lucastanley
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giovedì 22 gennaio 2009
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questo è un film... da vedere!perche'.
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Un film non deve solo far ridere, far piangere, o impaurire. Deve amozionarti; e l'emozione non è solo gioia. E' uno stato d'animo. In questo caso il regista trasmette la stessa emozione che subiscono i protagonisi passivi. E il regista lo fa splendidamente. Il film è chiaramente atipico ed è in controtendenza: la scena-inquadratura ferma x circa 2min "del bambino" è un modo per farti riflettere all'interno del film stesso su cosa è successo. Se ci fosse stata già un'altra scena immediatamente dopo 8come di solito avviene nei film) non si sarebbe compreso appieno la tragedia e la morte "senza motivi". Il telecomando poi dovrebbe riassicurare che si tratta appunto di un gioco finto, appunto un funny games.
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Un film non deve solo far ridere, far piangere, o impaurire. Deve amozionarti; e l'emozione non è solo gioia. E' uno stato d'animo. In questo caso il regista trasmette la stessa emozione che subiscono i protagonisi passivi. E il regista lo fa splendidamente. Il film è chiaramente atipico ed è in controtendenza: la scena-inquadratura ferma x circa 2min "del bambino" è un modo per farti riflettere all'interno del film stesso su cosa è successo. Se ci fosse stata già un'altra scena immediatamente dopo 8come di solito avviene nei film) non si sarebbe compreso appieno la tragedia e la morte "senza motivi". Il telecomando poi dovrebbe riassicurare che si tratta appunto di un gioco finto, appunto un funny games.
Aggiungo: ragazzi è un film che se guardato lo ricorderete e che sarete voi stessi a consigliarlo ad altri (mi riferisco a coloro i quali lo hanno disprezzato anche in questo forum di mymovies).
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[+] bella interpretazione
(di estro_nascente)
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darko
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giovedì 20 ottobre 2005
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metacinema dell'orrore e della violenza
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Di Haneke mi manca solamente Storie e Il Tempo dei Lupi, due film sicuramente da vedere vista la bravura ormai consolidata di Michael Haneke. La Pianista e Niente da nascondere, i due film di Haneke finora più accessibili, acclamati e conosciuti, sono due opere cinematografiche profondamente incentrate sull’idea di “racconto morale” e per quanto le cose che accadono e le azioni compiute possano essere inspiegabili e violente, c’è sempre dietro una – spiegazione – data dal disagio personale e sociale dei protagonisti. Ma in Funny Games, primo vero lungometraggio di successo di Haneke, il regista austriaco ha attuato un piano micidiale di tortura nei confronti innanzitutto dello spettatore. Lo scopo di questo film estremo e difficile non è quello di mostrare violenza gratuita, non è quello di giustificare il crimine e, dall’altra parte, più innocente, non è quello di far parteggiare il pubblico per la famiglia martirizzata e sterminata nonostante non rappresenti una borghesia “volgare e arrogante” (l.
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Di Haneke mi manca solamente Storie e Il Tempo dei Lupi, due film sicuramente da vedere vista la bravura ormai consolidata di Michael Haneke. La Pianista e Niente da nascondere, i due film di Haneke finora più accessibili, acclamati e conosciuti, sono due opere cinematografiche profondamente incentrate sull’idea di “racconto morale” e per quanto le cose che accadono e le azioni compiute possano essere inspiegabili e violente, c’è sempre dietro una – spiegazione – data dal disagio personale e sociale dei protagonisti. Ma in Funny Games, primo vero lungometraggio di successo di Haneke, il regista austriaco ha attuato un piano micidiale di tortura nei confronti innanzitutto dello spettatore. Lo scopo di questo film estremo e difficile non è quello di mostrare violenza gratuita, non è quello di giustificare il crimine e, dall’altra parte, più innocente, non è quello di far parteggiare il pubblico per la famiglia martirizzata e sterminata nonostante non rappresenti una borghesia “volgare e arrogante” (l. tornabuoni) e quindi susciti totale compassione: il gioco che viene messo in scena è quello del cinema stesso in rapporto allo sguardo dell’osservatore-spettatore. La violenza non viene mai rappresentata in primo piano, ma fa da sfonfo, colonna sonora e si fa largo un discorso più ampio e metafisico su ciò che è reale, ciò che è fittizio e la conseguente interscambiabilità dei due concetti (vedi conversazione che fanno i due psicotici alla fine prima di entrare nella casa degli amici della famiglia uccisa). Il rewind, che apre il film ad una lettura che sconfina quasi nel fantastico, cosa quasi inedita per il cinema europeo, ritorna infatti anche nell’ultimo Cachè (Niente da Nascondere). Una prima opera, nominata alla Palma d’oro per la regia nel ’97 a Cannes, che molto probabilmente Haneke ormai rinnega, ma che gli ha aperto la strada come autore di racconti crudeli, ma soprattutto umani, profondamente e nel senso etimologico del termine. Bravissima Susanne Lothar, presente anche ne La Pianista nel ruolo della madre dell’allieva “ferita”, che qui si cala nei panni dell’eroina horror, perché di questo che si tratta.
