Non basta guardare l'umana miseria per ritenere di averla raccontata
di Marco Contino Il Mattino di Padova
La regista libanese Nadine Labaki spiega così il titolo del suo film "Cafarnao": scrivendo su una lavagna i temi che avrebbe voluto affrontare (i diritti dei bambini e l'ingiustizia nei loro confronti, l'assurdità delle frontiere, la necessità di possedere un documento per dimostrare la propria esistenza, i viaggi della speranza), si è accorta di aver messo insieme un "gran Capharnaüm", dal nome del villaggio biblico, maledetto per essere troppo caotico. La genesi del film, proprio a partire dalla costruzione del titolo, ne tradisce il peccato originale (non mondabile): un'operazione studiata a tavolino, una concentrazione di temi (dalle baraccopoli al traffico di neonati, dai maltrattamenti al carcere minorile, dall'immigrazione alle spose undicenni) accomunati dal ricatto. [...]
di Marco Contino, articolo completo (2105 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino di Padova 13 aprile 2019
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