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mercoledì 16 aprile 2025
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io avrei dato 5 stelle
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merita tutte le stelle. almeno chi arriva alla fine del film senza avere la minima voglia di accelerarlo ... un film in cui non ci si aspetta un finale... ci si gode il viaggio e il dialogo ... se uno arriva in fondo, e vorrebbe non finisse .. beh, credo significhi che il messaggio sia arrivato. il finale non importava ed era sottintendibile. Non si sarebbero mai piu' rivisti ... forse melenso non ? aggettivo appropriato, ma ? una mia personale visone, legata al vissuto e alla tendenza introspettiva. Il film documenta mirabilmente un incontro con ben altre conseguenze e ripercussioni.. Bel commento e sostanzioso, a parte la parte sul finale, a mio avviso superfluo. E cmq fare un film con solo due facce, un taxi con il paraurti non a caso scrostato, e New York .
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merita tutte le stelle. almeno chi arriva alla fine del film senza avere la minima voglia di accelerarlo ... un film in cui non ci si aspetta un finale... ci si gode il viaggio e il dialogo ... se uno arriva in fondo, e vorrebbe non finisse .. beh, credo significhi che il messaggio sia arrivato. il finale non importava ed era sottintendibile. Non si sarebbero mai piu' rivisti ... forse melenso non ? aggettivo appropriato, ma ? una mia personale visone, legata al vissuto e alla tendenza introspettiva. Il film documenta mirabilmente un incontro con ben altre conseguenze e ripercussioni.. Bel commento e sostanzioso, a parte la parte sul finale, a mio avviso superfluo. E cmq fare un film con solo due facce, un taxi con il paraurti non a caso scrostato, e New York ... trasmettendo allo spettatore il clima e la realt? di quelle vite e di quella citt? ... bisogna davvero essere dei grandi:) E anche il suo commento ... opinione soggettiva sul finale a parte. :)
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donalduck
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martedì 15 aprile 2025
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un''esposizione di luoghi comuni ben realizzata
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Le tre stelle sono giustificate dalla recitazione e la regia, ma i dialoghi sono semplicemente un susseguirsi di luoghi comuni (non per questo falsi) presentati come se fossero idee illuminanti e per nulla scontate. In sostanza il cliché della donna giovane che si innamora dell'uomo maturo sposato che non lascerà mai la famiglia senza però smettere di illudere l'amante, lei che si attacca maniacalmente e contro ogni buonsenso a questo rapporto senza speranza, continuando a sognare di avere quell'uomo tutto per sé, pur sapendo che è solo un sogno. Ovviamente tutto deriva da carenza o assenza del rapporto col padre, insomma un classico della psicologia.
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Le tre stelle sono giustificate dalla recitazione e la regia, ma i dialoghi sono semplicemente un susseguirsi di luoghi comuni (non per questo falsi) presentati come se fossero idee illuminanti e per nulla scontate. In sostanza il cliché della donna giovane che si innamora dell'uomo maturo sposato che non lascerà mai la famiglia senza però smettere di illudere l'amante, lei che si attacca maniacalmente e contro ogni buonsenso a questo rapporto senza speranza, continuando a sognare di avere quell'uomo tutto per sé, pur sapendo che è solo un sogno. Ovviamente tutto deriva da carenza o assenza del rapporto col padre, insomma un classico della psicologia. Son cose che succedono effettivamente in continuazione nella realtà, cose più che risapute, sentirne parlare in un film può forse dar qualcosa alle persone totalmente digiune anche dei concetti più comuni di psicologia spicciola. Ma per tutti gli altri, superfluo.
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eugenio
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domenica 30 marzo 2025
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confessioni notturne
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Un tassista e una ragazza. Notte, aeroporto JFK, Manhattan, 25 km, tariffa fissa.
Lui (Sean Penn) un po' scafato, rozzo nella comunicazione, secco; lei (Dakota Johnson), più posata, carina, programmatrice informatica, abituata a tenere tutto sotto controllo, ma angosciata a causa di una turba sentimentale e una situazione non facile.
