alessandro
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giovedì 14 gennaio 2021
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"ed io su cosa ho mentito?"
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Ambientato nel Sud degli Stati Uniti, il fim racconta la vicenda giudiziaria penalistica che vede coinvolto un ragazzo, Mike accusato (con prove apparentemente schiaccianti) di aver assassinato il padre, il ricco avvocato Boone Lassiter. la trama è piuttosto elementare, come apparentemente anche il caso che la giuria deve esaminare, però pian piano che le scene si susseguono e la trama si snoda, la verità che emerge è totalmente differente. il regista gioca molto sulla dicotomia realtà/finzione che si intersecano e si allontanano continuamente. Siamo davvero sicuri che tutto ciò che appare evidente, lo sia anche effettivamente? siamo certi che tutti dicano sempre la verità anche quando siano obbligati a dirla? il film, a mio avviso, è più che gradevole, scorre liscio davanti allo spettatore, i flashback, legati ad episodi precedenti della vita del ragazzo e del padre che emergono dalle deposizioni dei testimoni, sono continui ma mai fuori posto o eccessivamnete prolissi.
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Ambientato nel Sud degli Stati Uniti, il fim racconta la vicenda giudiziaria penalistica che vede coinvolto un ragazzo, Mike accusato (con prove apparentemente schiaccianti) di aver assassinato il padre, il ricco avvocato Boone Lassiter. la trama è piuttosto elementare, come apparentemente anche il caso che la giuria deve esaminare, però pian piano che le scene si susseguono e la trama si snoda, la verità che emerge è totalmente differente. il regista gioca molto sulla dicotomia realtà/finzione che si intersecano e si allontanano continuamente. Siamo davvero sicuri che tutto ciò che appare evidente, lo sia anche effettivamente? siamo certi che tutti dicano sempre la verità anche quando siano obbligati a dirla? il film, a mio avviso, è più che gradevole, scorre liscio davanti allo spettatore, i flashback, legati ad episodi precedenti della vita del ragazzo e del padre che emergono dalle deposizioni dei testimoni, sono continui ma mai fuori posto o eccessivamnete prolissi. tutto è essenziale, nulla fuori posto. il cast è ben amalgamato, Keanu Reeves si cala perfettamnete nel ruolo del difensore dell'imputato. ottimo, come sempre anche il doppiaggio del film che permette allo spettatore di calarsi pienamente nella trama e nello stato d'animo dei personaggi. il colpo di scena finale è strepitoso e quanto mai inaspettato.
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fabio 3121
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sabato 28 novembre 2020
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convincente legal thriller
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L'avvocato Richard Ramsay (Keanu Reeves) viene incaricato di difendere il giovane Mike Lassiter (Gabriel Basso) dall'accusa di omicidio del padre, l'avvocato Boone Lassiter che aveva abusato si fisicamente che emotovamente non solo della moglie Loretta (Renèe Zellweger) ma anche dello stesso figlio. Il film scorre veloce nonostante i numerosi flashback che aiutano a narrare l'intera e complessa vicenda familiare. Molto interessanti e ben girate anche le scene del processo. Nel complesso una pellicola con un ottimo cast e con una convincente interpretazione di Keanu Reeves.
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carloalberto
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sabato 19 settembre 2020
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banale trial movie
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Dramma processuale con una solida sceneggiatura ed un ottimo cast, almeno sulla carta, che naufraga tuttavia ben presto nella noia della routinaria vita dei tribunali e quasi si ha l’impressione claustrofobica di essere finiti a lavorare in una cancelleria, sebbene alcuni flash back ci facciano opportunamente respirare un po’ d’aria fresca fuori dall’aula di tanto in tanto. Il finale è tanto prevedibile quanto poco credibile e peraltro, se fosse ritenuto verosimile, getterebbe un sospetto di inadeguatezza sull’intero sistema giudiziario americano.Keanu Reeves appare un po’ ingessato nella parte dell’avvocato e se l’inespressività del volto gli giovava nei film di azione, rendendolo il freddo tenebroso protagonista della serie dei John Wick, in questo caso l’impassibilità e l’assenza totale della mimica facciale lo rende assolutamente ininfluente sulla resa drammatica della pellicola, nonostante il ruolo centrale attribuitogli nella trama.
