il cinefilo
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giovedì 29 luglio 2010
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una grande commedia nera firmata charles chaplin
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TRAMA:Il signor Henry Verdoux(C.Chaplin che è grandioso)è un gentiluomo francese che,in realtà,segretamente elimina le sue varie mogli allo scopo di mantenere economicamente la moglie invalida e il figlio,ma incontrerà dei problemi...RECENSIONE:Charles Chaplin,basandosi su uno "spunto" di Orson Welles,ha concepito quello che possiede tutti i meriti per definirsi uno dei capolavori assoluti del cinema e una delle sue opere migliori.
Il regista-attore smette di utilizzare la classica immagine del vagabondo Charlot per vestire i panni di un individuo che si può definire come "genialmente negativo" e "diabolicamente comico" che cerca di compiere azioni buone attraverso l'utilizzo di quelle crudelmente malvagie(apparentemente la figura di Monsieur Verdoux potrebbe venire "interpretata" come una forma di "alter ego" del regista alternativo a quello leggendario di Charlot ma è solo apparenza).
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TRAMA:Il signor Henry Verdoux(C.Chaplin che è grandioso)è un gentiluomo francese che,in realtà,segretamente elimina le sue varie mogli allo scopo di mantenere economicamente la moglie invalida e il figlio,ma incontrerà dei problemi...RECENSIONE:Charles Chaplin,basandosi su uno "spunto" di Orson Welles,ha concepito quello che possiede tutti i meriti per definirsi uno dei capolavori assoluti del cinema e una delle sue opere migliori.
Il regista-attore smette di utilizzare la classica immagine del vagabondo Charlot per vestire i panni di un individuo che si può definire come "genialmente negativo" e "diabolicamente comico" che cerca di compiere azioni buone attraverso l'utilizzo di quelle crudelmente malvagie(apparentemente la figura di Monsieur Verdoux potrebbe venire "interpretata" come una forma di "alter ego" del regista alternativo a quello leggendario di Charlot ma è solo apparenza).
Il quadro storico in cui viene posizionata la vicenda(poco prima della grande crisi economica del 1929)non è affatto casuale e in questo modo Chaplin ha la possibilità(apertamente rivelata nel dialogo finale con la ragazza incontrata per strada)di "dichiarare" tutto il suo pessimismo universale nei confronti dell'umanità e dell'sistema economico(la frase,riferendosi ai suoi familiari morti:"è meglio che siano defunti piuttosto che vederli vivere in questa società spietata").
Il film può vantare una catena di sequenze comiche(ad esempio i falliti tentativi di omicidio sulla barca)tra le più strepitose della sua intera cinematografia e che contribuiscono a fare in modo che la pellicola non possa "invecchiare" mai,nè perdere una sola oncia della sua straordinaria potenza tragi-comica.
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fabio leone (enna)
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martedì 30 maggio 2006
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ho imparato a uccidere come voi
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Chi può dire senza indugio che la monotonia della vita di un bancario sia meno offensiva di un efferato criminale che immola le mogli per scaricarne i conti correnti?
Monsieur Verdoux non è di certo un omicida per vocazione..è forse scavando nelle sue ragioni ideologiche e nella sua rassegnazione alla violenza dei sistemi economici che va ricercata la causa di una "virata" così massiccia: uccidiamo un po' tuti per il denaro...chi più chi meno...
Verdoux, forse, meno di tanti...troppi altri. Il degrado morale è spesso una bandiera che sventola sul bastone della crisi economica..non già ipocrisia o opportunismo.
Il coraggio che è mancato a Verdoux è stato quello di soccombere come gli altri in vita; la sua socratica morte però la spara sulle coscienza di una società che falsamente lo condanna per un crimine comune e quando dal patibolo invoca giustizia è rea confessa e ancora una volta omicida.
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Chi può dire senza indugio che la monotonia della vita di un bancario sia meno offensiva di un efferato criminale che immola le mogli per scaricarne i conti correnti?
Monsieur Verdoux non è di certo un omicida per vocazione..è forse scavando nelle sue ragioni ideologiche e nella sua rassegnazione alla violenza dei sistemi economici che va ricercata la causa di una "virata" così massiccia: uccidiamo un po' tuti per il denaro...chi più chi meno...
Verdoux, forse, meno di tanti...troppi altri. Il degrado morale è spesso una bandiera che sventola sul bastone della crisi economica..non già ipocrisia o opportunismo.
