kobayashi
|
domenica 29 giugno 2008
|
il delfino craxiano nell'italia pre mani pulite
|
|
|
|
Il ministro Botero è il delfino craxiano Claudio Martelli. Gran film. E grande Silvio Orlando.
Nel 1991 come Attore Moretti prende parte al film di Daniele Luchetti il Portaborse (1991), nei panni del cinico socialista ministro per le partecipazioni statali Cesare Botero, che trucca ripetutamente gli esiti elettorali, è disinteressato al benessere della Repubblica e tiene più al suo. Una icona della cosìdetta Prima Repubblica, del Craxismo, della svendita del patrimonio statale per fare cassa e finanziare manovre dal dubbio valore riformista. L'affarismo. L'immagine di Claudio Martelli e quella del ministro Botero sembrano coincidere. Il sorriso stampato, impudente e impunito. Il menefreghismo per le regole, strumento piegato agli scopi del potere.
[+]
Il ministro Botero è il delfino craxiano Claudio Martelli. Gran film. E grande Silvio Orlando.
Nel 1991 come Attore Moretti prende parte al film di Daniele Luchetti il Portaborse (1991), nei panni del cinico socialista ministro per le partecipazioni statali Cesare Botero, che trucca ripetutamente gli esiti elettorali, è disinteressato al benessere della Repubblica e tiene più al suo. Una icona della cosìdetta Prima Repubblica, del Craxismo, della svendita del patrimonio statale per fare cassa e finanziare manovre dal dubbio valore riformista. L'affarismo. L'immagine di Claudio Martelli e quella del ministro Botero sembrano coincidere. Il sorriso stampato, impudente e impunito. Il menefreghismo per le regole, strumento piegato agli scopi del potere. Il film si rivelò preconizzatore del disastro di tangentopoli, di cui tutti, di sicuro, sapevano l'esistenza già molti anni prima del famoso 1992 e del lavoro del pool di Milano, ma di cui nessuno si preoccupava di parlare. Questo film ve lo consiglio. Vi metto sotto la locandina. E' meno divertente delle solite pellicole con Moretti regista (questa è di Luchetti), ma è uno spaccato storico e ironico dell'Italia di tangentopoli. Dimenticavo, come in Palombella Rossa coprotagonista è un superbo Silvio Orlando, qui nel ruolo di un professore di lettere appassionato del suo lavoro, ma che, per il problema di una casa in fase di crollo che non ottiene la sovvenzione delle belle arti, entra nell'equipe del Ministro, restandone deluso, scottato e amareggiato e apprendendo in toto quella che è la realtà degli uomini di potere in Italia. Come sostanzialmente è, con le dovute maschere, anche ora.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kobayashi »
[ - ] lascia un commento a kobayashi »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
mercoledì 13 febbraio 2013
|
una sagace critica alla politica italiana
|
|
|
|
Un professore di lettere arrotonda il proprio stipendio facendo da ghostwriter a scrittori in difficoltà. L'uomo viene notato dal potente giovane rampante ministro delle partecipazioni pubbliche che decide di assumerlo sotto la sua ala protettiva. L'uomo, inizialmente entusiasta, finirà con il precipitare in un vero e propio incubo.
Uscito appena prima dello scoppio di Tangentopoli, il film mette alla berlina la politica italiana degli ultimi anni e specialmente il partito socialista. Scatole di scarpe piene di fogli da 50mila lire, favori a destra e a manca (la compagna del professore viene fatta trasferire a Roma per esempio) per non parlare della spartizione dei posti in aziende partecipate o meno (terribile la sequenza in cui a uno sbigottito Orlando viene spiegata la "politica" di compnesazione di direttori e vicedirettori).
[+]
Un professore di lettere arrotonda il proprio stipendio facendo da ghostwriter a scrittori in difficoltà. L'uomo viene notato dal potente giovane rampante ministro delle partecipazioni pubbliche che decide di assumerlo sotto la sua ala protettiva. L'uomo, inizialmente entusiasta, finirà con il precipitare in un vero e propio incubo.
Uscito appena prima dello scoppio di Tangentopoli, il film mette alla berlina la politica italiana degli ultimi anni e specialmente il partito socialista. Scatole di scarpe piene di fogli da 50mila lire, favori a destra e a manca (la compagna del professore viene fatta trasferire a Roma per esempio) per non parlare della spartizione dei posti in aziende partecipate o meno (terribile la sequenza in cui a uno sbigottito Orlando viene spiegata la "politica" di compnesazione di direttori e vicedirettori). Troviamo poi un feroce atto di accusa alla RAI che a dire del giovane politico (un ottimo Moretti) è piena di cialtroni messi dentro solo ed esclusivamente perchè dispongono della tessera di partito. Poi si passa a voti truccati, gente spostata ad occuparsi di compiti tra i più disparati. Insomma un (triste) ritratto del nostro paese che allora come (purtroppo) oggi deve fare i conti con personaggi di dubbio calibro che fanno il buono e il cattivo tempo alla faccia degli elettori, del debito pubblico e dei lavoratori. Un film che riflette con lucido disincanto sulla nostra storia e che è impreziosito dalla bravura della coppia Moretti-Orlando.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
giovedì 4 aprile 2013
|
triste presagio della seconda repubblica
|
|
|
|
Giovane e brillante professore di lettere (Silvio Orlando), già prolifico autore su commissione di saggi e romanzi per scrittori in crisi creativa, viene cooptato nello staff di un politico rampante , potente ministro delle partecipazioni statali (Nanni Moretti). Il suo strenuo ed ingenuo idealismo verrà messo duramente alla prova dallo spietato cinismo e dalla corruzione imperanti nell'agone di un'arena politica di 'rapaci signori feudali' e servili comparse del potere. Convinto dall'intraprendenza di un coraggioso giornalista e dalle sempre più evidenti manifestazione della protervia e delle pratiche clientelari di cui il politico è responsabile, cercherà di opprorsi alla sua imminente rielezione.