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Dramma processuale con una solida sceneggiatura ed un ottimo cast, almeno sulla carta, che naufraga tuttavia ben presto nella noia della routinaria vita dei tribunali e quasi si ha l’impressione claustrofobica di essere finiti a lavorare in una cancelleria, sebbene alcuni flash back ci facciano opportunamente respirare un po’ d’aria fresca fuori dall’aula di tanto in tanto. Il finale è tanto prevedibile quanto poco credibile e peraltro, se fosse ritenuto verosimile, getterebbe un sospetto di inadeguatezza sull’intero sistema giudiziario americano.Keanu Reeves appare un po’ ingessato nella parte dell’avvocato e se l’inespressività del volto gli giovava nei film di azione, rendendolo il freddo tenebroso protagonista della serie dei John Wick, in questo caso l’impassibilità e l’assenza totale della mimica facciale lo rende assolutamente ininfluente sulla resa drammatica della pellicola, nonostante il ruolo centrale attribuitogli nella trama. Renée Zellweger, irriconoscibile e scialba, gareggia con Reeves in quanto a poca convinzione nell’interpretare il personaggio affidatogli, limitandosi a qualche smorfietta nervosa e ad un sorrisetto ammiccante, che rivela il mistero nascosto, simile al coniglio che tutti fingono di non aspettarsi che salti fuori dal cilindro del prestigiatore, che qui si lascia risolvere all’arguzia dello spettatore che si voglia fare un sonnellino o che decida di intraprendere la carriera forense. Meno male che c’è Jim Belushi a risollevare, almeno nelle scene in cui è protagonista, le sorti del film. Ma non basta. L’opera prima della regista, Courtney Hunt, sembra sia stato un capolavoro. Sicuramente non si può dire altrettanto della seconda e per il momento ultima fatica.
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r.a.f.
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giovedì 10 ottobre 2019
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nessuna verità
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Un avvocato si trova a difendere il figlio diciasettenne di un’amica, accusato di aver ucciso il padre e sorpreso dalla polizia quasi in flagrante. Il ragazzo, reo confesso, sembra non volersi difendere, non parla, non risponde, non intende collaborare in nessun modo con l’avvocato, che dispera di poterlo salvare, e non ne capisce le motivazioni. Ma ha promesso alla madre di salvarlo, e intende farlo, a qualunque costo.
Particolare non da poco: l’avvocato era amico e collega anche della vittima.
Il film comincia a omicidio avvenuto, anzi a processo iniziato, ed è attraverso le deposizioni dei testimoni che apprendiamo cos’ è successo, come si sono svolti i fatti e scopriamo anche la personalità della vittima e dei vari personaggi.
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Un avvocato si trova a difendere il figlio diciasettenne di un’amica, accusato di aver ucciso il padre e sorpreso dalla polizia quasi in flagrante. Il ragazzo, reo confesso, sembra non volersi difendere, non parla, non risponde, non intende collaborare in nessun modo con l’avvocato, che dispera di poterlo salvare, e non ne capisce le motivazioni. Ma ha promesso alla madre di salvarlo, e intende farlo, a qualunque costo.
Particolare non da poco: l’avvocato era amico e collega anche della vittima.
Il film comincia a omicidio avvenuto, anzi a processo iniziato, ed è attraverso le deposizioni dei testimoni che apprendiamo cos’ è successo, come si sono svolti i fatti e scopriamo anche la personalità della vittima e dei vari personaggi. I protagonisti si svelano allo spettatore gradatamente, e così apprendiamo che il padre-padrone non era particolarmente amabile, neppure con la moglie, il che sembrerebbe giustificare l’omicidio. Tuttavia restano incomprensibili le ragioni del figlio, dalla confessione spontanea iniziale fino al silenzio ostinato che potrebbe pregiudicare la sua difesa. Alle deposizioni si aggiunge, come in un vecchio noir, la voce narrante dell’avvocato, che ricostruisce e commenta la situazione dal proprio punto di vista.
Il film è concepito quindi come un puzzle, che lo spettatore deve ricostruire tra flashback e improvvise rivelazioni, perché ogni personaggio è portatore di una doppia verità, avvocato compreso. Tra le bugie dei testimoni, che stando all’avvocato, mentono sempre, e i colpi di scena disseminati qua e là, sentiamo che qualcosa non va, ma non capiamo cosa. Fin quando, a processo concluso e verdetto raggiunto, scopriamo come sono andate realmente le cose, in un finale a sorpresa che, con l’ennesimo flashback, fa apparire l’unica squallida verità in tutta la sua cruda meschinità.
