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vepra81
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lunedì 18 giugno 2018
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terribilmente vero
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Che si chiami Nerve o Balena blu alla fine la memoria torna al gioco che ha riempito le cronache tristi del mondo. Un gioco virtuale che subito si trasforma in reale e che pone lo spettatore in prima persona. Un film assurdo, ma con la società di oggi può trasformarsi nella realtà. Avrei preferito un altro finale, più educativo, ma alla fine è un film. Spero davvero che i giovani che lo vedano capiscano la pericolosità di giochi come questo.
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samanta
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giovedì 6 luglio 2017
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l'abbandono della realtà
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Nerve (il nome deriva da un gioco clandestino on-line) è un film USA del 2016 che è uscito in questi giorni in Italia e che avuto un successo di pubblico e di incassi (finora 83 milioni di $). E' un film a mio avviso assai complesso per la quantità di temi affrontati. Innanzitutto il problema della reltà virtuale che sostituisce la realtà oggettiva, ciò può causare evidentemente non solo disturbi psichici ma una disaffezione per il mondo reale che viene sostituito da un mondo virtuale che sicuramente non può soddisfare pienamente l'uomo. Il gioco virtuale è un esempio, basti pensare che Blue Whale ha causato nel mondo (anche in Italia) circa 130 suicidi tra i giovani e numerosi tentativi di suicidio.
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Nerve (il nome deriva da un gioco clandestino on-line) è un film USA del 2016 che è uscito in questi giorni in Italia e che avuto un successo di pubblico e di incassi (finora 83 milioni di $). E' un film a mio avviso assai complesso per la quantità di temi affrontati. Innanzitutto il problema della reltà virtuale che sostituisce la realtà oggettiva, ciò può causare evidentemente non solo disturbi psichici ma una disaffezione per il mondo reale che viene sostituito da un mondo virtuale che sicuramente non può soddisfare pienamente l'uomo. Il gioco virtuale è un esempio, basti pensare che Blue Whale ha causato nel mondo (anche in Italia) circa 130 suicidi tra i giovani e numerosi tentativi di suicidio. Lo stesso Pokemon che è un gioco legale ha causato effetti negativi (oltre 700 casi epilessia in Giappone) per non parlare degli incidenti provocati da Pokemon go a causa di persone che giocano per strada inseguendo una figura immaginaria. Parlando di giochi pericolosi si deve affrontare il tema dell'Internet nero cioè quello con cui non puoi connetterti normalmente e che secondo il film assorbe il 90% di Internet. Anche se la cifra è discutibile in questo Internet c'é di tutto puoi comprare armi (in un recente attto di terrorismo le armi erano erano state comprate in internet) sesso proibito (pedofilia in primis) giochi più o meno pericolosi. Di qui il tema del controllo se gli hacker possono influire elezioni o bloccare di colpo centinaia di imprese, se il cellulare di primi ministri o di presidenti sono sotto controllo, significa che ciascuno di noi è controllabile e non ha più segreti. Nel film questi temi sono affrontati, vediamo la trama (SPOILER) : Vee (Emma Roberts) è una ragazza intelligente ma un pò timida e soffocata dalla madre, ha una grande amica Sidney (Emily Meade) che all'opposto è disinibita e partecipa per guadagnare soldi a un gioco denominato Nerve e che incita Vee a partecipare, la ragazza accetta e incontra nel primo gioco Ian apparentemente casualmente ma che in realtà è un giocatore che partecipa al gioco ed è costretto da chi dirige Nerve a invogliare i novellini a proseguire nel gioco. Vee è trascinata in questo vortice di gioco in gioco ed ha successo, però c'é una svolta tragica con un duello vero nel finale. Non rivelo tutti i vari episodi, però devo riferire che il finale è positivo con l'annullamento tramite un hacker del gioco che in realtà costuitiva una truffa criminale. Vee può andare al College che desiderava e si mette con Ian (Dave Franco) che in realtà si chiama Sam. I registi sono Henry Joost e Ariel Schulman una coppia specializzata in film dell'orrore (Viral, Paranormal 3 e 4, Catfish), la regia è abbastanza buona il ritmo sostenuto, ma gradevole come la musica, il finale del film appare però un un pò troppo semplicistico. l'interpretazione degli attori, quasi tutti giovani è più che altro volenterosa, Emma Roberts ha comunque da crescere per assomigliare alla zia Julia.
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andreagiostra
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domenica 2 luglio 2017
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virtual life or real life?
