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Per riprendere un'espressione pasoliniana riferita a Petrarca, ma rovedasciandola di segno"Kill Your Friends"(Owen Harris, da una sceneggiatura di John Nivenm autore del romanzo da cui il film, del 2015, è tratto)non è atroce né soave. Quanto avviene tra i"producers"londinesi di musica pop è terribibile, e l'espressione del tittolo si realizza varie volte, in diverse situazioni, in realtà. Il protagonista uccide un "superiore", certo non particolarmente geniale, ma trova poi la "scappatoia"di rieuscire a "produrre" un"policeman"in vena di fare il cantautore, un altro viene arrestato per pedofilia e il tutto si svolge tra fiumi di droga e sesso selvaggio... UNa storia da homo homini lupus hobbesiano, con tanto di assurdi tormenti reciproci, dove un"happy End", lungi dall'essere possibile, non è neppure lontanamente concepibile-immaginabile. UNa descrizione complessivamente e"sanamente"(ovviamente in un contesto "bacato")cinica di un mondo che ha leggi tutte sue, regole incomprensibili da parte di tutti/e, ma certamente cogenti all'interno... Poca musica, in realtà, lo stretto necessario per un film che, in realtà, dovrebbe avere la musica come ingrediente primario, mentre sa farne a meno senza problemi, nella prassi quotidiana, tanto che tutti si esprimono molto cinicamente(non mi scuso per la ripetizione, in quanto è insita nella/alla cosa)su una band al femminile che ha successo ma la cui qualità , a generale giudizio, lasica deicsamente a desiderare... Jim Piddock, Nicholas Hoult, Tom Riley, James Corden, Craig Roberts, Georgia King, ROsanna Arquette sono tra gli/le inteprreti, in un film che la definizione da rototocalco TV , ossia di"commedia"non designa in realtà asoslutamente, sempre che non si voglia intendeere una"commedia"tra mille virgolette...Film che non si può definire, in realtà, in alcun modo, dove ogni definizione risulterebbe o inefficace o assolutamewnte sbaglaita, dovendone, eventualmente, aggiungere molte altre, che limitino o annullino(forse questa seconda ipotesi è più valida), dato che abbiamo a cha fare con una"X"che rimane assolutament tale, non potendosi"sciogliere"in alcun altro modo. Verrebbe da dire una situazione"ingestibile", "intollerabile"vel similia, ma sareebbero tutti aggettivi o pletorici o sbagliati, dovendoci rassegnare, ivnece, a tale "insolubile"situazione, sempre che non si voglia cadere in un moralismo sciocco e inetto... El Gato
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