[+]
Giovane e brillante professore di lettere (Silvio Orlando), già prolifico autore su commissione di saggi e romanzi per scrittori in crisi creativa, viene cooptato nello staff di un politico rampante , potente ministro delle partecipazioni statali (Nanni Moretti). Il suo strenuo ed ingenuo idealismo verrà messo duramente alla prova dallo spietato cinismo e dalla corruzione imperanti nell'agone di un'arena politica di 'rapaci signori feudali' e servili comparse del potere. Convinto dall'intraprendenza di un coraggioso giornalista e dalle sempre più evidenti manifestazione della protervia e delle pratiche clientelari di cui il politico è responsabile, cercherà di opprorsi alla sua imminente rielezione. Finale di amara ironia.
Il film di Luchetti,che già alla sua uscita suscitò molte polemiche per la sua stingente aderenza al contesto sociale e politico che descrive (siamo nel 1991), è diventato col tempo un esemplare paradigma cinematografico che riassume ed anticipa con profetica lungimiranza, l'epoca di strisciante trasformismo che,di lì a poco, avrebbe portato allo stravolgimento giudiziario istituzionale di una Repubblica ormai giunta ad una drammatica resa dei conti e che pure avrebbe visto rinascere dalle proprie ceneri nuovi assetti di potere ed una nuova classe dirigente con gli stessi vizi (molti) e le stesse virtù (poche) di quella spazzata via dal ciclone 'Mani Pulite' (siamo nel 1992). Prodotto dalla Sacher film di Nanni Moretti e scritto dall'autore insieme a Rulli e Petraglia, nasce sotto l'egida di una ideale continuazione del 'discorso morettiano' sulla realtà italiana e sulla perdita di innocenza della società civile (La messa è finita,Palombella Rossa), pur privilegiando una rappresentazione esplicita di alcune tematiche (la retorica imperante nel mondo della scuola, la dilagante corruzione politica,lo sviluppo della televisione come fondamentale mezzo di controllo del consenso,etc) al di fuori di una marchiana estetica del grottesco e del paradosso che pure ne costituiscono l'apparente cifra formale. Dunque un film più politico e realistico di quello che lascerebbe intendere il ricorso ad una caratterizzazione esasperata (spesso sopra le righe) di personaggi ridotti alla monodimensionalità del loro ruolo sociale (il professorino idealista e un pò ingenuo, il politico cinico e dispotico, il segretario rozzo ed efficiente, l'anziano funzionario usato come 'testa di legno', perfino il giornalista spregiudicato e vendicativo succube di un facile ricatto professionale) che animano il ridicolo palcoscenico di una realtà deformata in un gioco di specchi di cui è facile tuttavia ricostruirne morfologie e prototitipi riconoscibili, la tangibile verosimiglianza di un'esperienza comune. Pur con questi limiti formali e ideologici è un film apprezzabile per la sua pungente ironia, la brillante esuberanza di protagonisti che si cimentano in una gara di bravura (Silvio Orlando sta una spanna sopra il piglio impettito di un Moretti che esaspera la caricatura di un personaggio di luciferina doppiezza) e il suo indubbio valore simbolico nel prefigurare un chiara antitesi tra l'insinuante corruzione del potere e il candore acerbo di menti giovani e brillanti che si piegano alla sua fascinazione, come metafora di una irreversibile malattia etica del Paese in grado di asservire le nuove generazioni al giogo di una avvilente subalternità (Zollo che traduce Senofonte 'all'impronta' è ridotto al ruolo di 'azzeccagarbugli' d'un crudele e spietato Signore del Male). Chiara anticipazione di figuri che si materializzeranno presto sulla scena politica italiana, il Botero di Moretti rappresenta il trasformismo di una classe politica gattopardesca in grado di soppiantare l'immagine cadente e decrepita di una politica confessionale attraverso il rampastismo neoliberista e qualunquista (vi ricorda qualcuno?). Finale forse troppo precipitoso di amaro disincanto con la scena, ormai celebre, dei due intellettuali sconfitti che sfogano la loro inutile frustrazione nella distruzione di un effimero simbolo del potere. Triste presagio della Seconda Repubblica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
|