laurence316
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sabato 29 ottobre 2016
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visivamente affascinante, ma scontato
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Seguito (futile) di Alla ricerca di Nemo, Alla ricerca di Dory è, purtroppo e tristemente, un nuovo segno del declino creativo in casa Pixar, e giunge subito dopo il modesto Il viaggio di Arlo, che comunque quantomeno era una produzione originale. Al contrario dei seguiti, per esempio, di Toy Story, di cui il 4, in ogni caso, appare altrettanto inutile di questo Dory, il film di Stanton non aggiunge nulla a quanto detto nel film precedente e, per quanto la simpatia della protagonista (doppiata benissimo in originale da E.
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Seguito (futile) di Alla ricerca di Nemo, Alla ricerca di Dory è, purtroppo e tristemente, un nuovo segno del declino creativo in casa Pixar, e giunge subito dopo il modesto Il viaggio di Arlo, che comunque quantomeno era una produzione originale. Al contrario dei seguiti, per esempio, di Toy Story, di cui il 4, in ogni caso, appare altrettanto inutile di questo Dory, il film di Stanton non aggiunge nulla a quanto detto nel film precedente e, per quanto la simpatia della protagonista (doppiata benissimo in originale da E. DeGeneres, e in italiano magistralmente da C. Signoris) rimanga sempre contagiosa, il film pare procedere per semplice accumulazione, una sterminata sequenza di scene talvolta spassose, talvolta divertenti, talvolta non molto riuscite, accomunate dal fatto di non avere un filo conduttore narrativo solido.
La persistente ricerca della commozione scade nel patetismo, mentre quella del sentimento in un melenso sentimentalismo. E il film si salva solo grazie, oltre che alla già citata simpatia della protagonista e delle sue doppiatrici, alla presenza di una schiera di personaggi di contorno spesso particolarmente riusciti: dal polpo Hank, a Destiny, lo squalo balena amica di Dory, a Bailey, il beluga con problemi di ecolocazione. Ma, soprattutto, grazie alle straordinarie animazioni (ormai rimasto l’unico campo della produzione cinematografia in cui la Pixar mai delude), che raggiungono un livello di precisione e dettaglio meravigliosi e stupefacenti (e degni di essere apprezzati sul grande schermo). Nei 13 anni che separano i due film, si sono fatti passi da gigante in merito alla resa dell’acqua, degli ambienti naturali, delle varie specie animali e vegetali.
Alla ricerca di Dory è una stupenda raccolta di disegni e animazioni spesso memorabili che, se supportate da una trama un minimo più solida, interessante ed ambiziosa, avrebbero dato vita, quasi sicuramente, ad un nuovo capolavoro dell’animazione. Costato ben 200 milioni di dollari, supera il miliardo al box-office, diventando il 4° maggiore incasso della stagione.
Simpatico e animato benissimo il corto allegato al film: Piper, di Alan Barillaro.
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fravagna
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lunedì 19 settembre 2016
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splendido. un cartone che profuma di altri tempi
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Si sa, i sequel dei cartoni animati, specialmente di quelli particolarmente riusciti, sono sempre un po' deludenti. Sono in effetti pochi i "secondi episodi" degni di nota. Questo è uno di quelli. Ed anzi, forse in alcuni aspetti supera il primo: nell'animazione per esempio, ma anche nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. E si capisce perchè siano dovuti passare tredici anni dal primo film: questa non è una pellicola approssimativa, composta solo per cavalcare l'onda del successo e il nome a cui è legata. No. Questa pellicola nasce per essere un piccolo capolavoro, per essere all'altezza del suo predecessore. E ci riesce egregiamente, Ci riesce soprattutto perchè non si presenta nel modo in cui siamo abituati a considerare i cartoni da qualche anno a questa parte: poca trama, zero caratterizzazione psicologica e tante gag al limite del ridicolo.
