samanta
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lunedì 5 febbraio 2018
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un grande liam neeson
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L'uomo sul treno (nell'originale The Commuter il Pendolare) è un thriller del regista spagnolo Jaume Collet-Serra che in America (il film è una produzione USA, Spagna, Inghilterra e Francia) dopo un avvio incerto ha collezionato film discreti quasi sempre thriller(Non Stop con Liam Neeson, Una notte per sopravvivere, Paradise Beach). Il film parte da un idea di Hitchcock ne l'altro uomo, l'incontro in treno tra due sconosciuti ed uno che propone all'altro un attività criminale o, in questa vicenda, misteriosa. Il protagonista McCauley (Liam Neeson) dopo essere stato poliziotto viene assunto in compagnia assicuratrice, lavora con successo per 10 anni facendo il pendolare sul treno che lo porta a casa.
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L'uomo sul treno (nell'originale The Commuter il Pendolare) è un thriller del regista spagnolo Jaume Collet-Serra che in America (il film è una produzione USA, Spagna, Inghilterra e Francia) dopo un avvio incerto ha collezionato film discreti quasi sempre thriller(Non Stop con Liam Neeson, Una notte per sopravvivere, Paradise Beach). Il film parte da un idea di Hitchcock ne l'altro uomo, l'incontro in treno tra due sconosciuti ed uno che propone all'altro un attività criminale o, in questa vicenda, misteriosa. Il protagonista McCauley (Liam Neeson) dopo essere stato poliziotto viene assunto in compagnia assicuratrice, lavora con successo per 10 anni facendo il pendolare sul treno che lo porta a casa. Un giorno senza motivo viene licenziato e si trova in grave difficoltà economica, sul treno incontra una sconociuta Joanna (Vera Farmiga) che gli propone di individuare un viaggiatore nome in codice Prynne e di mettergli nella borsa un rilevatore GPS se accetta prenderà subito un acconto di 25.000 $ e al termine altri 75.000. McCauley spinto dalla necessità prende l'acconto, ma poi scopre di essere implicato in un intrigo criminale da cui vuole dissociarsi, ma ormai è troppo tardi. Lo spunto del film è quello dell'uomo onesto e tranquillo che senza volerlo è coinvolto all'improvviso in una vicenda criminale (vedi Hitchcock in L'uomo che sapeva troppo o in Intrigo Internazionale) ed è ambientato in un ambiente chiuso quale quello dei vagoni del treno in cui si svolge tutta l'Azione. E', a mio avviso, un buon film che si dipana in modo avvincente, senza attimi di tregua o stanchezza, con una tensione che coinvolge lo spettatore fino al finale che ha ben tre colpi di scena imprevedibili, specie quello dell'individuazione di Prynne che ovviamente sarà il viaggiatore meno prevedibile. Nel finale gran uso di effetti speciali forse esagerato, ma il film merita una quarta stella per l'interpretazione di Liam Neeson che è un attore poliedrico che ha spaziato da film di avventura come Rob Roy, drammatici come K 19, Schindler's List, storici come Silence di Scorsese in cui interpreta il gesuita apostata in Giappone e Le Crociate, e tanti film di azione specie negli ultimi anni. La sua interpretazione nel film è da 10 lode perché regge con maestria tutto lo spettacolo, perchè non ci sono altri protagonisti ma solo comprimari con parti abbastanza ridotte, oltretutto con un'azione che si svolge in un ambiente chiuso in cui anche per l'abilità del regista non vi è alcun senso di claustrofobia. Neeson è uno di quei solidi professionisti che magari non raggiungono le vette delle super star ma fecero grande Hollywood e che adesso sono sempre meno numerosi. Una curiosità nei panni della moglie del protagonista Elisabeth McGovern che interpretò la contessa in Dowton Abbey.
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tmpsvita
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domenica 28 gennaio 2018
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un thriller noioso e piatto
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La quarta collaborazione tra Liam Neeson e il regista spagnolo Jaume Collet-Serra ha dato origine ad un sosia, forse è meglio dire ad una copia brutta, del loro procedente lavoro "Non-stop".