Il coraggio che è mancato a Verdoux è stato quello di soccombere come gli altri in vita; la sua socratica morte però la spara sulle coscienza di una società che falsamente lo condanna per un crimine comune e quando dal patibolo invoca giustizia è rea confessa e ancora una volta omicida. 5 stelle
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alessia birri
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martedì 31 marzo 2009
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la grandezza del serial killer
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Non penso che un altro regista avrebbe potuto creare un simile capolavoro:solo un puro genio come Charles Chaplin poteva giungere a questa sensibilità e profondità di pensiero.Monsieur Verdoux è come una fiaccola nel buio della nostra coscienza,il concetto supremo che s innalza al di là del bene e del male,l uomo che si trasfigura nella sua sofferenza interiore e nella sua disperazione.Chi è in grado di cogliere la grandezza del serial killer che dal suo tormento e dalla sua consapevolezza trae la forza ed il coraggio di uccidere prendendo sulle proprie spalle il peso e la responsabilità delle sue azioni,come un angelo vendicatore?E chi invece è in grado di cogliere la meschinità e la grettezza di coloro che lo giudicano,sapendo di avere le spalle coperte dal sistema e scaricando su di lui le proprie colpe.
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Non penso che un altro regista avrebbe potuto creare un simile capolavoro:solo un puro genio come Charles Chaplin poteva giungere a questa sensibilità e profondità di pensiero.Monsieur Verdoux è come una fiaccola nel buio della nostra coscienza,il concetto supremo che s innalza al di là del bene e del male,l uomo che si trasfigura nella sua sofferenza interiore e nella sua disperazione.Chi è in grado di cogliere la grandezza del serial killer che dal suo tormento e dalla sua consapevolezza trae la forza ed il coraggio di uccidere prendendo sulle proprie spalle il peso e la responsabilità delle sue azioni,come un angelo vendicatore?E chi invece è in grado di cogliere la meschinità e la grettezza di coloro che lo giudicano,sapendo di avere le spalle coperte dal sistema e scaricando su di lui le proprie colpe.?Monsieur Verdoux è l uomo,l agnello sacrificale,colui che è venuto ad aprire le menti,a mostrare l abisso,colui che è stato soppresso da coloro che uomini non sono e che non hanno potuto capire,così hanno giudicato.Poichè è molto più importante capire che giudicare,come disse la divinità incarnata in un genio di nome Charles Chaplin.
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luca scialò
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martedì 13 aprile 2010
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un thriller in salsa comica
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Henri Verdoux era un bancario che con l'arrivo della crisi finanziaria del 1930 divenne disoccupato. Per mantenere il tenore di vita della propria famiglia che ormai vede molto poco, ma soprattutto, per un acquisito sadismo ed egoismo innescato in lui da una società post crisi sempre più egoista ed arrivista, nonchè violenta dati i regimi dittatoriali che si diffondevano nel mondo, Verdoux da tre anni si da alla truffa sposando donne ricche per poi ucciderle e derubarle. Riesce ad affezionarsi solo ad una donna, poichè anche in lei rivede una vittima della società di quei tempi, pur mantenendone una certa freddezza e distanza.
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Henri Verdoux era un bancario che con l'arrivo della crisi finanziaria del 1930 divenne disoccupato. Per mantenere il tenore di vita della propria famiglia che ormai vede molto poco, ma soprattutto, per un acquisito sadismo ed egoismo innescato in lui da una società post crisi sempre più egoista ed arrivista, nonchè violenta dati i regimi dittatoriali che si diffondevano nel mondo, Verdoux da tre anni si da alla truffa sposando donne ricche per poi ucciderle e derubarle. Riesce ad affezionarsi solo ad una donna, poichè anche in lei rivede una vittima della società di quei tempi, pur mantenendone una certa freddezza e distanza. Il suo gioco diabolico però ben presto diventerà troppo difficile da gestire...
Chaplin propone un thriller in salsa comica, come solo lui potrebbe fare. Non manca altresì una morale di fondo, ossia una critica alla società degli anni '30, costruita da un essere umano sempre più egoista ed ipocrita; che condanna sì un suo pari per vari omicidi commessi, ma dimenticando forse che è stata proprio la società da esso creata a renderlo un assassino e truffatore senza scrupoli.
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paolp78
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sabato 22 luglio 2023
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una morale discutibile
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Commedia nera, a tratti malinconica, del grande Charlie Chaplin che come sempre è produttore, regista, sceneggiatore e autore delle musiche. Il soggetto, sempre di Chaplin seppur stavolta in collaborazione con Orson Welles, è ispirato alla storia vera del serial killer francese Henri Landru.
L’opera segue una narrazione leggera e divertente, con non poche scene comiche nello stile del grande maestro inglese, tra cui si ricordano quelle riuscitissime della cerimonia nuziale, con il personaggio di Chaplin che deve evitare di farsi vedere da una delle sue mogli, casualmente invitata al matrimonio.
Come detto, accanto all’elemento comico sono inseriti risvolti drammatici, di impegno sociale, che costituiscono una costante della cinematografia di Chaplin.
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Commedia nera, a tratti malinconica, del grande Charlie Chaplin che come sempre è produttore, regista, sceneggiatore e autore delle musiche. Il soggetto, sempre di Chaplin seppur stavolta in collaborazione con Orson Welles, è ispirato alla storia vera del serial killer francese Henri Landru.
