andrea giostra
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mercoledì 12 settembre 2012
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la diversità.
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Bel Film. Da vedere assolutamente per chi ama i film che sanno ben affrontare temi sociali di emarginazione, di pregiudizio, di paura per le diversità, di vergogna, e soprattutto di amore filiale nei confronti di un figlio diverso. Molti critici – sbagliando clamorosamente strada - hanno puntato l’attenzione esclusivamente sul problema della malformazione sessuale dovuta ad una anomalia cromosomica (la triploidia con cariotipo 69,XXY) che causa nell’individuo una doppia sessualità, maschile e femminile. Ma il film racconta, con indubbia maestria, quello che accade, le dinamiche che si innescano, quando un uomo, una donna, un ragazzo, una comunità intera, si trovano di fronte alla diversità (nel film la diversità di una adolescente).
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Bel Film. Da vedere assolutamente per chi ama i film che sanno ben affrontare temi sociali di emarginazione, di pregiudizio, di paura per le diversità, di vergogna, e soprattutto di amore filiale nei confronti di un figlio diverso. Molti critici – sbagliando clamorosamente strada - hanno puntato l’attenzione esclusivamente sul problema della malformazione sessuale dovuta ad una anomalia cromosomica (la triploidia con cariotipo 69,XXY) che causa nell’individuo una doppia sessualità, maschile e femminile. Ma il film racconta, con indubbia maestria, quello che accade, le dinamiche che si innescano, quando un uomo, una donna, un ragazzo, una comunità intera, si trovano di fronte alla diversità (nel film la diversità di una adolescente). Il passaggio dal vedere il diverso da sé come un “mostro” che contagia e fa paura, tanto da innescare attacchi per distruggerlo, è spesso labile e pericoloso. Solo l’amore per il prossimo, se c’è, può trionfare sull’emarginazione del diverso da noi.
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reiver
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lunedì 9 luglio 2007
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chiarimenti sulla "lettura religiosa" di un film
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Chiarisco subito una cosa:questa non è una recensione del film XXY,ma una riflessione scaturita dal poco felice utilizzo del termine "lettura religiosa",usato in maniera enigmatica da Gaia e Serena a proposito della recensione di Miriam.E' evidente infatti che è assolutamente impossibile dare una interpretazione religiosa di tematiche che non siano legate in maniera esclusiva (ribadisco:esclusiva!) alla sfera mistica e spirituale:e mi riferisco,ovviamente, a ogni genere di culto,non solo a quello cristiano.Si può fare dunque una lettura religiosa ,per esempio, de "L'ultima tentazione di Cristo",di "Gesù di Nazareth",di "Kundun" o "Piccolo Buddha",di "Francesco,Giullare di Dio" e di molte altre opere di Olmi,Pasolini,Zeffirelli,e così via.
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Chiarisco subito una cosa:questa non è una recensione del film XXY,ma una riflessione scaturita dal poco felice utilizzo del termine "lettura religiosa",usato in maniera enigmatica da Gaia e Serena a proposito della recensione di Miriam.E' evidente infatti che è assolutamente impossibile dare una interpretazione religiosa di tematiche che non siano legate in maniera esclusiva (ribadisco:esclusiva!) alla sfera mistica e spirituale:e mi riferisco,ovviamente, a ogni genere di culto,non solo a quello cristiano.Si può fare dunque una lettura religiosa ,per esempio, de "L'ultima tentazione di Cristo",di "Gesù di Nazareth",di "Kundun" o "Piccolo Buddha",di "Francesco,Giullare di Dio" e di molte altre opere di Olmi,Pasolini,Zeffirelli,e così via...Ma non certo di "XXY",e non credo,francamente,che basti usare termini come "volontà di Dio" per indicare una interpretazione religiosa di un film.