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il fico sacro
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venerdì 12 settembre 2008
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funny games in breve
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E’ il regista austriaco Haneke ad inscenare una violenza inarrestabile ed insensata in uno dei suoi film più riusciti: Funny Games. Due ragazzi dal linguaggio pulito e dai modi garbati coinvolgono una famiglia della borghesia medio alta in un gioco perverso che terminerà con l’uccisione delle suddette vittime.
Il regista rinuncia a tutti gli espedienti tipicamente “filmici” optando per l’assenza di una colonna sonora,ritmo lento che permette di seguire le vicende secondo per secondo,inquadrature statiche ed asettiche che volutamente evitano di emozionare o stupire. Risultato: abbiamo l’impressione di essere non spettatori di uno spettacolo ma testimoni di un fatto di cronaca raccontato oggettivamente dal regista come farebbe un giornalista;niente morale,niente etica, solo la realtà nuda e cruda.
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E’ il regista austriaco Haneke ad inscenare una violenza inarrestabile ed insensata in uno dei suoi film più riusciti: Funny Games. Due ragazzi dal linguaggio pulito e dai modi garbati coinvolgono una famiglia della borghesia medio alta in un gioco perverso che terminerà con l’uccisione delle suddette vittime.
Il regista rinuncia a tutti gli espedienti tipicamente “filmici” optando per l’assenza di una colonna sonora,ritmo lento che permette di seguire le vicende secondo per secondo,inquadrature statiche ed asettiche che volutamente evitano di emozionare o stupire. Risultato: abbiamo l’impressione di essere non spettatori di uno spettacolo ma testimoni di un fatto di cronaca raccontato oggettivamente dal regista come farebbe un giornalista;niente morale,niente etica, solo la realtà nuda e cruda. La scena del telecomando esprime bene il concetto: nel mondo reale i cattivi vincono,non esiste happy ending,redenzione o vendetta,non per forza.
Il fine del regista è quello di mettere in guardia,angosciare,agghiacciare con una vicenda che potrebbe coinvolgere chiunque. Se volessimo illuderci pensando che dopotutto è solo un film ecco che a smentirci ci pensa uno dei due assassini con queste parole: “La finzione è vera no?La si vede nel film,quindi è altrettanto vera quanto la realtà che comunque si vede”.
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alessandro89
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sabato 29 novembre 2008
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sconvolgente..
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Il mio giudizio sul film è assolutamente positivo..Da sottolineare innanzitutto il gioco di richiami alla ben più nota Arancia Meccanica (forse sarebbe stato più d'effetto non renderlo esplicito fin dal trailer..). Il punto di vista che assume lo spettatore è quello della famiglia (una normalissima famigliola medio borghese, con i suoi valori di dignità e decoro) e questo rende immediata l'immedesimazione del pubblico con la famiglia protagonista. I tipici valori vengono scardinati alle fondamenta e addirittura ,con una satira sottile e tagliente,ribaltati: basti pensare ai modi di fare e di vestire degli assalitori. è vero la violenza è gratuita e crudissima, ma, nonostante ciò, non si può assolutamente catalogare questo film tra i banalissimi splatter: importantissimo è il rilievo psicologico dato ai momenti post-violenti (magistrale è la scena fissa sulla donna che, dopo la morte del figlio, cerca goffamente di alzarsi).
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Il mio giudizio sul film è assolutamente positivo..Da sottolineare innanzitutto il gioco di richiami alla ben più nota Arancia Meccanica (forse sarebbe stato più d'effetto non renderlo esplicito fin dal trailer..). Il punto di vista che assume lo spettatore è quello della famiglia (una normalissima famigliola medio borghese, con i suoi valori di dignità e decoro) e questo rende immediata l'immedesimazione del pubblico con la famiglia protagonista. I tipici valori vengono scardinati alle fondamenta e addirittura ,con una satira sottile e tagliente,ribaltati: basti pensare ai modi di fare e di vestire degli assalitori. è vero la violenza è gratuita e crudissima, ma, nonostante ciò, non si può assolutamente catalogare questo film tra i banalissimi splatter: importantissimo è il rilievo psicologico dato ai momenti post-violenti (magistrale è la scena fissa sulla donna che, dopo la morte del figlio, cerca goffamente di alzarsi). Come ha sottolineato lo stesso regista ciò che causa il terrore è l'insensatezza della violenza, e difatti darne una qualsiasi spiegazione servirebbe a razionalizzare la paura rendendola non più tale (alla omanda "Perchè" l'assalitore risponde "Perchè no?"). A questo aggiungerei un'altro fattore: un mondo, qullo familiare-borghese, che crediamo saldo ed indistruttibile, viene, ad un tratto, senza una spiegazione, sgretolato da due perfetti sconosciuti (in questo si potrebbe maliziosamente vedere anche una velata critica a tale sisema di valori).
