Era il 1961 quando Michelangelo Antonioni firmo' 'la notte" secondo film della sua trilogia sull'incomunicabilita' nonché algido manifesto della crisi di una coppia nel più ampio contesto (siamo nella Milano del 'miracolo economico') di un disagio di natura sociale e collettiva. Molto più semplicemente, 63 anni dopo, Riccardo Antonaroli col suo ultimo "Finché notte non ci separi' mette in scena la notte brava di una coppia appena scesa dell'altare nella Roma della "Grande Bellezza'. Due mondi totalmente diversi ma ugualmente indicativi (ciascuno nella propria epoca e dimensione) di uno sguardo verso la vita e la società ampiamente condiviso dai contemporanei.
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Era il 1961 quando Michelangelo Antonioni firmo' 'la notte" secondo film della sua trilogia sull'incomunicabilita' nonché algido manifesto della crisi di una coppia nel più ampio contesto (siamo nella Milano del 'miracolo economico') di un disagio di natura sociale e collettiva. Molto più semplicemente, 63 anni dopo, Riccardo Antonaroli col suo ultimo "Finché notte non ci separi' mette in scena la notte brava di una coppia appena scesa dell'altare nella Roma della "Grande Bellezza'. Due mondi totalmente diversi ma ugualmente indicativi (ciascuno nella propria epoca e dimensione) di uno sguardo verso la vita e la società ampiamente condiviso dai contemporanei. Se la "rom com" (oggi la chiamano così) di Antonaroli indaga sulle insicurezze relazionali giovanili, l'opera del 'maestro' di Ferrara si sofferma sulla crisi dell'artista e dell'intellettuale, in quel caso un superbo Marcello Mastroianni. In chiave ben più umile la pellicola dei ns giorni si occupa delle relazioni mai veramente finite e del bisogno di restare immaturi per non guardare in faccia le sconfitte che la vita riserva e rinunciare ai sogni. Si cita il mitico chitarrista statunitense django reinhardt (in "accordi e disaccordi' di woody allen lo interpretava sean penn) mentre Pilar Fogliati, la protagonista, sempre più convincente, da vita ad una Eleonora vitale, energica ed appassionata. Valerio, invece, (Filippo Scicchitano), appare, insicuro, vulnerabile, incapace di essere onesto con sé stesso. Si ride spesso ed il clima resta quello di una commedia lieve, sostenuta da personaggi di contorno perfettamente a loro agio. Dal greve tassista juventino di Francesco Pannofino a Giorgio Tirabassi, premuroso papà del protagonista. Un discorso a parte merita il comico Armando de Razza, raffinato cameriere al piano dell'hotel di lusso, che da vita ad un personaggio "tormentone" veramente riuscito!!!
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