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peer gynt
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lunedì 5 settembre 2022
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epica battaglia fra gentilezza e silenzio
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Coloro che vivono nelle isole sono esseri umani come tutti gli altri? Questo film ci dice chiaramente di no: l'isola, luogo chiuso dove tutto si concentra e che il mare che la circonda tiene compresso, influisce profondamente sui suoi abitanti e li permea di sé, li ammala della propria malattia. L'ultimo film dell'inglese Martin McDonagh (al suo 4. lungometraggio, con alle spalle 3 film tutti di grandissimo livello) è assolutamente superbo: per la capacità di racconto, per la location (suggestiva e rocciosa isola irlandese), per la brillantezza della sceneggiatura (diciamolo: McDonagh scrive proprio bene!), per recitazione (imponenti Colin Farrell e Brendan Gleeson, ottimi anche Barry Keoghan e Kerry Condon).
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Coloro che vivono nelle isole sono esseri umani come tutti gli altri? Questo film ci dice chiaramente di no: l'isola, luogo chiuso dove tutto si concentra e che il mare che la circonda tiene compresso, influisce profondamente sui suoi abitanti e li permea di sé, li ammala della propria malattia. L'ultimo film dell'inglese Martin McDonagh (al suo 4. lungometraggio, con alle spalle 3 film tutti di grandissimo livello) è assolutamente superbo: per la capacità di racconto, per la location (suggestiva e rocciosa isola irlandese), per la brillantezza della sceneggiatura (diciamolo: McDonagh scrive proprio bene!), per recitazione (imponenti Colin Farrell e Brendan Gleeson, ottimi anche Barry Keoghan e Kerry Condon). Si narra la storia di Padraic (Farrell), buono e gentile, che, da un giorno all'altro, perde la considerazione del suo più grande amico, Colm (Gleeson). Perché? Perché non mi vai più a genio, perché sei noioso, gli risponde Colm, e non voglio più perdere tempo con te. E Padraic, che non è acuto e intelligente come vorrebbe ma è stimato per la sua cortesia e per il suo buon animo, non se ne capacita. Colm, che suona il violino e compone musica, è ossessionato dal tempo che passa, dalla necessità di concedersi alla sua arte per non essere dimenticato. La sua arte gli chiede un'esclusività totale, che non lascia spazio alla banalità dei sentimenti. Ma è proprio questo il vero motivo oppure Colm sta impazzendo? A questo punto, quel che ne segue è un jeu de massacre fra i due ex-amici, attorniati da vari personaggi minori che McDonagh sa connotare con felici notazioni psicologiche e con uno spiccato senso umoristico. E poi ci sono gli animali, quasi emanazioni sacre dell'isola, amati e rispettati, più che umani nelle loro reazioni affettive. E c'è la guerra, lontana ma presente, della quale si sentono in lontananza inquietanti esplosioni. E infine c'è la vecchia strega, una rappresentazione della Morte che gareggia alla pari anche col Bengt Ekerot del "Settimo sigillo". Insomma, un film bello e struggente come se ne vedono pochi. Imperdibile!
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maria francesca francesca anili
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giovedì 16 febbraio 2023
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un film di orizzonti
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“Gli spiriti dell’isola” è un film di orizzonti paesaggistici, per i campi lunghi di tramonti e di colline smeraldo; ma è anche un film di orizzonti mentali, dibattuto tra l’accettazione di una quotidianità routinaria e claustrofobica e l’aspirazione ad una fama e ad un’immortalità difficili da raggiungere. Il luogo è esso stesso paradigmatico: un’isola periferia di un’altra isola, a sua volta insanguinata di un conflitto tra centro e periferia dell'impero. A Inisherin arrivano echi lontani del mondo, delle cannonate e del progresso, ed anche l’autorità, ecclesiastica e civile, arriva dal mare, portata a riva da barchette fragili. Il mondo è altrove: lo sa Siobhán, che accetta la sfida d’imbarcarsi, per un viaggio probabilmente senza ritorno: mentre i due amici sono destinati a rimanere, consumati uno da una rabbia interna ed autodistruttrice, l’altro da un senso di solitudine ed inadeguatezza, mentre il mondo intorno a lui diviene sempre più vuoto.
