cardclau
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martedì 4 gennaio 2022
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la fugacità deella luce
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Non vi nascondo che ero preoccupato prima della proiezione: che la versione di West Side Story di Spielberg potesse turbarmi come la versione originale di Robbins del 1961. Confidavo quindi negli effetti speciali e nell’accelerazione indiavolata di tanta cinematografia moderna nello stemperare il salutare, ma straziante, sbigottimento nel percepire il traboccare delle proprie emozioni di fronte ad un dramma così antico e vero: della potenza e della fugacità della luce, l’amore, fra due esseri umani, di fronte alla dittatura e alla persistenza dell’ombra, l’odio anaffettivo, la distruzione senza pensiero.
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Non vi nascondo che ero preoccupato prima della proiezione: che la versione di West Side Story di Spielberg potesse turbarmi come la versione originale di Robbins del 1961. Confidavo quindi negli effetti speciali e nell’accelerazione indiavolata di tanta cinematografia moderna nello stemperare il salutare, ma straziante, sbigottimento nel percepire il traboccare delle proprie emozioni di fronte ad un dramma così antico e vero: della potenza e della fugacità della luce, l’amore, fra due esseri umani, di fronte alla dittatura e alla persistenza dell’ombra, l’odio anaffettivo, la distruzione senza pensiero. Mi sbagliavo. È superiore. È vero che la cinematografia ha fatto passi da gigante in sessant’anni ma Spielberg rimane un sorprendente maestro nel calare la realtà negli affetti, e ancora tenacemente lo spettatore alla storia che gli narra. Non manca la ciliegina sulla torta: ho sempre considerato la relazione umana, tra due, da un istante a tutta la vita, “per sempre” come si erano giurati Maria e Anton, una cosa in cui crederci seriamente, una cosa “sacra”. E Spielberg ambienta il loro momento di luce in un chiostro, in una chiesa.
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thomas
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giovedì 30 dicembre 2021
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west side story o grease?
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West Side Story racconta una vicenda di morte che affonda le radici nell'odio razziale, nella povertà e nell'assenza di futuro per gioventù bruciate. Racconta di realtà talmente intrise di rabbia e rancore da impedire una normale convivenza, di passioni amorose talmente accese da obliare la morte di un famigliare (Maria trascorre la notte con Tony pur sapendo che le ha appena ammazzato il fratello). Racconta infine un'America che, nonostante si sia sviluppata grazie al contributo di decine di etnie diverse (il cosiddetto melting pot), tuttavia continua a pagare lo scotto della violenza innescata da integrazioni problematiche se non in alcuni casi impossibili. Se tutto questo è West Side Story, e se si è voluto portarla nuovamente sugli schermi a distanza di circa sessanta anni, non vi è dubbio che l'occasione doveva essere sfruttata per valorizzare il potenziale "oscuro":che offre la storia e farla diventare grande e coraggioso affresco della Storia.
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West Side Story racconta una vicenda di morte che affonda le radici nell'odio razziale, nella povertà e nell'assenza di futuro per gioventù bruciate. Racconta di realtà talmente intrise di rabbia e rancore da impedire una normale convivenza, di passioni amorose talmente accese da obliare la morte di un famigliare (Maria trascorre la notte con Tony pur sapendo che le ha appena ammazzato il fratello). Racconta infine un'America che, nonostante si sia sviluppata grazie al contributo di decine di etnie diverse (il cosiddetto melting pot), tuttavia continua a pagare lo scotto della violenza innescata da integrazioni problematiche se non in alcuni casi impossibili. Se tutto questo è West Side Story, e se si è voluto portarla nuovamente sugli schermi a distanza di circa sessanta anni, non vi è dubbio che l'occasione doveva essere sfruttata per valorizzare il potenziale "oscuro":che offre la storia e farla diventare grande e coraggioso affresco della Storia. Ma Spielberg è sempre stato molto prudente a misurarsi davvero con le profondita', sa che lì c'è il rischio di perdersi, e così si è limitato a fornirci una versione "rinfrescata" di West Side Story, senza riferimenti all'immigrazione ispanica clandestina (quanto sarebbe stato narrativamente potente, invece,attualizzare gli Sharks inserendoci i tanti clandestini latinos che affollano il sottobosco delle grandi metropoli americane!). Anche la scelta di ribadire la provenienza portoricana degli Sharks, come nell'originale del 1961, oramai è