zoomecontrozoom
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lunedì 27 marzo 2017
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fatah, jacqueline e magritte
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Se una delle modalità per guardare un film, escludesse il sonoro, dalle prime scene di questo film, dell’epoca in cui accade e di conseguenza del quando si svolge la vicenda, ci faremmo un’idea del tutto sbagliata: non succede in un lontano paese di montagna in Europa e alla fine degli anni ’50, bensì in Algeria e in quest’epoca attuale.
E’ l’abbigliamento che ben presto fa chiarezza sulla diversità della nazione e i sottotitoli che, in alcuni dialoghi, chiariscono a noi, di che cosa si sta parlando in quella scena.
Si tratta di un piccolo villaggio dell’Algeria, e la vita che si conduce, è una vita semplice, fatta di fatica, ma anche di capacità di contatti umani diretti e tutti sanno tutto, e se cattiveria c’è, è molto lasca, non bieca e nefasta.
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Se una delle modalità per guardare un film, escludesse il sonoro, dalle prime scene di questo film, dell’epoca in cui accade e di conseguenza del quando si svolge la vicenda, ci faremmo un’idea del tutto sbagliata: non succede in un lontano paese di montagna in Europa e alla fine degli anni ’50, bensì in Algeria e in quest’epoca attuale.
E’ l’abbigliamento che ben presto fa chiarezza sulla diversità della nazione e i sottotitoli che, in alcuni dialoghi, chiariscono a noi, di che cosa si sta parlando in quella scena.
Si tratta di un piccolo villaggio dell’Algeria, e la vita che si conduce, è una vita semplice, fatta di fatica, ma anche di capacità di contatti umani diretti e tutti sanno tutto, e se cattiveria c’è, è molto lasca, non bieca e nefasta. E’ una comunità che, com’era appunto negli anni ‘50/60 per gli europei, veniva vissuta in forma di condivisione e le persone potevano coltivare dei sogni semplici e, con la comunità, tentare di realizzarli per una partecipazione di reciproco sostegno.
I due protagonisti, Fatah il contadino e Jacqueline la mucca, sono al limite del surreale: l’ ingenuità dell’uomo, che è al di sopra di ogni sospetto perchè figlio del proprio paese, con l’invisibilità di quella presenza ingombrante della mucca assolutamente dall’espressione impenetrabile, sono come il “CECI N'EST PAS UNE PIPE” di Magritte, in quanto i due, si identificano negandosi in quello che dichiarano perché essi vanno oltre: essi sono la forza, la validità, la consistenza, l’importanza nella vita dell’uomo, del perseguire un sogno.
La sceneggiatura è fluida e i personaggi sono ben delineati, non scadono nell’esagerazione descrittiva o interpretativa. I paesaggi sono cartoline che giungono da lontano e pian piano avvicinano alla più conosciuta Francia, come sono cartoline informative, i flash sulla diversità di usi e costumi e all’interno di tutto ciò, Fatah e Jacqueline si inseriscono con molta naturalezza, perfino nell’ ineluttabile acronicità di Facebook.
Questa commedia che la dice leggera su qualche cosa che sarebbe bene ricordare più spesso, che è il coltivare un sogno, in questa storia non manca nemmeno un pizzico di phatos e fino alla fine ci si chiede: Jacqueline vincerà o no il premio al Salone dell’Agricoltura di Parigi ?
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flyanto
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mercoledì 29 marzo 2017
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un uomo ed una mucca
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"In Viaggio con Jacqueline" è un film itinerante in cui il protagonista di nome Fatah, un contadino di un piccolo paese dell'Algeria, intraprende a piedi un lungo cammino dall'Algeria, appunto, sino a Parigi al fine di far concorrere al Salone dell'Agricoltura la propria adorata mucca di nome Jacqueline. Dopo svariati tentavi falliti nel corso degli anni, Fatah viene finalmente ammesso al suddetto e tanto agognato concorso e grazie all'aiuto economico da parte di alcuni suoi parenti e compaesani, egli riesce a realizzare il suo lungo viaggio verso la vittoria, sbarcando col traghetto prima a Marsiglia e poi percorrendo tutte le strade del territorio francese sino alla città di Parigi.