Sarebbe anche un film originale e ben costruito, peccato per la recitazione piatta degli attori: Keanu Reeves indossa la solita maschera inespressiva, perfetta per Matrix ma assolutamente sterile per un film come questo, mentre Renée Zellweger è resa irriconoscibile e spenta da una chirurgia plastica invasiva. Il giovane imputato fa quello che può, ma certamente la scelta del silenzio non aiuta l’espressività.
L’unico che spicca su tutti è il morto, un James Belushi che riesce ad imporsi con poche inquadrature, disegnando un cattivo da antologia, insopportabile e disgustoso quanto basta a giustificarne l’eliminazione.
Il film vale comunque la pena di essere visto, come un legal thriller innovativo e intelligente con un finale assolutamente imprevedibile, anche se davvero sconfortante.
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andreagiostra
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mercoledì 28 giugno 2017
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george foreman vs muhammad ali '74
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Azzeccatissimo thriller psico-giuridico di quelli che non si vedevano da anni, ben costruito e narrato, intelligente, per certi versi geniale. La narrazione di Courtney Hunt e degli sceneggiatori Evgueni Galperine, Sacha Galperine e Nicholas Kazan, scorre lenta e apparentemente scontata, come un alligatore che ha puntato la sua preda e rimane immobile muovendo solo le pupille che fissano pazientemente il suo obiettivo che prima l’osserva, poi abbassa lo sguardo incurante, poi da uno scatto improvviso e repentino viene azzannato da una dentatura robusta e che sarà spietata e inesorabilE. Oppure, se vogliamo utilizzare la metafora che l’avv.
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Azzeccatissimo thriller psico-giuridico di quelli che non si vedevano da anni, ben costruito e narrato, intelligente, per certi versi geniale. La narrazione di Courtney Hunt e degli sceneggiatori Evgueni Galperine, Sacha Galperine e Nicholas Kazan, scorre lenta e apparentemente scontata, come un alligatore che ha puntato la sua preda e rimane immobile muovendo solo le pupille che fissano pazientemente il suo obiettivo che prima l’osserva, poi abbassa lo sguardo incurante, poi da uno scatto improvviso e repentino viene azzannato da una dentatura robusta e che sarà spietata e inesorabilE. Oppure, se vogliamo utilizzare la metafora che l’avv. Ramsey (Keanu Reeves) racconta alla bellissima assistente Janelle (Gugu Mbatha-Raw), siamo invitati a ricordare - e se incolpevolmente non fossimo in grado di farlo, a correre su YouTube per recuperarlo - la magnifica sfida mondiale del 30 ottobre 1974 tra George Foreman e Muhammad Ali nella quale il molto più anziano Ali, per ben sette riprese si lascia massacrare di botte e pugni dal molto più giovane e fortissimo Foreman, aspettano che si sfianchi da solo, per colpirlo all’ottavo round con un solo pugno micidiale che lo mette al tappeto senza possibilità alcuna che possa evitare il definitivo K.O.: il più grande incontro di pugilato di tutti i tempi è stato scritto allora. Una storia divenuta metafora che ha stravolto tutte le strategie di guerra, di mercato, di relazioni, di vita processuale e giuridica. È anche per questo il film è certamente da vedere.
Il cast di attori è formidabile: Keanu Reeves, Renée Zellweger, Gugu Mbatha-Raw, Gabriel Basso, Erica McDermott, James Belushi, Ritchie Montgomery, Christopher Berry, Lara Grice, Lucky Johnson. Non bisogna aggiungere altro.
Il protagonista della storia è il giovane e brillante Mike (Gabriel Basso), figlio di papà che si appresta ad iniziare gli studi accademici in uno dei più prestigiosi college degli Stati Uniti, quando invece è costretto suo malgrado a conquistare la sua prima grande vittoria processuale da avvocato in pectore, attrezzato, oltre che dell’ingegno, di tutta l’esperienza processuale accumulata sin dalla nascita dai racconti e dai consigli del padre, principe ricchissimo e indiscusso dei fori di decine di tribunali statunitensi.
P.S. – Il titolo originale della produzione hollywoodiana è “The Whole Truth” che tradotto in italiano è “Tutta la verità”.