Dopo aver visto il trailer avevo già notato le somiglianze tra le due pellicole ma ciò non mi aveva affatto scoraggiato nell'andarlo a vedere al cinema, anzi squadra che vince non si cambia, perciò le mie aspettative erano abbastanza alte, mi aspettavo un thriller d'azione coinvolgente e divertente proprio come lo era stato Non-Stop, un po' meno lo era stato invece "Run All Night".
Il problema che però rende questo "The Commuter" un vero e proprio fallimento è la totale mancanza dell'azione coinvolgente e divertente di cui stavo parlando prima, il film, infatti, per tutta la sua durata cerca di abbindolare lo spettatore con qualche effetto speciale qua e la, solo in alcune scene funzionali, una colonna sonora molto rumorosa e una regia dinamica che, comunque dimostra la qualità come regista di Serra soprattutto quando si deve muovere in spazi stretti come un aereo (Non-Stop) o, in questo caso, un treno.
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La quarta collaborazione tra Liam Neeson e il regista spagnolo Jaume Collet-Serra ha dato origine ad un sosia, forse è meglio dire ad una copia brutta, del loro procedente lavoro "Non-stop".
Dopo aver visto il trailer avevo già notato le somiglianze tra le due pellicole ma ciò non mi aveva affatto scoraggiato nell'andarlo a vedere al cinema, anzi squadra che vince non si cambia, perciò le mie aspettative erano abbastanza alte, mi aspettavo un thriller d'azione coinvolgente e divertente proprio come lo era stato Non-Stop, un po' meno lo era stato invece "Run All Night".
Il problema che però rende questo "The Commuter" un vero e proprio fallimento è la totale mancanza dell'azione coinvolgente e divertente di cui stavo parlando prima, il film, infatti, per tutta la sua durata cerca di abbindolare lo spettatore con qualche effetto speciale qua e la, solo in alcune scene funzionali, una colonna sonora molto rumorosa e una regia dinamica che, comunque dimostra la qualità come regista di Serra soprattutto quando si deve muovere in spazi stretti come un aereo (Non-Stop) o, in questo caso, un treno.
Il problema non è il soggetto assurdo e quindi assolutamente poco credibile ma la trama che, nel prendendersi troppo sul serio, fa acqua da tutte le parti; il problema sono i dialoghi scritti veramente male e che rendono qualsiasi situazione sull'orlo dall'essere ridicola o imbarazzante.
E non lo è neanche l'interpretazione, tutto sommato accettabile, di Liam Neeson che inoltre, nonostante l'età, riesce ancora a sostenere perfettamente le sequenze più "movimentate".
Ognuna di queste sequenze però non è mai riuscita a farmi divertire e in nessun momento durante il film mi sono sentito coinvolto ma anzi i vari problemi che ho elencato qui sopra producono l'effetto contrario: un film noioso, piatto, patinato e poco curato.
Il finale poi è la ciliegia sulla torta tra pessimi effetti speciali ed uno stucchevole lieto fine.
Voto: 4,5/10
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(di renaf)
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eugenio
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martedì 20 febbraio 2018
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il pendolare che ti stende
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Prendere un treno, lo stesso da oltre dieci anni e scoprire quel maledetto giorno che quella giornata non sarà come le altre. Perché stai per tornare a casa licenziato dalla società in cui lavori ad appena cinque anni dalla fatidica pensione, non sai come dirlo a tua moglie, non hai la minima idea di cosa farai il giorno dopo per pagare il mutuo e la scuola di tuo figlio.
Fin qui nulla di male, se così si può dire: si tratta di una storia di ordinaria disperazione che affligge sempre più famiglie al giorni d’oggi ma nel nuovo film di Jaume Collet-Serra, L’uomo sul treno, c’è dell’altro. Ecco, se non sei abbastanza disperato, sappi che quella giornata iniziata storta, per la ben nota Legge di Murphy, è destinata a peggiorare con una circostanza particolare: una donna, alquanto misteriosa e algida, su quel famoso treno ti fa una strana richiesta.
