mauridal
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mercoledì 19 febbraio 2020
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rabbit coniglio coraggioso
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un film di di Taika Waititi(alias David Cohen)
Il regista è anche sceneggiatore ed interprete del film, nel personaggio di Hitler , mentre il giovane protagonista ,Roman Griffin è di grande bravura ,interpretando un bambino come JojO detto rabbit, coniglio, per tutti i suoi nazi amici che inizialmente lo colgono spaventato all'ordine di un soldato di uccidere un coniglio per provare il suo coraggio.
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un film di di Taika Waititi(alias David Cohen)
Il regista è anche sceneggiatore ed interprete del film, nel personaggio di Hitler , mentre il giovane protagonista ,Roman Griffin è di grande bravura ,interpretando un bambino come JojO detto rabbit, coniglio, per tutti i suoi nazi amici che inizialmente lo colgono spaventato all'ordine di un soldato di uccidere un coniglio per provare il suo coraggio. Su questa falsariga dell'invenzione tra fantasia e narrazione il film sviluppa il tema della assurdità del nazismo come fenomeno umano più che politico. Non si tratta minimamente di un film storico ,e neanche di un film per bambini anche se racconta una storia di un ragazzino di dieci anni ambientato nella Vienna del '45 alla fine del nazismo e della seconda guerra. La sceneggiatura è tratta da un romanzo , il cielo in gabbia e descrive il bambino JOjO, piccolo infatuato dalla propaganda nazista dell’epoca che diventa volontario della gioventù nazista e preso dall'inconscio desiderio di una figura paterna che non ha, immagina la figura di Hitler come un fantasma amico , che lo accompagna e gli parla nei momenti in cui è da solo o in difficoltà. Quando un regista e il suo film si prefiggono di demolire un personaggio , nel caso, tragico come Hitler e il nazismo come tragica storia, allora le strade narrative sono poche, quella scelta dal regista è la parodia , insieme a momenti di paradosso e di pantomima. L'effetto finale è gradevole con una storia ben fatta quando il ragazzino che scovando nella sua casa una ragazzina ebrea nascosta dalla madre che invece è antirazzista e partigiana, ne diventa amico e addirittura complice , dopo aver fatto fuori l'amico Hitler immaginario . Un paradosso quindi la figura materna , che pur amandolo come un figliolo non rappresenta per lui un esempio da seguire e infatti il piccolo JOjO alla fine si innamora della ragazzina Elsa ebrea nascosta ma che la madre considera come una figlia .Dunque si intrecciano sentimenti e passioni sullo sfondo di vicende e personaggi tragici e talvolta violenti, anche se il tono è smorzato da momenti ironici e istrionici. La chiave umoristica è vincente per questo film che altrimenti avrebbe preso una piega di inaudita tragicità trattando della stessa storia. Il regista invece si è ritagliato una parte comica ,interpretando Hitler con delle pantomime irresistibili. Anche la bella e brava Scarlett Johansson, contribuisce nel ruolo della madre alla riuscita del film. (mauridal)
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dandy
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mercoledì 10 febbraio 2021
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il coniglio è coraggioso.
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Dal romanzo "Come semi d'autunno"(conosciuto anche come "Il cielo in gabbia"),una commedia surreale e favoleggiante dove il piccolo protagonista diventa lo specchio della follia che lo circonda in uno dei periodi più tragici nel secolo scorso.Il regista(che sceneggia e interpreta niente meno che il Fuhrer immaginario))cita i grandi modelli passati("Il grande dittatore","Vogliamo vivere!")e mantiene sempre un punto di vista di bambino lasciando l'orrore quasi sempre a distanza o puntando sul paradosso e lo humour nero.Il tono è ben bilanciato,in stile Wes Anderson,e i giovanissimi attori sono bravissimi(ma anche la vitale Johansson non è da meno) ma se l'operazione è coraggiosamente azzardata visti i temi(e infatti il clamore mediatico è abbondato) l'attenuazione generale del nazismo così come dei suoi esponenti(c'è anche il capitano ciaciarone che infine si sacrifica per il protagonista) da più l'impressione di timori comerciali che di una scelta voluta.
