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ricordo un racconto di mia madre quando, sul finire della guerra, Roma era una "città aperta " : i tedeschi, all'uscita di una scuola, facevano una retata degli studenti. Con il calcio dei fucili costringevano quei poveri ragazzi a salire su di un camion . Le madri, mia madre assistevano a quello spettacolo senza allontanarsi, cercando di rendersi utili : raccoglievano i bigliettini sui quali venivano annotai i numeri di telefono...." Avvisi mia mia madre , la prego signora, avvisi mia madre". Le donne hanno seguito il camion nonostante le minacce, le spintonate, i fucili puntati dei tedeschi finchè hanno potuto cercando di ricordare un numero, un indirizzo, un nome. Ecco perchè il film mi ha indispettito : se l'assunto era quello di dimostrare la disumanizzazione prodotta dalla guerra non c'è riuscito . Non basta far fare di conto alla protagonista se uno stupro è meglio di due o se fa meno male se subito col consenso. Non vedo nessuna "madre coraggio" , nessun diritto a continuare a vivere dovendolo barattare a così caro prezzo . Non si abbandona un parente agonizzante, per poi ricordarsi quasi per caso della sua estistenza e della propria sbadataggine. Brutta la fotografia, opaca, l 'ambientazione troppo perfettina, i costumi.
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