A meno che con il termine "lettura religiosa" si voglia indicare una assimilazione "condizionata" dal fatto di credere in Dio,che impedisce in qualche modo di vedere i conflitti dei personaggi protagonisti della pellicola;come dire,sei credente e quindi "capisci poco o niente"...Ma a questo non posso credere,visto che alcuni tra i maggiori scienziati,scrittori,e,per restare nel tema,registi hanno svolto liberamente la loro opera,"pur" avendo una fede.
Anch'io,nel mio piccolo,credo in Dio,ma questo non ha messo una cappa sulle mie capacità analitiche,in ogni campo:per esempio,ho studiato fisica,matematica e geometria fino ad averne la nausea,e non ho mai messo in dubbio la validità di leggi o teoremi...per la mia fede!
E allo stesso modo posso dire una cosa:non basta non essere credenti per avere capacità e autonomia di giudizio...
Un saluto,buon cinema a tutti...
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lucio
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giovedì 22 novembre 2007
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amore complicato
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La diversità è ricchezza . Se fossimo tutti uguali il mondo non sarebbe bianco e nero , bensì grigio opaco .
Accettare colui/colei che non è identico alla maggioranza degli esseri umani è segno di emancipazione e di solidarietà . Non uso la parola " tolleranza " poiché , almeno in questo caso , suonerebbe male . Se un uomo tollera , significa che un altro uomo è tollerato . La morale comune assume come propria la dicotomia fra il bene ( chi tollera ) e il male ( il tollerato ) . Con ciò mettendo a nudo la sfacciata ipocrisia di chi pensa di agire bene " accettando " coloro che la pensano , o agiscono , in modo difforme dal " comune senso del pudore " . Sul tema della sessualità si discute da anni , in questo Paese , senza venire a capo di nulla .
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La diversità è ricchezza . Se fossimo tutti uguali il mondo non sarebbe bianco e nero , bensì grigio opaco .
Accettare colui/colei che non è identico alla maggioranza degli esseri umani è segno di emancipazione e di solidarietà . Non uso la parola " tolleranza " poiché , almeno in questo caso , suonerebbe male . Se un uomo tollera , significa che un altro uomo è tollerato . La morale comune assume come propria la dicotomia fra il bene ( chi tollera ) e il male ( il tollerato ) . Con ciò mettendo a nudo la sfacciata ipocrisia di chi pensa di agire bene " accettando " coloro che la pensano , o agiscono , in modo difforme dal " comune senso del pudore " . Sul tema della sessualità si discute da anni , in questo Paese , senza venire a capo di nulla . A scuola il tema è ancora tabù . Nei dibattiti televisivi
( il più delle volte orribili ) se ne parla con il prurito sotto al naso e solo per fare ascolto . La filosofia greca affrontava il problema con molta semplicità . Invece l'uomo moderno - nonostante Aristotele , Platone e Seneca - ne discute al bar , o nei salotti dove si bevono drink e si degustano i salatini . Risultato : un disastro totale . I giovani italiani hanno un rapporto isterico con il sesso . Non ci capiscono nulla e lo frequentano male e troppo presto . Degli adulti poi è meglio non parlarne affatto . Cresciuti fra mille divieti imposti da congregazioni , associazioni , famiglie benpensanti e altro , te li vedi ancora arrossire di fronte a domande normali che un genitore dovrebbe fare a un figlio adolescente . In tale sconcertante ambito ben vengano film come " XXY " che hanno avuto il coraggio di affrontare addirittura il tema dell'ermafroditismo e della omosessualità insieme , in un unico contesto . Non era certo semplice . Ma la regista è riuscita nell'intento con grazia e dolcezza e con delle immagini a volte livide e crude . Dal mio punto di vista , ferma restando la bellezza intrinseca del film , si poteva fare a meno di alcune scene molto forti. Il messaggio didattico e culturale , anche senza di esse , sarebbe stato comunque efficace .
