E Poi c'è Katherine

Il film è stato presentato al Sundance Festival (il Festival di cinema alternativo di Robert Redford) e non ha avuto un successo di pubblico in America. La trama è incentrato su Katherine Newbury (Emma Stone) giornalista inglese di 56 anni, che 28 anni conduce a New York un Talk Show Late Night (Titolo originale del film) cioè di tarda serata, che ha conquistato un successo notevole e vinto numerosi Emmy (gli Oscar della televisione) e Golden Globe. Peraltro negli ultimi anni il successo è calato, l'indice di ascolto ridotto, ma Katherine continua imperterrita senza modificare nulla e trattando in modo autoritario il suo staff, composto unicamente da maschi. [+]

Il film è stato presentato al Sundance Festival (il Festival di cinema alternativo di Robert Redford) e non ha avuto un successo di pubblico in America. La trama è incentrato su Katherine Newbury (Emma Stone) giornalista inglese di 56 anni, che 28 anni conduce a New York un Talk Show Late Night (Titolo originale del film) cioè di tarda serata, che ha conquistato un successo notevole e vinto numerosi Emmy (gli Oscar della televisione) e Golden Globe. Peraltro negli ultimi anni il successo è calato, l'indice di ascolto ridotto, ma Katherine continua imperterrita senza modificare nulla e trattando in modo autoritario il suo staff, composto unicamente da maschi. Le viene contestato l'assenza di donne nel suo lavoro ed allora assume la prima che gli capita: Molly (Mindy Kaling, comica e sceneggiatrice americana di origini bengalesi), una donna giovane e senza esperienza TV, ma che cerca di innovare il programma lanciando idee intelligenti. Si verificano scontri, il  licenziamento di Molly, i vertici della TV decidono di sostituire Katherine, però questa con un colpo di reni ribalta la situazione, evita il suo allontanamento e cambia modo di condurre il talk show, riappacificandosi con Molly che viene promossa. Il finale mostra un'inquadratura del nuovo staff in cui sono presenti molte donne di varia provenienza etnica.
Il film ha in un certo senso come punto di riferimento "Il diavolo veste Prada", ma bisogna subito precisare che è ben lontano dal livello del film di Meryl Streep, sia come sceneggiatura che come recitazione: Emma Stone è brava (2 Oscar meritati), anche se non sembra molto convinta della parte, mediocre invece la recitazione della Kaling e dei comprimari. E pensare che il soggetto è interessante, un pò rovinato dal finale troppo buonista, (con lo zucchero non bisogna esagerare ...), è un film me too senza acredine, che presenta battute poco brillanti, dialoghi scialbi, situazioni convenzionali, fa ridere solo gli spettatori del Talk Show. Certo ci sarebbe voluto un Billy Wilder o un Sidney Lumet (ricordate Quinto Potere sul mondo TV?), ma questa razza di registi è ormai quasi scomparsa e bisogna accontentarsi in questo caso, di Nisha Granata, regista con una filmografia non particolarmente rilevante  e che dimosta di non avere una direzione brillante.
Un film senza infamia e senza lode, sarebbe stato più interessante se avesse sviluppato due temi: il primo "Il viale del Tramonto" di una giornalista di 56 anni che dopo 28 anni di successi si trova ad affrontare la fine del suo lavoro, il secondo la volontà di una giovane che vuole ad ogni costo emergere nel mondo della TV. Invece è venuta fuori una storiella con qualche risvolto simpatico e qualche lacrimuccia. [-]