Tutto ciò solo per insinuare il seme della paura in un mondo che crediamo vero ed incrollabile.
Un ultimo accenno alla scena del rewind col telecomando: avete agione, all'inizio anche io l'ho considerata un'emerita MINCHIATA, però se ci pensate bene, com'è che vanno a finire tutti i banalissimi film horror? Con il solito, scontatissimo lieto fine. Quì è determinante la mancanza di un lieto fine, che viene stroncato sul nascere quando la scena della donna che spara all'aggressore viene riportata indietro, come per dire: " Hey gente, questo non è uno schifosissimo film horror, questa è la realtà, e nella realtà non c'è nessun lieto fine!"
Il film si conclude con l'incursione in un'altra casa, mentre durante il film si apprende che i due avevano precedentemente fatto fuori un'altra famiglia..questo allude chiaramente all'idea di una catena di violenza senza inizio e senza fine, che potrebbe protrarsi all'infinito.
In alcune scene il ragazzo si rivolge direttamente al pubblico, rompendo così l'illusione scenica, qusto chiaramente per trasferire l'intera scena da un contesto reale/verosimile ad un contesto meta-psicologico, nel quale deve essere considerato l'intero film: fuori da questo contesto la pellicola perderebbe il suo altissimo valore artistico,psicologico e critico finendo per essere null'altro che uno splatter.
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frz94
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domenica 19 dicembre 2010
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funny games
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Un’ agiata famiglia si reca nella propria casa sul lago per trascorrervi una settimana di vacanza. Poco dopo essere arrivati sul posto e aver iniziato a disfare le valigie, si presentano al cancello due giovani vestiti di bianco i quali in apparenza sono giunti per chiedere delle uova; in realtà trasformeranno quella che doveva essere per la famiglia una tranquilla vacanza in un vero e vivido incubo, fatto di giochi perversi e di sadiche umiliazioni.
Una delle opere più conosciute del regista Haneke (il quale dieci anni dopo diresse il remake di tale film con Michael Pitt e Tim Roth), “Funny Games” è un film altamente disturbante, ottimamente girato e corredato da un cast in gran forma.
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Un’ agiata famiglia si reca nella propria casa sul lago per trascorrervi una settimana di vacanza. Poco dopo essere arrivati sul posto e aver iniziato a disfare le valigie, si presentano al cancello due giovani vestiti di bianco i quali in apparenza sono giunti per chiedere delle uova; in realtà trasformeranno quella che doveva essere per la famiglia una tranquilla vacanza in un vero e vivido incubo, fatto di giochi perversi e di sadiche umiliazioni.
Una delle opere più conosciute del regista Haneke (il quale dieci anni dopo diresse il remake di tale film con Michael Pitt e Tim Roth), “Funny Games” è un film altamente disturbante, ottimamente girato e corredato da un cast in gran forma. Il tema di fondo, come può notare anche lo spettatore più distratto è la violenza ingiustificata, ovvero quella più barbara e meno digeribile proprio perché infondata e senza scopo. Il regista indaga sul perché non c’è un perché del male che attanaglia, sotto candide vesti o meno, il mondo; paradigmatica infatti è la risposta di uno dei due giovani alla domanda : “Perché fate così?”, “Perché no?”. La glaciale ferocia e la inarrestabile e animalesca crudeltà dei due si scontra con il mondo degli affetti e con il calore di una famiglia, composta da padre,madre e figlio, la quale verrà travolta e annientata da una tracotante e perversa volontà di potenza dei due assassini; il più affascinante di loro due ammicca alla telecamera, si rivolge agli spettatori come se il film fosse una recita teatrale da metateatro, si compiace della sua crudeltà e quando la situazione degenera (ovvero quando la moglie uccide con una fucilata il suo “socio”) riavvolge il nastro dello stesso film a cui sta partecipando, come una sorta di deus ex-machina; nessuna speranza quindi per lo spettatore il quale non assisterà a un rivincita finale , né tantomeno a un happy ending. Bravissimi gli attori, compreso il bambino, e affascinanti e metaforiche le colonne sonore che alternano musica classica e trash metal, l’ordine e il caos, un caos che alla fine avrà il sopravvento. Il finale del film infatti, contrariamente all’inizio, avverrà non più sulle note di Mozart, ma del metallaro Zorn, come a indicare la scomparsa di quella bontà impersonificata dalla famiglia, lo spegnimento di una felice luce, mentre sul mondo cala un buio sempre più tetro.
