elgatoloco
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giovedì 24 settembre 2015
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a suo modo epico, ma...
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Questo"Il Pentito"è uno dei film tipici di Squitieri, regista e sceneggiatore impegnato civilmente: epico, anzi meglio di respiro epico, è però un film nel quale le sequenze(anche quelle a episodi, narrative, "storiche")contrastano con un surplus di parole, dove molte persone forse individueranno un completamento, un'integrazione, ma ritengo che prevalga, piuttosto, un contrasto, una "non fusione"tra immagini e dialoghi. Molto documentato, come sempre(collaborazione alla sceneggiatura di Lino Jannuzzi), il film risente di vari problemi: si perde in storie individuali, anche marginali, invece di inseguire"l'essenza"filmica, si arena in vari momenti, appunto per insistere su determinati particolari(penso al bunker costruito per il pentito-"Don" Ragusa, alias Tony Musante, con tutto un coacervo di rumori, quasi una"teoria"sonora), si perde anche in scene che illustrano la double location italiana e americana.
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Questo"Il Pentito"è uno dei film tipici di Squitieri, regista e sceneggiatore impegnato civilmente: epico, anzi meglio di respiro epico, è però un film nel quale le sequenze(anche quelle a episodi, narrative, "storiche")contrastano con un surplus di parole, dove molte persone forse individueranno un completamento, un'integrazione, ma ritengo che prevalga, piuttosto, un contrasto, una "non fusione"tra immagini e dialoghi. Molto documentato, come sempre(collaborazione alla sceneggiatura di Lino Jannuzzi), il film risente di vari problemi: si perde in storie individuali, anche marginali, invece di inseguire"l'essenza"filmica, si arena in vari momenti, appunto per insistere su determinati particolari(penso al bunker costruito per il pentito-"Don" Ragusa, alias Tony Musante, con tutto un coacervo di rumori, quasi una"teoria"sonora), si perde anche in scene che illustrano la double location italiana e americana. Complessivamente, la testimonianza rimane, ma"franta"in momenti , ma soprattutto(cfr.anche sopra)in parole, che appaiono a tratti troppe, quasi pletoriche... Complessivamente, un film in bilico, proprio anche come scelta estetica, tra documentazione, inchiesta, storia e spettacolo. L'interpretazione di Franco Nero è essenziale, quasi scarna, abbastanza tipica di quei ruoli nei quali l'attore ha impersonato un magistrato, mentre quella di Musante, oscillante tra rabbia e sarcasmo, è decisamene più"profilata"il che, si badi, non corrisponde a un giudizio di valore, anzi...Max von Sydow, che ha recitato altre volte in Italia, appare più spaesato, quasi avesse tanta nostalgia dei film bergamaniani... El Gato
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