Thriller,
durata 95 min.
- USA 2014.
- Bim Distribuzione
MYMONETROThe signal
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
4 STELLE SE LE MERITA SOLO PERCHè è UN FILM LOW BUDGET E NON C'è UN CAST STELLARE APPARTE LAURENCE DETTO MORFEO!
UNA VERA SORPRESA CON UN FINALE CHE MI HA FATTO ACCAPPONARE LA PELLE!
DA VEDERE ASSOLUTAMENTE.
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William Eubank non e’ certo un veterano di Hollywood, ma quei vagiti che ne segnano la fimografia confermano come sia un regista decisamente sottovalutato che molto avrebbe da insegnare... The Signal e’ il suo ultimo lungometraggio, un thriller fantascientifico a basso costo che partendo da una verita’ di fatto, nessun sistema informatico e’ inviolabile, testimonia come poche idee ma ben organizzate possano dar vita ad una trama imprevedibile, colpi di scena non pilotati e tanta, tanta suspance.
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William Eubank non e’ certo un veterano di Hollywood, ma quei vagiti che ne segnano la fimografia confermano come sia un regista decisamente sottovalutato che molto avrebbe da insegnare... The Signal e’ il suo ultimo lungometraggio, un thriller fantascientifico a basso costo che partendo da una verita’ di fatto, nessun sistema informatico e’ inviolabile, testimonia come poche idee ma ben organizzate possano dar vita ad una trama imprevedibile, colpi di scena non pilotati e tanta, tanta suspance.
I tre giovani protagonisti sono attori sconosciuti proprio perche’ l’obiettivo non e’ centrato sulla loro figura, quanto su cio’ che rappresentano, una parte per il tutto, e sulla loro evoluzione, un’ibridazione uomo-alieno/tecnologia che riporta alla memoria l’eXistenZ di Croenberg ma omaggia anche film come Matrix, con quei bullet-time tanto cari ai fratelli wachowski.
Nel cast l’unico nome di peso e’ quello di Laurence Fishburne, il dottor Damon, ma come tutti, si limita ad essere funzionale alla sceneggiatura e non a prenderne le redini: ognuno nel suo microcosmo aggiunge una tessera al puzzle per quel quadro finale, precedente i titoli di coda, che per una volta non ipoteca ne’ seguiti ne’ spin-off, offrendo una giustificazione appagante allo spettatore.
Con 27 giorni di ripresa ed appena 4 milioni di dollari in budget gia’ all’esordio nel Sundance Film Festival 2014 si erano intuite le potenzialita’ di questo film grazie anche all’ottima fotografia (forse le scene in nottura sono troppo… notturne) e alla cura maniacale riposta nella descrizione delle location, tanto desolate quanto insolitamente ricche di particolari, soprattutto dopo una seconda visione.
Volendo cercare i punti deboli dell’opera e quegli aspetti che a fronte di quanto descritto passerebbero in secondo piano, ci sono varie incongruenze nella storia che forzano l’evoluzione degli eventi verso la direzione voluta dal copione, cio’ soprattutto nella parte iniziale, meno fantascientifica, quando si parla di Massachusetts Institute of Technology e di tecniche di tracciamento in stile Firewall - Accesso negato.
In definitiva, un film da vedere ma non da giudicare…
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[+] ma come va a finire? (di iohovistocosechevoiumani)[ - ] ma come va a finire?
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Intrigante fantascienza a basso costo, che ha un pregio nel fare scarso uso di effetti speciali e un possibile difetto (ma che può essere visto anche come l'elemento affascinante dell'intero film) di raccontare una storia ambigua, di non spiegare chiaramente la vicenda e di lasciare molto spazio allo spettatore per completarla.
I tre protagonisti, studenti informatici e abili hacker, seguono il segnale del titolo e si ritrovano rapiti da strani personaggi nascosti da tute spaziali. Dove sono? E perché sono lì? Quei tizi in tuta sono umani che conducono strani esperimenti governativi coperti da segreto militare o alieni che studiano la razza umana?
Ad ogni spettatore la risposta.
