laurence316
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venerdì 12 ottobre 2018
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ributtante e vacuo, incredibilmente mal diretto
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Autore del simpatico Bone Tomahawk (che già comunque palesava certe carenze), Zahler s'impegna (si fa per dire) a scrivere e dirigere questo suo nuovo film, tanto inconcepibilmente apprezzato da parte della critica e del pubblico quanto incredibilmente pessimo.
Sceneggiato con manica larga e una perversa tendenza ad indugiare su particolari o insignificanti (dei quali è intessuta la prima parte) o ripugnanti (in un'orgia di violenza fine a se stessa e quasi comicamente mal coreografata), Brawl in Cell Block 99 (in originale, che significa Rissa nel blocco 99) è un film tra l’altro imbevuto di stereotipi e cliché ben oltre il livello di guardia, debole sul fronte non solo narrativo ma anche stilistico (mai viste prigioni di massima sicurezza più malamente illuminate e blocchi carcerari [americani] situati in bizzarre repliche di segrete medievali dell’Inquisizione).
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Autore del simpatico Bone Tomahawk (che già comunque palesava certe carenze), Zahler s'impegna (si fa per dire) a scrivere e dirigere questo suo nuovo film, tanto inconcepibilmente apprezzato da parte della critica e del pubblico quanto incredibilmente pessimo.
Sceneggiato con manica larga e una perversa tendenza ad indugiare su particolari o insignificanti (dei quali è intessuta la prima parte) o ripugnanti (in un'orgia di violenza fine a se stessa e quasi comicamente mal coreografata), Brawl in Cell Block 99 (in originale, che significa Rissa nel blocco 99) è un film tra l’altro imbevuto di stereotipi e cliché ben oltre il livello di guardia, debole sul fronte non solo narrativo ma anche stilistico (mai viste prigioni di massima sicurezza più malamente illuminate e blocchi carcerari [americani] situati in bizzarre repliche di segrete medievali dell’Inquisizione).
La prima parte, poi, non è solo stiracchiata all'inverosimile, monotona e stanca, ma si conclude pure con una delle scelte più idiote mai compiute da un personaggio di finzione in un film di una qualunque epoca (scelta che sarà poi, naturalmente alle origini di tutte le sue disgrazie).
La seconda è invece un banale collezione di scenette truculente e ributtanti prive di qualunque originalità o inventiva, oltreché spesso e volentieri grandemente improbabili (per un ex-pugile il Bradley di Vaughn sferra dei pugni con una tecnica ridicola e una velocità alquanto senile).
Ma non solo annoia (salvo quel paio di occasioni nelle quali disgusta), questo Cell Block 99, ma in aggiunta, si fa latore di un'ideologia piuttosto reazionaria (ma c’era da aspettarselo) nonché vagamente razzista (vedi il medico abortista che, ovviamente, dev’essere coreano [vai a sapere perché]).
Tutti i personaggi sono macchiette senza spessore (non solo il protagonista, ma la moglie [interpretata da Jennifer Carpenter, la Debra di Dexter], gli scagnozzi del Cartello, l’immancabile sadico direttore del penitenziario) e tutti i risvolti della sedicente trama scontati.
Che il titolo originale sia un omaggio a Riot in Cell Block 11 di Siegel (un titolo da recuperare)? Comunque sia, questo film di Zahler è imparagonabile all'ottimo film di Siegel ma soprattutto impossibile da giudicare altrimenti se non come uno dei peggiori film della stagione.
Esageratamente esaltato dalla critica d'oltreoceano (e ti pareva), da noi è stato distribuito solo in cassetta, e la speranza è che finisca smarrito per i meandri delle offerte dell'home-video, per poi venir dimenticato per sempre.
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gianleo67
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venerdì 17 agosto 2018
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don't call me brad!
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Condannato a sette anni in seguito ad un colpo andato male, l'ex pugile Bradley Thomas deve fronteggiare l'odioso ricatto dei suoi ex soci in affari, che minacciano ritorsioni contro la moglie incinta e la figlioletta che questa porta in grembo. Il suo trasfermento in un carcere di massima sicurezza ha lo scopo di farlo avvicinare alla vittima designata che è stato incaricato di eliminare; non tutto però sembra andare secondo i piani... Sviluppando al cinema il suo credo per le contaminazioni letterarie e gli studiati meccanismi del film di genere (eroi, antieroi, azione e violenza), il sorprendente S. Craig Zahler rinverdisce i fasti dell'exploitation con questo slapstick nichilista a base di pulsioni elementari e marchiani effetti speciali, destrutturando il racconto secondo una sequenza lineare che può fare a meno di molti raccordi narrativi e si concentra sulla brutalità di una storia di riscatto, vendetta e sconfitta in cui i codici della violenza sono elevati al massimo livello di una inesorabile catarsi morale.