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samanta
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domenica 18 giugno 2017
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una triplice verità
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Il titolo originale The Whole Truth (Tutta la verità), rispecchia di più il contenuto del film. Si tratta di un legal thriller ambientato durante un processo penale con numerosi flashback che illustrano le circostanze e i personaggi che saranno al centro di un processo penale. La trama: il film si svolge in un'aula di tribunale ed inizia con la ricostruzione dell'omicidio di Boone Lassiter (Jim Belushi) ricco avvocato della Luisiana, viene trovato vicino al cadavere con un pugnale conficcato nel petto il figlio Mike di 17 anni, sul pugnale solo le impronte del ragazzo che ammette alla polizia di essere l'autore dell'omicidio e poi si chiude in un assoluto mutismo.
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Il titolo originale The Whole Truth (Tutta la verità), rispecchia di più il contenuto del film. Si tratta di un legal thriller ambientato durante un processo penale con numerosi flashback che illustrano le circostanze e i personaggi che saranno al centro di un processo penale. La trama: il film si svolge in un'aula di tribunale ed inizia con la ricostruzione dell'omicidio di Boone Lassiter (Jim Belushi) ricco avvocato della Luisiana, viene trovato vicino al cadavere con un pugnale conficcato nel petto il figlio Mike di 17 anni, sul pugnale solo le impronte del ragazzo che ammette alla polizia di essere l'autore dell'omicidio e poi si chiude in un assoluto mutismo. Lo difende l'avvocato Ramsay (Keanu Reeves) amico di famiglia sia del padre che della madre Loretta (Interpretata da Renèe Zellweger premio Oscar nel 2003 per Ritorno a Cold Mountain) nel processo Ramsay è assistito da una giovane collaboratrice Janelle (Gugu Mbatha-Raw) con cui instaura un rapporto conflittuale per l'impostazione del processo. Ramsay visto il comportamento di assoluto mutismo del cliente decide di impostare un atteggiamento di attendismo per poi cercare di sferrare un colpo, se potrà, nel finale del processo. Durante il dibattimento e i frequenti flashback emerge come il morto fosse un prevaricatore, tradisse la moglie e la trattasse male anche davanti agli amici e durante i party che si svogevano nella sua lussuosa villa. Finalmente contro il parere di Ramsay che non era stato informato della sua versione, Mike decide di testimoniare. Dalla testimonianza in poi si sviluppa la parte finale del film che non riveleremo, basti sapere che il colpo di scena è più di uno cosicche le verità vengono ad essere più di due.
Il film ha come regista la sceneggiatrice Courtney Hunt che esordì come regista con Frozen River film a basso costo che ebbe un buon successo di critica (ebbe anche una nomination all'Oscar) e di pubblico e che adesso dopo 8 anni di silenzio ha diretto questo nuovo film. Direi che la direzione è buona, il film pur ambientato prevalentemente in un'aula di tribunale non ha momenti di stanchezza e avvince nella sviluppo delle scene lo spettatore che ovviamente cerca di individuare la verità sull'assassinio, pur non essendoci momenti di grande tensione. I colpi di scena finali denotano se non altro una scenggiatura intelligente ed accurata. L'interpretazione degli attori è buona specie quella di Renèe Zellweger, anche Keanu Reeves pur non essendo un mito dell'interpretazione, svolge bene la parte dell'avvocato freddo e che nell'aula del tribunale sembra giochi a scacchi una partita (ben diverso dal legale interpretato nell'Avvocato del Diavolo), come al solito Jim Belushi fa la sua parte nel dipingere un ricco prevaricatore e volgare, brillante anche l'attrice che interpreta la parte di Janelle l'assistente di Ramsay..
Direi che è un film da vedere e che la morale è questa: l'interpretazione dei fatti non sempre è lineare e da una medesima circostanza possono emergere diverse e contrastanti versionii, e quando si va a fondo emergono delle verità anche amare. Come è difficile comportarsi bene ma anche più difficile nascondersi dietro menzogne.
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(di epiere)
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liuk!
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mercoledì 23 novembre 2016
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b movie di serie a
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Un legal thriller a basso budget ma con attori altisonanti e trama interessante.
Visto in lingua originale, devo ammettere che non mi è dispiaciuto ed ho particolarmente apprezzato il finale, originale per il genere.
Dal lato attori, discreta la prova di Keanu Reeves e buona quella della Zellweger, talmente cambiata fisicamente che l'ho ricosciuta solo dopo un'ora di visione.
Prodotto consigliato ma senza troppe pretese o paragoni con film dal budget molto più alto.
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