paolo 67
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sabato 17 dicembre 2011
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il cinema, profezia e già visto
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Claude Chabrol è sempre stato un grande ammiratore della letteratura poliziesca fin dall'infanzia, e molti dei suoi film sono caratterizzati da trame gialle mescolate con la commedia sentimentale e la farsa satirica. A differenza degli autori classici del poliziesco francese, egli descrive ambienti e personaggi con verità implacabile ma senza odio e con simpatia e in questo senso è accomunabile, se non superiore per introspezione psicologica e umanità nascosta dietro la freddezza entomologica (che a questo topo di cineteca deriva anche da Fritz Lang) al suo grande maestro Hitchcock, come per la grande, minuziosa cura della costruzione filmica, virtuosistica apparentemente senza sforzo, sempre molto piacevole e accattivante.
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Claude Chabrol è sempre stato un grande ammiratore della letteratura poliziesca fin dall'infanzia, e molti dei suoi film sono caratterizzati da trame gialle mescolate con la commedia sentimentale e la farsa satirica. A differenza degli autori classici del poliziesco francese, egli descrive ambienti e personaggi con verità implacabile ma senza odio e con simpatia e in questo senso è accomunabile, se non superiore per introspezione psicologica e umanità nascosta dietro la freddezza entomologica (che a questo topo di cineteca deriva anche da Fritz Lang) al suo grande maestro Hitchcock, come per la grande, minuziosa cura della costruzione filmica, virtuosistica apparentemente senza sforzo, sempre molto piacevole e accattivante. In "Profezia di un delitto" l'autore tratta il tema del rapporto tra le apparenze e la realtà, della messinscena, in una vicenda contrassegnata da una dimensione irrazionale che l'illustre psicoanalista Emilio Servadio ha definito assolutamente plausibile ma a molti critici ha disturbato, con conseguente penalizzazione del giudizio sul film (cosa non rara nella prolifica filmografia di Chabrol, che ha sempre creduto nella commercialità dei film eccellenti ma anche nell'eccellenza dei film commerciali) anche per l'assenza della caustica ironia e della satira impietosa della borghesia francese e dei suoi vizi nascosti -che il regista ben conosce- presente in quasi tutte le sue opere. Eccellente nella resa degli ambienti (qui L'Africa e il Mediterraneo) e dei caratteri dei protagonisti (Franco Nero nella parte di un arabo!) anche curiosi (come il ricco fannullone ficcanaso interpretato da Jean Rochefort), il film è un esempio della libertà di Chabrol nella interpretazione di un genere e della professionalità impeccabile anche nella realizzazione di film "pour manger", con qualcosa che comunque ricorda i suoi capolavori od opere più impegnate (i palloncini, presenti ne "All'ombra del delitto" di 6 anni prima).
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