Michele Pennetta chiude idealmente la sua trilogia siciliana: cinema del reale per raccontare l'esistenza ai margini, con grande forza e poesia. Disponibile on demand
di Giulia Lucchini La Rivista del Cinematografo
Guardando questo film verrebbe da dire: Il mio corpo è una gabbia. Coproduzione svizzero-italiana con cui il regista Michele Pennetta chiude idealmente la sua trilogia siciliana ('A lucata nel 2013 e Pescatori di corpi nel 2016), nella quale si era confrontato con una riflessione sull'illegalità e la legalità.
Oscar, poco più che bambino, passa le sue giornate recuperando ferraglia per suo padre e occupandosi di rivenderla, e Stanley, un giovane immigrato nigeriano, che fa le pulizie nella chiesa del villaggio in cambio di ospitalità e di un po' di cibo. [...]
di Giulia Lucchini, articolo completo (1859 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 26 febbraio 2021