Una screwball comedy dentro la vicenda vera (o presunta) dello sbarco sulla luna: operazione riuscita solo in parte, con più di un dubbio sulla chimica tra Scarlett Johansson e Channing Tatum
di Gianluca Arnone La Rivista del Cinematografo
La scommessa era intrigante: unire la controversa storia del primo allunaggio alla screwball comedy. L'Apollo 11 a George Cukor. Senza dimenticare un po' di salsa cospirazionista alla Ken Follett. Missione che ha trovato l'adesione convinta di Scarlett Johansson, nella doppia veste di interprete e produttrice e le coperture finanziare di Apple, che ha messo sul piatto 100 milioni di dollari. Onore al coraggio più che all'esito.
In Fly Me to the Moon a fare scintille sono tanto i razzi della NASA quanto i due protagonisti, Channing Tatum e la Johansson: il primo è il direttore del celebre lancio che porterà Armstrong, Aldrin e Collins sulla luna; la seconda un genietto del marketing assoldata da un fixer del Presidente Nixon (un mefistofelico Woody Harrelson, ça va sans dire) per rilanciare l'immagine della missione Apollo 11 presso il pubblico-elettore. [...]
di Gianluca Arnone, articolo completo (4104 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 9 luglio 2024