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Dal romanzo "Come semi d'autunno"(conosciuto anche come "Il cielo in gabbia"),una commedia surreale e favoleggiante dove il piccolo protagonista diventa lo specchio della follia che lo circonda in uno dei periodi più tragici nel secolo scorso.Il regista(che sceneggia e interpreta niente meno che il Fuhrer immaginario))cita i grandi modelli passati("Il grande dittatore","Vogliamo vivere!")e mantiene sempre un punto di vista di bambino lasciando l'orrore quasi sempre a distanza o puntando sul paradosso e lo humour nero.Il tono è ben bilanciato,in stile Wes Anderson,e i giovanissimi attori sono bravissimi(ma anche la vitale Johansson non è da meno) ma se l'operazione è coraggiosamente azzardata visti i temi(e infatti il clamore mediatico è abbondato) l'attenuazione generale del nazismo così come dei suoi esponenti(c'è anche il capitano ciaciarone che infine si sacrifica per il protagonista) da più l'impressione di timori comerciali che di una scelta voluta.E tutto finisce col risultare programmaticamente accomodante per il pubblico,sebbene indiscutibilmente simpatico(divertenti i duetti tra Jojo e Hitler) mentre certe tematiche serie(a partire dal fanatismo inculcato nell'infanzia e maschera per le proprie debolezze interiori) rimangono sulla carta.Oscar per la sceneggiatura originale.Bella colonna sonora a base di hit in versione tedesca dai Beatles a David Bowie.
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francesca meneghetti
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lunedì 3 febbraio 2020
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una parodia del nazismo in chiave rock, ma non solo
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Una chiave di lettura potrebbe essere questa: una parodia del nazismo in chiave rock, che ne ridicolizza certi tratti. Come si evince fin dalle prime inquadrature: scorrono sullo schermo le tipiche scene di adunata di regime, coperte però dalla beatlesiana” I want to hold your hand”, gridolini femminili di fan estasiate inclusi. Per arrivare a una scena di gioia accompagnata da un ballo che mima le mossa di John Travolta. Ma sarebbe minimizzare la complessità di approcci al film. La storia ormai è nota. Jojo, dieci anni, orfano di padre, è innamorato di Hitler - uomo forte, sostituto forse della figura paterna, al punto da vederselo in camera - in un gioco allucinatorio che finisce per umanizzare il Grande Dittatore.
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Una chiave di lettura potrebbe essere questa: una parodia del nazismo in chiave rock, che ne ridicolizza certi tratti. Come si evince fin dalle prime inquadrature: scorrono sullo schermo le tipiche scene di adunata di regime, coperte però dalla beatlesiana” I want to hold your hand”, gridolini femminili di fan estasiate inclusi. Per arrivare a una scena di gioia accompagnata da un ballo che mima le mossa di John Travolta. Ma sarebbe minimizzare la complessità di approcci al film. La storia ormai è nota. Jojo, dieci anni, orfano di padre, è innamorato di Hitler - uomo forte, sostituto forse della figura paterna, al punto da vederselo in camera - in un gioco allucinatorio che finisce per umanizzare il Grande Dittatore. La sua aspirazione è diventare nazista, al pari del suo amico del cuore, paffutello , tenace nel perseguire la causa, ma non abbastanza all’arrivo dei Russi (allora cercherà la mamma per le coccole). Solo che il tirocinio richiede dei riti di iniziazione, che Jojo, ragazzino dal cuore tenero, non può sostenere, a partire dal coniglio che dovrebbe uccidere. Fa da sponda alle sue frustrazione una dolce mamma, Rosie (Scarlett Johansson), che va e viene in un casa arredata con molto legno, e molto ben congegnata per restituirci l’atmosfera degli anni Trenta. Dietro uno di questi rivestimenti di legno si muove però qualcosa: Jojo scopre che in un anfratto oscuro si trova una ragazza più grande di lui, Elsa. E’ ebrea e la madre la tiene nascosta consapevole del