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"In Viaggio con Jacqueline" è un film itinerante in cui il protagonista di nome Fatah, un contadino di un piccolo paese dell'Algeria, intraprende a piedi un lungo cammino dall'Algeria, appunto, sino a Parigi al fine di far concorrere al Salone dell'Agricoltura la propria adorata mucca di nome Jacqueline. Dopo svariati tentavi falliti nel corso degli anni, Fatah viene finalmente ammesso al suddetto e tanto agognato concorso e grazie all'aiuto economico da parte di alcuni suoi parenti e compaesani, egli riesce a realizzare il suo lungo viaggio verso la vittoria, sbarcando col traghetto prima a Marsiglia e poi percorrendo tutte le strade del territorio francese sino alla città di Parigi. Nel corso di questo particolare "percorso", Fatah, vivrà numerose avventure e conoscerà svariate persone di buon cuore disposte ad aiutarlo nella sua "folle" impresa fino, appunto, al raggiungimento del luogo del Concorso dove la tanto amata, dolce e paziente mucca Jacqueline potrà concorrere e farsi giustamente valere.
Richiamando un poco (qui pure nominato e ricordato) il precedente e celeberrimo film "La Vacca ed il Prigioniero" con il grande attore Fernandel, "In Viaggio con Jacqueline", del regista algerino Mohamed Hamidi, è un'opera in cui si assiste al forte attaccamento, nonchè orgoglio, da parte del padrone Fatah verso la propria mucca che addirittura è stata dallo stesso chiamata con il nome di donna, Jacqueline, ed alla realizzazione, non senza difficoltà, del suo sogno a lungo inseguito. La pellicola potrebbe apparire un poco irreale nel suo svolgersi ma nemmeno troppo perchè le peripezie a le avventure che il contadino algerino vive, sia pure in maniera edulcorata, vengono superate non senza difficoltà e grazie alla sua tenacia ed anche all'aiuto di color che, magnanimi, nel corso del suo viaggio gli prestano spontaneamente un concreto aiuto. E il significato del film risiede proprio in quest'atmosfera ed in questo messaggio di solidarietà da parte di ognuno e di forte volontà a perseguire i propri sogni.
Insomma, un'opera cinematografica sicuramente consigliabile, divertente e delicata allo stesso, perfettamente equilibrata nella sua narrazione e nella regia stessa, lucida e semplice, e con tutti i protagonisti simpatici ed accattivanti, "in primis" la stessa dolce e dallo sguardo tenero mucca Jacqueline.
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vanessa zarastro
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venerdì 7 aprile 2017
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“la vache”
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Una volta tanto il titolo italiano è molto più carino dell’originale “La vache”.
Il viaggio con Jacqueline è frutto di una coproduzione franco marocchina e racconta del contadino Fatah (il bravissimo Fatsah Bouyahmed) che porta la sua vacca Jacqueline alla Fiera dell’agricoltura che si svolge ogni anno a Parigi. Lascia il suo villaggio in Algeria, una giovane moglie con due bambine e intraprende il viaggio in nave fino a Marsiglia poi a piedi attraverso tutta la campagna francese per raggiungere Parigi.
Episodi, incontri, disavventure, Fatah mostra un carattere dolce ed espansivo. Fa amicizia con tutti, con i nobili (il conte Philippe interpretato da Lambert Wilson) così come con la loro servitù, incontrerà un gruppo di manifestanti agricoli e finirà per errore in prigione.
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Una volta tanto il titolo italiano è molto più carino dell’originale “La vache”.
Il viaggio con Jacqueline è frutto di una coproduzione franco marocchina e racconta del contadino Fatah (il bravissimo Fatsah Bouyahmed) che porta la sua vacca Jacqueline alla Fiera dell’agricoltura che si svolge ogni anno a Parigi. Lascia il suo villaggio in Algeria, una giovane moglie con due bambine e intraprende il viaggio in nave fino a Marsiglia poi a piedi attraverso tutta la campagna francese per raggiungere Parigi.