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Interessante, attuale, intelligente, introspettivo, difficile, disvelatore, analitico, insomma, è tutto questo il film diretto da Henry Joost e Ariel Schulman e scritto dalla brillante Jessica Sharzer che lo ha tratto dall’omonimo “young-adult techno-thriller” scritto da Jeanne Ryan e pubblicato negli U.S.A. nel 2012. Il film, uscito nelle sale italiane il 15 giugno 2017, è anche un interessante documentario che racconta, dalla prospettiva adulta dei narratori, la realtà adolescenziale dei giorni nostri, del mondo contemporaneo, del mondo di internet, dei social, degli smartphone, degli iPad, degli iPhone, dei touch screen, degli high tech, degli hacker, del mondo nel quale il libero arbitrio è quello dei follower, dei watcher passivi, dei player attivi, dei like, delle condivisioni, delle performance virali, delle peculiarità della second life che, oggi possiamo affermarlo senza possibilità di essere smentiti, ha preso prepotentemente il posto della real life.
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Interessante, attuale, intelligente, introspettivo, difficile, disvelatore, analitico, insomma, è tutto questo il film diretto da Henry Joost e Ariel Schulman e scritto dalla brillante Jessica Sharzer che lo ha tratto dall’omonimo “young-adult techno-thriller” scritto da Jeanne Ryan e pubblicato negli U.S.A. nel 2012. Il film, uscito nelle sale italiane il 15 giugno 2017, è anche un interessante documentario che racconta, dalla prospettiva adulta dei narratori, la realtà adolescenziale dei giorni nostri, del mondo contemporaneo, del mondo di internet, dei social, degli smartphone, degli iPad, degli iPhone, dei touch screen, degli high tech, degli hacker, del mondo nel quale il libero arbitrio è quello dei follower, dei watcher passivi, dei player attivi, dei like, delle condivisioni, delle performance virali, delle peculiarità della second life che, oggi possiamo affermarlo senza possibilità di essere smentiti, ha preso prepotentemente il posto della real life. È evidente che bisogna rassegnarsi e cavalcare l’onda dell’evoluzione dell’essere umano del ventunesimo secolo per non essere travolti ridicolamente. Evoluzione dove la tecnologia e la comunicazione internautica e social è straordinariamente dominante rispetto a quella scritta su carta stampata e a quella verbale del secolo scorso, divenuto “linguaggio morto” come lo furono il latino e il greco nel ‘900. Se non si vuole rimanere emarginati, esclusi, nostalgici, ultimi di un passato oramai sepolto, allora occorre che si acquisiscano in fretta le competenze e le abilità per essere uomini e donne al passo coi tempi e vivere la dimensione social che ci impone il mondo di oggi per non cadere rovinosamente nel fosso degli analfabeti del secolo che stiamo vivendo. Come avviene nel film, come avviene alla bravissima Vee (Emma Roberts) protagonista della narrazione, come avviene per tutti gli adolescenti di oggi e del nostro racconto, come avviene per le donne e gli uomini che sono stati risucchiati, dopo una debole resistenza, all’interno di un mondo nuovo e attuale qual è quello virtual e social che fa dire a mia nonna prossima ai novant’anni. «Talè sti fotografie chi su belli. U’ viri com’era giovani e bedda? Mettili su WhatsApp, accussì li talianu tutti i to’ cucini e i to’ zii» … inesorabile evoluzione dell’Homo Technologicus.
“Nerve” di Henry Joost e Ariel Schulman è un riadattamento del best seller dal quale è tratta la sceneggiatura, e narra di due giovani adulti, Vee (Emma Roberts) e Ian (Dave Franco), che decidono di sperimentare la dimensione di un virtual-game quale Nerve che li trascinerà in avventure, in situazioni, in vicende che sono di tutti i giovani e gli adolescenti di oggi. Non è importante la storia in sé, quando le dinamiche e le relazioni che spaziano e si muovono tra dimensioni reali e virtuali, vere e finzionali, percettive ed emozionali, immaginate e immedesimate … insomma, com’è oggi vivere nel XXI secolo.
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scavadentro65
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sabato 1 luglio 2017
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sull'orlo di una crisi di nerve
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Film com molti alti e bassi, con un narrato sincopato che mal svolge una idea di fondo tutto sommato valida, ma che ricade nel già visto. La scelta di far rientrare la vicenda in una scansione temporale definita e ristretta, non rende merito e giustizia al romanzo dal quale è scaturito il lungometraggio. Le atmosfere cupe notturne squarciate da luci stridenti sottolineano il salire della tensione emotiva e drammatica, ma hanno un effetto disturbante e ripetitivo che sfiora il fastidio. Gli interpreti sono adeguati nei rincalzi, ma non nelle prime linee. Emma Roberts è sinceramente sotto il livello standard, forse per la veste di ragazza impacciata che nell'arco di poche ore si trasforma in una giocatrice sempre più spigliata, con risvolti inverosimili anche in una realtà virtuale.