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Prendere un treno, lo stesso da oltre dieci anni e scoprire quel maledetto giorno che quella giornata non sarà come le altre. Perché stai per tornare a casa licenziato dalla società in cui lavori ad appena cinque anni dalla fatidica pensione, non sai come dirlo a tua moglie, non hai la minima idea di cosa farai il giorno dopo per pagare il mutuo e la scuola di tuo figlio.
Fin qui nulla di male, se così si può dire: si tratta di una storia di ordinaria disperazione che affligge sempre più famiglie al giorni d’oggi ma nel nuovo film di Jaume Collet-Serra, L’uomo sul treno, c’è dell’altro. Ecco, se non sei abbastanza disperato, sappi che quella giornata iniziata storta, per la ben nota Legge di Murphy, è destinata a peggiorare con una circostanza particolare: una donna, alquanto misteriosa e algida, su quel famoso treno ti fa una strana richiesta. Conoscendo la tua professionalità di ex poliziotto (sic) ti invita a trovare tra i passeggeri una persona che nulla ha a che fare con quei pendolari in cambio di centomila dollari (di cui venticinquemila d’anticipo) per “la tua consulenza” .
Basterà lasciare candidamente un localizzatore dentro la borsa dell’”indiziato”.
Lo scopo è evidente: la condanna a morte di quell’individuo.
Tu pensi sia uno scherzo, lasci correre. Ben presto però capisci che quei soldi ci sono veramente e che mosso da sentimenti avidi, non solo li arraffi senza pietà (del resto erano nascosti in maniera banale dentro la grata di aereazione in bagno) ma fai il finto tonto, credendo che sia tutto uno scherzo. Epperò… Sudi freddo quando scopri che ti sei messo in un bel ginepraio. Quella è gente che non scherza e sei costretto ad agire come marionetta, pilotato da un’organizzazione che tiene in scacco la tua famiglia, che ti minaccia di ammazzarla senza pietà e che, purtroppo, non ti darà pace finchè non avrai assolto ai tuoi doveri.
Che pensi? Che forse quel treno era meglio che non lo prendevi?
Michael MacCauley invece lo fa e sotto le spoglie di Liam Neeson, da uomo ordinario, si trasforma minuto dopo minuto, in una specie di action-hero scoprendo gabole che forse era meglio rimanessero nascoste. Nessuno è innocente e anche i vecchi amici poliziotti di Michael non sono ciò che sembrano. Sono simulacri doppiogiochisti che hanno perso ideali di amicizia, in cambio di denaro, sbandati di una società che ha perso ogni speranza e che ha gettato la spugna alla sinuosa quanto marcia mano della corruzione.
La piaga sociale appena accennata nel film, in particolare nella prima parte, è claustrofobicamente contestualizzata nei vagoni di un treno. L’alienazione umana fa il suo rapido accenno in una riuscita scena capace di condensare il “ritmo della vita” di Michael anno dopo anno, tra umori contrastanti, gioia, dolore e sempre lui come protagonista sulla scena: il treno. Il grande gigante di metallo entro cui ogni giorno trascorriamo del tempo, con persone simili a noi, diverse e chissà forse anche solidali, un macrocosmo pulsante di vita, buona e cattiva, dove vattelo a immaginare che uno di questi non è ciò che sembra. E’ buono? Cattivo? Mah. Chi lo sa.
Il commuter, ovvero l’uomo sul treno conferma l’abilità e la prova attoriale di Liam Neeson nel variegato panorama degli action movies americani.
Dopo Unknown, Non-Stop e Run All Night, il regista valorizza le caratteristiche dell'attore, dalla voce cavernosa al viso spigoloso, cerca le rughe sulla fronte e il sudore sulle tempie, insegue nei primi piani l'intensità dell'interpretazione, qualità certamente apprezzabili e che elevano il film dalla scontata banalità di un giocattolone rumoroso con una spruzzata di Alfred Hitchcock (vedi Assassinio sull’Orient Express) e Agatha Chistie (vedi L’uomo che scompare) a prodotto degno di nota serrato e intrigante.