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Intrigante fantascienza a basso costo, che ha un pregio nel fare scarso uso di effetti speciali e un possibile difetto (ma che può essere visto anche come l'elemento affascinante dell'intero film) di raccontare una storia ambigua, di non spiegare chiaramente la vicenda e di lasciare molto spazio allo spettatore per completarla.
I tre protagonisti, studenti informatici e abili hacker, seguono il segnale del titolo e si ritrovano rapiti da strani personaggi nascosti da tute spaziali. Dove sono? E perché sono lì? Quei tizi in tuta sono umani che conducono strani esperimenti governativi coperti da segreto militare o alieni che studiano la razza umana?
Ad ogni spettatore la risposta. Quello che importa è che il film si fa seguire, lascia perplessi e cerca di stupirci nel finale. E se a fine film continuiamo a ripensarci, anche se rosi dal dubbio di aver capito, vuol dire che il film tutto sommato è riuscito!
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spettatore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
Il film, si apre in modo canonico come molti altri thriller, con un piccolo gruppo di ragazzi, studenti del MIT, determinati a seguire le traccie cibernetiche che gli lascia un haker, denominatosi Nomad, attravverso strani messaggi che invia inserendosi nei server dei pc dei protagonisti. Seguendo l'ip del haker, i giovani si ritrovano in un capanno siolato vicino ad un bosco dove assistono a strani avvenimenti di natura extra-terrestre. Si risveglieranno in un Centro di Ricerca blindato e verrano messi sotto stretta osservazione da un gruppo di scienziati che conducono esperimenti su di loro. Ma nulla e' come sembra. Da lì in poi avrà inizio una lotta per la sopravvivenza e una corsa impossibile verso la riconquista della libertà che segnerà irreparabilmente le vite di tutti. Queste le premesse che ci introducono nel vivo di The Signal, uno sci-fi originale che tratta di alieni ma in modo assai diverso e molto piu' raffinato della controparte commerciale. Non vi sono le solite tipologie di alieno, i "grigi" , rettiliani o gli ominidi verdi che invadono la Terra nel film di Eubank. La stessa tematica delle abduction aliene e' appena accennata anche se serve da filo conduttore che unisce ogni singolo tasselo della trama. Si tratta pertanto, di un thriller curato nei minimi particolari, che echeggia importanti pellicole del passato ma che riesce a distaccarsi notevolmente sia per la tematica proposta che per scelta narrativa, ovvero il modo in cui la trama e' architettata e diretta, riuscendo a far salire progressivamente la suspence nello spettatore al quale risulta impossibile interrompere la visione.
L'apparente banalita' della trama lascia il posto ad un susseguirsi di scene ed eventi imprevedibili, e la storia si arrichisce di azione, colpi di scena, tensione. Tutti elementi che orchestrati abilmente portano al climax degli eventi, alla risoluzione del mistero e alla katharsis degli spettatori senza mai scadere nella convenzionalità, ma anzi riuscendo a sorprendere lo spettatore anche nelle ultime sequenze. Ottimo e sempre attento il lavoro della regia tecnicamente parlando, molto curato e minuzioso quello della scenografia e fotografia.Perfettamente funzionante il contrasto fotografico tra le ambientazioni fredde, distaccate e minimali degli interni del Centro di Ricerca, che accentuano il distacco terreno dei protagonisti; e quelle vivide, calde e familiari degli esterni, compresi flashback, che ricollegano alla natura, alla Madre Terra ormai solo raggiungibile attraverso il ricordo dei protagonisti.
Bravi anche gli attori, che riescono perfettamente a calzare i ruoli assegnati senza mai perdere di credibilità o verosimiglianza. Usati consapevolmente anche gli effetti speciali che fortunatamente non prevalogono sul resto della pellicola, ma sono abilmente usati nei punticlou della trama. Niente abuso di effetti speciali sensazionalistici o eccesso meta-tecnologici come nei blockbuster sci-fi ai quali il cinema a stelle e striscie ci ha abituati. Con The Signal siamo davanti a cinema raffinato, di qualita' e mai eccessivo che non tenta di stupire visivamente lo spettatore ma piuttosto di creare una storia dentro alla quale coinvolgerlo. E ci riesce perfettamente.
