegge dal destino segnato. Lei, ossessionata dal ruolo di madre, che mette la bambina al centro dei suoi interessi e cure affidandosi però esclusivamente alla guida e alla protezione fornita dal Gensen; lui che si scontra e si oppone all'azione di Ruby intimandole spesso che "la bambina ha bisogno di sua madre" ma la asseconda per proteggerla ed evitarle ulteriori traumi psicoemotivi. Entrambi si ritagliano così momenti di sfuggente felicità, rifugiandosi in un'illusione effimera mentre guidano verso l'ignoto e nonostante la probabilità di essere arrestati e separati l'uno dall'altra si fa sempre più concreta. L'unica speranza rimasta è rappresentata dal ritorno a Kansas City, loro città natale ma anche un luogo pieno di oscuri segreti e dolorosi ricordi che non tardano a riemergere insieme alle ferite mai rimarginate che hanno segnato le loro anime. Anche questo faro di salvezza e riscatto si dimostrerà tuttavia vano e chimerico mentre un inatteso colpo di scena finale ribalterà nuovamente i labili equilibri e dirigerà la storia verso il suo epilogo crudo, amaro, struggente e disilluso. La morte rappresenta l'unica moneta in grado di ripagare e pareggiare i crimini commessi, l'unico modo per espiare i propri peccati evitando di infliggere nuove, insostenibili sofferenze. 
Si delinea così un solido e robusto dramma urbano che grazie all'abile lavoro svolto dalla regia riesce a evocare un senso di tristezza e malinconia che permea la pellicola per tutta la sua durata ma che si distingue anche per la sensibilità e delicatezza mostrata nei confronti dei suoi protagonisti. Lo script di Dastmalchian riesce a far sì che i suoi personaggi non vengano definiti esclusivamente, e stereotipicamente, dalle loro debolezze o dalla loro diversità ma dai dilemmi morali, dalle ardue scelte che devono affrontare a seguito delle azioni da loro compiute, dall'empatia e dai sentimenti che manifestano verso gli altri e se stessi. In quest'ottica, la diversità di Ruby e Gensen diventa soltanto una sfumatura, una cicatrice dovuta ad un passato doloroso e ingiusto che verrà chiarificato nell'ultimo atto dando anche una nuova interpretazione alla storia precedentemente costruita e ribaltando la prospettiva della dinamica.
A supportare in modo convincente la pellicola ed elevarla dall'anonimato ci sono indubbiamente le solide interpretazioni dei principali attori: Karen Gillan, bellissima e interessante attrice inglese nota al pubblico mainstream grazie al suo personaggio bionico e di colore blu di nome Nebula interpretato nei Guardiani della Galassia e negli ultimi Avengers, qui è calatissima nel ruolo di una giovane ragazza disadattata, segnata da un grave trauma psicologico e da un conseguente disturbo intellettivo che sopravvive in un contesto di disagio e povertà mentre è ossessionata dall'idea di diventare madre. Dastmalchian è invece un attore poliedrico noto tuttavia per aver ricoperto ruoli minori e marginali in diversi film a partire dal Cavaliere Oscuro, specialmente nel ruolo ricorrente dello psicopatico ma quì, come protagonista, ha modo di dar prova della sua versatilità e intensità interpretativa. 
In definitiva si tratta di un indie flick ben costruito e sviluppato, intenso, struggente e malinconico al punto giusto il quale grazie alle ottime performance degli attori, alla solida regia e all'uso della nitida fotografia che richiama sapientemente gli ambienti e i colori di altre pellicole on the road fornisce un risultato convincente che riesce a superare l'ostacolo derivato da una trama non esattamente originale ma comunque credibile e verosimile di una coppia di emarginati in fuga da se stessi oltre che dalla cupa realtà delle anonime e grigie periferie americane composte spesso da povertà, ignoranza, disoccupazione e traumi più o meno visibili. La potenza narrativa è innegabile benchè non affondi mai in terreni più incisivi e audaci che avrebbero potuto farne un piccolo gioiello del genere. Non è dunque un capolavoro ma si tratta di un'opera ben strutturata che riesce a toccare anima e cuore degli spettatori coinvolgendoli in questo viaggio senza ritorno e senza via d'uscita di due anime fragili e spezzate. 
Da vedere: 3,5/5.

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