felicity
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giovedì 11 agosto 2022
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nei territori estremi del noir
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Chi è senza peccato è un thriller che diventa uno spazio tutto da esplorare e rileggere attraverso un punto di vista quasi liminale, che lo porta a escogitare soluzioni tanto personali quanto spiazzanti.
Poi si trasforma in un thriller sotto acido, in cui gli splendidi territori australiani, immensi, vuoti, ricordano degli spazi appena rivoluzionati da una catastrofe, quasi marziani. L’indagine diventa il sogno febbrile del personaggio di Eric Bana, che attraverso un approccio in scena misurato e umanissimo pare farsi carico dei lati oscuri della cittadina.
Non è un caso, forse, che il racconto funzioni meglio quando asseconda l’atmosfera visionaria del contesto, depistando lo sguardo dello spettatore, giocando con gli spazi e mettendo alla prova la sua stessa coerenza.
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Chi è senza peccato è un thriller che diventa uno spazio tutto da esplorare e rileggere attraverso un punto di vista quasi liminale, che lo porta a escogitare soluzioni tanto personali quanto spiazzanti.
Poi si trasforma in un thriller sotto acido, in cui gli splendidi territori australiani, immensi, vuoti, ricordano degli spazi appena rivoluzionati da una catastrofe, quasi marziani. L’indagine diventa il sogno febbrile del personaggio di Eric Bana, che attraverso un approccio in scena misurato e umanissimo pare farsi carico dei lati oscuri della cittadina.
Non è un caso, forse, che il racconto funzioni meglio quando asseconda l’atmosfera visionaria del contesto, depistando lo sguardo dello spettatore, giocando con gli spazi e mettendo alla prova la sua stessa coerenza. Il passato si confonde nel presente, i personaggi appaiono al detective proprio quando ne ha bisogno, gli alibi ritornano, identici, a distanza di vent’anni e lo stesso investigatore sembra nascondere più di un segreto.
Alla lunga la regia perde la presa sul racconto e ne svela i meccanismi. I personaggi si irrigidiscono, si caricano di abbozzati sottotesti politici, il confine tra scelta consapevole e illogicità nella scrittura si assottiglia.
Chi è senza peccato cede a contatto con una dimensione che lo rifiuta ma riesce a essere un coraggioso (quasi incosciente) film pienamente d’autore, che ripensa il genere e, soprattutto, sfida lo spettatore.
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paolp78
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giovedì 7 luglio 2022
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quasi a bocca asciutta
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Film giallo che si caratterizza per sviluppare una trama straordinariamente enigmatica, dove gli interrogativi si susseguono andandosi ad accavallare in attesa di una soluzione che viene costantemente rinviata, creando così un effetto attesa per il finale, che si preannuncia rivelatore, dal quale si finisce per aspettarsi autentici fuochi d’artificio. Le aspettative troppo alte, come spesso avviene, non sono soddisfatte in pieno, con l’effetto che il finale seppur buono, tuttavia finisce col deludere un po’ lasciando lo spettatore a bocca semi-asciutta, tanto per parafrasare il titolo originale dell’opera.
Si nota il ricorso a numerosi cliché già utilizzati con maggior profitto in film polizieschi del passato ben superiori a questo (il poliziotto di città che si trova a fare indagini nella profonda provincia; i misteri sepolti nel passato ecc.
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Film giallo che si caratterizza per sviluppare una trama straordinariamente enigmatica, dove gli interrogativi si susseguono andandosi ad accavallare in attesa di una soluzione che viene costantemente rinviata, creando così un effetto attesa per il finale, che si preannuncia rivelatore, dal quale si finisce per aspettarsi autentici fuochi d’artificio. Le aspettative troppo alte, come spesso avviene, non sono soddisfatte in pieno, con l’effetto che il finale seppur buono, tuttavia finisce col deludere un po’ lasciando lo spettatore a bocca semi-asciutta, tanto per parafrasare il titolo originale dell’opera.
Si nota il ricorso a numerosi cliché già utilizzati con maggior profitto in film polizieschi del passato ben superiori a questo (il poliziotto di città che si trova a fare indagini nella profonda provincia; i misteri sepolti nel passato ecc.); la pellicola non riesce a giovarsi di tali schemi narrativi che viceversa ne evidenziano la scarsa originalità e mancanza di idee nuove.
La regia di Robert Connolly si segnala unicamente per l’ambientazione suggestiva ed azzeccata, che permette alla pellicola di trovare un suo tratto distintivo capace di differenziarla dalle numerose altre opere cinematografiche dello stesso genere. È questo l’elemento del film che si fa ricordare e che resta maggiormente impresso.
Le recitazioni non sono indimenticabili, a cominciare da quella di Eric Bana, unico attore di notevole fama presente nel cast, la cui recitazione poco espressiva non convince.
I ritmi della narrazione danno volutamente l’impressione di essere lenti, ma in realtà la complessa trama si dipana inesorabile e con un’apprezzabile costanza.
Già sperimentata la doppia narrazione, con una storia minore ambientata nel passato che viene messa in scena attraverso dei brevi flashback posizionati qua e là attraverso tutto il film.
Le tematiche ed i fatti sono aspri e trattati con una decisa durezza, pur tuttavia non si riscontra un eccessivo indugiare sui particolari più disturbanti, così che la pellicola si mantiene abbastanza distaccata e fruibile da parte di un pubblico non facilmente impressionabile.
Buone le riprese dall’alto dell’arido paesaggio australiano.
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roberto
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mercoledì 30 marzo 2022
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bel thriller vecchio stile......
