Dopo "Tropical malady", curioso ed interessante, il regista thailandese ha girato altri film come "Lo zio Boomee"......., giustamente premiato co la Palma d'Oro a Cannes secondo chi scrive.
Si poteva, allora, pensare che dalla sperimentalità si passasse alla maturità.Mma, invece, se qualcuno ha parlato di valori più "universali" per quest'opera, tale "universalita" si riassume in una parabola
sul raccordo tra presente e passato, vita e morte e quant'altro; quasi sicuramente per il nostro sguardo è difficile coglierla, assaporarne il sapore misto di speranza e trristezza ( suggerita, ad esempio, dall strana
malformazione che ad un certo punto evidenzia uno dei personaggi femminili).
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Dopo "Tropical malady", curioso ed interessante, il regista thailandese ha girato altri film come "Lo zio Boomee"......., giustamente premiato co la Palma d'Oro a Cannes secondo chi scrive.
Si poteva, allora, pensare che dalla sperimentalità si passasse alla maturità.Mma, invece, se qualcuno ha parlato di valori più "universali" per quest'opera, tale "universalita" si riassume in una parabola
sul raccordo tra presente e passato, vita e morte e quant'altro; quasi sicuramente per il nostro sguardo è difficile coglierla, assaporarne il sapore misto di speranza e trristezza ( suggerita, ad esempio, dall strana
malformazione che ad un certo punto evidenzia uno dei personaggi femminili).Ma tale concezione, buddista o comunque orientale, era stata illustrata con ben altra profondità nel film precedente, che ricorreva ad altre metafore
rispetto a questo "cimitero": e lo stesso "Tropical Malady", oltre a fidarsi meno del "parlato" che non sembra un punto forte di questo regista, risultava più spiazzante.
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