pericolo. Jojo è confuso, al pari del suo Hitler allucinatorio. Ma un po’ alla volta alla curiosità subentrano la compassione, l’amicizia e qualcosa di più, qualcosa che fa sentire le farfalle nello stomaco. Non diciamo di più. La conclusione riserva dei momenti tragici, anche se non enfatizzati, che ne sconsigliano la visione ai bambini, o ai ragazzi più sensibili. Per ritornare alla tesi iniziale, il film può essere letto come parodia, come una rivisitazione del tema ormai classico dell’efferatezza nazista con una sensibilità più vicina forse a “Train de Vie” che “La vita è bella”, o anche come un messaggio sulla gentilezza e sulla bontà. Il film sfiora anche il tema della condizione traumatica dell’infanzia durante la guerra e nel corso delle violenze inferte ai civili. Certamente assistiamo a un'incredibile contaminazione di stili e modi che si può spiegare solo con la biografia del regista, Taika Waititi, detto anche Taika Cohen (che nel film interpreta Hitler). Padre maori (cui si deve forse la grande energia espressiva) e madre russa ed ebrea, cui si deve quel particolare umorismo yiddish che consente agli ebrei di ridere di loro stessi, oltre che degli altri. I dialoghi sono a dir poco scoppiettanti. Da non perdere.
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felicity
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martedì 11 febbraio 2020
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una fiaba surreale contro i totalitarismi
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Parte in modo strepitoso questo film su un bambino che sogna di essere un vero nazista mentre esita a uccidere un coniglio, ma poi non osa e gioca in difesa.
Non è facile guardare a Jojo Rabbit senza pensare a una lunga serie di riferimenti. La storia, quella di un giovanissimo figlio della Germania nazista, fedele al partito e alla sua linea più per necessità di omologazione che per sentita credenza, diventa presto, tra classicissime trovate da commedia e battute, una scontata vicenda di formazione, propria di molti coming of age prima di questo.
L’intero film ha un tono sopra le righe fin eccessivo. L’Hitler di Jojo Rabbit non è un comandante ridicolizzato o estremizzato negli atteggiamenti, ma un amico burlone e un po’ goffo: nel tentativo di essere ridicolizzato perde il carattere e il contraltare della sua persona, così come l’esercito nazista sembra più simile agli scout di Moonrise Kingdom.
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Parte in modo strepitoso questo film su un bambino che sogna di essere un vero nazista mentre esita a uccidere un coniglio, ma poi non osa e gioca in difesa.
Non è facile guardare a Jojo Rabbit senza pensare a una lunga serie di riferimenti. La storia, quella di un giovanissimo figlio della Germania nazista, fedele al partito e alla sua linea più per necessità di omologazione che per sentita credenza, diventa presto, tra classicissime trovate da commedia e battute, una scontata vicenda di formazione, propria di molti coming of age prima di questo.
L’intero film ha un tono sopra le righe fin eccessivo. L’Hitler di Jojo Rabbit non è un comandante ridicolizzato o estremizzato negli atteggiamenti, ma un amico burlone e un po’ goffo: nel tentativo di essere ridicolizzato perde il carattere e il contraltare della sua persona, così come l’esercito nazista sembra più simile agli scout di Moonrise Kingdom.
Jojo Rabbit non è così originale, né, soprattutto, particolarmente compatto e centrato.
I due toni, quello più divertente e quello più drammatico, non sempre sono ben amalgamati, e solo nella parte finale il giusto mix sembra essere raggiunto, restituendo definitivamente quell'atmosfera quasi paradossale, accennata all'inizio e poi suggerita sempre più sporadicamente, che avrebbe potuto essere la chiave giusta per ritrarre con maggiore forza lo spaesamento interiore del giovane protagonista e la scoperta che le lenti dell'ideologia nazista danno uno sguardo sfocato.
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