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Si sa, i sequel dei cartoni animati, specialmente di quelli particolarmente riusciti, sono sempre un po' deludenti. Sono in effetti pochi i "secondi episodi" degni di nota. Questo è uno di quelli. Ed anzi, forse in alcuni aspetti supera il primo: nell'animazione per esempio, ma anche nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. E si capisce perchè siano dovuti passare tredici anni dal primo film: questa non è una pellicola approssimativa, composta solo per cavalcare l'onda del successo e il nome a cui è legata. No. Questa pellicola nasce per essere un piccolo capolavoro, per essere all'altezza del suo predecessore. E ci riesce egregiamente, Ci riesce soprattutto perchè non si presenta nel modo in cui siamo abituati a considerare i cartoni da qualche anno a questa parte: poca trama, zero caratterizzazione psicologica e tante gag al limite del ridicolo. Certo, queste non mancano neanche qui, a,cune scene sono fin troppo surreali, soprattutto nel finale, ma tutto è orchestrato con intelligenza ed umanità. E sembra di ritornare finalmente al periodo aureo dell'animazione, quando per intrattenere i bambini non ci si serviva di bucce di banana o rami sporgenti, ma si rimaneva incollati allo schermo rapiti dalla poesia che la storia raccontava. E questo film è questo. Alcune scene sono davvero poesia sotto forma di animazione. Sono così belle, così poetiche, che credo che alla fine questo sia un cartone apprezzato molto più dai 20 anni in su. Perchè è una storia di emozioni, di amicizia, ma anche di perdita. E lo si apprezza davvero quando si è già sperimentato sulla propria pelle quello che Dory sperimenta sulle proprie squame. Ed a quel punto è quasi impossibile non commuoversi. L'animazione, poi, fa il resto. Alcune scene erano talmente fatte bene che ho creduto fossero riprese reali. Un piccolo gioiello. L'ennesima prova di come la Pixar sia la vera erede dei "Classici" Disney.
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rongiu
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domenica 2 ottobre 2016
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c'e' sempre un'altro modo
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E' l'argomento che in questi giorni tiene banco su internet: riuscirà al botteghino ad ottenere gli stessi “incassi” del prequel “Alla ricerca di Nemo?” E' presto per dirlo, lo sapremo quando l'ennesimo sipario calerà sull'ultimo lavoro della Pixar. Intanto, è un sollievo notare che il follow-up, nelle sue grandi linee, ha un sacco di “ami emotivi”, nonostante segua la stessa trama del precedente, tranne per la costa del Pacifico della California, invece della Grande barriera Corallina Australiana.
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E' l'argomento che in questi giorni tiene banco su internet: riuscirà al botteghino ad ottenere gli stessi “incassi” del prequel “Alla ricerca di Nemo?” E' presto per dirlo, lo sapremo quando l'ennesimo sipario calerà sull'ultimo lavoro della Pixar. Intanto, è un sollievo notare che il follow-up, nelle sue grandi linee, ha un sacco di “ami emotivi”, nonostante segua la stessa trama del precedente, tranne per la costa del Pacifico della California, invece della Grande barriera Corallina Australiana. "Alla ricerca di Dory" possiamo viverlo come un meraviglioso pomeriggio ricco di eventi in un parco acquatico, nel nostro caso il Marine Life Institute; parco non tanto dedicato al divertimento degli umani, quanto all'aiuto, riabilitazione e rilascio di specie marine. In definitiva, vale la pena, immeggersi in questo fantastico viaggio. Saggiamente, il film sfrutta appieno il vivace spirito e l'infantile gioia di Dory, le sue inevitabili perdite di memoria ed i due pesci pagliaccio, papà Marlin ed il piccolo caparbio Nemo.
Dopo tutto, nulla è più liberatorio, per l'impulsiva Dory, dell'agire immediatamente non appena i ricordi del passato che a malapena è in grado di evocare, fanno capolino con una frequenza impressionante. La riproposizione di un nuovo viaggio, poteva essere una proposta rischiosa, ma a quanto sembra il pubblico, a differenza di Dory, non ha memoria breve e le sale, durante i fine settimana, si riempiono di bambini e genitori che con qualche inevitabile capello bianco in più, non vogliono rinunciare allo spettacolo. La curiosità di vedere cosa offre l'Oceano è forte; è come trovare un diario in un bar, hai voglia di guardarci dentro, sebbene il rispetto della privacy ti spinga in direzione contraria. La storia non ha la freschezza dell'inedito anche se lo script è del “collaudatissimo” Andrew Stanton già vincitore di due Oscar per “Alla ricerca di Nemo e WALL-E; Simpaticissima, comunque, la figura del camaleontico polpo Hank (groviglio di tentacoli in grado di manovrare un camion in fuga su una strada affollatissima).
Il cuore accetta ciò che il cervello si rifiuta di riconoscere o recepire? Direi proprio di si. Ne, "Alla ricerca di Nemo" ci siamo trovati di fronte allo schiacciante bisogno di un genitore di iperproteggere il suo “bambino”, leggermente diverso dagli altri a causa di una pinna più piccola rispetto all'altra. Se ben ricordate, papà Marlin non aiuta Nemo nel renderlo indipendente e quindi in grado di provvedere a se stesso. Qui, Stanton, ci presenta una Dory, con due occhioni grandi ed innocenti, i cui genitori Charlie e Jenny preoccupati della sua perdita di memoria a breve termine fanno leva, rafforzano, il suo istinto primordiale e ciò l'aiuterà, nel momento in cui si troverà a vagare fuori, nella risacca, lasciandoli disperati e nello sconforto ma comunque consapevoli di saper guardare al futuro con gli occhi della speranza.