Un piccolo must del cinema indipendente fantascientifico. Consigliato.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spettatore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spettatore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
Il film, si apre in modo canonico come molti altri thriller, con un piccolo gruppo di ragazzi, studenti del MIT, determinati a seguire le traccie cibernetiche che gli lascia un haker, denominatosi Nomad, attravverso strani messaggi che invia inserendosi nei server dei pc dei protagonisti. Seguendo l'ip del haker, i giovani si ritrovano in un capanno siolato vicino ad un bosco dove assistono a strani avvenimenti di natura extra-terrestre. Si risveglieranno in un Centro di Ricerca blindato e verrano messi sotto stretta osservazione da un gruppo di scienziati che conducono esperimenti su di loro. Ma nulla e' come sembra. Da lì in poi avrà inizio una lotta per la sopravvivenza e una corsa impossibile verso la riconquista della libertà che segnerà irreparabilmente le vite di tutti. Queste le premesse che ci introducono nel vivo di The Signal, uno sci-fi originale che tratta di alieni ma in modo assai diverso e molto piu' raffinato della controparte commerciale. Non vi sono le solite tipologie di alieno, i "grigi" , rettiliani o gli ominidi verdi che invadono la Terra nel film di Eubank. La stessa tematica delle abduction aliene e' appena accennata anche se serve da filo conduttore che unisce ogni singolo tasselo della trama. Si tratta pertanto, di un thriller curato nei minimi particolari, che echeggia importanti pellicole del passato ma che riesce a distaccarsi notevolmente sia per la tematica proposta che per scelta narrativa, ovvero il modo in cui la trama e' architettata e diretta, riuscendo a far salire progressivamente la suspence nello spettatore al quale risulta impossibile interrompere la visione.
L'apparente banalita' della trama lascia il posto ad un susseguirsi di scene ed eventi imprevedibili, e la storia si arrichisce di azione, colpi di scena, tensione. Tutti elementi che orchestrati abilmente portano al climax degli eventi, alla risoluzione del mistero e alla katharsis degli spettatori senza mai scadere nella convenzionalità, ma anzi riuscendo a sorprendere lo spettatore anche nelle ultime sequenze. Ottimo e sempre attento il lavoro della regia tecnicamente parlando, molto curato e minuzioso quello della scenografia e fotografia. Perfettamente funzionante il contrasto fotografico tra le ambientazioni fredde, distaccate e minimali degli interni del Centro di Ricerca, che accentuano il distacco terreno dei protagonisti; e quelle vivide, calde e familiari degli esterni, compresi flashback, che ricollegano alla natura, alla Madre Terra ormai solo raggiungibile attraverso il ricordo dei protagonisti.
Bravi anche gli attori, che riescono perfettamente a calzare i ruoli assegnati senza mai perdere di credibilità o verosimiglianza. Usati consapevolmente anche gli effetti speciali che fortunatamente non prevalogono sul resto della pellicola, ma sono abilmente usati nei punti clou della trama. Niente abuso di effetti speciali sensazionalistici o eccesso meta-tecnologici come nei blockbuster sci-fi ai quali il cinema a stelle e striscie ci ha abituati. Con The Signal siamo davanti a cinema raffinato, di qualita' e mai eccessivo che non tenta di stupire visivamente lo spettatore ma piuttosto di creare una storia dentro alla quale coinvolgerlo. E ci riesce perfettamente.
Un piccolo must del cinema indipendente fantascientifico. Consigliato.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spetattore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
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The Signal e' un ottimo esempio di thriller fantascientifico realizzato con un budget ridotto ma perfettamente funzionante. Si tratta di una pellicola che riesce veramente ad intrigare lo spettatore tenendolo attaccato alla sedia fino alla fine, riesce a sorprenderlo, risultando cosi' molto piu' originale di quanto possa suggerire inizialmente. Si tratta, dunque di una pellicola originale, minimale come ambientazioni e sequenze, che provoca nello spetattore, man mano che la trama si schiude, un mix di sentimenti e sensazioni (che non lo abbandonano fino alla fine) tra la claustrofobia di un luogo dal quale e' impossibile scappare e l'impotenza umana davanti alla supremazia aliena.