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jacopo b98
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giovedì 9 ottobre 2014
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un film bello e profondo su un tema delicato
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VERO VOTO AL FILM: ***½ (TRE STELLE E MEZZO)
Una famiglia va a far visita a degli amici che da Buenos Aires si sono trasferiti alle più tranquille coste uruguayane. In realtà più che il caos della vita in città la causa del trasferimento fu che la figlia della coppia, Alex (Efron), è ermafrodita. Ma non basterà la distanza dalla città a tener nascosta la sessualità della ragazza, come i genitori (Darìn e Bertuccelli) vorrebbero, e Alex intreccerà una relazione con il figlio (Piroyanski) della coppia visitatrice. Scritto e diretto dalla regista esordiente, figlia del regista Luis, è il primo film sul delicato tema dell’ermafroditismo.
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VERO VOTO AL FILM: ***½ (TRE STELLE E MEZZO)
Una famiglia va a far visita a degli amici che da Buenos Aires si sono trasferiti alle più tranquille coste uruguayane. In realtà più che il caos della vita in città la causa del trasferimento fu che la figlia della coppia, Alex (Efron), è ermafrodita. Ma non basterà la distanza dalla città a tener nascosta la sessualità della ragazza, come i genitori (Darìn e Bertuccelli) vorrebbero, e Alex intreccerà una relazione con il figlio (Piroyanski) della coppia visitatrice. Scritto e diretto dalla regista esordiente, figlia del regista Luis, è il primo film sul delicato tema dell’ermafroditismo. E partendo da un soggetto ostico la regista riesce a narrare, con straordinaria delicatezza e pudore, una storia di vita, alla scoperta della propria sessualità e del proprio essere. Non era un tema facile eppure la regista sembra destreggiarsi estremamente bene con un tema complesso, delicato e discusso. E il suo cinema non dà risposte, pone solo domande. XXY è un film di silenzi, poco parlato, che con le immagini riesce a trasmettere quelle cose che spesso con le parole non si potrebbero esprimere: cosa rara al cinema. E questo grazie anche ad un cast di attori capace di assecondare e seguire il complesso percorso della regista: su tutti si distingue la giovane Inés Efron, capace di portare sulle sue spalle tutti i dolori e tutto il caos psicologico del personaggio di Alex. La Puenzo ha la sensibilità di non mostrare ciò che per etica non andava mostrato e sa esplorare con tatto tutti i personaggi. L’incontro tra l’ermafrodita ormai adulto e il padre di Alex è un momento di grande cinema. Abbondano le solite ambigue metafore: pesci a volontà dovunque, tartarughe marine ferite, ecc. Forse ha la sua unica pecca nel suo essere un tantino programmatico e schematico, ma nel complesso è un grande film. Fotografia: Natasha Braier. Musiche: Andrés Goldstein, Daniel Tarrab. Gran Premio della Giuria della Semaine de la Critique a Cannes 2007 e Premio Goya al miglior film straniero.
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redabsinthium
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mercoledì 4 luglio 2007
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occasione sprecata, tema banalizzato. peccato!
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Avrebbe potuto essere un capolavoro. Lo spunto di una famiglia che si ritira in un paese sperduto per proteggere (o nascondere?) la figlia/o Alex dagli occhi incomprensivi e maligni della gente è un buon punto di partenza. L'arrivo di un chirurgo interessato al caso di Alex con moglie e figlio adolescente (Alvaro)è un piatto ricco per chi vuole sondare la natura umana con delicatezza ma senza ipocrisie.
Il film, invece, procede a scatti, salta passaggi chiarificatori, i personaggi sono estremizzati, a volte incoerenti (come la madre di Alex, che alterna l'istinto protettivo nei confronti della figlia, alla sofferenza e non accettazione di questa), ma comunque poco interessanti anche quando si rivelano complicati.
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Avrebbe potuto essere un capolavoro. Lo spunto di una famiglia che si ritira in un paese sperduto per proteggere (o nascondere?) la figlia/o Alex dagli occhi incomprensivi e maligni della gente è un buon punto di partenza. L'arrivo di un chirurgo interessato al caso di Alex con moglie e figlio adolescente (Alvaro)è un piatto ricco per chi vuole sondare la natura umana con delicatezza ma senza ipocrisie.
