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albert
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venerdì 17 gennaio 2025
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fatelo ballare!
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Fiennes, sicuramente più abile come attore che come regista, dirige un biopic sul ballerino per antonomasia, Rudolph Nureyev. Attraverso vari flashback, ci narra il percorso del grande artista. Il risultato è una sceneggiatura accidentata poco coinvolgente che rende il film piuttosto noioso. Il film è quasi esclusivamente sulle spalle di Oleg Ivenko che è veramente un ballerino e si vede, perché la sua recitazione è monocorde nell'evidenziare il suo carattere ribelle ed iracondo. Ma se viene scelto un ballerino, allora fatelo ballare! Le scene di danza sono troppo poche, per lasciare più spazio alla tematica politica, visto che chiederà asilo politico a Parigi, ed ai suoi rapporti interpersonali.
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Fiennes, sicuramente più abile come attore che come regista, dirige un biopic sul ballerino per antonomasia, Rudolph Nureyev. Attraverso vari flashback, ci narra il percorso del grande artista. Il risultato è una sceneggiatura accidentata poco coinvolgente che rende il film piuttosto noioso. Il film è quasi esclusivamente sulle spalle di Oleg Ivenko che è veramente un ballerino e si vede, perché la sua recitazione è monocorde nell'evidenziare il suo carattere ribelle ed iracondo. Ma se viene scelto un ballerino, allora fatelo ballare! Le scene di danza sono troppo poche, per lasciare più spazio alla tematica politica, visto che chiederà asilo politico a Parigi, ed ai suoi rapporti interpersonali. Solo verso la fine(ultimi venti minuti) il film diventa più incisivo con scene concitate, ma maggiormente coinvolgenti. Dal punto di vista meramente formale, si può apprezzarne una certa cura anche dei dettagli. In definitiva è, però, un'occasione sprecata
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rmarci 05
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domenica 14 luglio 2019
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un film stilisticamente elegante e ricercato
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Ralph Fiennes, alla sua terza regia, si cimenta nella difficile impresa di portare sullo schermo la complessa storia del leggendario ballerino sovietico Rudol’f Nureev dalla sua infanzia fino alla richiesta di asilo politico in Francia, avvenuta nel 1961. Il risultato è un film elegante, impeccabile, raffinato ed estremamente accurato nella ricerca della cifra stilistica ideale per ricreare la magia delle esibizioni del ballerino in ogni singolo movimento, riuscendoci perfettamente grazie all’ammirevole coraggio e sforzo fisico di Oleg Ivenko (meno bravo nella recitazione) e, soprattutto, grazie alla straordinaria armonia tra inquadrature, luci, cromatismi, atmosfere e colonna sonora.
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Ralph Fiennes, alla sua terza regia, si cimenta nella difficile impresa di portare sullo schermo la complessa storia del leggendario ballerino sovietico Rudol’f Nureev dalla sua infanzia fino alla richiesta di asilo politico in Francia, avvenuta nel 1961. Il risultato è un film elegante, impeccabile, raffinato ed estremamente accurato nella ricerca della cifra stilistica ideale per ricreare la magia delle esibizioni del ballerino in ogni singolo movimento, riuscendoci perfettamente grazie all’ammirevole coraggio e sforzo fisico di Oleg Ivenko (meno bravo nella recitazione) e, soprattutto, grazie alla straordinaria armonia tra inquadrature, luci, cromatismi, atmosfere e colonna sonora. Nonostante la struttura prolissa e convenzionale della narrazione, Fiennes sceglie, giustamente, di rimanere piuttosto defilato sia come attore che come regista, con lo scopo di far emergere il personaggio di Nureev trasformandolo nel protagonista assoluto nonché nell’essenza del film, evidenziando in particolare il suo carattere difficile, la sua idea di danza come forma d’arte e di comunicazione e il suo odio nei confronti di chi desiderava manipolarlo, tutti temi interessanti trattati non sempre con l’accortezza necessaria. Per fare ciò, però, il regista accantona parzialmente i personaggi secondari, che a volte risultano abbozzati e poco caratterizzati, soprattutto per quanto riguarda i rapporti che intercorrono tra loro ed il ballerino. Come ultimo appunto, è da sottolineare la notevole ricostruzione del clima della guerra fredda, soprattutto quando, nell’ultima parte, il film prende ritmo e si susseguono una serie di scene efficaci, prive di fronzoli e sicuramente cariche di tensione. Dunque un buon film, non privo di imperfezioni più o meno gravi, ma sicuramente onesto e riuscito. Vale soprattutto per la straordinaria componente tecnica.
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leti
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mercoledì 30 gennaio 2019
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l'amore per l'arte. raccontare una storia col corp
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Ho visto The white crow due volte al Torino Film Festival. Coinvolgente, esteticamente emozionante. Mostra l'amore per l'arte del personaggio - e del regista -: per il balletto, la pittura, la scultura, la musica. Oltre alle belle scene di balletto, diverse sono girate all'Hermitage e al Louvre. Un film paneuropeo per cast, troupe, locations, produzione. Girato in tre lingue, inglese, russo, francese. Lo stesso Fiennes recita in russo interpretando il maestro di Rudi Alexander Pushkin. La sua principale lezione è che la tecnica non basta, (benché nureyev abbia rivoluzionato la tecnica degli interpreti maschi). Per trasportare il pubblico in un altrove e aprire a orizzonti più vasti bisogna raccontare una storia.
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Ho visto The white crow due volte al Torino Film Festival. Coinvolgente, esteticamente emozionante. Mostra l'amore per l'arte del personaggio - e del regista -: per il balletto, la pittura, la scultura, la musica. Oltre alle belle scene di balletto, diverse sono girate all'Hermitage e al Louvre. Un film paneuropeo per cast, troupe, locations, produzione. Girato in tre lingue, inglese, russo, francese. Lo stesso Fiennes recita in russo interpretando il maestro di Rudi Alexander Pushkin. La sua principale lezione è che la tecnica non basta, (benché nureyev abbia rivoluzionato la tecnica degli interpreti maschi). Per trasportare il pubblico in un altrove e aprire a orizzonti più vasti bisogna raccontare una storia. Che qui è raccontata col corpo nella danza e con flashback che disegnano movimenti nel tempo come in una danza. Rudi vuole essere libero, vivere senza restrizioni la sua vita e la sua creatività. Attraverso questo personaggio amato Ralph Fiennes mostra come superare confini geografici e politici per raggiungere l'anima delle persone, accogliere le nostre differenze culturali e arrivare alla nostra comune umanità.
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