Gipi difende il privato, ma cerca una dedica
di Roberto Nepoti La Repubblica
Come raccontare la storia di un quindicenne che da vent'anni scrive la stessa lettera ai suoi autori di fumetti preferiti, chiedendo un disegno con dedica? Se lo domanda Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, nel Ragazzo più felice del mondo: film che sembra fare della bizzarria un criterio, a partire dal quesito di come si possa restare adolescente così a lungo. Forma di racconto diacronica come il fumetto, il cinema ha le sue regole, che Gipi sovverte allegramente. In realtà, sotto la crosta goliardica e autoironica (l'armata Brancaleone della sua troupe), Pacinotti riprende la formula classica del film-nel-film al servizio di un discorso serio. S'interroga sul bisogno atavico di (sentirsi) raccontare storie, ma lo fa deframmentando la narrazione e senza svelare l'identità del serial-fan. In una difesa virtuosa del privato, tanto più apprezzabile al tempo del narcisismo via social media e selfie.
Da La Repubblica, 8 novembre 2018
di Roberto Nepoti, 8 novembre 2018