Film d’azione senza infamia e senza lode con un Ray Liotta in gran forma, già indimenticabile protagonista di Quei bravi ragazzi nel 1990, alla ricerca della propria identità e di una valigia piena di soldi, sotterrata chissà dove, dopo aver perso la memoria nel deserto messicano ai confini dell’Arizona. Interessante il collegamento della personalità alla memoria, come se il comportamento del personaggio dipendesse non dall’indole malvagia bensì esclusivamente dai ricordi del proprio vissuto, idea già utilizzata per il soggetto di Spy del 1996 con Geena Davis e fondata su abusate teorie sociologiche giustificazioniste.
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Film d’azione senza infamia e senza lode con un Ray Liotta in gran forma, già indimenticabile protagonista di Quei bravi ragazzi nel 1990, alla ricerca della propria identità e di una valigia piena di soldi, sotterrata chissà dove, dopo aver perso la memoria nel deserto messicano ai confini dell’Arizona. Interessante il collegamento della personalità alla memoria, come se il comportamento del personaggio dipendesse non dall’indole malvagia bensì esclusivamente dai ricordi del proprio vissuto, idea già utilizzata per il soggetto di Spy del 1996 con Geena Davis e fondata su abusate teorie sociologiche giustificazioniste. Coprotagonista è Armin Mueller-Stahl, come al solito efficace nella parte del cattivo cinico e sornione. Toni da commedia nera e pochi spunti drammatici, sviluppati soprattutto nella parte finale, fanno da sfondo a sparatorie ed inseguimenti in macchina che costituiscono il fulcro di un action movie che si lascia guardare senza entusiasmare e che si regge tutto sulla performance attoriale di Liotta e Mueller-Stahl. Non sfigura nemmeno Gloria Reuben nella parte della cameriera ex drogata, ex universitaria, che aiuterà il nostro eroe a ritrovare il sé stesso originario, ovviamente un bravo ragazzo, e le motivazioni che lo hanno indotto a intraprendere la carriera di delinquente.
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