Il film inizia a prenderti quando Dory sperimenta quelle specie di “scosse elettriche”, “sfarffalii” , “ritorni di fiamma” che le portano a dire che in realtà lei ha i genitori. E via, se ne va, seguita dal sempre scontroso Marlin e da Nemo sempre pronto a sostenerla. Il bisogno di ritrovare la sua famiglia è fortissimo. Dory dissotterra la propria identità e riesce, ricordo dopo ricordo a suscitare altri ricordi che definiscono la strada da percorrere accompagnata dal motto ispiratore “C'è sempre un'altro modo”. Riuscirà nella sua impresa? Quanti e chi saranno i nuovi amici? Le ritornerà utile il “balenese?”
Quando il mondo dice, “Rinuncia”, la speranza sussurra, “Prova ancora una volta.” (Anonimo) .
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alex62
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lunedì 5 settembre 2016
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irresistibile e inimitabile dory!
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Andrew Stanton non si smentisce: fino da A bug's life il suo stile è inconfondibile. Ha trovato un trionfo con Finding Nemo, ma, a parte la produzione del capolavoro Rataouille, il suo apice è il commovente Wall-e, la meravigliosa avventura del robottino ammacca-rifiuti, ultimo (e unico) rimasto sulla Terra a rimpiangere l'umanità. Stanton, con Wall-e riuscì a rendere credibili i sentimenti in una piccola macchina e tutti noi ci commuovemmo, peraltro antidiluviana se confrontata con la sua partner, Eva, di cui s'innamora perdutamente, alla fine riamato.
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Andrew Stanton non si smentisce: fino da A bug's life il suo stile è inconfondibile. Ha trovato un trionfo con Finding Nemo, ma, a parte la produzione del capolavoro Rataouille, il suo apice è il commovente Wall-e, la meravigliosa avventura del robottino ammacca-rifiuti, ultimo (e unico) rimasto sulla Terra a rimpiangere l'umanità. Stanton, con Wall-e riuscì a rendere credibili i sentimenti in una piccola macchina e tutti noi ci commuovemmo, peraltro antidiluviana se confrontata con la sua partner, Eva, di cui s'innamora perdutamente, alla fine riamato.
Bisogna tornare alle grandi favole d'amore Disney per ritrovare una storia così coinvolgente, come scansare il ricordo di Lilly e il vagabondo (1955) e della poderosa scena romantica della spaghettata al chiaro di luna?! Anche lì c'era un incontro che la società rifiuta, l'innamoramento per un diverso, addirittura un “randagio”, o meglio un “bastardo”, da parte della cagnolina cocker d'alto bordo. Come il robottino romantico e “antico” per l'Asset ultramoderno ed estremamente pericoloso, peraltro molto ben armato, Eva.
Finding Dory continua invece a celebrare l'amicizia, una delle relazioni fra esseri umani più bistrattate del nostro secolo! Quell'amicizia incredibile che era nata per errore fra una pesciolina chirurgo smemorata e un pesce pagliaccio disperato per il rapimento del figlioletto, Nemo, peraltro limitato da un handicap a una pinna ed unico sopravvissuto della numerosa famiglia di Marlin. Ebbene anche in questo film - e questa è la firma di Stanton - scopriamo che proprio l'handicap, cioè quello che la società considera una minorazione, può risultare un enorme, imbattibile vantaggio. Poiché Dory non ha memoria, allora si tuffa nel presente, come Marlin e Nemo non hanno mai sognato di fare. Allora il tormentone: “Ora cosa farebbe Dory?”; diventa la bacchetta magica che può risolvere anche la situazione più disperata.
A differenza di Finding Nemo, che poteva essere considerato “un film per adulti”, i quali, con la scusa di accompagnare al cinema i figli, si godono un'ottimo film, questa pellicola è proprio per i più piccoli. Una serie di trovate mozzafiato, del tutto slegate da un contesto realistico e con voli di fantasia imprevedibili, avvince lo spettatore.
Solo voli di fantasia?…
Sebbene…, quando ormai il film doveva essere già confezionato e pronto, ci ha sorpreso l'evasione reale di un polpo, sì di un polpo, di nome Inky, animale super intelligente e grande attrazione locale, dall'acquario nazionale di Napier Nuova Zelanda.