L’opera segue una narrazione leggera e divertente, con non poche scene comiche nello stile del grande maestro inglese, tra cui si ricordano quelle riuscitissime della cerimonia nuziale, con il personaggio di Chaplin che deve evitare di farsi vedere da una delle sue mogli, casualmente invitata al matrimonio.
Come detto, accanto all’elemento comico sono inseriti risvolti drammatici, di impegno sociale, che costituiscono una costante della cinematografia di Chaplin. Proprio a questo proposito si deve osservare che con l’etica ed il senso morale di oggi, si fatica a comprendere il messaggio finale che sembra voler lasciare l’opera, allorché quasi minimizza o persino sembra voglia giustificare, i delitti del protagonista. Sempre in linea con il pensiero più diffuso invece, sebbene marcatamente retorico, il messaggio finale antimilitarista, evidentemente figlio dell’epoca a cui risale l'uscita della pellicola, ovvero quella immediatamente successiva alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Tutto comunque viene ridimensionato ed in un certo senso un po’ salvato dalla preminenza della parte comica che fa passare in secondo piano il resto.
Accanto a Chaplin, che ovviamente interpreta il personaggio principale, non ci sono grossi nomi a comporre il cast: le parti di più importanti, dopo quella del protagonista, sono tutte femminili; tra queste si mette in luce l’esuberante Martha Raye che ruba la scena alle altre attrici grazie alla sua recitazione vigorosa, che nell’occasione si sposa bene nei duetti comici con Chaplin.
È il secondo film sonoro di Chaplin dopo “Il grande dittatore”, nonché il primo in cui il grande autore britannico si presenta al pubblico coi capelli bianchi ed invecchiato, abbandonando definitivamente la maschera di Charlot anche dal punto di vista visivo, dopo che nominalmente l’aveva già dismessa nella sopra citata precedente pellicola.
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mondolariano
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martedì 26 aprile 2011
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un'ambigua denuncia morale
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La qualità dei dialoghi - oltre che delle musiche - è nettamente inferiore rispetto a “Luci della ribalta”. L’arringa finale durante il processo avrebbe dovuto spiegare meglio la metafora della storia, tanto più che si tratta di una metafora di difficile comprensione. Infatti, nonostante la critica al bigottismo della borghesia che si alimenta foraggiando il male (in questo caso l’industria bellica), mi sembra eccessivo prendere come esempio l’omicidio di massa perpetrato dalle guerre per giustificare la liceità dell’omicidio inteso come semplice lotta di sopravvivenza. Per quanto metafora, è un punto di vista molto ambiguo. Certo, Chaplin ha scelto di vestire i panni dell’assassino per aggravare la denuncia morale al sistema; ma non ha avuto il coraggio di inserire anche Roosevelt nel filmato d’epoca insieme ai dittatori fascisti, visto che proprio gli Stati Uniti devono la loro potenza grazie ai capitali immessi dagli armaioli durante la Seconda guerra mondiale (specie se si vuole denunciare l’ipocrisia di un sistema democratico da tutti riconosciuto).
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La qualità dei dialoghi - oltre che delle musiche - è nettamente inferiore rispetto a “Luci della ribalta”. L’arringa finale durante il processo avrebbe dovuto spiegare meglio la metafora della storia, tanto più che si tratta di una metafora di difficile comprensione. Infatti, nonostante la critica al bigottismo della borghesia che si alimenta foraggiando il male (in questo caso l’industria bellica), mi sembra eccessivo prendere come esempio l’omicidio di massa perpetrato dalle guerre per giustificare la liceità dell’omicidio inteso come semplice lotta di sopravvivenza. Per quanto metafora, è un punto di vista molto ambiguo. Certo, Chaplin ha scelto di vestire i panni dell’assassino per aggravare la denuncia morale al sistema; ma non ha avuto il coraggio di inserire anche Roosevelt nel filmato d’epoca insieme ai dittatori fascisti, visto che proprio gli Stati Uniti devono la loro potenza grazie ai capitali immessi dagli armaioli durante la Seconda guerra mondiale (specie se si vuole denunciare l’ipocrisia di un sistema democratico da tutti riconosciuto). Né vi compare Stalin, autore della celebre frase ripetuta da monsieur Verdoux: “un omicidio è delinquenza, un milione è statistica”. Sarà forse a causa delle simpatie comuniste di Chaplin, che costò al genio anglosassone la pena del boicottaggio artistico?
L’idea più riuscita, se mai, sta nel fatto di subordinare al male perfino l’unico motto di compassione che trapassa l’intero film, ossia la pietà nei confronti della povera ragazza di strada, che si arricchirà sposando appunto un fabbricante d’armi. Il male stesso è subordinato a sua volta alla comicità del protagonista, completando così l’antinomia di questo quasi-capolavoro.
I fiori hanno una grande importanza nella scenografia: il giardino della scena di apertura, le rose inviate all’ultima vittima, la serra dove Verdoux si nasconde per evitare di essere visto dall’altra moglie.
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[+] denuncia non ambigua
(di alessandro vanin)
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