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Dove passa il dolore, là il suolo diventa sacro, diceva Oscar Wilde. Ringrazio Nadine Antoine Labaki per avermi restituito un minimo di sensibilità, tenerezza, amore sopiti dalla massificazione delle cifre . Ringrazio Nadine Antoine Labaki per avermi tolto dalla bocca quella sciocca espressione " immagino che cosa devono aver passato " . E' un'espressione che ci mette sullo stesso piano di sofferenza dei sei milioni di ebrei sterminati, delle migliaia di migranti affogati quando non morti prima nel deserto , delle madri separate dai figli , dei figli separati dalle madri ( e non è la stessa cosa trattandosi di individualità diverse, di pelli, di sentimenti diversi ). Impariamo a scomporre i numeri di massa e dopo aver eseguito questa operazione complessa per le cifre, impariamo a dividerli per il numero degli anni, dei mesi, delle settimane, dei giorni, delle ore , dei minuti e qui mi fermo perchè forse lo strazio di dolori così laceranti , per pochi secondi, saprei sopportarlo anch'io. Che espressione stupida " immagino che cosa devono aver passato " ! Non immaginiamo un bel nulla e se Nadine Antoine Labaki urta la nostra sensibilità indulgendo su lunghe sequenze è solo per farci capire che il dolore può disumanizzarci e portarci a preferire la morte alla vita ( scolpito è nella mio memoria " il salto degli angei " ) ma questo non accade in Cafarnao , caos e miracoli. Ho amato la bambina, data in pasto all'orco, il bimbo etiope che succhia i cubetti di ghiaccio ricoperti di zucchero, la madre che si prostituisce per tenere con sè il figlio e soprattutto lui , dodicenne ribelle, Zain.
Grazie Nadine Antoine Labaki per avermi restituito un pò d'umanità
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