beefheart
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martedì 20 febbraio 2007
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assolutamente da non perdere
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Una commedia drammatica (essenzialmente noir) allucinante ed, a tratti, agghiacciante. Largo spazio alla fantasia scabrosa del regista che, tra un silenzio e l'altro, divampa e travolge. Assolutamente impossibile rimanere indifferenti. Come al solito, ottime fotografia e recitazione. Location molto suggestiva e trama a dir poco "originale". La regia fonde spirito introspettivo, riflessivo, accostabile al "solenne" e brutale immediatezza delle sensazioni; ambedue le cose scaturiscono dalle medesime, memorabili, immagini, efferate o poetiche che esse siano. Per chi non conosce Kim Ki-Duk questo è un buon biglietto da visita. Assolutamente da non perdere.
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kimkidukina
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venerdì 10 aprile 2009
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' seom'... l' impossibilità astratta
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Penso che l' isola rappresenti il kim ki duk più forte è crudele. è un' angosciante riflessione sull' impossibilità dell' uomo di amare senza ricorrere alla violenza. Come dice giustamente Andrea Bellavita,kim ki duk è per antonomasia il regista della ferita. Molti suoi personaggi, protagonisti e non, non parlano sicuramente per delle ferite che hanno subito oltre che nel fisico, anche e soprattutto nella loro anima e/o psiche. è un' opera che si può collegare ad un film giapponese che, se come me avete amato ' l'isola' vi piacerà, 'woman in the dune'. Conludendo,sicuramente il film in questione, come d' altronde il regista,non è per tutti i gusti, ma se siete persone intellettualmente attive correte a vederlo.
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ankilosaurus
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venerdì 14 settembre 2012
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kim ki-duk si rivela
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" L’isola" ("Seom"/"The Isle") è il film più importante per la carierà di Ki-duk, anticipandola, in questo lungometraggio che riassume i futuri suoi grandi sucessi; da "Ferro3" a "Primavera, Estate, Autunno...e ancora Primavera" fino ad arrivare a "L'arco". Nel "L'isola" troviamo un Ki-duk già maturato nel suo stile ma di certo non al livello dei suoi futuri capolavori che hanno segnato il suo nome tra gli artisti più originali contemporanei.
Grazie a "L'isola", il regista e sceneggiatore ha per la prima volta l'opportunità di farsi un nome anche in occidente, partecipando al Festival di Venezia.
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" L’isola" ("Seom"/"The Isle") è il film più importante per la carierà di Ki-duk, anticipandola, in questo lungometraggio che riassume i futuri suoi grandi sucessi; da "Ferro3" a "Primavera, Estate, Autunno...e ancora Primavera" fino ad arrivare a "L'arco". Nel "L'isola" troviamo un Ki-duk già maturato nel suo stile ma di certo non al livello dei suoi futuri capolavori che hanno segnato il suo nome tra gli artisti più originali contemporanei.
Grazie a "L'isola", il regista e sceneggiatore ha per la prima volta l'opportunità di farsi un nome anche in occidente, partecipando al Festival di Venezia. Ma il film verrà negativamente criticato da buona parte della critica che all'epoca non era ancora capace di concepire un opera praticamente muta, con continue provocazioni alla società moderna, sottoforma a simbologie violente e a sfondo sessuale. Con questo film, Ki-duk, denuncia l'uomo moderno che vive sommerso da mezzi di comunicazione sempre più soffisticati ma inutili, infatti quest'ultimo come avviene anche tra i due amanti, incapace di esprimersi, reagisce attraverso il sesso e la violenza. "L'isola" è consigliato in particolar modo a chiunque abbia intenzione di approfondire la carriera del regista che si mostra nelle tematiche a lui care in questo film. Al contrario, sconsiglio la visione di questo film a un pubblico distratto e abbituato ai ritmi veloci del cinema commerciale.
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valetag
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lunedì 5 maggio 2014
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che impressione! (ma in positivo)
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L'isola (saom) è stato il primo film di Kim Ki Duk che ho visto, e mi ha lasciata alquanto sconcertata, ma in senso positivo.
Amore e violenza, violenza e amore. L'amore è rappresentato dall'amo, che addesca gli ignari protagonisti e li lacera dall'interno. Questo perché l'amore non può esistere senza gelosia, impulsi sessuali e la conseguente violenza.