No, non è un thriller alla Collateral o Locke, "Una notte a New York" ; Christy Hall nella sua regia teatrale dosa bene un confronto dialettico, tra due sconosciuti che non conosciamo e che non rivedremo mai più, esaltando il valore delle connessioni umane e dell'apertura mentale in un mondo sempre più chiuso e in conflitto, in cui ognuno è arroccato sulle sue posizioni e parla solo con chi la pensa allo stesso modo.
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Un tassista e una ragazza. Notte, aeroporto JFK, Manhattan, 25 km, tariffa fissa.
Lui (Sean Penn) un po' scafato, rozzo nella comunicazione, secco; lei (Dakota Johnson), più posata, carina, programmatrice informatica, abituata a tenere tutto sotto controllo, ma angosciata a causa di una turba sentimentale e una situazione non facile.
No, non è un thriller alla Collateral o Locke, "Una notte a New York" ; Christy Hall nella sua regia teatrale dosa bene un confronto dialettico, tra due sconosciuti che non conosciamo e che non rivedremo mai più, esaltando il valore delle connessioni umane e dell'apertura mentale in un mondo sempre più chiuso e in conflitto, in cui ognuno è arroccato sulle sue posizioni e parla solo con chi la pensa allo stesso modo.
Coraggioso
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gimbola
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martedì 4 marzo 2025
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banale
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(di spione)
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giovanni_b_southern
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venerdì 31 gennaio 2025
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ottimo
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Film parlato. Ottimo. Costruito bene. Brava lei. Ovviamente bravo lui. Da vedere
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petri
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sabato 18 gennaio 2025
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discreto
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bella l'idea un po' meno i dialoghi
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gabriella
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lunedì 6 gennaio 2025
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due sconosciuti, una notte
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Più di una decina di anni fa Steven Knight ci ha consegnato un piccolo, meraviglioso film " Locke", un solo straordinario interprete a bordo di un Suv che lungo il tragitto Birmingham, Londra , deve far fronte a una serie di telefonate, film sorretto da una spettacolare costruzione narrativa e uno stupefacente Tom Hardy che riesce a dare uno spessore morale ed emotivo al personaggio lavorando di sottrazione. Parole, si tratta di parole, l'importante è come vengono dette, come arrivano allo spettatore, come riescono a connetterlo con gli interpreti in scena, ebbene, il film di Christie Hall, non riesce a far uscire i dialoghi al di fuori del taxi giallo nel tragitto dall' aeroporto JFK di New York a Manatthan , guidato da Clark ( Sean Penn) con a bordo una bella ragazza bionda ( Dakota Johnson), le emozioni rimangono imbottigliate nell’ ingorgo stradale.
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Più di una decina di anni fa Steven Knight ci ha consegnato un piccolo, meraviglioso film " Locke", un solo straordinario interprete a bordo di un Suv che lungo il tragitto Birmingham, Londra , deve far fronte a una serie di telefonate, film sorretto da una spettacolare costruzione narrativa e uno stupefacente Tom Hardy che riesce a dare uno spessore morale ed emotivo al personaggio lavorando di sottrazione. Parole, si tratta di parole, l'importante è come vengono dette, come arrivano allo spettatore, come riescono a connetterlo con gli interpreti in scena, ebbene, il film di Christie Hall, non riesce a far uscire i dialoghi al di fuori del taxi giallo nel tragitto dall' aeroporto JFK di New York a Manatthan , guidato da Clark ( Sean Penn) con a bordo una bella ragazza bionda ( Dakota Johnson), le emozioni rimangono imbottigliate nell’ ingorgo stradale. Certo, le inquadrature sono efficaci così come il gioco dei campi e controcampi, perfettamente alternati, gli attori sono bravi, ma il dialogo intimo e denso di cui tanto si parla è vero solo in parte, a rompere il ghiaccio con l’assorta passeggera è il loquace taxista che rivendica l’importanza di una conversazione, della potenza di uno sguardo. Verità sacrosante, non fosse che le confidenze di lei e i consigli di lui sembrano a mezza strada tra un improvvisata seduta terapeutica e dialoghi da oratorio, in pochi minuti lui intuisce tutto di lei , della sua complicata situazione sentimentale con un uomo sposato e qui si scivola nel clichè della ragazza che non avendo avuto uno straccio di rapporto con il padre, lo cerca negli uomini che frequenta, aggiungiamoci le contraddizioni dello sfrenato taxi driver che prima esorta la ragazza ad aprirsi, poi l’ammonisce di non usare mai la parola amore, e qui si apre la12 solita diatriba su cosa vogliono gli uomini e cosa le donne. In questo notturno metropolitano forse non era sempre necessario coprire i vuoti con discorsi verbosi, rivelazioni dettagliate, creando un’asfissia verbosa che necessita di respirare e purtroppo penalizza anche la scena finale., due sconosciuti che alla fine non sono più così sconosciuti, in fondo non è una novità, è risaputo che a volte è più facile raccontarsi a chi non sa niente di noi, perché non ci sarà un dopo, le probabilità di rivedersi saranno assai remote. Ritengo che sia un film tecnicamente ben fatto, ma che avrebbe meritato un raccordo emotivo più solido.
