vincenzo ambriola
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venerdì 23 novembre 2018
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la morte imminente
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Due fratelli diversi, due storie diverse, la malattia di uno di loro che li fa incontrare. La Golino rivede il tema della morte imminente innestandolo nel rapporto, spesso difficile, tra fratelli in età adulta. Lo fa con garbo, raccontando le loro vite da molti punti di vista sentimentali e temporali, senza mai superare il limite del patetico, del morboso, della commiserazione. Purtroppo, la sua narrazione esalta il successo economico di uno dei due fratelli, insistendo sui dettagli di una vita lussuosa, sfrenata e a tratti pericolosa. Questa polarizzazione, utile drammaturgicamente, indebolisce il messaggio del film e l'analisi lucida del tema della morte. Bella la musica, sempre ben intonata al discorso narrativo; belle le immagini e ottima la recitazione dei nostri attori e delle nostre attrici italiane, oramai a livelli qualitativi internazionali.
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Due fratelli diversi, due storie diverse, la malattia di uno di loro che li fa incontrare. La Golino rivede il tema della morte imminente innestandolo nel rapporto, spesso difficile, tra fratelli in età adulta. Lo fa con garbo, raccontando le loro vite da molti punti di vista sentimentali e temporali, senza mai superare il limite del patetico, del morboso, della commiserazione. Purtroppo, la sua narrazione esalta il successo economico di uno dei due fratelli, insistendo sui dettagli di una vita lussuosa, sfrenata e a tratti pericolosa. Questa polarizzazione, utile drammaturgicamente, indebolisce il messaggio del film e l'analisi lucida del tema della morte. Bella la musica, sempre ben intonata al discorso narrativo; belle le immagini e ottima la recitazione dei nostri attori e delle nostre attrici italiane, oramai a livelli qualitativi internazionali.
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cardclau
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mercoledì 31 ottobre 2018
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la morte scotomizzata
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Nel film Euforia (dal dizionario Treccani, euforia: sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti positivi o favorevoli dell'ambiente circostante e degli eventi, con tendenza a interpretazioni ottimistiche) la regista Valeria Golino, all’esatto contrario, si confronta con le fantasie più cupe dell’essere umano, e direi molto spesso così intollerabili da essere rinnegate, che è il viaggio, tuo o quello di uno a noi vicino, verso l’oscuro signore, la morte. Si fa presto ad andare col pensiero alla stessa impresa che aveva affrontato Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, o Lev Tolstoj nel racconto La morte di Ivan Illich, ma li cito non per fare un confronto, ma per dire che affrontare questo tema è impresa poderosa.
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Nel film Euforia (dal dizionario Treccani, euforia: sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti positivi o favorevoli dell'ambiente circostante e degli eventi, con tendenza a interpretazioni ottimistiche) la regista Valeria Golino, all’esatto contrario, si confronta con le fantasie più cupe dell’essere umano, e direi molto spesso così intollerabili da essere rinnegate, che è il viaggio, tuo o quello di uno a noi vicino, verso l’oscuro signore, la morte. Si fa presto ad andare col pensiero alla stessa impresa che aveva affrontato Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, o Lev Tolstoj nel racconto La morte di Ivan Illich, ma li cito non per fare un confronto, ma per dire che affrontare questo tema è impresa poderosa. La storia narra di Matteo (Riccardo Scamarcio), omosessuale, ricco e con un grosso appannaggio mensile, che non si capisce bene da dove provenga, forse dal mercato moderno dell’opera d’arte, che ha come ultima preoccupazione come spendere i soldi, che scorrono a fiumi. Matteo deve avere dei sospesi con la madre e il fratello Ettore (Valerio Mastandrea), e non solo per l’omosessualità non ancora completamente digerita dalla madre (Marzia Ubaldi), forse brava soprattutto a fischiettare. Matteo scopre che il fratello Ettore, per accertamenti medici in relazione a particolari sintomi, è affetto da metastasi cerebrali di melanoma maligno, del quale non si riesce ad identificare il sito primario. Ettore, un tranquillo professore della provincia romana, viene quindi preso, a sua insaputa, sotto l’ala protettiva di Matteo, nel suo sontuoso alloggio a Roma, per le cure perché si tratta di una grossa “cisti”, una bazzecola, comunque prevedibilmente palliative. Nel prendersi cura di Ettore, Matteo cerca di prendersi cura dell’angoscia e dello sgomento che quel viaggio gli provoca, ma per farlo è obbligato a costruire un mondo di falsità che non permette alcuna vera intimità. Non nego che ci siano dei momenti intensi e divertenti nel contempo, come quando Ettore ha il coraggio di chiedere, e non lo aveva mai fatto, a Matteo sulla sua sessualità. E Valerio Mastandrea come se la cava nel suo ultimo viaggio? Lui è un bravissimo attore, probabilmente il migliore del cast, ma il compito che deve affrontare risulta più grande delle sue oneste possibilità. La malattia sarebbe rapidamente invalidante, e terribilmente disturbante, sia per lui, per coloro a lui vicino, ma anche, e soprattutto, per lo spettatore. La morte una liberazione. Ma non preoccupatevi, ciò non succede: Ettore, malgrado qualche sporadico sintomo, riesce a stare sufficientemente bene fino alla fine del film, non mettendo in seria difficoltà nessuno. Lo spettatore viene quindi consolato, e facilmente, ma l’evento dal contenuto così penoso e sgradevole risulta fondamentalmente oscurato.
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