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Film com molti alti e bassi, con un narrato sincopato che mal svolge una idea di fondo tutto sommato valida, ma che ricade nel già visto. La scelta di far rientrare la vicenda in una scansione temporale definita e ristretta, non rende merito e giustizia al romanzo dal quale è scaturito il lungometraggio. Le atmosfere cupe notturne squarciate da luci stridenti sottolineano il salire della tensione emotiva e drammatica, ma hanno un effetto disturbante e ripetitivo che sfiora il fastidio. Gli interpreti sono adeguati nei rincalzi, ma non nelle prime linee. Emma Roberts è sinceramente sotto il livello standard, forse per la veste di ragazza impacciata che nell'arco di poche ore si trasforma in una giocatrice sempre più spigliata, con risvolti inverosimili anche in una realtà virtuale. Dave Franco dimostra doti di atletismo, ma la sua recitazione è assai scolastica e veramente già vista in pellicole similari ove si confondono l'eroe e l'antieroe. Il ricco pubblico che paga e segue da casa , entità indefinita, può far rilfettere lo spettatore sul concetto di vouyerismo che connota i nostri social e le nostre vite, ma nula aggiunge nel panorama filmico di critica verso il sistema che lascia un po' il tempo che trova per banalità oggettiva. Un videogioco? Una metafora dell'esistenza? Al pubblico l'ardua sentenza.
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24gaia04
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giovedì 29 giugno 2017
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nerve un futuro non troppo lontano
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Pur essendo ambientato all'inizio del 2020 NERVE (purtroppo) è un film molto attuale soprattutto dopo gli avvenimenti della bluewhale challenge.
E' molto travolgente e con molti colpi di scena fino all ultimo...
Emma Roberts all'inizio del film interpreta una ragazza molto timida (a differenza di quando interpretava Chanel in Scream Queen), che si dimostrerà molto intraprendente e tutt'altro che pavida, cercando anche di interrompere il gioco che secondo lei stava diventando troppo pericoloso.
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marionitti
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mercoledì 28 giugno 2017
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invece che un crescendo propone un "peggiorando"
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Due giovani accettano di partecipare a “Nerve”, un gioco che propone prove da superare progressivamente più difficili e premia con dei soldi i giocatori. Pian piano la loro avventura si trasforma in un incubo.
Siamo in estate e forse dovremmo accontentarci, ma il film mi ha deluso perché partiva da un’idea buona, che poteva dar luogo a sviluppi interessanti, invece più si va avanti, verso quello che dovrebbe essere il crescendo finale, più si fanno vistosi i buchi nella narrazione, che procede con dei salti logici che rendono via via sempre più improbabili gli eventi; il tutto culmin in un finale assurdo, condito con battute di un livello che non ti aspetti neppure in un mediocre sceneggiato televisivo.
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Due giovani accettano di partecipare a “Nerve”, un gioco che propone prove da superare progressivamente più difficili e premia con dei soldi i giocatori. Pian piano la loro avventura si trasforma in un incubo.
Siamo in estate e forse dovremmo accontentarci, ma il film mi ha deluso perché partiva da un’idea buona, che poteva dar luogo a sviluppi interessanti, invece più si va avanti, verso quello che dovrebbe essere il crescendo finale, più si fanno vistosi i buchi nella narrazione, che procede con dei salti logici che rendono via via sempre più improbabili gli eventi; il tutto culmin in un finale assurdo, condito con battute di un livello che non ti aspetti neppure in un mediocre sceneggiato televisivo.
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pierdelmonte
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sabato 24 giugno 2017
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web perverso
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La nipotina di julia roberts (emma Roberts) si guarda volentieri, in un film attuale, originale, ritmato, forse facile. Pero’ speriamo che i ragazzini (target principale dei produttori) dopo aver visto cio’ che si racconta prendano le distanze dal telefonino e dalla perversione del web.
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annaterenzi
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lunedì 19 giugno 2017
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un filmetto girato con il telefonino e tanti effetti speciali
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Anche mio figlio di 12 anni ha sbadigliato guardando il film, tanto pubblicizzato ma forse perchè di poco intresse per i giovani che certe cose le vivono ogni giorno.... sono una novità solo per i nonni....
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gianleo67
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lunedì 19 giugno 2017
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venus tag 46
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Umiliata e offesa dalla più spigliata e disinibita amica Sydney, la liceale Venus decide di partecipare ad un internet social game chiamato Nerve, dove si può pagare per vedere o essere pagati per giocare, accettando e superando le prove di coraggio che di volta in volta la community propone ad i suoi sfidanti e che devono essere filmate e postate in rete in una diretta live streaming. La prima prova è quella di baciare uno sconosciuto in un bar, ed è qui che la ragazza fa la conoscenza di Sam, un altro partecipante al gioco che la condurrà lungo una escalation di sfide acrobatiche sempre più avventate e rischiose. Estetica da videoclip e romantic dramedy che ripropone il vicino orizzonte distopico dell'arena virtuale aggiornata ad una generazione digitale di decerebrati del Blu Whale, questo ennesimo capitolo delle prodezze di liceali newyorkesi alle prese con rituali e insicurezze dell'età di passaggio è solo un pretesto furbetto per una banale contaminazione tra reale e virtuale che finge di riflettere sulle trappole della rete e le sue dinamiche impersonali: circolo vizioso che si autoalimenta grazie all'accesso indiscriminato ai dati sensibili e ad una deregulation selvaggia dove prevalgono il cyberbullismo e la legge del branco.