anacronistica, Portorico negli ultimi anni ha per ben due volte votato a favore della propria annessione agli USA, sarebbe stato certamente più appropriato identificare gli Sharks con la massa di desperados ispanici di ogni provenienza, uniti nel cercare di ritagliarsi il proprio pezzetto di sogno americano. La scelta degli attori riflette peraltro la sua incapacità di svincolarsi dalla versione originale: Tony ha la faccia da bravissimo ragazzo, ma si è appena fatto un anno di prigione per aver quasi ucciso un coetaneo durante una rissa, dove sono i segni di una vita che gli ha già presentato un conto duro? E i poliziotti paiono più che altro bonari addetti dell'assistenza sociale, dov'è quella violenza che caratterizza i loro conflitti con le gangs nelle strade? Dal punto di vista tecnico, poi, anche la fotografia non convince: le luci di scena non devono creare riflessi, nelle scene notturne i bagliori azzurrognoli si sprecano. Se dunque Spielberg perde l'occasione di raccontare attraverso West Side Story l'America di oggi, vi è da chiedersi cosa voglia significare il suo film e cosa rimane del suo sforzo artistico, peraltro da lui dedicato al padre; occorre in definitiva domandarsi qual è la ratio di un remake di West Side Story, adesso. Probabilmente egli intende continuare nella realizzazione del suo grande mosaico dell'America: "Salvate il soldato Ryan", "Lincoln", "The Post", tanto per citarne alcuni, sono tappe di un'ambiziosa opera di raffigurazione destinata al mondo e ai posteri. Ma se così è, West Side Story 2021 perde l'occasione di fornire una preziosa tessera del mosaico e si riduce di fatto a un timido tentativo nostalgico, praticamente a un inutile deja vu
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stefano musacchio
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martedì 28 dicembre 2021
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capolavoro
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Perché questo film è un capolavoro?
Perché l'idea è di un certo William Shakespeare.
Perché le musiche di Leonard Bernstein sono immortali.
Perché è diretto da Spielberg che sa fare il suo mestiere.
Perché è interpretato da bravi attori che sanno ballare e cantare.
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domenica 26 dicembre 2021
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il non musical del west side story di spielberg
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Premesso che il film del ’61 non è certamente un capolavoro, lo è però confrontato con il mediocre adattamento di Spielberg. Il valore del film di Wise e Robbins – che immagino era presente anche nello spettacolo teatrale – era senz’altro costituito dalle “moderne”, dinamiche coreografie del maestro Jerome Robbins. Coreografie perfettamente integrate all’ambiente sociale e culturale della vicenda. Coreografie dai movimenti nuovi, riadattamento del repertorio classico del balletto cinematografico americano (penso a ballerini e coreografi quale Michael Kidd, il divino Astaire, Gene Kelly). La coreografia è praticamente presente in modo marginale nel remake. Coreografia spesso ripresa male (ad esempio disperdendo i ballerini in mezzo a folle di passanti) e che non ha più l’essenzialità e la pregnanza di quella originale.
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Premesso che il film del ’61 non è certamente un capolavoro, lo è però confrontato con il mediocre adattamento di Spielberg. Il valore del film di Wise e Robbins – che immagino era presente anche nello spettacolo teatrale – era senz’altro costituito dalle “moderne”, dinamiche coreografie del maestro Jerome Robbins. Coreografie perfettamente integrate all’ambiente sociale e culturale della vicenda. Coreografie dai movimenti nuovi, riadattamento del repertorio classico del balletto cinematografico americano (penso a ballerini e coreografi quale Michael Kidd, il divino Astaire, Gene Kelly). La coreografia è praticamente presente in modo marginale nel remake. Coreografia spesso ripresa male (ad esempio disperdendo i ballerini in mezzo a folle di passanti) e che non ha più l’essenzialità e la pregnanza di quella originale. Non capisco perché si scriva che i balletti di Robbins vengono “rinfrescati e accelerati”. Da quello introduttivo ove i due gruppi di ragazzi rendono il movimento danzato del corpo cosa naturale e quasi non percebile, senza discontinuità rispetto alle parti non danzate. Tra l’altro tutta la sequenza è più lunga e più articolata da come risulta nella nuova versione. C’è poi la celebre “America”, - nel film del ’61 - tutta racchiusa, concentrata nello spazio di un terrazzo di un palazzo. Una danza che pare esplodere e andare oltre quel limitato palcoscenico, con ragazzi e ragazze che si esibiscono facendosi portatori (bello il testo della canzone) di valori