Il regista gioca molto con i contrasti: ad esempio, il luogo incantevole in cui la storia è ambientata viene deturpato dalle villanie degli uomini, e la fotografia romantica contrasta con la drammaticità della storia.
Il finale lascia un po' l'amaro in bocca, per cui mi sono sentita spinta a cercare il perché di questa scelta.
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L'isola (saom) è stato il primo film di Kim Ki Duk che ho visto, e mi ha lasciata alquanto sconcertata, ma in senso positivo.
Amore e violenza, violenza e amore. L'amore è rappresentato dall'amo, che addesca gli ignari protagonisti e li lacera dall'interno. Questo perché l'amore non può esistere senza gelosia, impulsi sessuali e la conseguente violenza.
Il regista gioca molto con i contrasti: ad esempio, il luogo incantevole in cui la storia è ambientata viene deturpato dalle villanie degli uomini, e la fotografia romantica contrasta con la drammaticità della storia.
Il finale lascia un po' l'amaro in bocca, per cui mi sono sentita spinta a cercare il perché di questa scelta. Se non avete ancora visto il film fermatevi al punto, perché le frasi successive contengono spoiler.
Cercando, mi sono imbattuta nel commento di un certo Digitalera su YouTube, il quale scrive(tradotto): "L'isola di piante verdi è cresciuta in mezzo al nulla. Lei deve essere morta a causa di un infezione. Visto che i suoi genitali erano mutilati, non ha potuto dare alla vita un bambino. L'uomo mette dei piccoli arbusti sui genitali di lei, simbolo di nascita. Fino a quando il corpo si decomporra', provvederà a dare nutrienti all'arbusto. In questo modo, con la sua morte ha dato la vita. Così come lei ha aiutato lui nella sua vita, ora lui sta aiutando a far nascere qualcosa altro." Dopo questa spiegazione ho rivalutato l'intero film, sono andata alla ricerca di tutti quei particolari che poi me lo hanno fatto amare. Consigliato.
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(di arnaco)
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stefano capasso
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lunedì 2 novembre 2015
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l'amore che può curare le ferite
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In uno specchio d’acqua che non si capisce cosa sia, sono ancorate chiatte galleggianti che ospitano piccole case per 1, 2 persone. Molti vanno li a passare la giornata, o periodi più lunghi, accompagnati con la sua barca dalla custode. Pescano, dormono, hanno rapporti sessuali con prostitute, a volte con la custode stessa. Una quotidianeità fatta di essenziale, fin troppo cruda. In questa solitudine ruvida, mancano i più semplici gesti di attenzione tra tutte le persone che gravitano nell’aerea. E basta che uno di loro abbia un pensiero gentile per fare innamorare la custode. Una storia d’amore che sarà cruenta, con le sue passioni incontrollate e che porterà comunque ad una trasformazione.
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In uno specchio d’acqua che non si capisce cosa sia, sono ancorate chiatte galleggianti che ospitano piccole case per 1, 2 persone. Molti vanno li a passare la giornata, o periodi più lunghi, accompagnati con la sua barca dalla custode. Pescano, dormono, hanno rapporti sessuali con prostitute, a volte con la custode stessa. Una quotidianeità fatta di essenziale, fin troppo cruda. In questa solitudine ruvida, mancano i più semplici gesti di attenzione tra tutte le persone che gravitano nell’aerea. E basta che uno di loro abbia un pensiero gentile per fare innamorare la custode. Una storia d’amore che sarà cruenta, con le sue passioni incontrollate e che porterà comunque ad una trasformazione.
Film di Kim Ki Duk, tra i più belli, con dialoghi ridotti all’osso, una fotografia splendida e le solite imprevedibili trovate del regista. Come molti dei suoi film, sono tanti i temi che vengono messi in campo, con continui riferimenti simbolici che arrivano a colpire nello stomaco per forza espressiva ed emozionale. E’ una storia d’amore che sta ad indicare come l’unica via di salvezza passa attraverso la possibilità di costruire un rapporto passando attraverso la dolorosa conoscenza, profonda, dell’altro, delle rispettive ferite. E tra queste isole dove gli uomini vanno a trovare rifugio dalle angosce esistenziali è possibile scorgere anche la storia di un individuo, il protagonista, che grazie all’amore di una persona che lo cura, guarisce parte delle sue ferite e diviene guaritore a sua volta, riuscendo ad uscire dall’isolamento in cui la paura, la rabbia e la delusione lo avevano chiuso.
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