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Umiliata e offesa dalla più spigliata e disinibita amica Sydney, la liceale Venus decide di partecipare ad un internet social game chiamato Nerve, dove si può pagare per vedere o essere pagati per giocare, accettando e superando le prove di coraggio che di volta in volta la community propone ad i suoi sfidanti e che devono essere filmate e postate in rete in una diretta live streaming. La prima prova è quella di baciare uno sconosciuto in un bar, ed è qui che la ragazza fa la conoscenza di Sam, un altro partecipante al gioco che la condurrà lungo una escalation di sfide acrobatiche sempre più avventate e rischiose. Estetica da videoclip e romantic dramedy che ripropone il vicino orizzonte distopico dell'arena virtuale aggiornata ad una generazione digitale di decerebrati del Blu Whale, questo ennesimo capitolo delle prodezze di liceali newyorkesi alle prese con rituali e insicurezze dell'età di passaggio è solo un pretesto furbetto per una banale contaminazione tra reale e virtuale che finge di riflettere sulle trappole della rete e le sue dinamiche impersonali: circolo vizioso che si autoalimenta grazie all'accesso indiscriminato ai dati sensibili e ad una deregulation selvaggia dove prevalgono il cyberbullismo e la legge del branco. Sulle drammatiche ricadute della virtualità e sul dualismo implicito nella sovraesposizione digitale certo aveva detto di più e meglio la struttura corale di prove d'autore come Men, Women & Children e Disconnect, pure quelle alle prese con la consueta rassegna delle trappole di un'alienazione sociale in grado di disgregare famiglie, boicottare relazioni sentimentali, portare alla bancarotta e traviare una irreprensibile etica professionale; insomma il solito repertorio che spazia dal sexting al gaming on line, dal phishing al trolling, dallo stalking allo sfruttamento della prostituzione. Qui il contesto si fa meno serio e più ludico, agitando confusamente il sottotesto thrilling di una indefinita e impersonale volontà coercitiva che attrae con le facili lusinghe della notorietà e del denaro per poi irretire i malcapitati in una trappola senza uscita di rappresaglie trasversali (la famiglia minacciata) e lo spettacolo adrenalinico di prove sempre più rischiose, contando sull'omertà degli spettatori, l'anonimato di una rete di botnet e la indubbia stupidità delle sue vittime. Al netto delle schermaglie sentimentali e della coppia da copertina dei soliti parenti d'arte (come Rubin e Reitman di prima, ma dalla parte opposta della mdp e soprattutto con molti meno meriti) impegnati in una folle corsa alla Speed ma senza l'autobus, questo teen movie ammiccante e furbetto si risolve nella mappa virtuale di una New York notturna e ipercromatica dove fanno capolino i nomi-slash-nick delle pedine impazzite di un folle gioco reale che banalizza ignominiosamente motivazioni, mandanti ed esecutori materiali: non c'è un soggetto esterno che ci guadagna , il popolo della rete sembra autogovernarsi e gli autori dei fatti criminosi sono solo gli stessi partecipanti alla gara. Troppe incongruenze e pretestuosità per un film che vorrebbe teorizzare la perniciosa autoreferenzialità delle communities internet e declinare le pericolose derive del sogno americano al tempo della civiltà dell'immagine: l'anonima minaccia di una teoria del complotto (per ischerzo neh!) che rifugge la logica e qualsiasi controllo di legalità che ne manco il The Game di un irriconoscibile David Fincher (poliziotti inebetiti compresi) aveva saputo portare agli stessi livelli di involontario senso del ridicolo. Finale con i soliti nerd che disinnescano la miccia di server ed happy end di rito tra una folla di invasati nell'arena ed una pistola caricata a salve. Soundtrack di hit orecchiabili e discreto cast di giovani attori impiegati nei soliti stereotipi dei figli di un'America che paga in bitcoin.
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liuk!
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domenica 6 novembre 2016
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valido teen thriller
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Una pellicola adrenalinica pensata per un pubblico giovane ma che strizza l'occhio anche a spettatori più datati. La struttura è solida, con una trama ben studiata ed un cast adeguato. Ci si immerge in un pericoloso gioco online da cui i protagonisti usciranno nel finale non senza difficoltà. Quest'ultimo, forse, l'unico vero punto debole del plot, non appagante e leggermente superficiale.
Film consigliato.
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