eugen
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martedì 30 agosto 2022
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decisamente interessante, pur se... avrebbe implic
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Avrebber"implicato alttro", altri sviluppi, questo"BUllet Head"(Paul Solet, che ha anche scritto il film, 2017): la storia di tre ladri, con molti problemi alle spalle, che rimangono praticamente bloccati in un magazzino squallido, dove alcuni cani addestrati al classico, orrendo, "combattimento tra cani", decidendo di attendere un loro complice all'alba, avrebbe implicato altro, sviluppi appunt ulteriori, ma questo rimane"in mente videntis", ossia rimane nell'immaginazione "prospettica"di chi guarda, Rimangono, invece, i flah-backs "terribili"dei tre malivicenti alle prese con i loro fantasmi del passato , ma anche quanto realmente avviene nel magazzino degli orrori: la morte del piu'anziano e quella del piu'giovane(rispettivamente John Malcovich e Roru Chukin, dove il ragazzo e'vittima del"buco", di overdose o quanto comunque si lega alla pratica dell'assunzione di eroina per endovena()quella probabile del bandito"mediano"(Adrien Body), come anche l'irruzione armata del proprietario del cane(Antonio Banderas)cui non tocchera'miglior sorte.
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Avrebber"implicato alttro", altri sviluppi, questo"BUllet Head"(Paul Solet, che ha anche scritto il film, 2017): la storia di tre ladri, con molti problemi alle spalle, che rimangono praticamente bloccati in un magazzino squallido, dove alcuni cani addestrati al classico, orrendo, "combattimento tra cani", decidendo di attendere un loro complice all'alba, avrebbe implicato altro, sviluppi appunt ulteriori, ma questo rimane"in mente videntis", ossia rimane nell'immaginazione "prospettica"di chi guarda, Rimangono, invece, i flah-backs "terribili"dei tre malivicenti alle prese con i loro fantasmi del passato , ma anche quanto realmente avviene nel magazzino degli orrori: la morte del piu'anziano e quella del piu'giovane(rispettivamente John Malcovich e Roru Chukin, dove il ragazzo e'vittima del"buco", di overdose o quanto comunque si lega alla pratica dell'assunzione di eroina per endovena()quella probabile del bandito"mediano"(Adrien Body), come anche l'irruzione armata del proprietario del cane(Antonio Banderas)cui non tocchera'miglior sorte... Complessivamente un"descensus ad inferos"che ricorda Edgar Allan Poe, una sorta di Maelstrom terrestre, dove escrescenze fetide e squallore diffuso sono padroni, in una chiave di squallore e degrado totale, generalizzato, dove solo la presenza.apparizione di un coniglietto(Rabbit da"Alice in WOnderland"o meglio Grace Slick e i Jefferson Airplane in"White Rabbit?"), sempre che non sia mero fantasma mentale anch'esso"rischiara"parzialmente il quadro, El Gato
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felicity
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lunedì 20 luglio 2020
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piccolo prodotto con difetti ma qualche pregio
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Tralasciando le melense e inutili digressioni drammatiche nel vissuto dei protagonisti e soprassedendo sull’evidente farraginosità drammaturgica, la forza portante a cui il regista si affida per rendere la propria opera quantomeno degna d’attenzione, risiede interamente nella vincente elementarità di una sceneggiatura capace di riproporre il meccanismo di caccia del gatto col topo.
Concedendosi in sottotraccia una più che evidente e ruffiana critica alle vessazioni umane nei confronti degli amici animali, Bullet Head opera onestamente entro i confini di un piccolo prodotto d’intrattenimento con tanti difetti, ma sorretto da un grande pregio, quello di consegnare all’immaginario filmico un ennesimo personaggio iconico a quattro zampe e canini appuntiti.
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Tralasciando le melense e inutili digressioni drammatiche nel vissuto dei protagonisti e soprassedendo sull’evidente farraginosità drammaturgica, la forza portante a cui il regista si affida per rendere la propria opera quantomeno degna d’attenzione, risiede interamente nella vincente elementarità di una sceneggiatura capace di riproporre il meccanismo di caccia del gatto col topo.