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Condannato a sette anni in seguito ad un colpo andato male, l'ex pugile Bradley Thomas deve fronteggiare l'odioso ricatto dei suoi ex soci in affari, che minacciano ritorsioni contro la moglie incinta e la figlioletta che questa porta in grembo. Il suo trasfermento in un carcere di massima sicurezza ha lo scopo di farlo avvicinare alla vittima designata che è stato incaricato di eliminare; non tutto però sembra andare secondo i piani... Sviluppando al cinema il suo credo per le contaminazioni letterarie e gli studiati meccanismi del film di genere (eroi, antieroi, azione e violenza), il sorprendente S. Craig Zahler rinverdisce i fasti dell'exploitation con questo slapstick nichilista a base di pulsioni elementari e marchiani effetti speciali, destrutturando il racconto secondo una sequenza lineare che può fare a meno di molti raccordi narrativi e si concentra sulla brutalità di una storia di riscatto, vendetta e sconfitta in cui i codici della violenza sono elevati al massimo livello di una inesorabile catarsi morale. Costruito come il pilot di una serialità cinematografica dalle promettenti potenzialità espressive, questo thriller carcerario da traumatologia ortopedica applica le funzioni elementari del determinismo melvilliano all'irridente deriva del sogno americano, dove alle crisi coniugali e occupazionali si contrappongono tanto il ritorno di fiamma sentimentale, quanto quello di un passato criminale, fino alle estreme conseguenze di una nemesi mortale che si abbatte come una scure su esiziali e tragicomiche scelte morali (si uccidono gli sgherri per salvare gli sbirri) e sulle logiche ricattatorie di istituzioni repressive che tramano nell'ombra. Niente che non si sia già visto nel catalogo neo-vintage degli anni '90 alla voce Tarantino-Rodriguez ma con una energia, una ironia ed una vitalità che reclamano il doveroso riconoscimento della propria originalità ed una dose di violenza scacciapensieri che fa del suo monolitico protagonista un angelo sterminatore inviato dal cielo a diffondere il verbo senza parole di un dio livoroso e vendicativo fin nei recessi più abietti di un girone infernale di nauseabonde celle di isolamento e medievali camere di inquisizione e di tortura. Come nel precedente e ambivalente Bone Tomahawk, lo scontro di civiltà tra le necessità ancestrali dell'aggressività antropofaga e quelle non meno brutali di una colonizzazione a colpi di genocidio, anche qui la separazione tra bene e male non sembra molto più sfumata, rimarcata vieppiù dlla netta demarcazione tra le abbacinanti scene in esterno e la tetra oscurità di quelle in interno, con un lavoro sulle luci che tradisce i pregevoli contributi tecnici (fotografia e musica in primis) di una produzione indipendente deluxe con protagonisti d'eccezione: dal già acclamato e statuario Vince Vaughn, alla sensualità androgina di Jennifer Carpenter, dal luciferino Udo Kier all' ex Miame Vice di un redivivo Don Johnson. Grindhouse d'eccezione distribuito in sala e on demand con presentazioni di prestigio alla 74 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed una candidatura per il premio del pubblico al Toronto International Film Festival 2017.
La ragazza mi ha tradito è colpa mia! Sono stato anche beccato dalla polizia! mi han detto "prego, si accomodi lì!" "Passerà qualche giorno qui!" "Ma vedrà che probabilmente uscirà certo. prima di lunedì!" voglio restare qui! odio quel giorni lì!
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dandy
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domenica 22 ottobre 2023
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ambizioni alte risultati scarsi.
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Dopo "Bone Tomahawk" il regista/sceneggiatore si butta nel prison movie onorando tutti gli stereotipi possibili laddove non opta per le inverosimiglianze pesanti(a cominciare dalla decisione del protagonista che lo porterà alla rovina).Vorrebbe essere profondo ed incisivo nel ritrarre il protagonista disposto a tutto pur di salvare moglie e figlio ma è solo scontato ,inconsistente e con almeno una mezz'ora di troppo.Persino la violenza(che scatta davvero a una ventina di minuti dalla fine) non è abbondante nè eccessivamente truce come converebbe in questo genere di film.Il pelato Vaughn ci prova e ci crede ma il suo personaggio di classica macchina di morte inarrestabile(ma con puntuale codice morale)non va oltre l'anonimo.
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Dopo "Bone Tomahawk" il regista/sceneggiatore si butta nel prison movie onorando tutti gli stereotipi possibili laddove non opta per le inverosimiglianze pesanti(a cominciare dalla decisione del protagonista che lo porterà alla rovina).Vorrebbe essere profondo ed incisivo nel ritrarre il protagonista disposto a tutto pur di salvare moglie e figlio ma è solo scontato ,inconsistente e con almeno una mezz'ora di troppo.Persino la violenza(che scatta davvero a una ventina di minuti dalla fine) non è abbondante nè eccessivamente truce come converebbe in questo genere di film.Il pelato Vaughn ci prova e ci crede ma il suo personaggio di classica macchina di morte inarrestabile(ma con puntuale codice morale)non va oltre l'anonimo.Anche questo tuttavia ha ottenuto vari apprezzamenti in patria dalla critica,venedo addirittura nominato tra i migliori film del 2017 da alcuni giornali(new York Times incluso).
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