Ecco, è proprio il caso di dire: quando la realtà supera la fantasia!
Riuscirà la nostra eroina smemorata a rintracciare e riabbracciare la famiglia dispersa?
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mario nitti
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domenica 18 settembre 2016
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raro esempio di ottimo sequel
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I sequel sono sempre insidiosi, ma questa volta la Pixar, puntando sul personaggio di Dory, ha fatto una scommessa vincente. E' impossibile non affezionarsi all’intraprendente pesciolina che va in giro scusandosi per le proprie gaffe spiegando di soffrire di perdita di memoria a breve termine, ma non perde mai la sua innocenza ed allegria.
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I sequel sono sempre insidiosi, ma questa volta la Pixar, puntando sul personaggio di Dory, ha fatto una scommessa vincente. E' impossibile non affezionarsi all’intraprendente pesciolina che va in giro scusandosi per le proprie gaffe spiegando di soffrire di perdita di memoria a breve termine, ma non perde mai la sua innocenza ed allegria. Ma non è solo la protagonista, alla ricerca di un passato riemerso nei ricordi, ad essere azzeccata: intorno a lei si muovono molti personaggi riusciti così la storia scorre, senza perdite di ritmo, sempre divertente e frizzante, verso l’inevitabile happy end.
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g_andrini
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sabato 18 febbraio 2017
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intelligente
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E' piacevole nello svolgimento, forse non originale ma più complesso del precedente episodio. I vuoti di memoria della "protagonista" hanno permesso di regalare buoni sketch. E' adatto ovviamente ai bambini ma soprattutto verso la fine ha qualche sottigliezza adatta agli adulti.
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elgatoloco
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martedì 5 settembre 2017
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più onirico e problematico di"nemo"
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"Finding Dory"di Andrew Stanton(2016)riprende certamente "Nemo", inteso anche come personaggio, ma il film d'animazione è molto più"spezzato", onirico, oltre a tutto affrontando anche un tema insolito per l'animazione, che nella fattispecie è l'amnesia/disturbo della memoria, qui per lo"short time"-a breve termine, ma in realtà anche della long time memory, salvo il recupero in extremis dato dallo "sciogliersi" del traume). Lo fa con un ritmo ben diverso dal consueto, con intersezioni, uso dei flash back, di tecniche anche proprio filmico-narrative che nel cinema d'animazione erano decisamente"aliene", comunque poco usate e, quando usate, in maniera decisamente diverse dall'uso che troviamo nel film di Stanton.
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"Finding Dory"di Andrew Stanton(2016)riprende certamente "Nemo", inteso anche come personaggio, ma il film d'animazione è molto più"spezzato", onirico, oltre a tutto affrontando anche un tema insolito per l'animazione, che nella fattispecie è l'amnesia/disturbo della memoria, qui per lo"short time"-a breve termine, ma in realtà anche della long time memory, salvo il recupero in extremis dato dallo "sciogliersi" del traume). Lo fa con un ritmo ben diverso dal consueto, con intersezioni, uso dei flash back, di tecniche anche proprio filmico-narrative che nel cinema d'animazione erano decisamente"aliene", comunque poco usate e, quando usate, in maniera decisamente diverse dall'uso che troviamo nel film di Stanton... Decisamente, anche la produzione di senso è ben differente dalla narrazione solita, consueta, anche se rimangono i"buoni sentimenti", beninteso anche senza virgolettato, ma intesi in modo duplice. la volontà del pesce chirurgo femmina Dory di ritrovare i propri genitori, legato alla naturalità, alla genitorialità e al rapporto filiale non " taglia"la volontà di continuare a vivere l'esperienza"comunitaria"con gli altri pesci e le altre creature del mare(anche vegetali o mammifere, vedansi balene e delfini, per limitarsi a pochi esempi), con cui Dory da sempre, ossia da quando sì è persa nel vasto mondo acquatico ha instaurato rapporti profondamente amicali, ad iniziare, appunto, da Nemo e dalla sua famiglia.... Dove, chiaramente, avveritiamo la metafora della convivenza non solo pacifica ma fraterna o comunitaria(non si vorrebbe, qui, entrare in classficazioni ideologiche, anche se il richiamo, anche solo implicito, è praticamente inevitabile)tra specie animali diverse e, se la metafora(sperabilmente9vale anche per gli umani, oltre i vincoli di appartenenza ideologica, etnica etc... Una produzione di senso importante, comunque..., anche a livello comunicativo e segnatamente educativo, visto che il film è destinato anche(non solo)a bambini e bambine. El Gato
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