carloalberto
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lunedì 16 aprile 2018
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nostalgia dell'innocenza perduta
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Bellissimo film scritto diretto e interpretato da Rupert Everett, narra degli ultimi anni di Oscar Wilde, debilitato nel fisico e ridotto in povertà dopo due anni di prigionia e lavori forzati scontati per aver commesso il reato di immoralità nella Londra vittoriana e bacchettona di fine ottocento. Veristico nel rappresentare ambienti ed atmosfere di sordide taverne inglesi e osceni incontri di sesso con giovani prostituti, poetico e crudo insieme nella visione di una Napoli dai paesaggi incantati, dipinta con i colori della scuola di Posillipo, con la plebe immortale ed immorale, uscita da un racconto della Serao, che fa da contrappunto alla puritana e bigotta borghesia anglosassone.
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Bellissimo film scritto diretto e interpretato da Rupert Everett, narra degli ultimi anni di Oscar Wilde, debilitato nel fisico e ridotto in povertà dopo due anni di prigionia e lavori forzati scontati per aver commesso il reato di immoralità nella Londra vittoriana e bacchettona di fine ottocento. Veristico nel rappresentare ambienti ed atmosfere di sordide taverne inglesi e osceni incontri di sesso con giovani prostituti, poetico e crudo insieme nella visione di una Napoli dai paesaggi incantati, dipinta con i colori della scuola di Posillipo, con la plebe immortale ed immorale, uscita da un racconto della Serao, che fa da contrappunto alla puritana e bigotta borghesia anglosassone. Il film è percorso dalla voce dell’artista che racconta la favola del Principe felice, metafora dell’innocenza perduta e nostalgica evocazione dell’infanzia, accompagnata dalle note della patetica di Ciajkovskij che rendono bene l’animo dolente dell’artista. Comprimari all’altezza del protagonista, Colin Firth, nel ruolo dell’amico fedele, Emily Watson, che interpreta la moglie abbandonata.
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enzo70
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sabato 14 aprile 2018
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l'intenso dolore di un grande artista
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Gli ultimi anni di Oscar Wilde sono caratterizzati dal dramma della condonna per omosessualità che lo portò in prigione per due anni. L’uomo che torna libero è distrutto più che dall’esperienza carceraria, ma dal ricordo di una folla che lo derise durante un trasferimento da una prigione ad un’altra. L’uomo è debole, fragile, diviso tra il dolore per la perdita della moglie e l’amore per gli uomini e per gli eccessi. La sua responsabilità non fu essere omosessuale; ma avere come amante un giovane rampollo dell’aristoscrazia inglese, Lord Douglas, che torna a fargli percorrere il percorso auto distruttivo. Ma sullo sfondo Rupert Everett riesce con intelligenza ed eleganza a porre in primo piano l’arte dell’autore irlandese che trasuda nella favola della rondine che racconta a due bambini che sembrano emergere da un racconto di Dickens.
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Gli ultimi anni di Oscar Wilde sono caratterizzati dal dramma della condonna per omosessualità che lo portò in prigione per due anni. L’uomo che torna libero è distrutto più che dall’esperienza carceraria, ma dal ricordo di una folla che lo derise durante un trasferimento da una prigione ad un’altra. L’uomo è debole, fragile, diviso tra il dolore per la perdita della moglie e l’amore per gli uomini e per gli eccessi. La sua responsabilità non fu essere omosessuale; ma avere come amante un giovane rampollo dell’aristoscrazia inglese, Lord Douglas, che torna a fargli percorrere il percorso auto distruttivo. Ma sullo sfondo Rupert Everett riesce con intelligenza ed eleganza a porre in primo piano l’arte dell’autore irlandese che trasuda nella favola della rondine che racconta a due bambini che sembrano emergere da un racconto di Dickens. L’ottima interpretazione di un maestoso Colin Firth rende perfettamente il disagio di un uomo alla continua ricerca di sé stesso. Il tema dell’omosessualità viene affrontato da Everett con grande sensibilità, dando al film anche un grande valore in termini di attualità.
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casomai21
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sabato 14 aprile 2018
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incaute rivelazioni di un'umanità ferita
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Rupert Everett dirige ed impersona in maniera magistrale l'ultimo e doloroso periodo di Oscar Wilde, fino al commiato finale confortato dagli amici più stretti, ma lontano da quella Londra, che dapprima aveva osannato il suo genio e poi messo all'indice,privato degli affetti familiari e condannato a due anni di lavori forzati:In tal senso il film è alquanto spietato e raccoglie e descrive anche nei fatti tormenti e sofferenze di uno scrittore a cui non si perdonava l'omosessualità, fino a portarlo economicamente sul lastrico . Negato il contatto coi figli ancora in tenera età e la presenza ai funerali dell'amata moglie ancora disponibile ad riaccoglierlo.
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Rupert Everett dirige ed impersona in maniera magistrale l'ultimo e doloroso periodo di Oscar Wilde, fino al commiato finale confortato dagli amici più stretti, ma lontano da quella Londra, che dapprima aveva osannato il suo genio e poi messo all'indice,privato degli affetti familiari e condannato a due anni di lavori forzati:In tal senso il film è alquanto spietato e raccoglie e descrive anche nei fatti tormenti e sofferenze di uno scrittore a cui non si perdonava l'omosessualità, fino a portarlo economicamente sul lastrico . Negato il contatto coi figli ancora in tenera età e la presenza ai funerali dell'amata moglie ancora disponibile ad riaccoglierlo. Nonostante numerosi siano i momenti del film in cui la poesia sembra prevelere sul racconto, alcune scene raccapriccianti caratterizzano il racconto,il sangue, gli incontri di personaggi in un realismo spietato e descrittivo ricco di particolari significativi che preannunciano fasi successive del racconto come la visione dell'eruzione del Vesuvio quale annuncio di una natura distruttiva e purificatrice e di morte imminente. Inoltre all'eccezionale cast rappresetato da attori come Colin Firth, si affiancano presenze minori come gli anziani ministri del culto cattolico della provincia francese,descritti intorpiditi e lenti ,mistici e flemmatici dei personaggi principali.Non sembra che il soggiorno partenopeo di Oscar Wilde, in particolare a Posillipo (per i greci luogo dove dove si dimentica il dolore) sembra abbia ridotto i suoi tormenti, nella convinzione che la cattiva fama lo perseguitava ovunque trascinando con sé, anche chi lo seguiva nei suoi problemi economici .Il regista sembra cogliere nelle scene partenopee sia la natura violenta (il Vesuvio), sia i bagliori crepuscolari o del primo mattino di un re placido quando in versi descrive una barca di pescatori fermabnel golfo.Un'altra scena che sembra citare una festosa tavola imbandita su una terrazza sul golfo sotto un pergolato ed un allegro gruppo che coralmente intona una romantica canzone napoletana,scena ispirata senza dubbio alla tradizione vedutistica partenopea o della scuola di Posillipo a diretto contatto con i pittori dell'Impressionismo francese e dei Macchiaioli toscani. Altre citazioni si colgono nelle scene gitrate in spiaggia,anche se prive della drammaticità di Visconti ,che sembrano ricordare quelle girate al Lido di Venezia in "Morte a Venezia " Ma se il colera di quel film lo si percepiva già dalla lumonosità in questo film il vero morbo sembra essere quello dell'Intolleranza,che può assumere aspetti di ufficialità,se proviene da organi dello Stato, anche appoggiati dall'opinione pubblica avversa conservatrice e moralista essa si manifesta in forma di becero bullismo o di squadrismo a cui il regista sembra indicare una possibilie strada di reazione nell'esercitare il coraggio
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