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venerdì 22 gennaio 2021
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father, il dramma della povertà vera
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Premetto che è parte di un articolo che pubblicherò su WSIMagazine alla fine del 32mo Trieste Film Festival - Lucia Evangelisti
Visibile on line dal 24 al 28 gennaio Father,di Srdan Golubovic, (Serbia, Francia, Germania, Croazia, Slovenia, Bosnia-Herzegovina, 2020 ), già proiettato a Berlino nel 2020, e ora scelto dal 32mo Trieste Film Festival, è di grande attualità per la descrizione di cosa è la povertà vera. Uno stato di totale fragilità ed impotenza. Che ti toglie la capacità di ribellarti e la coscienza dei tuoi diritti. Ti licenziano senza neppure darti tutti i soldi che ti spettano.
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Premetto che è parte di un articolo che pubblicherò su WSIMagazine alla fine del 32mo Trieste Film Festival - Lucia Evangelisti
Visibile on line dal 24 al 28 gennaio Father,di Srdan Golubovic, (Serbia, Francia, Germania, Croazia, Slovenia, Bosnia-Herzegovina, 2020 ), già proiettato a Berlino nel 2020, e ora scelto dal 32mo Trieste Film Festival, è di grande attualità per la descrizione di cosa è la povertà vera. Uno stato di totale fragilità ed impotenza. Che ti toglie la capacità di ribellarti e la coscienza dei tuoi diritti. Ti licenziano senza neppure darti tutti i soldi che ti spettano. Se li hai richiesti e non te li hanno dati, capisci di essere senza difese. Nikola, il padre del titolo, in un’eccellente interpretazione di Goran Bogdan. pensa allora che l’unica risorsa che ha è il suo corpo, che non richiede soldi per azionarsi. E si incammina a piedi verso Belgrado, distante 300 km, per consegnare nelle mani del ministro la richiesta di riavere i suoi due figli, che gli sono stati tolti perché giudicato troppo povero per offrire loro un ambiente di vita dignitoso.
Il buon senso direbbe che i Servizi sociali locali ti aiutino a cercare un lavoro o a recuperare il salario non pagato. E invece sono in mano a un direttore violento e corrotto: gli è facile “tenere sotto” il povero che lavora occasionalmente.
Ecco perché Nikola intraprende questo immane viaggio, durante il quale, il suo corpo cede più volte, per mancanza di cibo e di energia, sotto il peso di una richiesta che appare da subito troppo ardua.
Una sottile, continua suspence è mantenuta, fotogramma dopo fotogramma, da Golubovic, , regista quarantottenne, già premiato a Berlino dalla Giuria Ecumenica nella sezione Forum col suo precedente lungometraggio, Circles. Narratore assai efficace di un’epopea che già dalla sfilza di nazioni che hanno contribuito a produrre questo film, racconta della globalizzazione della povertà in un mondo di migrazioni, rese ancor più drammatiche dall’imperversare della pandemia.
P remetto che è parte di un articolo che pubblicherò su WSIMagazine alla fine del 32mo Trieste film Festival.
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