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gianni quilici
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venerdì 3 gennaio 2025
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un viaggio dentro il pre-conscio
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Un viaggio notturno in taxi dall’aeroporto di New York ad uno dei suoi quartieri della metropoli. Dopo qualche attimo di silenzio, tra la donna e il tassista inizia una conversazione che abbraccerà l'intero arco narrativo del film. Lui un taxista (Sean Pean), ruvido e insinuante, fino ad apparire provocatore e seducente; lei, bionda di una bellezza folgorante, sottilmente riservata e sensuale.
Raccontato può apparire banale. E’ un film, invece, che avvince, perché scava dentro le fragilità irrisolte della ragazza. Lui, il tassista, da subito diventa, per così dire, una sorta di “psicanalista da taxi”.
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Un viaggio notturno in taxi dall’aeroporto di New York ad uno dei suoi quartieri della metropoli. Dopo qualche attimo di silenzio, tra la donna e il tassista inizia una conversazione che abbraccerà l'intero arco narrativo del film. Lui un taxista (Sean Pean), ruvido e insinuante, fino ad apparire provocatore e seducente; lei, bionda di una bellezza folgorante, sottilmente riservata e sensuale.
Raccontato può apparire banale. E’ un film, invece, che avvince, perché scava dentro le fragilità irrisolte della ragazza. Lui, il tassista, da subito diventa, per così dire, una sorta di “psicanalista da taxi”. Ha l’occhio acuto, capace di capire i clienti da dettagli minimi e ben presto la sottopone a domande dirette e stringenti, che affondano là dove nascono i problemi più profondi; lei, dapprima sorpresa e colpita dal suo acume, sta al gioco, senza sottrarsi, anzi lasciandosi andare. Tuttavia anche lei, da un certo momento, fa domande . . .
Uno di quei film appassionanti, non per la successione incalzante dei fatti, ma per la dinamica psichica che mette a nudo i problemi più intimi della ragazza. All’inizio, infatti, nel taxi in silenzio sono due volti, via via che si scoprono e nasce un avvicinamento e un calore tra loro, ne nasce o ne può nascere in noi pubblico. Diventa un film d’azione psichico, che può coinvolgere chiunque si pone domande su sé e sugli altri.
Nato come testo teatrale, scritto dalla stessa regista Christy Hall al debutto cinematografico, diviene un film a tutti gli effetti. Qui insieme alla Parola, che nel teatro è predominante, si affiancano, infatti, il montaggio delle inquadrature (campo/controcampo) di primi e primissimi piani, che consentono allo spettatore di avvicinarsi fino ad essere in estremo contatto con i sentimenti dei volti e di tutto ciò che la regista vuole evidenziare. Così non si ha nel teatro.
Il finale non è di quelli furbi, che solleticano l’applauso. E’ il finale poco prevedibile, ma più intimo, più vero, più poetico. Che fa pensare. Fa pensare anche, in quale società massificata, virtuale e solitaria viviamo e come il film ne sia un contrappunto efficace.
