antonio boz
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domenica 16 dicembre 2018
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mirko non tradisce
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Mirko Locatelli non tradisce. Ha mantenuto la sua originaria sensibilità e la capacità di comprendere ed esprimere drammi e contraddizioni che ognuno si porta dentro e che per questo sono difficili se non impossibili da risolvere. Anche Isabelle, grazie anche all’ottima interpretazione di Ariane Ascaride, coinvolge e crea empatia. Il dramma viene vissuto ma non risolto e la cosa può creare disagio allo spettatore ma questo è uno scotto che si paga volentieri se consente di evitare le banalità di un lieto fine o di un finale tragico.
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Mirko Locatelli non tradisce. Ha mantenuto la sua originaria sensibilità e la capacità di comprendere ed esprimere drammi e contraddizioni che ognuno si porta dentro e che per questo sono difficili se non impossibili da risolvere. Anche Isabelle, grazie anche all’ottima interpretazione di Ariane Ascaride, coinvolge e crea empatia. Il dramma viene vissuto ma non risolto e la cosa può creare disagio allo spettatore ma questo è uno scotto che si paga volentieri se consente di evitare le banalità di un lieto fine o di un finale tragico.
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silbo
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venerdì 14 dicembre 2018
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rimanere incantati e incatenati allo schermo
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Avevo aspettative molto alte per il nuovo film di Mirko Locatelli, che già aveva dimostrato di avere tecnica e poetica con i precedenti "Il primo giorno di inverno" e "I corpi estranei". Le aspettative sono state di gran lunga superate. C'è una tale delicatezza, una tale lucidità, un senso di vera pietas nell'indagare tra le pieghe dell'essere umano. Ariane Ascaride perfetta nel ruolo, mai un attaggiamento, un'espressione stonata. Un gran lavoro che merita di essere visto
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lucianosartirana
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giovedì 13 dicembre 2018
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nella fatica delle relazioni
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Un film che mi è proprio piaciuto!
C'è la luce forte di Trieste, il personaggio in più che sospende l'atmosfera. Sentimenti forti ma il più delle volte trattenuti, il più delle volte inopportuni quando trovano il modo di emergere. Strategie di vita che partono con uno scopo e deragliano in ben altro. Ogni scena, ogni gesto, ogni parola si portano dietro un sospetto, un desiderio, l'ansia di essere arrivati quando il latte era già versato. Un viaggio psicologico fra persone di età ed esperienza di vita diverse, raccontato con grande dettaglio. Lo stile filmico è essenziale, non c'è niente senza la sua ragion d'essere; scorre agile, lascia presagire, c'è la suspense di un equilibrio fragilissimo, c'è generosità e voglia di conoscenza nell'avvicinarsi ai personaggi.
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Un film che mi è proprio piaciuto!
C'è la luce forte di Trieste, il personaggio in più che sospende l'atmosfera. Sentimenti forti ma il più delle volte trattenuti, il più delle volte inopportuni quando trovano il modo di emergere. Strategie di vita che partono con uno scopo e deragliano in ben altro. Ogni scena, ogni gesto, ogni parola si portano dietro un sospetto, un desiderio, l'ansia di essere arrivati quando il latte era già versato. Un viaggio psicologico fra persone di età ed esperienza di vita diverse, raccontato con grande dettaglio. Lo stile filmico è essenziale, non c'è niente senza la sua ragion d'essere; scorre agile, lascia presagire, c'è la suspense di un equilibrio fragilissimo, c'è generosità e voglia di conoscenza nell'avvicinarsi ai personaggi. Che sono di una precisione assoluta, ciascuno agitato nel profondo da una storia e ciascuno con una recitazione adeguata: l'esuberanza guatante e i tanti volti di una grandissima Ariane Ascaride; l'ombrosità perdente, i nervi in crisi di Robinson Stévenin; l'introversione cupa, faticosa, da adolescente irritante di Samuele Vessio; l'intensità di Lavinia Anselmi.
Lo consiglio senz'altro.
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silbo
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giovedì 13 dicembre 2018
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rimanere incantati e incatenati allo schermo
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Ci si aspetta sempre molto da chi ha saputo entrarci nell'anima e Mirko Locatelli, con i precedenti "I corpi estranei" e "Il primo giorno d'inverno" lo aveva fatto.
Le aspettative sono state di gran lunga superate grazie alla deicatezza, alla lucidità e alla vera pietas con cui vengono affrontate le pieghe dell'essere umano. Un film, una sceneggiatura che obbligano lo spettatore a non accontentarsi di facili (pre)giudizi. Ariane Ascaride perfetta nel suo ruolo, non un atteggiamento, non un'espressione stonata. Da vedere!
