Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Giorgio Verdelli |
Uscita | lunedì 11 settembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Medusa |
MYmonetro | 3,65 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 settembre 2023
Un ritratto unico e appassionato che riporta alla luce le mille sfumature di un mito che a dieci anni dalla sua scomparsa continua a sorprendere ed affascinare con la sua cifra unica, stralunata e surreale. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Enzo Jannacci - Vengo anch'io ha incassato 172 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Enzo Jannacci è stato (e per certi versi lo è ancora) un precursore nel campo della musica italiana nonché un autore di brani indimenticati e indimenticabili. I suoi dischi, le sue performance televisive e teatrali, il suo essere uomo di profondo estro unito a profonda umanità costituiscono la base di una narrazione in gran parte condotta da lui stesso.
Giorgio Verdelli sa cogliere, in questo omaggio ad uno dei più eclettici e grandi artisti del panorama musicale italiano, al contempo il personaggio e la persona.
Non molti sanno che Enzo Jannacci era un chirurgo cardiovascolare che si era specializzato in Sudafrica con Christian Barnard (primo al mondo a realizzare un trapianto di cuore) e altrettanto pochi forse ricordano che il professor Vittorio Staudacher del Policlinico di Milano diceva, a proposito della sua equipe, che ne facevano parte tre medici e un cantante. Il luminare aveva finito con il fare proprio lo spirito ironicamente dissacratore di un dottore scrupoloso che diceva che un vuoto di memoria è meglio in scena che in sala operatoria. A Milano poi, altrove forse non è noto, davanti alle parrocchie, una volta al mese, viene venduta la rivista "Scarp de' tenis" finalizzata al sostegno di una rete a favore dei senzatetto cittadini.
Verdelli non è milanese, è napoletano ma con questa sua opera ha dimostrato di saper cogliere non solo lo Jannacci noto a tutti ma di saper entrare nelle sue radici culturali rendendone tutti emotivamente partecipi. Grazie a materiale inedito da lui stesso realizzato o trovato, e all'archivio messo a disposizione dal figlio Paolo, riesce ad offrire un quadro non solo esaustivo dell'artista (nella misura del possibile, considerata la sterminata produzione e le molteplici attività di Enzo) ma anche un'opera che va al di là della definizione riduttiva di 'documentario'.
Mentre si diverte e ci fa divertire, Verdelli, con la complicità a posteriori di un Jannacci che si racconta e che viene raccontato da una molteplicità di interventi e punti di vista, riesce anche a toccare le corde più intime di un autore che non era mai distante dai soggetti che metteva in musica e parole. Il Barbun, il Palo dell'ortica, Vincenzina, Prete Liprando, anche quando scritti insieme ad altri, erano lui, rivelavano la sua profonda umanità e vicinanza a quei diversi per i quali noi siamo diversi, come diceva.
Verdelli gli si accosta con passione sapendo cogliere, sia nella selezione delle immagini e nei tagli interni alle sequenze, sia, ancor di più, nel ritmo di montaggio, l'ecletticità di un artista incapace di chiudersi in sé stesso, pronto sempre alla condivisione e alla collaborazione. Uno che autoironicamente si stupiva se veniva compreso e che questo film ci dimostra quale lascito abbia lasciato al panorama culturale italiano.
Sala piena, gente sorridente con un pizzixo di malinconia, il film su Enzo Jannacci ha emozionato il pubblico numeroso in un film che ha ripercorso a grandi tratti la sua carriera. Un uomo, un medico, un artista, un genio.
Si può parlare di genio, e va bene. Si puà parlare di grande compositore, e va bene. Si ouò parlare di grande cantautore, e va bene. Ma quale aggettivo usare per definire la qualità del suo sguardo riservato agli ultimi che non delinquono, che non si drogano e salvaguardano il valore della dignità ..
«Questo film non è una biografia di Enzo Jannacci, ma un'esplorazione del suo mondo insieme ai suoi amici e i suoi "allievi" di più generazioni», le parole del regista Giorgio Verdelli sono la migliore presentazione di questo documentario dove, insieme a rari filmati d'archivio e a una preziosa intervista inedita che lo stesso regista aveva fatto a Jannacci nel 2005, scorrono le testimonianze di colleghi [...] Vai alla recensione »
A dieci anni dalla morte, Enzo Jannacci viene ricordato in un emozionante documentario firmato da Giorgio Verdelli ma dal titolo non particolarmente originale: Enzo Jannacci, Vengo anch'io, prodotta da Indigo Film e presentato nella sezione Fuori Concorso nell'ambito dell'80° Mostra del Cinema di Venezia. Tutto inizia con un'intervista del 2005, quando lo stesso regista decide di porre degli interrogativi [...] Vai alla recensione »
Vecchioni sul tram ricorda Enzo Jannacci che il tram amava, perché riunisce ogni genere di persone e perché rappresenta una efficace metafora della vita: la gente sale (nasce) fa un pezzo di strada e infine scende (muore). Altri artisti che Jannacci conobbero e amarono e furono suoi complici sul palcoscenico - da Diego Abatantuono a Dori Ghezzi, da Paolo Rossi a Claudio Bisio e Guccini e Vasco, e il [...] Vai alla recensione »
La trovata drammaturgica del film, Fuori concorso a Venezia 80, è un vecchio tram di quelli solo milanesi gialli che attraversa la città con Roberto Vecchioni, sul filo dei ricordi. Forse non originalissima, ma la forza di Enzo Jannacci vengo anch'io, più delle testimonianze (preziose quelle di Francesco Guccini e Vasco Rossi), sta nelle immagini di repertorio.
È la Milano dei tram e del Derby. Il giorno e la notte, il medico e il cantautore. Due anime indissolubili Enzo Jannacci e Milano. Il suo volto s'identifica con la città. Assieme a Giorgio Gaber e Dario Fo, Jannacci (scomparso nel 2013 a 77 anni) è diventato un pezzo della sua Storia così come Fabrizio De André con quella di Genova. E il loro legame è nel brano Via del campo dove c'è un pezzo di storia [...] Vai alla recensione »