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“Gli spiriti dell’isola” è un film di orizzonti paesaggistici, per i campi lunghi di tramonti e di colline smeraldo; ma è anche un film di orizzonti mentali, dibattuto tra l’accettazione di una quotidianità routinaria e claustrofobica e l’aspirazione ad una fama e ad un’immortalità difficili da raggiungere. Il luogo è esso stesso paradigmatico: un’isola periferia di un’altra isola, a sua volta insanguinata di un conflitto tra centro e periferia dell'impero. A Inisherin arrivano echi lontani del mondo, delle cannonate e del progresso, ed anche l’autorità, ecclesiastica e civile, arriva dal mare, portata a riva da barchette fragili. Il mondo è altrove: lo sa Siobhán, che accetta la sfida d’imbarcarsi, per un viaggio probabilmente senza ritorno: mentre i due amici sono destinati a rimanere, consumati uno da una rabbia interna ed autodistruttrice, l’altro da un senso di solitudine ed inadeguatezza, mentre il mondo intorno a lui diviene sempre più vuoto. C’è, a mio avviso, un conflitto tra due modi di essere, tra una gentilezza (il personaggio di Padraic) che non pretende riconoscimenti ma solo calore, ed un bisogno di importanza e di unicità che mal si concilia con l’universo limitato del violinista, e si riduce ad un rifugio in miti lontani e poco conosciuti. Colm considera Mozart un idolo da imitare, ma ne disconosce il secolo di nascita; mentre Siobhán, che stabilisce attraverso la lettura e la cultura un orizzonte da traguardare, può correggerlo e riportarlo ad un mondo concreto. L’automutilazione del violinista diventa, nel corso del film, un progressivo rassegnarsi a non poter mai raggiungere la fama sperata, una consapevolezza dei propri limiti che diventa alibi, e porterà in chiusura a sottoutilizzare il violino come una percussione. C’è, secondo me, un diretto riferimento allo svolgersi parallelo della guerra civile, e a due atteggiamenti opposti nei confronti della propria identità culturale, uno che vede l’isola come unico luogo possibile e si arrocca in un mondo senza aspirazioni né evoluzione, uno che stabilisce un traguardo così alto da comprenderne l’impossibilità, e sarà destinato a guardare il mondo da una riva lontana, sentendosi periferia di un centro irraggiungibile. Nel mezzo, la violenza gratuita e bestiale di una guerra fratricida e incestuosa, rappresentata dal poliziotto che, di fronte alla possibilità di un’esecuzione capitale, ignora quali siano le colpe e quali le responsabilità, è solo eccitato di fronte alla possibilità di uno spargimento di sangue; ci sono interni fumosi, soffitti bassi e tagli di luce obliqui ed avari, degno scenario ad un’esistenza stenta e priva di grandi emozioni; ci sono prospettive di muretti a secco che circoscrivono e delimitano la voglia di altrove dei viandanti; c’è lo sguardo enigmatico e, forse, demiurgico, dell’anziana veggente, forse diretta incarnazione dello spirito (the Banshee) che, da sempre, aleggia sull’isola.
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mauridal
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venerdì 17 febbraio 2023
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e''solo un gioco ingannevole
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La vita su di una isola nel mezzo di un mare del nord irlandese non deve essere facile, la vita di tutti, degli esseri umani abitanti, ma anche degli animali che vi sostano e lavorano, come buoi ,capre e asinelli. Quando ,infatti, si narra ,come in questo film del rapporto di amicizia tra i due protagonisti, Padraic ,un semplice e gentile contadino, pastore di buoi , e Colm un vecchio ,scontroso violinista , entrambi isolani , molto irlandesi per cultura e modo di essere , allora ,non dobbiamo trascurare che esistono nella loro vita anche le presenze di animali, amici , anche loro, dei due uomini ,e di tutti gli abitanti dell’isola , specialmente del cane di Colm e della asinella Jenny ,che vive in casa con Padraic e sua sorella Siobhan.