Nel mistero di fondo in cui si nasconde un colpevole (vero o falso che sia, lo si scoprirà nel corso della pellicola), Jaume Collet-Serra esplicita il significato della parola giustizia fatta di personaggi per fortuna ancora probi che non si piegano ai potenti di turno ma lottano contro il sistema per la fatua affermazione della verità e la salvaguardia dei valori familiari, oggi sempre più precari. E non importa se la credibilità di alcune scene va via via scemando nello sviluppo del film, pazienza se quel pendolare che vende polizze sulla vita per una grande società di assicurazioni ha il passato da poliziotto e mostra delle capacità degne di un Bruce Willis in Die Hard. Non importa.
Vive una cosa sola per tutta lora e quaranta di durata: l’angoscia.
Sul treno lo spettatore è costretto a viaggiare col protagonista, non può scendere, non ci sono fermate intermedie. Il treno non è la bestia in fuga di Runaway train. Qualcuno lo manovra ma dentro è manovrato. Lo spettatore è paralizzato, travolto dall’angoscia della paura, dei vetri infranti, delle carrozze che si sfaciano, dei sedili, del mistero. Scatta quel sadico gioco capace di tener alta la suspense, richiamando quella demogogia e quella folle paura di attentato che oggi sempre più è oggetto di falsi positivi e fake news.
Con la differenza che il film dopo due ore finisce mentre la vita, quella di tutti i giorni, quella sul treno, generalmente continua.
Fino all’ultima fermata. Che non sempre coincide con il capolinea.
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davidkiraichigo
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sabato 29 settembre 2018
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un ottimo liam neeson per un thriller accettabile
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Oramai siamo abituati al binomio Liam Neeson/Action Movie e a quanto pare ci stiamo abituando anche al sodalizio artistico che il regista e l'attore hanno iniziato. Sono infatti quattro i film realizzati dal regista con Liam Neeson da protagonista e possiamo individuare un elemento chiave che accomuna ognuno di essi: l'adrenalina. In ognuno di questi film Collet-Serra sceglie con molta attenzione l'ambientazione e tra interno ed esterno vi è sempre un senso di claustrofobia che inchioda chi guarda i suoi film. Ebbene, è proprio questo il punto forte di questo regista, che con una buona tecnica e tanta intelligenza riesce a dare qualcosa in più a delle storie che, altrimenti, risulterebbero noiose e scontate.
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Oramai siamo abituati al binomio Liam Neeson/Action Movie e a quanto pare ci stiamo abituando anche al sodalizio artistico che il regista e l'attore hanno iniziato. Sono infatti quattro i film realizzati dal regista con Liam Neeson da protagonista e possiamo individuare un elemento chiave che accomuna ognuno di essi: l'adrenalina. In ognuno di questi film Collet-Serra sceglie con molta attenzione l'ambientazione e tra interno ed esterno vi è sempre un senso di claustrofobia che inchioda chi guarda i suoi film. Ebbene, è proprio questo il punto forte di questo regista, che con una buona tecnica e tanta intelligenza riesce a dare qualcosa in più a delle storie che, altrimenti, risulterebbero noiose e scontate. L'uomo sul treno - The Commuter è infatti diviso a metà nella mia testa. Dopo un attenta visione non ho potuto fare altro che lodarne la regia e l'ottima interpretazione di Neeson per poi, però, criticare negativamente tutto il resto. A partire dall'ottimo montaggio iniziale, che va a descrivere la vita da pendolare che porta avanti Michael MacCauley, fino all'eccessivo gioco pirotecnico tra combattimenti alla Bourne Identity e improvvisi deragliamenti di vagoni, il film vuole per forza decollare in qualcosa di più pretenzioso, ma proprio per questo lo fa male lasciando non poco amaro in bocca alla fine. I personaggi attorno al protagonista sono tutti programmati per fare la stessa identica cosa: confondere le idee. Ma purtroppo sono come oggetti privi di valore su una credenza piena di polvere. Niente di nuovo, ma buon passatempo. Regista discreto. Film accettabile. Liam Neeson sempre bravo.
