angeloumana
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venerdì 14 settembre 2018
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un gelato contro l'incubo
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Manhattan è la protagonista del film, l'isola principale di New York, la most beautiful: le giovani donne anonime che una ad una vengono inquadrate nella folla dei marciapiedi all'inizio del film, ben vestite e curate nell'aspetto, fanno pensare a quante vite diverse ci sono in quella città rutilante e scintillante, molte appese a un filo, in the city that never sleeps (da Liza Minnelli), dove tutto esiste e sembra a portata di mano, ma chissà quanti non se la possono permettere, se non hanno soldi o assicurazione per curarsi. Una è Luciana, spagnola come lo è Ana Asensio regista e attrice principale; chissà quanti vivono di espedienti o sopravvivono appena, quanti giacciono nei bassifondi.
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Manhattan è la protagonista del film, l'isola principale di New York, la most beautiful: le giovani donne anonime che una ad una vengono inquadrate nella folla dei marciapiedi all'inizio del film, ben vestite e curate nell'aspetto, fanno pensare a quante vite diverse ci sono in quella città rutilante e scintillante, molte appese a un filo, in the city that never sleeps (da Liza Minnelli), dove tutto esiste e sembra a portata di mano, ma chissà quanti non se la possono permettere, se non hanno soldi o assicurazione per curarsi. Una è Luciana, spagnola come lo è Ana Asensio regista e attrice principale; chissà quanti vivono di espedienti o sopravvivono appena, quanti giacciono nei bassifondi. In uno di questi deve arrivare anche Luciana, pur di racimolare 2000 dollari che le sembrano una fortuna, disposta a partecipare ad uno strano ed equivoco party di cui non sa nulla, che si rivelerà angosciante e pericoloso, un gioco feroce. E' veramente al limite per accettare quel “lavoro” di una serata, non vede futuro e del passato ha solo gli oggetti della sua bambina perduta, della quale ancora le trasmettono l'odore. L'amica russa Olga le ha detto che alcune sue amiche non le vede più perché New York le ha mangiate, e non può essere altrimenti in una città (o mondo) dove molti ricchi eleganti e senza scrupoli si permettono costose perversioni. Direi “vibrante” l'interpretazione di Ana Asensio, regista che ha voluto interpretare la parte. Dapprima nelle vesti di una giovane donna immigrata che s'industria di sbarcare il lunario con vari mezzi, poi in abito da sera e tacchi altissimi per la “serata”: la si vede interrogarsi e interrogare altre partecipanti per sapere in che posto è finita e in cosa il loro ruolo consista, poi col viso angosciato e stravolto per il panico che l'assale, infine la rassegnazione perché da quel luogo non può più scappare. Il gelato che si concede dopo quell'esperienza da incubo è la liberazione che un gesto molto semplice può garantire.
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vanessa zarastro
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lunedì 20 agosto 2018
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new york, “luogo” delle occasioni
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Presentato al XXXV Torino Film Festival“Most Beautiful Island” è stato molto apprezzato dalla critica. È un film ambizioso pieno di riferimenti autoriali, come esplicitato dalla stessa Ana Asensio, un’attrice spagnola quarantenne al suo debutto alla regia, che lo ha co-prodotto con Larry Fessenden, un finanziatore di molti film horror indipendenti americani.
La storia narra un’intera giornata di Luciana, immigrata dalla Spagna e sbarcata a New York, città considerata a tutt’oggi la terra delle opportunità. Fuggita da un passato doloroso, probabilmente la morte accidentale di una figlia di cui si sente responsabile, la protagonista senza permesso di soggiorno, “sbarca il lunario” facendo lavoretti vari, come ad esempio la baby-sitter di due viziati e pestiferi bambini o la ragazza-sandwich per un chicken fast food.
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Presentato al XXXV Torino Film Festival“Most Beautiful Island” è stato molto apprezzato dalla critica. È un film ambizioso pieno di riferimenti autoriali, come esplicitato dalla stessa Ana Asensio, un’attrice spagnola quarantenne al suo debutto alla regia, che lo ha co-prodotto con Larry Fessenden, un finanziatore di molti film horror indipendenti americani.
La storia narra un’intera giornata di Luciana, immigrata dalla Spagna e sbarcata a New York, città considerata a tutt’oggi la terra delle opportunità. Fuggita da un passato doloroso, probabilmente la morte accidentale di una figlia di cui si sente responsabile, la protagonista senza permesso di soggiorno, “sbarca il lunario” facendo lavoretti vari, come ad esempio la baby-sitter di due viziati e pestiferi bambini o la ragazza-sandwich per un chicken fast food. Indebitata con la roommate per l’affitto, senza soldi per il medico, Luciana accetta un lavoro, che promette un facile guadagno, a scatola chiusa come accompagnatrice in un party per gente ricca, dove però poi non si saprà bene cosa possa succedere. Qui il film cambia registro e riferimenti cinematografici.
Infatti, “Most Beautiful Island” è costituito da una prima parte molto intensa dove la regista-attrice strizza l’occhio ai film indie (produzioni cinematografiche indipendenti e storie raccontate con punti di vista senza fronzoli) di John Cassavetes che rappresentano i problemi della vita metropolitana, con uno stile neo-realista di un certo nuovo cinema rumeno capeggiato da Christian Mungiu (“Un padre, una figlia”, del 2016), narrando la storia tutta-in-un-giorno come molti film dei fratelli Dardenne (“Due giorni, una notte” del 2014).
La seconda parte, a mio avviso, è meno riuscita. Nonostante una discreta suspense, la rappresentazione dei giochi perversi per ricchi sadici che giocano sulla pelle dei poveri è meno interessante e più banale. I riferimenti di questa seconda parte vanno cercati nella filmografia di Roman Polanski e di David Cronenberg, e qualche critico ha addirittura scomodato Stanley Kubrick e il suo “Eye Wide Shot” del 1999. Qui, però, manca sia il senso dello spettacolo – le ambientazioni sono scarne e si svolgono in sotterranei di edifici degradati - sia l’amplificazione onirica e c’è una totale assenza di ambiguità.
Peccato perché Ana Asensio mostra una notevole sensibilità nel descrivere la vita frenetica di New York in 16 mm con messe a fuoco particolari e con la macchina da presa che non molla mai la protagonista. La rappresentazione del sociale mostrata è moltodura: sono le vicende di tante ragazze immigrate che scappano dalla povertà e, in cerca di fortuna, si trovano costrette a tutto - anche vendere le proprie amiche e rischiare la vita – per racimolare soldi o successo. È quindi vero che New York è “la terra delle opportunità”, ma anche di quelle decisamente negative.
Sicuramente il film costituisce una buona prova, ma in un prossimo film la regista-attrice dovrebbe mettere meglio a fuoco una sua individualità stilistica e cercare una maggiore unitarietà tra le parti.
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