I due protagonisti, infine, sono bravissimi. Sean Pean energico, sicuro, spavaldo, ma con dentro un dolore latente, mentre Dakota Johnson, che rappresenta un personaggio più composito, mette in scena un volto ricco di sfumature psicologiche con naturalezza.
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[+] un film che scava nelle fragilità umane
(di antonio montefalcone)
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francesca meneghetti
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mercoledì 1 gennaio 2025
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tutto in un yellow cab
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Una notte a New York, firmato Christy Hall, pu? suscitare reminiscenze e aspettative: una nuova versione del cult Taxi driver di Scorsese? In realt? se due elementi di fondo sono comuni (la notte a New York e il cab giallo), molto diversi sono i personaggi e i temi. Il vecchio film di Scorsese metteva in scena un tassista giovane, ex marine in Vietnam, disadattato e tendente allo psicotico, che assommava in s? i traumi della societ? americana dopo la guerra persa (quelli poi urlati in Born in the Usa da Springsteen). Lo interpretava Robert De Niro. Qui invece abbiamo un tassista sui sessanta, maturo, equilibrato, interpretato magnificamente da Sean Penn, e i problemi del presente scompaiono, come scompare nel buio lo scenario newyorkese, tranne alcune rapide inquadrature dell?aeroporto all?inizio e dei grattacieli illuminati verso a fine.
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Una notte a New York, firmato Christy Hall, pu? suscitare reminiscenze e aspettative: una nuova versione del cult Taxi driver di Scorsese? In realt? se due elementi di fondo sono comuni (la notte a New York e il cab giallo), molto diversi sono i personaggi e i temi. Il vecchio film di Scorsese metteva in scena un tassista giovane, ex marine in Vietnam, disadattato e tendente allo psicotico, che assommava in s? i traumi della societ? americana dopo la guerra persa (quelli poi urlati in Born in the Usa da Springsteen). Lo interpretava Robert De Niro. Qui invece abbiamo un tassista sui sessanta, maturo, equilibrato, interpretato magnificamente da Sean Penn, e i problemi del presente scompaiono, come scompare nel buio lo scenario newyorkese, tranne alcune rapide inquadrature dell?aeroporto all?inizio e dei grattacieli illuminati verso a fine. Il mondo di questo film finisce nell?abitacolo di un yellow cab, dove sale, per essere condotta nel Midtown, una bella ragazza bionda. Dopo un comprensibile impaccio iniziale, e grazie soprattutto all?abilit? del tassista nell?avviare e alimentare la conversazione, si svolge tra i due una lunga chiacchierata, che dura all?incirca quanto il tragitto reale, tenendo conto di una lunga sosta dovuta a un grave incidente stradale. Si pu? bene immaginare che una chiacchierata di oltre un?ora e mezza possa respingere lo spettatore che nel cinema cerca velocit?, azione, effetti speciali. Qui la tecnologia, che pure entra come argomento di riflessione tra i due, ? tenuta quasi da parte, tranne nei momenti in cui lei sbircia la chat con il suo amante. Si punta tutto, attraverso tanti primi piani che colgono bene le espressioni facciali, sulle spirali del dialogo, che parte alla larga, da elementi neutrali, per diventare via via pi? intimo e, a tratti, drammatico mentre scava nel passato. Certamente ? un film molto psicologico: ? bene saperlo, ma con un suo climax ascendente, che trascina lo spettatore pi? riluttante, anche grazie alla notevole interpretazione dei due bravissimi attori (lei ? Dakota Johnson; Sean Penn ? assai pi? conosciuto). ? un film che ci riporta al valore della parola e del dialogo diretto nelle comunicazioni interpersonali, sempre pi? filtrate dai telefonini.
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omer
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mercoledì 1 gennaio 2025
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bello
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Si ? vero, quelli che sono andari a vederlo e a cui non ? piaciuto hanno ragione tutti a loro modo ragione. Riconosco tanti difetti. Ma a me ? piaciuto. e parecchio. Brava Lei e anche lui. L'ho guardato con gusto. Non mi ha annoiato. Andate a vederlo e poi mi direte.
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