Negli ultimi anni Nicolas Cage, un tempo la gallina dalle uova d’oro di produttori di film di cassetta, per lo più action movie e thriller, appare preso in un vortice senza fondo di decadimento artistico, animato da una passione auto distruttiva che gli fa girare film con plot e budget da B-movie a basso costo di produzione con la regia di giovani registi sconosciuti, questa volta si chiama Benjamin Brewer ed è al suo secondo lungometraggio, l’esordio con The Trust nel 2016 sempre con Cage protagonista. Ennesimo survival post apocalittico che strizza l’occhio a Io sono legenda e A quiet place e vorrebbe coniugare diversi generi, dal dramma familiare al fantascientifico, ma affonda nelle sabbie mobili della banalità e del ridicolo quando compaiono sulla scena improbabili creature mostruose fotofobiche incapaci finanche di sfondare una porticina di legno.