laura cavalcanti
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mercoledì 30 settembre 2020
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un film che tiene grazie ad attori e fotografia
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Ho dato tre stelle, quindi la più che sufficienza a questa film,sia per la fotografia che per la bravura degli attori.
Purtroppo il film dopo un buon inizio, scopre prematuramente le proprie carte, insomma viene svelato il o la colpevole (non voglio fare spoiler, anche se è difficile), troppo velocemente.
È vero, abbiamo scene già viste,pose plastiche già sdoganate...
E non è nemmeno il fatto che venga messo in scena la profilazione del serial killer qualcosa di originale.
Ma ahimè, rispondendo al post di @carloalberto qui sopra,sono cose che accadono davvero, ormai nell'omicidio seriale come nei film c'è spesso chi emula qualcun altro o per quanto poco ne trae spunto.
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Ho dato tre stelle, quindi la più che sufficienza a questa film,sia per la fotografia che per la bravura degli attori.
Purtroppo il film dopo un buon inizio, scopre prematuramente le proprie carte, insomma viene svelato il o la colpevole (non voglio fare spoiler, anche se è difficile), troppo velocemente.
È vero, abbiamo scene già viste,pose plastiche già sdoganate...
E non è nemmeno il fatto che venga messo in scena la profilazione del serial killer qualcosa di originale.
Ma ahimè, rispondendo al post di @carloalberto qui sopra,sono cose che accadono davvero, ormai nell'omicidio seriale come nei film c'è spesso chi emula qualcun altro o per quanto poco ne trae spunto.
E il profiling è una tecnica base,se lo si è studiato, come ho fatto io,si sa che un serial killer nasce dai traumi infantili, spesso legati alla madre (colpevole o vittima di abusi),o traumi nati dalle prime esperienze sessuali, approcci violenti o in cui non ci si sente adeguati (e si ritorna all'infanzia e al senso di inadeguatezza che i genitori a volte in modo violento e crudele fanno sentire ai figli)
La psicologia criminale, trita e ritrita è sempre quella...ci sono variabili,ma ciò dipende se il killer è psicopatico o sociopatico... comunque non sono qui per dare lezioni di criminologia.
Il punto è che il film non ha fallito per l'emulazione ,il film ha fallito perché il colpo di scena è avvenuto presto, ovviamente è stato voluto dalla sceneggiatura, per giustificare alcuni fatti che poi accadranno:
essere consapevoli di chi è il colpevole e nonostante tutto non poterlo fermare.
Ok, può anche essere,in fondo qui siamo in Europa e non negli Stati Uniti in cui facilmente ti arrestano (almeno nei film) e in cui basta un unico solo ragionevole dubbio per farti rilasciare.
Ed è con questo che il padre, poliziotto Statunitense, deve fare i conti, perché si trova a rincorrere il killer nonostante fosse stato preso precedentemente.
La storia degli scontrini che fa da alibi al colpevole,non regge,basta molto poco, oggi come oggi internet rende il mondo più piccolo, sarebbe stato sufficiente mandare la foto negli hotel e nei locali in cui il sospetto/a asserisce di essere stato, sarebbe stato sufficiente fare controllare le videocamere di sorveglianza per vedere se ero vero oppure no.
Una sola contraddizione sarebbe bastata per far crollare il castello di carte di bugie raccontate.
E la telefonata finale... bèh....scontata.
E torniamo a @carloalberto che ha messo a confronto questo film con la parodia"Fabula".
Sì lo so che non è una parodia vera,ma lo è,come lo è chiamarlo horror-trhiller.
È un filmino amatoriale che Amazon prime ha messo sulla sua piattaforma di streaming, cercando di farcelo passare per un vero film italiano...mapperpiacere,manco cento vetrine è girato così male, doppiato male, scritto così male, recitato ancor peggio.
E non è la differenza di budget, assolutamente no.
Questo è un discreto film, Fabula mi fa' vergognare di essere italiana e anche veneta.
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brunopepi
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martedì 29 settembre 2020
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non originale ma guardabile
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Basato su un romanzo del 2010, il regista bosniaco Danis Tanovic ci consegna un buon giallo pur senza una doverosa iniezione di trepidazione, principale pecca nel risultato del suo lavoro. Il film si presenta alquanto frugale nella sua trama ricalcando lontanamente i passi di "Io vi troverò" (Taken) e di altri soggetti cinematografici . Un ispettore di polizia alla ricerca dell'autore dell'omicidio di sua figlia e del marito durante la loro luna di miele in Europa, trovati selvaggiamente uccisi e mutilati.