Il film, invece, procede a scatti, salta passaggi chiarificatori, i personaggi sono estremizzati, a volte incoerenti (come la madre di Alex, che alterna l'istinto protettivo nei confronti della figlia, alla sofferenza e non accettazione di questa), ma comunque poco interessanti anche quando si rivelano complicati. Alex è isterica ed egoista, incapace di vedere l'accettazione dove la trova (in fondo non viene pienamente accettata da Alvaro? e la sua amica, di cui si sa poco e nulla?), selvatica ed aggressiva oltre il necessario. E che dire del padre di Alvaro e dell'occasione sprecata di delineare un personaggio cinico che non si cura nemmeno di mostrare la sua non accettazione per il figlio, se non in uno sconcertante faccia a faccia?
Gli attori, ottimi invece, trovano la loro grande capacità espressiva castrata da evidenti tagli di montaggio e falle di regia. Anche la fotografia, che si sarebbe potuta nutrire di spiagge e barchette, sembra soffocata dall'attezione patetica per i personaggi.
E, per essere proprio pignoli, gli ermafroditi non sviluppano un pene di grosse dimensioni, anzi, hanno pittosto una sorta di grosso clitoride. La scena di sesso in cui Alex prende Alvaro, una delle poche veramente magistrali del film, forse l'unica che salva un'intera pellicola, è, purtroppo, anatomicamente improbabile.
Insomma, un vero peccato, perchè con due giovani talenti come Martín Piroyanski e Inés Efron, un tema ancora inesplorato e così delicato, una location cesellata e plasmabile lo spazio per fare un capolavoro c'era tutto.
Mi sorprende la critica, così pronta a gridare al miracolo. Forse è la novità (dato che il tema gay è orami logorato dalle decine di pellicole sfornate negli ultimi anni) che annebbia un po' le menti...
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satta roberto
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lunedì 25 giugno 2007
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come due adolescenti possono esse attori
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Il film e' molto bello molto interessante e si basa sulla recitazione di due attori che hanno in due trenta anni.La ragazza molto carina anche se deve essere turbata sempre vive un disagio interiore che si manifesta in un attrazione verso un ragazzo pero'il rapporto sessuale denuncia la sua diversita'e capisce che non e' naturale un rapporto cosi'molto brava la ragazza con un corpo acsciutto e mascolino adolescienziale l'unica cosa che tradisce e' lo stupendo seno nascente e' difficile a 15 anni far trasparire tutte quste cose:Il vero sconfitto e' il ragazzo che in una normale vacanza capisce da suo padre che sara' un fallito nella vita e provando piacere nel rapporto 'strano'con la ragazza capisce che sicuramente si avviera' e essere omosessuale e' turbato ma cerca di accettare la situazione.
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Il film e' molto bello molto interessante e si basa sulla recitazione di due attori che hanno in due trenta anni.La ragazza molto carina anche se deve essere turbata sempre vive un disagio interiore che si manifesta in un attrazione verso un ragazzo pero'il rapporto sessuale denuncia la sua diversita'e capisce che non e' naturale un rapporto cosi'molto brava la ragazza con un corpo acsciutto e mascolino adolescienziale l'unica cosa che tradisce e' lo stupendo seno nascente e' difficile a 15 anni far trasparire tutte quste cose:Il vero sconfitto e' il ragazzo che in una normale vacanza capisce da suo padre che sara' un fallito nella vita e provando piacere nel rapporto 'strano'con la ragazza capisce che sicuramente si avviera' e essere omosessuale e' turbato ma cerca di accettare la situazione.Alex decide di non decidere ha paura dei tre anni di cure e di un recupero fisico e mentale che la impegnerebbe molto vedi transamerica non ha la forza di dedicedere.Gli altri tre pescatori sono la nostra societa' attuale guardona delle cose strane vogliono vedere cosa si cela sotto i pantaloni ma poi non gliene frega niente.....e' pura curiosita' fine a se stessatenta la penetrazione per vedere come reagira' la sua parte maschile....e' doppia violenza carnale e volgare e fine a se stessaIl cancello si chiudevanno al porto e lui vuole vedere cosa gha lei in mezo allegambe sono due diversi si amano per semprepur non vedebdosi mai piu' bello tattato con delicatezza e finezza ottimi gli adolecenti e il paesaggio fa rifletteree e pensare in una socita' che si rifiuta di pensare e ragionare .