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charlie uniform tango
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domenica 2 febbraio 2014
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un ossimoro
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E' un ossimoro uccidere manifestando un formalismo verso la vittima che sarebbe piuttosto appropriato per un incontro ufficiale tra estranei.
Il comportamento dei carnefici e' presentato in modo così asettico, che la loro formale educazione lascia stupiti. Il destino delle vittime e' ineluttabile e lo si capisce da subito. E' proprio questo aspetto forse che lascia aperta l'immaginazione dello spettatore sul significato che il regista voleva trasmettere. Il contrasto tra forma e sostanza lascia pensare alla vita reale e a tutte quelle situazioni in cui l'uomo pare normale, mentre solo successivamente si scopre che in lui non c'era alcuna pietà.
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E' un ossimoro uccidere manifestando un formalismo verso la vittima che sarebbe piuttosto appropriato per un incontro ufficiale tra estranei.
Il comportamento dei carnefici e' presentato in modo così asettico, che la loro formale educazione lascia stupiti. Il destino delle vittime e' ineluttabile e lo si capisce da subito. E' proprio questo aspetto forse che lascia aperta l'immaginazione dello spettatore sul significato che il regista voleva trasmettere. Il contrasto tra forma e sostanza lascia pensare alla vita reale e a tutte quelle situazioni in cui l'uomo pare normale, mentre solo successivamente si scopre che in lui non c'era alcuna pietà. O addirittura lascia pensare che così sia la stessa società o l'uomo in genere.
Perciò la sensazione di vacuità che i personaggi dei carnefici trasmettono, nella totale irragionevolezza e gratuità dei loro comportamenti, non si trasforma in un analogo giudizio verso il film in se', come inizialmente potrebbe sembrare.
Il film comunque è essenziale nella veste, come e' tipico delle popolazioni germaniche. Il brano iniziale e quello finale sono sgradevoli. L'attrice protagonista non è l'archetipo della diva, come peraltro gli altri attori.
Un film che fa pensare il giorno successivo alla visione, come poche volte capita. Non un capolavoro, ma nemmeno banale.
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ennio
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lunedì 2 aprile 2018
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quattro uova e un pugno allo stomaco
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Le analisi morali hanno il loro valore nel giudicare un'opera, in questo caso un film. E su "funny games" si è dibattuto se sia stato giusto rappresentare il male assoluto come condanna dello stesso, oppure se sia più giusto evitare tale rappresentazione, nascondere il male. O, come fanno in tanti, rappresentarlo ma sconfiggerlo col classico lieto fine. Io propendo sempre per la prima tesi, e prima ancora che come condanna come desiderio, necessità di conoscenza del male. Se non conosci, non puoi valutare, assolvere o condannare.
Ciò che conta di più in un'opera artistica, di finzione, di creazione e fantasia, è: quest'opera verrà ricordata? Ho rivisto "Funny games" dopo quasi 20 anni, e l'impressione suscitata allora è rivissuta in me più forte di prima.
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Le analisi morali hanno il loro valore nel giudicare un'opera, in questo caso un film. E su "funny games" si è dibattuto se sia stato giusto rappresentare il male assoluto come condanna dello stesso, oppure se sia più giusto evitare tale rappresentazione, nascondere il male. O, come fanno in tanti, rappresentarlo ma sconfiggerlo col classico lieto fine. Io propendo sempre per la prima tesi, e prima ancora che come condanna come desiderio, necessità di conoscenza del male. Se non conosci, non puoi valutare, assolvere o condannare.
Ciò che conta di più in un'opera artistica, di finzione, di creazione e fantasia, è: quest'opera verrà ricordata? Ho rivisto "Funny games" dopo quasi 20 anni, e l'impressione suscitata allora è rivissuta in me più forte di prima. Perchè 20 anni è un tempo abbastanza ampio nella vita di una persona per rendere più acuta la sua sensibilità verso ciò che è spiazzante, grottesco, disturbante come questo film. Non è un film di cui ci si dimentica il giorno dopo.
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