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La vita su di una isola nel mezzo di un mare del nord irlandese non deve essere facile, la vita di tutti, degli esseri umani abitanti, ma anche degli animali che vi sostano e lavorano, come buoi ,capre e asinelli. Quando ,infatti, si narra ,come in questo film del rapporto di amicizia tra i due protagonisti, Padraic ,un semplice e gentile contadino, pastore di buoi , e Colm un vecchio ,scontroso violinista , entrambi isolani , molto irlandesi per cultura e modo di essere , allora ,non dobbiamo trascurare che esistono nella loro vita anche le presenze di animali, amici , anche loro, dei due uomini ,e di tutti gli abitanti dell’isola , specialmente del cane di Colm e della asinella Jenny ,che vive in casa con Padraic e sua sorella Siobhan. Dunque in questa isola narrata qui , in un epoca lontana nel 1923 , che esiste nella immaginazione del regista Martin Mc Donagh , irlandese , e non esiste nell’Irlanda moderna , dobbiamo cercare il motivo di fondo , il senso del film di McDonagh, e quindi fermarci a riflettere sul senso della vita dei due personaggi, narrati, che intanto non sembrano eroi gloriosi di grandi imprese, ma due sopravvissuti ad un isolamento, e a una solitudine personale e ambientale, che li accompagna a vivere la consuetudine della vita a loro destinata. Dunque, la loro amicizia o frequentazione abituale a bere pinte di birra ogni giorno, è solo un gioco casuale, non una scelta tra persone consapevoli , forse una amicizia più simile a quella dei cagnolini e dell’asinello con i loro padroni ,che non amicizia tra persone solidali ,con affinità e interessi comuni, con stima reciproca. Un ingannevole rapporto tra persone , destinato a terminare. Infatti spetta all’anziano Colm rompere il falso equilibrio creato tra i due amici, ma anche in tutta la micro comunità dell’isola ,dove tutti si conoscono e sanno, dove tutti si chiedono infine cosa è successo, e cosa succederà. Colm ,spiegherà a tutti che l’amico è insulso e noioso, che il poco tempo che gli resta da vivere non può essere sprecato per niente, che da violinista ormai , non gli resta che suonare e soprattutto comporre ballate irlandesi, che nel film pure si ascoltano, insieme a quei pochi giovani di orchestrine che vengono apposta per suonare da fuori isola. Ecco la svolta della narrazione , la vita sull’isola si tramuta dall’immobilità, alla instabilità sociale e psicologica ,i due personaggi Colm e Padra danno di matto, l’uno si nega financo alla vista dell’altro, mentre Padraic lo insegue e lo tallona per stanarlo, fino al punto che Colm pur di liberarsi del fanatico ex amico, minaccia e attua un folle gesto di autolesionismo, tagliandosi le dita della mano con una cesoia, lanciandole ogni tanto contro la casa dove vive Padraic . Questo provocherà anche la morte della amata asinella, per soffocamento, e la disperazione di Siobhan la sorella di Padraic, figura femminile fondamentale nella storia, unica di spicco e personalità tra gli abitanti dell’isola. Il film rende bene il senso di follia che attanaglia i personaggi, quando si assiste alla decisione di Padraic di incendiare la casa di Colm per ammazzare il suo cane ,e magari anche Colm stesso se fosse chiuso in casa. La storia si avvia dunque ad una conclusione ,che spiega anche il senso del titolo originale,(le Banshees) dell’isola, sono gli spiriti dei non viventi, infatti, Colm lo vediamo con il suo cane sulla spiaggia, e Padraic che rientra nella sua casa dove la sorella ,unica donna vivente consapevole, prepara le valigie poiché decide di andare via verso una nuova vita , in Irlanda , pur se sappiamo in quel tempo in conflitto con gli inglesi . Un film dalla bella fotografia del paesaggio dell’isola, che rende perfettamente l’uggiosa atmosfera degli ambienti e dei caratteri , chiusi e ostili dei due personaggi, protagonisti , ingannevoli amici, perfettamente interpretati da Farrel e Gleeson, ma anche di più dalla Kerry Condon ,come donna che infine rompe la rigidità dello schema e dei destini narrati, partendo con la sua valigia nella barca che si allontana salutando per sempre l’isola degli spiriti. (Mauridal)
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jaylee
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domenica 12 febbraio 2023
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com’era verde la mia solitudine
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Il pastore Padraic (Colin Farrell) trascorre la sua vita pacifica e serena sull’Isola (immaginaria) di Inisherin negli anni ‘20, al largo delle coste irlandesi, proprio mentre nell’Isola principale infuria la Guerra Civile. Un bel (brutto) giorno il suo miglior amico, il violinista Colm (Brendan Gleeson) decide di non rivolgergli più la parola. Inizialmente sembra uno scherzo (peraltro è il 1° Aprile), ma no, addirittura Colm lo minaccia di tagliarsi un dito.