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antonio pagano
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lunedì 3 febbraio 2020
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la maschera greca di liam neeson
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Michael McCauley (Liam Neeson), ex poliziotto, è un pendolare sessantenne impiegato presso una compagnia di assicurazione. La vita del pendolare viene rappresentata in modo essenziale e disincantato: “questo andare e venire, mi sembra tanto un conto alla rovescia, parti la mattina, torni la sera, poi un bel giorno tanti saluti … è la vita”. Infatti, manco a dirlo, logiche aziendali comunicate in modo sbrigativo (“sei un soldato migliore di altri ma a volte i soldati cadono sul campo”) rendono Michael improvvisamente disoccupato: famiglia, casa, futuro del figlio, tutto sembra andare drammaticamente a monte.
Durante lo sconsolato ritorno a casa, sul treno affollato, Michael viene agganciato da Joanna (Vera Farmiga), una misteriosa sedicente psicologa (“studio il comportamento umano, infastidire le persone è un rischio professionale”), che gli propone una sfida almeno singolare: identificare tra i tanti passeggeri del treno una persona in particolare, fornendo elementi minimi.
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Michael McCauley (Liam Neeson), ex poliziotto, è un pendolare sessantenne impiegato presso una compagnia di assicurazione. La vita del pendolare viene rappresentata in modo essenziale e disincantato: “questo andare e venire, mi sembra tanto un conto alla rovescia, parti la mattina, torni la sera, poi un bel giorno tanti saluti … è la vita”. Infatti, manco a dirlo, logiche aziendali comunicate in modo sbrigativo (“sei un soldato migliore di altri ma a volte i soldati cadono sul campo”) rendono Michael improvvisamente disoccupato: famiglia, casa, futuro del figlio, tutto sembra andare drammaticamente a monte.
Durante lo sconsolato ritorno a casa, sul treno affollato, Michael viene agganciato da Joanna (Vera Farmiga), una misteriosa sedicente psicologa (“studio il comportamento umano, infastidire le persone è un rischio professionale”), che gli propone una sfida almeno singolare: identificare tra i tanti passeggeri del treno una persona in particolare, fornendo elementi minimi. Già questo sarebbe sufficiente a intrigare uno spettatore semplice ma l’amante del genere avverte subito un’intensa atmosfera crime, si sistema a dovere nella poltrona e si prepara ai colpi di scena che, in verità, non deludono. Nell’inversione della realtà di cui solo la fiction è capace, il disastro ferroviario finale servirà a salvare la vita degli stremati passeggeri.
Per il ruolo del protagonista, nel passaggio da pavido padre di famiglia a risoluto uomo d’azione, risulta essenziale la maschera da teatro greco di Liam Neeson. Accanto a lui alcuni solidi protagonisti degli schermi (piccolo e grande): Patrick Wilson (Prometeus, The Founder, Midway), Jonathan Banks (Mudbound, Breaking Bad), Sam Neill (Jurassic Park III, Peaky Blinders), Elizabeth McGovern (Ordinary people, Once upon a time in America, Downtown Abbey).
La narrazione cinematografica è punteggiata di riferimenti letterari (Golding, Bronte, Steinbeck, Hawthorne) e si chiude con un’ultima citazione, naturalmente pronunciata in treno: “un uomo si vede come si comporta quando arriva la tempesta” da Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas. Un invito ad una buona lettura non è mai sprecato.
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carloalberto
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giovedì 8 febbraio 2018
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l’eroismo della middle class.