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Basato su un romanzo del 2010, il regista bosniaco Danis Tanovic ci consegna un buon giallo pur senza una doverosa iniezione di trepidazione, principale pecca nel risultato del suo lavoro. Il film si presenta alquanto frugale nella sua trama ricalcando lontanamente i passi di "Io vi troverò" (Taken) e di altri soggetti cinematografici . Un ispettore di polizia alla ricerca dell'autore dell'omicidio di sua figlia e del marito durante la loro luna di miele in Europa, trovati selvaggiamente uccisi e mutilati. A questo seguiranno altri omicidi analoghi di giovani coppie dove il padre-detective si prodigherà nel trovare il serial killer con l'aiuto della polizia locale. Il film mantiene un certo interesse narrativo anche se privo di azione oltre che con un'attenuta tensione, facendo risaltare la buona interpretazione che Jeffrey Dean Morgan da al personaggio di un padre disperato e distrutto che nonostante la mente offuscata da vendetta si concede alla conformità della legge.
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carloalberto
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lunedì 28 settembre 2020
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sbilanciato tra thriller e dramma
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Cose già viste. Le scene raccapriccianti dei cadaveri mutilati messi in posa dal maniaco di turno a mimare opere d’arte, in Anamorph - i ritratti del serial killer. Le indagini semi private del padre poliziotto di una delle vittime in cerca di vendetta, in Fuori controllo o nella serie deiTaken.
Pur ricalcando gli stereotipi classici del genere thriller, Danis Tanovic crea nei primi minuti l’aspettativa di una suspense che si regge grazie all’ambiguità dell’identità del pazzo omicida. Tuttavia, il colpo di scena decisivo ed inaspettato, che avrebbe potuto mantenere alta la tensione, viene giocato improvvidamente troppo presto e così la storia, fino a quel punto godibile, devia nel drammone familiare, decadendo molto velocemente nello psicologismo spicciolo e nelle storielle nere dei traumi infantili, per poi precipitare inesorabilmente nella noia di un finale scontato e prevedibile e, in aggiunta, con esito inverosimile.
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Cose già viste. Le scene raccapriccianti dei cadaveri mutilati messi in posa dal maniaco di turno a mimare opere d’arte, in Anamorph - i ritratti del serial killer. Le indagini semi private del padre poliziotto di una delle vittime in cerca di vendetta, in Fuori controllo o nella serie deiTaken.
Pur ricalcando gli stereotipi classici del genere thriller, Danis Tanovic crea nei primi minuti l’aspettativa di una suspense che si regge grazie all’ambiguità dell’identità del pazzo omicida. Tuttavia, il colpo di scena decisivo ed inaspettato, che avrebbe potuto mantenere alta la tensione, viene giocato improvvidamente troppo presto e così la storia, fino a quel punto godibile, devia nel drammone familiare, decadendo molto velocemente nello psicologismo spicciolo e nelle storielle nere dei traumi infantili, per poi precipitare inesorabilmente nella noia di un finale scontato e prevedibile e, in aggiunta, con esito inverosimile. Il plot addirittura ricorda quello di un recente film italiano, Fabula di Denis Frison, per la complessità stucchevole e artificiosa nel ricostruire il profilo psicologico del criminale e non solo, tanto che si sospetterebbe di plagio uno dei due, se le due pellicole non fossero uscite contemporaneamente. Entrambi, comunque, fanno rimpiangere il primo Dario Argento. Le analogie si fermano qui. Denis purtroppo non ha gli attori di Danis e nemmeno il budget per girare in esterni volando da Londra a Madrid fino a Stoccolma ed in parte negli USA. Jeffrey Dean Morgan e Famke Janssen fanno la differenza e soprattutto il primo, nel ruolo del protagonista che benché sia distrutto dal dolore persegue in modo ossessivamente pervicace l’obiettivo di rendere giustizia alla figlia, rende accettabile un film irrisolto così com'è sbilanciato tra due generi. Non conoscendo il romanzo di Patterson, cui il film si ispira, non si può dire se i limiti evidenziati derivino da questo o se ne è stato stravolto il senso nella trasposizione cinematografica trasformando un dramma in un thriller o viceversa.
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