Il film di Martin McDonagh, regista del bellissimo 3 Manifesti ad Ebbing, Missouri, ci racconta proprio dei tentativi sempre più delusi del buon Padraic di capire e riappacificarsi con il suo amico.
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Il pastore Padraic (Colin Farrell) trascorre la sua vita pacifica e serena sull’Isola (immaginaria) di Inisherin negli anni ‘20, al largo delle coste irlandesi, proprio mentre nell’Isola principale infuria la Guerra Civile. Un bel (brutto) giorno il suo miglior amico, il violinista Colm (Brendan Gleeson) decide di non rivolgergli più la parola. Inizialmente sembra uno scherzo (peraltro è il 1° Aprile), ma no, addirittura Colm lo minaccia di tagliarsi un dito.
Il film di Martin McDonagh, regista del bellissimo 3 Manifesti ad Ebbing, Missouri, ci racconta proprio dei tentativi sempre più delusi del buon Padraic di capire e riappacificarsi con il suo amico. A fargli da supporto la sorella Siobhan, l’amico Dominic, e i suoi animali, tra cui l’adorata asinella Jenny, nella cornice di un’Irlanda verde e brumosa come ce la immaginiamo noi mediterranei.
E’ un film per niente facile questo: a differenza di Manifesti, un dramma con alcune sfumature di commedia, Gli Spiriti dell’Isola è una commedia che sfocia piano piano nel dramma e di stampo teatrale (tanto che originariamente fa parte di un trittico di pièce ciascuna dedicata alle 3 Isole di Aran, scritta dallo stesso McDonagh, ma poi mai portata sul palco). Tante le situazioni divertenti, ma allo stesso tempo, non si ride mai veramente, c’è sempre qualcosa di amarognolo e di mai spiegato. È un film che parla di tante cose, non ultimo, nelle intenzioni forse del regista e sceneggiatore, una metafora della Guerra Civile in Irlanda (e forse di quello tra Russia ed Ucraina?), tanto che Inisherin (e non Inisheer, che effettivamente è un'isola di Aran), significa “Isola di Irlanda” in gaelico, storia di un conflitto creato dalla Gran Bretagna ad arte tra fratelli, e mai veramente comprensibile fino in fondo, in cui religione e politica crearono schieramenti e faide senza inizio e senza fine.
Il microcosmo di Inisherin, dove l’anziana signora McCormick è il simbolico (neanche tanto sottinteso) spirito dell’isola (il Banshee del titolo originale e che, nella tradizione irlandese, preannuncia morti in famiglia), rappresenta una storia di solitudini, ognuno con il suo destino e le proprie soluzioni, che sia il dedicarsi agli animali, la lettura, la musica, l’alcol, e allo stesso tempo, come avrebbe detto il nostro Antonioni, di incomunicabilità crescente tra gli esseri umani. Conflitti che nascono magari senza uno scoppio, senza una vera e propria esplosione, ma quasi una deriva che allontana le persone, spesso definitivamente, come un percorso più o meno inevitabile di crescita e la mancata accettazione di questo da parte dell’altro.