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serena
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venerdì 22 giugno 2007
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un grande mal di pancia
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Confesso: sono uscita dal cinema col mal di pancia! Vorrei chiedere al giornalista di Repubblica che firma la recensione: Ma lei, ha visto veramente questo film oppure ha soltanto letto i comunicati stampa? Lucía Puenzo promette bene: ha un interessante occhio cinematografico e una notevole resa estetica (foto, ritmo, scelta delle location, regia degli attori, che sono ottimi). Ma andiamo alla sceneggiatura, vale a dire, all’eterna lotta fra il principio maschile e quello femminile. Il biologo Darín accetta la figlia (era già perfetta alla nascita e tocca a lei scegliere giustamente chi vuole diventare). Il chirurgo (troppo lindo) calpesta il figlio nell’identità sessuale e intellettualmente.
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Confesso: sono uscita dal cinema col mal di pancia! Vorrei chiedere al giornalista di Repubblica che firma la recensione: Ma lei, ha visto veramente questo film oppure ha soltanto letto i comunicati stampa? Lucía Puenzo promette bene: ha un interessante occhio cinematografico e una notevole resa estetica (foto, ritmo, scelta delle location, regia degli attori, che sono ottimi). Ma andiamo alla sceneggiatura, vale a dire, all’eterna lotta fra il principio maschile e quello femminile. Il biologo Darín accetta la figlia (era già perfetta alla nascita e tocca a lei scegliere giustamente chi vuole diventare). Il chirurgo (troppo lindo) calpesta il figlio nell’identità sessuale e intellettualmente. Le madri disperate o arrendevoli (ecco apparire ancora Susanita di Mafalda!!!) vorrebbero medicalizzare gonfiando sopra ciò che manca e tagliando sotto quel che avanza per far diventare Alex “normale”. Alex però sembra non voler scegliere: ermafrodita è e sembra voler restare, eternizzando l’infanzia. Tuttavia, ciò che si impone nel film è la violenza e la solitudine totale di Alex, non per via dell’ermafroditismo, ma perché Alex è assolutamente privo/a di emozioni ed empatia verso l’altro. Dilaniato/a dalla scelta, si avvicina all'altro soltanto per avere una conferma di sé stesso/a (ama di più il sesso col maschio o con la donna?) vale a dire, per USARE il corpo e i sentimenti dell’altro, NON per conoscerlo o per creare un rapporto. Alex diventa in questo modo identico ai pescatori che le usano violenza sulla spiaggia. Corpo alla ricerca di sé, incarnazione di un principio maschile violento, rifiuta il diverso perché diverso (gay), anche se innamorata/o. Che tristezza! Che mal di pancia! Come è possibile sprecare una simile occasione per offrire un’altra lettura del mondo? Una lettura in cui, magari, proprio perché nata nel 1973 Lucía Puenzo avrebbe potuto dire qualcosa di originale. Che ne so! Forse che ogni adolescente, nel momento in cui deve lasciarsi indietro l’infanzia per approdare nel mondo adulto, dovendo scegliere fra mamma e papà, può anche scegliere un rapporto diverso con i propri pari, fatto di dialogo, di rispetto, di accettazione di sé e dell’altro per offrire qualcosa di nuovo e veramente totalizzatore: l’aggressività maschile vissuta come spinta positiva e costruttiva verso il mondo e l’emotività femminile vissuta come capacità per creare dialogo e veri rapporti umani.
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