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Il duo Collet Serra - Liam Neeson, dopo Unknown e Non-Stop, sforna un altro film d’azione pura e di complotti inverosimili e Neeson, purtroppo, si avvicina a un’età in cui le scazzottate col cattivo di turno diventano poco credibili. Il regista, attenendosi alle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione, costruisce tutta la storia sulla tratta ferroviaria New York - Cold Spring, con alcune sequenze adrenaliniche e spettacolari, però già viste. Tuttavia, il film, al di là del plot principale del thriller convenzionale d’azione, che non coinvolge mai emotivamente, mostra in controluce, attraverso la trama superficiale, sprazzi di autenticità, descrivendo la giornata di un pendolare, tra libri, noia e chiacchiere, un ex poliziotto deluso dalla polizia, dove si fa carriera soltanto grazie alla politica, licenziato da una compagnia di assicurazione perché valutato come un costo da eliminare, con una fame disperata di danaro per garantire un futuro migliore alla famiglia e buoni studi universitari al figlio.
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Il duo Collet Serra - Liam Neeson, dopo Unknown e Non-Stop, sforna un altro film d’azione pura e di complotti inverosimili e Neeson, purtroppo, si avvicina a un’età in cui le scazzottate col cattivo di turno diventano poco credibili. Il regista, attenendosi alle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione, costruisce tutta la storia sulla tratta ferroviaria New York - Cold Spring, con alcune sequenze adrenaliniche e spettacolari, però già viste. Tuttavia, il film, al di là del plot principale del thriller convenzionale d’azione, che non coinvolge mai emotivamente, mostra in controluce, attraverso la trama superficiale, sprazzi di autenticità, descrivendo la giornata di un pendolare, tra libri, noia e chiacchiere, un ex poliziotto deluso dalla polizia, dove si fa carriera soltanto grazie alla politica, licenziato da una compagnia di assicurazione perché valutato come un costo da eliminare, con una fame disperata di danaro per garantire un futuro migliore alla famiglia e buoni studi universitari al figlio. E’ in buona sostanza il ritratto di un americano medio o meglio di un occidentale della middle class, è l’eroe tragico dei nostri tempi, schiacciato dallo strapotere economico delle grandi banche, rappresentato dal viaggiatore broker di origine indiana, minacciato da oscuri complottismi, costretto in uno spazio sociale angusto e claustrofobico come quello di un vagone di un treno destinato a deragliare ed è l’unico in grado di salvare gli altri pendolari. Il lieto fine, scontato e rassicurante, riporta il film sul binario della pellicola di puro intrattenimento, ma intanto il messaggio subliminale è passato.
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elgatoloco
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venerdì 23 novembre 2018
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notevole thriller
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Questo"The Commuter"(2018, de Jaume Collet- Serra)è un thriller efficace, dove, sempre che lo si segua con attenzione, fin dall'inizio, la prefigurazione e poi lo svolgimento della trama che culima nel"disastro"e poi nella risoluzione è svolta/o con estrema attenzione. Un film che, senza voler scomodare modelli forse inattingibili(Lang, Hitchock, De Palma), ha tuttavia una solidità strutturale altrimenti non preesente nei thriller di consumo che si vedono in questo nostro tempo dalle molte suggestioni ma dalle scarse realizzazioni concrete. Complessivamente Liam Neeson e Vera Farmiga sono interpreti di grande livello, ma anche le altre presenze sono all'altezza del compito, dove Sam Neill gioca con estrema intelligenza su un ruolo caratterizzato dall'ambiguità.