In tutto questo, il film può contare su grandi interpreti irlandesi, e sulla reunion tra Gleeson e Farrell dai tempi di In Bruges; ma se Gleeson non è certo una scoperta, Farrell, con il suo Padraic così semplice e così sperduto, ci stupisce sempre di più per la sua progressiva maturazione attoriale, ci ricorda un po’ il percorso di Brad Pitt che parte come divo da film di cassetta per poi trovare la sua strada; e molto bravi Barry Keoghan nella parte del ragazzo problematico e Kerry Condon, la sorella di Padraic che sarà l’unica capace di affrontare in modo decisivo il suo stato di malessere.
Non al livello di Manifesti, ma di certo un film che lascia molto su cui riflettere. (www.versionekowalski.it)
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ralphscott
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domenica 12 febbraio 2023
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lo scemo ed il disperato. del villaggio.
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Una vita fatta di poco per un film apparentemente altrettanto basico, ma capace di muovere riflessioni profonde, destabilizzare in quanto non narra certezze, insinua dubbi. A cominciare da quello più immediato: cosa abbiamo visto? cosa vuole raccontare il regista ? Farrel e Gleeson (entrambi irlandesi) danno vita a due personaggi complessi, solo nei momenti più leggeri riducibili schematicamente ad un tonto, ignorante e mite il primo, un burbero tendente alla depressione il secondo. La sceneggiatura apre sottotono: un momento di crisi tra due amici che, forse, non dovrebbe scuotere troppo lo spettatore. La vita sull'isola, in fondo, a noi appare noiosa, limitata alle bestie ed al pub. Anche grazie ad una Natura attrice protagonista - cieli mutabili e scogliere schiaffeggiate da vento e mare - percepiamo anche noi, condividendola, la sofferenza, il male ancestrale dell'uomo che affligge Colm, colui che un giorno si sente schiacciare dall'apparente inutilità di una vita spesa senza costruire nulla, senza lasciare traccia di se.
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Una vita fatta di poco per un film apparentemente altrettanto basico, ma capace di muovere riflessioni profonde, destabilizzare in quanto non narra certezze, insinua dubbi. A cominciare da quello più immediato: cosa abbiamo visto? cosa vuole raccontare il regista ? Farrel e Gleeson (entrambi irlandesi) danno vita a due personaggi complessi, solo nei momenti più leggeri riducibili schematicamente ad un tonto, ignorante e mite il primo, un burbero tendente alla depressione il secondo. La sceneggiatura apre sottotono: un momento di crisi tra due amici che, forse, non dovrebbe scuotere troppo lo spettatore. La vita sull'isola, in fondo, a noi appare noiosa, limitata alle bestie ed al pub. Anche grazie ad una Natura attrice protagonista - cieli mutabili e scogliere schiaffeggiate da vento e mare - percepiamo anche noi, condividendola, la sofferenza, il male ancestrale dell'uomo che affligge Colm, colui che un giorno si sente schiacciare dall'apparente inutilità di una vita spesa senza costruire nulla, senza lasciare traccia di se. Quell' uomo potremmo esser noi che, sebbene immersi in vite metropolitane, affollate di distrazioni, siamo comunque potenziali prede del male di vivere. Personaggi secondari, come gli avventori del bar, sempliciotti che si fanno il verso reciprocamente, strappano risate che allentano solo marginalmente il malessere che questo splendido racconto ci trasmette. L'unica via per sfuggire al conflitto della vita è scappare, sembra dirci la sorella di Padraic, che lascia l'isola. Un film di domande destinate a non avere risposte. Nemmeno dalla vecchia che in abiti scuri preannuncia eventi funesti.
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[+] troppo buono
(di flavio)
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