culturali diversi. Nulla di tutto ciò nel film di Spielberg ove la scena viene dilatata portandola nelle strade di New York, dove perde di mordente, di dinamicità e di critica sociale (e non basta un gruppo di persone – in precedente sequenza – con pugni chiusi e in versione protestataria per aggiornare la critica sociale) appesantita dalla presenza di una folla di passanti, che distoglie l’attenzione dai ballerini e da quello che la loro danza veicola. A parte che anche i movimenti dei danzatori non sono più quelli originari o lo sono in modo parziale. Che dire poi che una delle più intense sequenze coreografiche di Robbins – quella “Cool” – che è priva addirittura di una coreografia nel film del 2021. L’unica sequenza coreografica accettabile nel film di Spielberg è quella ambientata nella palestra. Ma se si va a vedere attentamente come è stata coreografata da Robbins si vede che in essa c’è una inventiva assente nel suo clone. Il fatto poi – per passare alle scene non coreografate – che le scene si avvicendano in un ordine diverso nel film recente rispetto a quello originario (e sembrerebbe che il film di Spielberg sia più rispettoso di come era costruita la versione teatrale, ma questo poco importa) conferma la mediocre messa in scena del remake. Ad esempio, la canzone Maria viene fatto quasi immediatamente seguire, in modo precipitoso, dalla canzone Tonight, mentre nel film di Wise tra le due era collocata (con esiti drammaturgici più interessanti) la scena “America” (di cui ho detto). La canzone “Cool” nel film di Wise viene – in modo narrativamente più coerente – dopo la scena della rissa (con l’uccisione dei due giovani) è ha la funzione di scaricare la tensione e l’angoscia accumulata dai ragazzi nella scena del duello. Un modo appunto di elaborare, di metabolizzare quanto è accaduto. E in questa scena – tutte le sequenze coreografiche furono dirette solo da Robbins - si presti attenzione a certi movimenti della macchina da presa davvero perfetti per valorizzare il significato catartico della danza. L’introduzione del personaggio nuovo di Valentina non mi pare che abbia molto senso. È forse solo un modo per rendere omaggio alla Moreno del film originale. Ma questo non giustifica l’introduzione di questa novità. Meglio (con più spessore) il personaggio di Doc nella versione del ’61. Alla fine, anche il finale del film di Wise risulta più pregevole, ispirato rispetto a quello nuovo. Ovviamente in entrambe la versione il riferimento a Shakespeare è inopportuno. Quanto agli interpreti non mi pare che ci siano differenze abissali tra le due versioni. Pregevole che nel film di Spielberg il personaggio di Maria sia intensamente interpretato e l’attrice non viene doppiata, in quanto dotata di una bella ed espressiva voce. Infine, last but no least che dire dei titoli di testa (soprattutto) e di coda del film di Wise? Intelligenti, sorprendenti, dovuti – come noto – a Saul Bass e che surclassano (nella loro modernità) quelli dell’ultima versione dell’opera. Io credo che questo film confermi che Spielberg – autore sopravvalutato – sia un regista per tutti i gusti e per ogni genere di film. E forse anche per questo manca in lui – anche nei film più interessanti – la capacità di realizzare un’opera che vada al di là di sé stessa, che trascenda la narrazione in una sora di meta narrazione. Insomma, che riesca – come è dei grandi autori – ad essere stimolante struttura epifanica, allusiva in modo intelligente a nuove e latenti dimensioni.
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sabato 25 dicembre 2021
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blablabla
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Marzia, un papiro interminabile per un musical. Ok carino, Tutto qua.
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venerdì 24 dicembre 2021
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osservazioni di un dilettante sul west side story di spielberg
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Premesso che il film del ’61 non è certamente un capolavoro, lo è però confrontato con il mediocre adattamento di Spielberg. Il valore del film di Wise e Robbins – che immagino era presente anche nello spettacolo teatrale – era senz’altro costituito dalle “moderne”, dinamiche coreografie del maestro Jerome Robbins. Coreografie perfettamente integrate all’ambiente sociale e culturale della vicenda. Coreografie dai movimenti nuovi, riadattamento del repertorio classico del balletto cinematografico americano (penso a ballerini e coreografi quale Michael Kidd, il divino Astaire, Gene Kelly). La coreografia è praticamente presente in modo marginale nel remake. Coreografia spesso ripresa male (ad esempio disperdendo i ballerini in mezzo a folle di passanti) e che non ha più l’essenzialità e la pregnanza di quella originale.