Episodi, incontri, disavventure, Fatah mostra un carattere dolce ed espansivo. Fa amicizia con tutti, con i nobili (il conte Philippe interpretato da Lambert Wilson) così come con la loro servitù, incontrerà un gruppo di manifestanti agricoli e finirà per errore in prigione.
Le avventure sono un pretesto per mettere a confronto culture diverse, tradizioni e progresso, totem e tabù, ma quello che vincerà su tutto sarà la solidarietà e la dignità valori interculturali. A Marsiglia, ad esempio, Fatah incontrerà il cognato Hassan (interpretato da Jamel Debbouze, famoso comico maghrebino) che si vergogna di far sapere che è sposato con una bionda francese e ha paura sia di dirlo al padre sia di tornare in Algeria anche solo per una vacanza.
Fatah sorride al mondo, gli piace cantare e si ficca in una serie di piccole disavventure che lo porteranno casualmente in TV. La sua buffa storia diventerà, come si dice oggi, “virale” sui social networks, i suoi followers apriranno una pagina facebook e tutti i media seguiranno le sue gesta, ma Fatah non perderà mai il candore e il sorriso.
L’incontro con il conte Philippe, nobile, squattrinato e lasciato dalla moglie, lo porta ad instaurare un’amicizia dove ci sarà un reciproco scambio. Philippe accoglie lui e Jacqueline nella sua magione di campagna, dove la vacca riceverà le cure necessarie poiché era rimasta incastrata nel fango di uno stagno e le era venuta una specie di tendinite a una zampa. Poi farà vedere a Fatah il film in bianco e nero La vacca e il prigioniero di Henri Verneuil del 1959, dove Fernandel scappa da un campo di prigonia dei tedeschi portandosi dietro una mucca. Con ciò Mohamed Hamidi ci ricorda che nella cinematografia francese. Mauro Donzelli in “Cooming soon”.it ha riscontrato nella lettera scritta a quattro mani da Philippe e Fatah un esplicito omaggio alla commedia all’italiana di Totò e Peppino De Filippo.
Fatah chiede al conte: «Qui siete tutti depressi, ma dove esattamente fa male?». Sembrerebbe che, con questo feel good movie di Mohamed Hamidi, voglia affermare da un lato, che il mondo contadino di una volta possa diventare un modello anche per la civilissima Francia, dall’altro invece, che la mentalità sessista (ma solo algerina?) sia da rivedere.
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melandri
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lunedì 27 marzo 2017
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grazioso
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Grazioso, è l'aggettivo per questo film. per chi vuole passare 90 minuti in relax senza stancare troppo il cervello. lo definirei un film per anime semplici. la storia in sè è molto semplice, l'intento quello di mostrare un integrazione possibile tra mondi distanti. si lascia guardare grazie alla simpatia del protagonista , alcune scenette che strappano il sorriso e quell'aurea di semplicità e levità spesso ignorata nel cinema moderno. l'idea è che, se fosse un film italiano , molto probabilmente il tutto sarebbe finito in...vacca (tra l'altro il titolo originale è "la vache") , invece qui ci si salva sempre un attimo prima di entrare nel facile pecoreccio.
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Grazioso, è l'aggettivo per questo film. per chi vuole passare 90 minuti in relax senza stancare troppo il cervello. lo definirei un film per anime semplici. la storia in sè è molto semplice, l'intento quello di mostrare un integrazione possibile tra mondi distanti. si lascia guardare grazie alla simpatia del protagonista , alcune scenette che strappano il sorriso e quell'aurea di semplicità e levità spesso ignorata nel cinema moderno. l'idea è che, se fosse un film italiano , molto probabilmente il tutto sarebbe finito in...vacca (tra l'altro il titolo originale è "la vache") , invece qui ci si salva sempre un attimo prima di entrare nel facile pecoreccio. un pregio della commedia alla francese.
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