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Questo"The Commuter"(2018, de Jaume Collet- Serra)è un thriller efficace, dove, sempre che lo si segua con attenzione, fin dall'inizio, la prefigurazione e poi lo svolgimento della trama che culima nel"disastro"e poi nella risoluzione è svolta/o con estrema attenzione. Un film che, senza voler scomodare modelli forse inattingibili(Lang, Hitchock, De Palma), ha tuttavia una solidità strutturale altrimenti non preesente nei thriller di consumo che si vedono in questo nostro tempo dalle molte suggestioni ma dalle scarse realizzazioni concrete. Complessivamente Liam Neeson e Vera Farmiga sono interpreti di grande livello, ma anche le altre presenze sono all'altezza del compito, dove Sam Neill gioca con estrema intelligenza su un ruolo caratterizzato dall'ambiguità... Mistero, enigma, con la capacità di rendere quanto si sta svolgendo, con una rarissima carrellata attraverso tutti i vagoni di un treno molto grande, very USA. Da parte di un regista catalano, dove la cinematografia catalana si conferma ancora una volta all'altezza di sfide che ad altri registi del "vecchio continente"non riescono allo stesso modo. El Gato
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udiego
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domenica 4 febbraio 2018
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un film che deraglia
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Michael sta tornando a casa dopo essere stato licenziato dal lavoro su quel treno che per più di dieci anni lo ha visto come pendolare per andare e tornare dal proprio ufficio. Proprio in quel suo ultimo viaggio incontra una donna particolarmente misteriosa, che gli offre parecchi soldi in cambio di un piccolo aiuto: una persona non dovrebbe stare su quel treno e lui la deve trovare. Michael non sa se si tratti di uno scherzo o meno, fino a quando non trova i soldi sul treno, a questo punto però non è più possibile tirarsi indietro.
Collet-Serra, regista spagnolo, al suo quarto film con Liam Neeson, porta al cinema questa storia che profuma di giallo.
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Michael sta tornando a casa dopo essere stato licenziato dal lavoro su quel treno che per più di dieci anni lo ha visto come pendolare per andare e tornare dal proprio ufficio. Proprio in quel suo ultimo viaggio incontra una donna particolarmente misteriosa, che gli offre parecchi soldi in cambio di un piccolo aiuto: una persona non dovrebbe stare su quel treno e lui la deve trovare. Michael non sa se si tratti di uno scherzo o meno, fino a quando non trova i soldi sul treno, a questo punto però non è più possibile tirarsi indietro.
Collet-Serra, regista spagnolo, al suo quarto film con Liam Neeson, porta al cinema questa storia che profuma di giallo. Un uomo, sulla sessantina, il cui unico pensiero è come mandare avanti la famiglia, nel giorno del suo licenziamento si trova coinvolto in una storia strana e pericolosa, ma che gli può fruttare molti soldi. Ci sono tutte le premesse che questo possa diventare un buon prodotto di intrattenimento per gli amanti del genere. Un personaggio dall’alta integrità morale con problemi finanziari che ha la possibilità di risolverli facendo una cosa di cui non andrebbe fiero, una donna misteriosa che tesse i fili della storia tenendo tutto sotto controllo, un giallo intricato, da risolvere in poco tempo che farà dubitare il buon Michael di se stesso e di quello che sta facendo. Peccato che il regista spagnolo dopo una buona partenza, che coinvolge ed incuriosisce lo spettatore, si perda nei meandri di una sceneggiatura confusa e poco coerente. Con il prosieguo della storia il film si trasforma da giallo stile Agatha Christie ad un thriller action movie dove Michael si trasforma da ex agente di polizia passato al campo delle assicurazioni ormai prossimo alla pensione ad un Jason Bourne capace di tenere testa nel combattimento corpo a corpo ad agenti speciali dell’FBI o a serial killer professionisti. Il lavoro si perde in una sceneggiatura opaca e senza identità ed il montaggio ben fatto ed i buoni effetti speciali risultano superflui e del tutto fini a se stessi. L’uomo sul treno delude in modo crescente, dato che, dopo aver creato qualche buona aspettativa non riesce a mantenersi su degli standard sufficienti per tutta la sua durata. Tra le poche cose apprezzabili un Liam Neeson ormai sempre a suo agio in questi ruoli d’azione ed una buona struttura cinematografica: tutte le scene sul treno sono girate in studio a Londra, ma il tutto è ricostruito molto bene. Purtroppo questi elementi non bastano per farci apprezzare un film che prende una strada per poi abbandonarla improvvisamente senza apparente motivo.
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