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Premesso che il film del ’61 non è certamente un capolavoro, lo è però confrontato con il mediocre adattamento di Spielberg. Il valore del film di Wise e Robbins – che immagino era presente anche nello spettacolo teatrale – era senz’altro costituito dalle “moderne”, dinamiche coreografie del maestro Jerome Robbins. Coreografie perfettamente integrate all’ambiente sociale e culturale della vicenda. Coreografie dai movimenti nuovi, riadattamento del repertorio classico del balletto cinematografico americano (penso a ballerini e coreografi quale Michael Kidd, il divino Astaire, Gene Kelly). La coreografia è praticamente presente in modo marginale nel remake. Coreografia spesso ripresa male (ad esempio disperdendo i ballerini in mezzo a folle di passanti) e che non ha più l’essenzialità e la pregnanza di quella originale. Non capisco perché si scriva che i balletti di Robbins vengono “rinfrescati e accelerati”. Da quello introduttivo ove i due gruppi di ragazzi rendono il movimento danzato del corpo cosa naturale e quasi non percebile, senza discontinuità rispetto alle parti non danzate. Tra l’altro tutta la sequenza è più lunga e più articolata da come risulta nella nuova versione. C’è poi la celebre “America”, - nel film del ’61 - tutta racchiusa, concentrata nello spazio di un terrazzo di un palazzo. Una danza che pare esplodere e andare oltre quel limitato palcoscenico, con ragazzi e ragazze che si esibiscono facendosi portatori (bello il testo della canzone) di valori culturali diversi. Nulla di tutto ciò nel film di Spielberg ove la scena viene dilatata portandola nelle strade di New York, dove perde di mordente, di dinamicità e di critica sociale (e non basta un gruppo di persone – in precedente sequenza – con pugni chiusi e in versione protestataria per aggiornare la critica sociale) appesantita dalla presenza di una folla di passanti, che distoglie l’attenzione dai ballerini e da quello che la loro danza veicola. A parte che anche i movimenti dei danzatori non sono più quelli originari o lo sono in modo parziale. Che dire poi che una delle più intense sequenze coreografiche di Robbins – quella “Cool” – che è priva addirittura di una coreografia nel film del 2021. L’unica sequenza coreografica accettabile nel film di Spielberg è quella ambientata nella palestra. Ma se si va a vedere attentamente come è stata coreografata da Robbins si vede che in essa c’è una inventiva assente nel suo clone. Il fatto poi – per passare alle scene non coreografate – che le scene si avvicendano in un ordine diverso nel film recente rispetto a quello originario (e sembrerebbe che il film di Spielberg sia più rispettoso di come era costruita la versione teatrale, ma questo poco importa) conferma la mediocre messa in scena del remake. Ad esempio, la canzone Maria viene fatto quasi immediatamente seguire, in modo precipitoso, dalla canzone Tonight, mentre nel film di Wise tra le due era collocata (con esiti drammaturgici più interessanti) la scena “America” (di cui ho detto). La canzone “Cool” nel film di Wise viene – in modo narrativamente più coerente – dopo la scena della rissa (con l’uccisione dei due giovani) è ha la funzione di scaricare la tensione e l’angoscia accumulata dai ragazzi nella scena del duello. Un modo appunto di elaborare, di metabolizzare quanto è accaduto. E in questa scena – tutte le sequenze coreografiche furono dirette solo da Robbins - si presti attenzione a certi movimenti della macchina da presa davvero perfetti per valorizzare il significato catartico della danza. L’introduzione del personaggio nuovo di Valentina non mi pare che abbia molto senso. È forse solo un modo per rendere omaggio alla Moreno del film originale. Ma questo non giustifica l’introduzione di questa novità. Meglio (con più spessore) il personaggio di Doc nella versione del ’61. Alla fine, anche il finale del film di Wise risulta più pregevole, ispirato rispetto a quello nuovo. Ovviamente in entrambe la versione il riferimento a Shakespeare è inopportuno. Quanto agli interpreti non mi pare che ci siano differenze abissali tra le due versioni. Pregevole che nel film di Spielberg il personaggio di Maria sia intensamente interpretato e l’attrice non viene doppiata, in quanto dotata di una bella ed espressiva voce. Infine, last but no least che dire dei titoli di testa (soprattutto) e di coda del film di Wise? Intelligenti, sorprendenti, dovuti – come noto – a Saul Bass e che surclassano (nella loro modernità) quelli dell’ultima versione dell’opera. Io credo che questo film confermi che Spielberg – autore sopravvalutato – sia un regista per tutti i gusti e per ogni genere di film. E forse anche per questo manca in lui – anche nei film più interessanti – la capacità di realizzare un’opera che vada al di là di sé stessa, che trascenda la narrazione in una sora di meta narrazione. Insomma, che riesca – come è dei grandi autori – ad essere stimolante struttura epifanica, allusiva in modo intelligente a nuove e latenti dimensioni.
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