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anna maria lunella morfini
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sabato 8 dicembre 2018
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come una grande attrice riesce a tenere su un film
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L'intento di Mirko Locatelli è ambizioso e non riuscito se non in parte. Il suo film Isabelle, è un film sugli stati emotivi e relazioni umane della vita di tutti i giorni. La trama è accattivante ma non chiara e risulta incomprensibile. Il cast degli attori una bravissima attrice Arianne Ascaride ed un atrettanto bravo Robinson Stévenin stonano con un impacciato e fuor d'acqua Samuele Vessio che tira in basso tutto il cast. Difficile recitare insieme ad un non attore, inevitabilmente mina la recitazione di tutti. Carina e naturale l'esordiente Lavinia Anselmi che invece s'intona alla recitazione di Ariane. Sentiremo parlare presto di lei. Il regista ha perso l'occasione di approfondire il suo personaggio come anche quello di altri nel film.
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L'intento di Mirko Locatelli è ambizioso e non riuscito se non in parte. Il suo film Isabelle, è un film sugli stati emotivi e relazioni umane della vita di tutti i giorni. La trama è accattivante ma non chiara e risulta incomprensibile. Il cast degli attori una bravissima attrice Arianne Ascaride ed un atrettanto bravo Robinson Stévenin stonano con un impacciato e fuor d'acqua Samuele Vessio che tira in basso tutto il cast. Difficile recitare insieme ad un non attore, inevitabilmente mina la recitazione di tutti. Carina e naturale l'esordiente Lavinia Anselmi che invece s'intona alla recitazione di Ariane. Sentiremo parlare presto di lei. Il regista ha perso l'occasione di approfondire il suo personaggio come anche quello di altri nel film.
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cardclau
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domenica 2 dicembre 2018
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un po' stonato
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E quindi uscimmo a rimirar le stelle (Dante, Inferno XXXIV, 139) … dopo 90 minuti di noia mortale che oserei definire quasi mortifera. Mi permetto di parlare così, per carità è solo la mia modesta opinione, del film di Mirko Locatelli, Isabelle, che sono andato a vedere per la “grande” Ariane Ascaride. Così però argomento: dovrebbe essere stato un viaggio appassionato nella complessità del senso di colpa ma ne esita una polpetta assai poco digeribile, estenuamente lenta, piena di inutilità, superficialismi, e tutto sommato poco comprensibile e credibile. Cosa potremmo avvertire? Che non basta una buona esecutrice se manca un adeguato direttore d’orchestra: la musica emerge zoppa, inframmezzata da frequenti stonature, l’equilibrio non raggiunto.
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E quindi uscimmo a rimirar le stelle (Dante, Inferno XXXIV, 139) … dopo 90 minuti di noia mortale che oserei definire quasi mortifera. Mi permetto di parlare così, per carità è solo la mia modesta opinione, del film di Mirko Locatelli, Isabelle, che sono andato a vedere per la “grande” Ariane Ascaride. Così però argomento: dovrebbe essere stato un viaggio appassionato nella complessità del senso di colpa ma ne esita una polpetta assai poco digeribile, estenuamente lenta, piena di inutilità, superficialismi, e tutto sommato poco comprensibile e credibile. Cosa potremmo avvertire? Che non basta una buona esecutrice se manca un adeguato direttore d’orchestra: la musica emerge zoppa, inframmezzata da frequenti stonature, l’equilibrio non raggiunto. Non è mia abitudine spiattellare qualche aspetto della storia (per non togliervi la sorpresa), ma questa volta non ne posso fare a meno, è meglio che la sorpresa ve la tolga, almeno un pochino. La storia racconta di Isabelle (Ariane Ascaride), orgogliosamente troppo francese (e questo ci può ancora stare), che è a Trieste per un tenere un corso presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP), orgogliosamente italiano! A dire il vero, non le darei nulla di più di una modesta insegnante di Fisica alle scuole superiori, non mi ha impressionato granché, aggiungerei addirittura che la genialità sembra non essere di casa. Isabel con quel poco convincente di suo figlio, Jérôme (Robinson Stevenin) hanno combinato un guaio. Mentre era lui alla guida hanno causato un incidente mortale, perché l’auto coinvolta, per evitarli, era finita contro un albero, e la sorella di Davide (Samuele Vessio) era morta. Isabelle e Jérôme, però, non si erano assunti la responsabilità di quel possibile misfatto, se l’erano svignata, apparentemente non identificati. Ma erano e sono rimasti con l’angoscia di essere beccati. E qua entra la figura di Davide. Uno penserebbe che ricerchi affannosamente la verità, ma non emerge nulla di convincente e consistente in questo senso. Isabelle preda del senso di colpa gli dà perfino delle ripetizioni (allora è vera, l’impressione che sia una insegnante delle superiori). E Davide entrato furtivamente nella di lei casa, fruga affannosamente nei di lei casssetti per trovare degli articoli di giornale sull’incidente. A che pro? Proprio non si capisce, non è dato di sapere. Poiché in questi film non deve mancare nulla, lui perfino la violenta. Uno penserebbe per vendicare la sorella uccisa, ed infatti Isabelle nulla dice. Ma anche in questo caso, ovviamente, nulla si capisce e lo spettatore, estenuato, viene abbandonato alle sue amletiche perplessità.
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