Il film, si apre in modo canonico come molti altri thriller, con un piccolo gruppo di ragazzi, studenti del MIT, determinati a seguire le traccie cibernetiche che gli lascia un haker, denominatosi Nomad, attravverso strani messaggi che invia inserendosi nei server dei pc dei protagonisti. Seguendo l'ip del haker, i giovani si ritrovano in un capanno siolato vicino ad un bosco dove assistono a strani avvenimenti di natura extra-terrestre. Si risveglieranno in un Centro di Ricerca blindato e verrano messi sotto stretta osservazione da un gruppo di scienziati che conducono esperimenti su di loro. Ma nulla e' come sembra. Da lì in poi avrà inizio una lotta per la sopravvivenza e una corsa impossibile verso la riconquista della libertà che segnerà irreparabilmente le vite di tutti. Queste le premesse che ci introducono nel vivo di The Signal, uno sci-fi originale che tratta di alieni ma in modo assai diverso e molto piu' raffinato della controparte commerciale. Non vi sono le solite tipologie di alieno, i "grigi" , rettiliani o gli ominidi verdi che invadono la Terra nel film di Eubank. La stessa tematica delle abduction aliene e' appena accennata anche se serve da filo conduttore che unisce ogni singolo tasselo della trama. Si tratta pertanto, di un thriller curato nei minimi particolari, che echeggia importanti pellicole del passato ma che riesce a distaccarsi notevolmente sia per la tematica proposta che per scelta narrativa, ovvero il modo in cui la trama e' architettata e diretta, riuscendo a far salire progressivamente la suspence nello spettatore al quale risulta impossibile interrompere la visione.
L'apparente banalita' della trama lascia il posto ad un susseguirsi di scene ed eventi imprevedibili, e la storia si arrichisce di azione, colpi di scena, tensione. Tutti elementi che orchestrati abilmente portano al climax degli eventi, alla risoluzione del mistero e alla katharsis degli spettatori senza mai scadere nella convenzionalità, ma anzi riuscendo a sorprendere lo spettatore anche nelle ultime sequenze. Ottimo e sempre attento il lavoro della regia tecnicamente parlando, molto curato e minuzioso quello della scenografia e fotografia. Perfettamente funzionante il contrasto fotografico tra le ambientazioni fredde, distaccate e minimali degli interni del Centro di Ricerca, che accentuano il distacco terreno dei protagonisti; e quelle vivide, calde e familiari degli esterni, compresi flashback, che ricollegano alla natura, alla Madre Terra ormai solo raggiungibile attraverso il ricordo dei protagonisti.
Bravi anche gli attori, che riescono perfettamente a calzare i ruoli assegnati senza mai perdere di credibilità o verosimiglianza. Usati consapevolmente anche gli effetti speciali che fortunatamente non prevalogono sul resto della pellicola, ma sono abilmente usati nei punti clou della trama. Niente abuso di effetti speciali sensazionalistici o eccesso meta-tecnologici come nei blockbuster sci-fi ai quali il cinema a stelle e striscie ci ha abituati. Con The Signal siamo davanti a cinema raffinato, di qualita' e mai eccessivo che non tenta di stupire visivamente lo spettatore ma piuttosto di creare una storia dentro alla quale coinvolgerlo. E ci riesce perfettamente.
Un piccolo must del cinema indipendente fantascientifico. Consigliato. [-]
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Lungo la strada che li conduce dal New Mexico in California, dove si recano per accompagnare la fidanzata di uno di loro, due amici e studenti di informatica del MIT intercettano lo strano segnale di un sedicente hacker che dice di chiamarsi NOMAD e che li sfida a trovarlo. Arrivati in un isolato capanno nel deserto dove avrebbero individuato l'IP di origine del misterioso interlocutore informatico, i tre si ritrovano loro malgrado vittime di una misteriosa entità aliena che li riduce in fin di vita. Risvegliatisi in un supersegreto bunker governativo, vengono trattenuti e studiati come gli straordinari superstiti di una allarmante contaminazione extraterrestre. La loro disperata e inutile fuga dalle ambigue attenzioni del programma di studio però, gli rivelerà ben presto una realtà ben diversa e inquietante.