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Se ne vedono sempre meno di thriller così.....oggi solo effetti speciali ed azione inverosimile......da non perdere per chi, come me, ama il genere.
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jonnylogan
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venerdì 11 marzo 2022
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la via della redenzione
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Dopo venti anni il detective Aaron Falk torna a Kiewarra per presenziare al funerale di Luke Hadler, suo amico di gioventù che prima di suicidarsi avrebbe assassinato sua moglie Karen e il loro figlio Billy. Su richiesta degli Hadler, certi che il figlio non centri nulla con il duplice omicidio, Aaron decide, seppur riluttante, d’intrattenersi e d’indagare sul caso.
In un’estate rovente e arida, in cui la siccità del titolo la fa da padrona, Eric Bana torna nella natia Australia per rendere omaggio a un vecchio amico e conseguentemente per risolvere un caso che affonda le radici in una giovinezza piena di ombre. Partito da Kiewerra, città dello stato di Victoria, per scacciare i fantasmi di un caso di cronaca nera, Aaron Falk, lo stesso Bana, in grado di caratterizzare un poliziotto della metropoli ma altrettanto incapace di replicare alle accuse degli abitanti del luogo, inferociti sia per la sua decisione di aiutare la famiglia Hadler, sia per la sua semplice presenza, a causa di vecchi rancori mai del tutto sopiti nel corso degli anni, torna dopo due decenni a Kiewerra, più per prassi che per voglia e facendosi alla fine travolgere da ricordi di ogni tipo, dai più piacevoli ai meno edificanti.
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Dopo venti anni il detective Aaron Falk torna a Kiewarra per presenziare al funerale di Luke Hadler, suo amico di gioventù che prima di suicidarsi avrebbe assassinato sua moglie Karen e il loro figlio Billy. Su richiesta degli Hadler, certi che il figlio non centri nulla con il duplice omicidio, Aaron decide, seppur riluttante, d’intrattenersi e d’indagare sul caso.
In un’estate rovente e arida, in cui la siccità del titolo la fa da padrona, Eric Bana torna nella natia Australia per rendere omaggio a un vecchio amico e conseguentemente per risolvere un caso che affonda le radici in una giovinezza piena di ombre. Partito da Kiewerra, città dello stato di Victoria, per scacciare i fantasmi di un caso di cronaca nera, Aaron Falk, lo stesso Bana, in grado di caratterizzare un poliziotto della metropoli ma altrettanto incapace di replicare alle accuse degli abitanti del luogo, inferociti sia per la sua decisione di aiutare la famiglia Hadler, sia per la sua semplice presenza, a causa di vecchi rancori mai del tutto sopiti nel corso degli anni, torna dopo due decenni a Kiewerra, più per prassi che per voglia e facendosi alla fine travolgere da ricordi di ogni tipo, dai più piacevoli ai meno edificanti.
Fra le mani di Robert Connolly, regista proveniente dal mondo del teatro, il romanzo d’esordio di Jane Harper, scrittrice di origine britannica ma Australiana d’adozione, diventa un modo per muoversi su un duplice piano narrativo, appoggiandosi a continui flash back necessari per motivare l’ostracismo degli abitanti di Kiewerra nei confronti di Aaron e le indagini per il caso Hadler.
Film che sfrutta alla perfezione il libro al quale si ispira e le atmosfere piene di malinconia per il tempo passato, con un Bana sugli scudi così come la fotografia firmata da Stefan Duscio, capace di immortalare alla perfezione le lande australiane.
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flaw54
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domenica 14 novembre 2021
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bel film
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Nonostante un Eric Bana murato e 8ncapace di recitare il film è avvincente e ben costruito con rivelazioni finali inaspettate. 2 ore trascorse in modo teso, ma piacevole
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leonardo.lugni
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giovedì 11 novembre 2021
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thriller mozzafiato.
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impossibile staccare gli occhi dallo schermo.
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sergiofi
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martedì 11 maggio 2021
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la siccità dei luoghi diventa anche quella della persone
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In mezzo al nulla della prateria australiana devastata da una siccità che lascia poco scampo alla sanità mentale delle persone, l'agente federale Aaron Falk (un intenso Eric Bana) è costretto a fare i conti con i fantasmi del suo passato. Dopo un'assenza di venti anni ritorna a casa per partecipare al funerale dell’amico d'infanzia Luke, accusato di una tragica strage familiare. Mentre indaga sul crimine torna ad aprirsi una vecchia ferita, legata alla morte della giovane, che ha finito per condizionare il suo futuro.
Le due storie sono intrecciate con grande abilità dal regista Robert Connelly, che riesce a dosarle grazie a un uso equilibrato dei flashback e che inserisce in un contesto (in)credibilmente desolante e desolato.
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In mezzo al nulla della prateria australiana devastata da una siccità che lascia poco scampo alla sanità mentale delle persone, l'agente federale Aaron Falk (un intenso Eric Bana) è costretto a fare i conti con i fantasmi del suo passato. Dopo un'assenza di venti anni ritorna a casa per partecipare al funerale dell’amico d'infanzia Luke, accusato di una tragica strage familiare. Mentre indaga sul crimine torna ad aprirsi una vecchia ferita, legata alla morte della giovane, che ha finito per condizionare il suo futuro.
Le due storie sono intrecciate con grande abilità dal regista Robert Connelly, che riesce a dosarle grazie a un uso equilibrato dei flashback e che inserisce in un contesto (in)credibilmente desolante e desolato.
“The dry” è un film ricco di suggestioni, intrigante, ben scritto, altrettanto ben recitato (anche dai comprimari), che non delude le aspettative.
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