Concedendosi in sottotraccia una più che evidente e ruffiana critica alle vessazioni umane nei confronti degli amici animali, Bullet Head opera onestamente entro i confini di un piccolo prodotto d’intrattenimento con tanti difetti, ma sorretto da un grande pregio, quello di consegnare all’immaginario filmico un ennesimo personaggio iconico a quattro zampe e canini appuntiti.
Purtroppo non sono tutte rose e fiori, Bullet Head incespica un po’ nella sua parte noir. A cominciare da una struttura a flashback che se da un lato serve a caratterizzare meglio i protagonisti, dall’altro finisce per frammentare troppo il meccanismo narrativo minando puntualmente la tensione che la situazione d’assedio aveva creato.
Flashback che si inseriscono in un tono generale eccessivamente malinconico, spingendolo ulteriormente verso tristezza e pessimismo.
Piccola partecipazione per Antonio Banderas, che inizialmente compare in maniera sporadica, tenuto in caldo per il gran finale.
La regia di Paul Solet è curata, si affida ai dettagli, si avvolge di una confezione adeguata e sfrutta nel migliore dei modi una location dal potenziale grande quanto la sua metratura.
Una sceneggiatura non sempre fluida, che di tanto in tanto compromette un clima di tensione costruito con pazienza, ma che nel complesso non pregiudica la visione di un film che si fa notare per un’originale combinazione di generi, concepito con ingegno e professionalità.
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felicity
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venerdì 17 luglio 2020
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piccolo prodotto con difetti ma qualche pregio
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Tralasciando le melense e inutili digressioni drammatiche nel vissuto dei protagonisti e soprassedendo sull’evidente farraginosità drammaturgica, la forza portante a cui il regista si affida per rendere la propria opera quantomeno degna d’attenzione, risiede interamente nella vincente elementarità di una sceneggiatura capace di riproporre il meccanismo di caccia del gatto col topo.
Concedendosi in sottotraccia una più che evidente e ruffiana critica alle vessazioni umane nei confronti degli amici animali, Bullet Head opera onestamente entro i confini di un piccolo prodotto d’intrattenimento con tanti difetti, ma sorretto da un grande pregio, quello di consegnare all’immaginario filmico un ennesimo personaggio iconico a quattro zampe e canini appuntiti.
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Tralasciando le melense e inutili digressioni drammatiche nel vissuto dei protagonisti e soprassedendo sull’evidente farraginosità drammaturgica, la forza portante a cui il regista si affida per rendere la propria opera quantomeno degna d’attenzione, risiede interamente nella vincente elementarità di una sceneggiatura capace di riproporre il meccanismo di caccia del gatto col topo.
Concedendosi in sottotraccia una più che evidente e ruffiana critica alle vessazioni umane nei confronti degli amici animali, Bullet Head opera onestamente entro i confini di un piccolo prodotto d’intrattenimento con tanti difetti, ma sorretto da un grande pregio, quello di consegnare all’immaginario filmico un ennesimo personaggio iconico a quattro zampe e canini appuntiti.
Purtroppo non sono tutte rose e fiori, Bullet Head incespica un po’ nella sua parte noir. A cominciare da una struttura a flashback che se da un lato serve a caratterizzare meglio i protagonisti, dall’altro finisce per frammentare troppo il meccanismo narrativo minando puntualmente la tensione che la situazione d’assedio aveva creato.
Flashback che si inseriscono in un tono generale eccessivamente malinconico, spingendolo ulteriormente verso tristezza e pessimismo.
Piccola partecipazione per Antonio Banderas, che inizialmente compare in maniera sporadica, tenuto in caldo per il gran finale.
La regia di Paul Solet è curata, si affida ai dettagli, si avvolge di una confezione adeguata e sfrutta nel migliore dei modi una location dal potenziale grande quanto la sua metratura.
Una sceneggiatura non sempre fluida, che di tanto in tanto compromette un clima di tensione costruito con pazienza, ma che nel complesso non pregiudica la visione di un film che si fa notare per un’originale combinazione di generi, concepito con ingegno e professionalità.
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