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Lungo la strada che li conduce dal New Mexico in California, dove si recano per accompagnare la fidanzata di uno di loro, due amici e studenti di informatica del MIT intercettano lo strano segnale di un sedicente hacker che dice di chiamarsi NOMAD e che li sfida a trovarlo. Arrivati in un isolato capanno nel deserto dove avrebbero individuato l'IP di origine del misterioso interlocutore informatico, i tre si ritrovano loro malgrado vittime di una misteriosa entità aliena che li riduce in fin di vita. Risvegliatisi in un supersegreto bunker governativo, vengono trattenuti e studiati come gli straordinari superstiti di una allarmante contaminazione extraterrestre. La loro disperata e inutile fuga dalle ambigue attenzioni del programma di studio però, gli rivelerà ben presto una realtà ben diversa e inquietante.
Gia autore di un 'concept' all'insegna di un intimismo fantascientifico con ambizioni filosofiche nel suo esordio di due anni prima con 'Love', il giovane William Eubank si ripete con questo secondo capitolo di una ricerca cinematografica 'border line' che coniuga furbescamente l'estetica ammmiccante del videoclip (preponderanza delle musiche extradiegetiche nei momenti significativi, alternaza di campi lunghi e stretti, abuso dello slow motion), le spiazzanti contaminazioni narrative che vanno dal 'teen road movie' del prologo alla 'caccia all'uomo' dell'epilogo e le atmosfere sospese e inquietanti di un thriller metafisico sempre in attesa di una sorpresa finale che pare non arrivare mai. Se è vero che almeno la prima parte si fonda sull'interessante dissimulazione di un gioco a carte coperte sull'ambiguità concettuale nei territori dickiani di un'alterità sospesa tra 'umano e non umano' ('Ma gli Androidi sognano pecore elettriche?') e dove non è ben chiaro chi manipola chi (con tanto di simil test "Voight-Kampff" sul grado di reattività emotiva e cognitiva dei soggetti coinvolti), la seconda sembra ricapitolare confusamente tanto l'incombenza straniante di una minaccia aliena sulla sicurezza planetaria ('The Day the Earth Stood Still' - 1951 Robert Wise) quanto la paradossale angoscia claustrofobica di una 'caccia sadica' nelle sconfinate location (posticce) di un deserto del New Mexico che finisce inevitabilmente per assomigliare a quelle Californiane del grande inganno governativo del 'Capricorn One' di Peter Hyams (1977). Un cinema che quindi sembra giocare sugli effetti scenografici e meta-filmici di una 'trappola per topi' a cielo aperto e dove il classico tema dell'identità e dell'alienazione (in senso letterale) viene declinato nella disperata fuga di esseri cibernetici che 'urlano e si dimenano durante la loro ora' sul palco di una rappresentazione sadica e crudele ('Westworld' Michael Crichton - 1973), il set posticcio di una città fantasma contrassegnata dalle false mappe e dai codici di una geografia virtuale la cui sommatoria rimanda al topos per eccellenza delle teorie del complotto alieno in terra d'America (cit. Area 51).
Niente di male se non fosse che la voglia di sbalordire a tutti i costi sembra prendere un pò troppo la mano dell'autore che finisce per accumulare situazioni e colpi di scena in un crescendo di prospettive e spiazzanti rivolgimenti scenografici e dove pare perdersi e confondersi tanto il senso minoritario di una sottotrama sentimentale senza sbocco quanto quella principale di una consapevolezza ontologica che ci proietta nell'impassibile orbita di una stazione spaziale che avevamo scambiato inopinatamente per la soglia di casa nostra. Presentato al Sundance Film Festival 2014.
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