The Dark Horse |
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Un film di James Napier Robertson.
Con Cliff Curtis, James Rolleston, Kirk Torrance, Miriama McDowell.
continua»
Titolo originale The Dark Horse.
Drammatico,
durata 124 min.
- Nuova Zelanda 2014.
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"Dropout" & "homeless": al di là del biopicdi Mauro@LanariFeedback: 8041 | altri commenti e recensioni di Mauro@Lanari |
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lunedì 18 settembre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ispirato a Genesis Potini (1963-2011), un biopic dal respiro assai più vasto. Li chiamano dropout, devianti, emarginati, marginali, invisibili, ano(r)mali rispett'alla norma della maggioranza comunitaria. Sono segnati da un breakdown psichico e organico, un collass'o tracollo al contempo mental'e corporeo, non c'è gerarchia nel duplice supplizio. "The Dark Horse" diventa indelebile quand'il suo protagonista è ridotto a un neozelandes'errante, girovago senza meta, e farneticante, incagliato in un delirio mantrico ad alta voce mentre rimugina le parole del trauma più recente. Sintomi che debordano video e audio del film tanto da rendere didascalici certi parossismi (l'allucinazione al bagno pubblico del suo viso grondante sangue, aforismi mascherati da linee di dialogo: "Ti hanno mai maltrattato? Quante volte prima che smettessi di piangere?"). Genesis si risollev'aggrappandosi alla sua poderosa stazza Maori com'un Lomu dei manicomi e ricostruendo un ordine logico con la razionalità scacchistica, con la struttura narrativa del mito di Maui, coi ricordi d'infanzia vissut'assieme al fratello maggiore. Gl'altri personaggi aggiungono pennellate, particolari, dettagli a questo one man show, eccellente prov'attoriale di Cliff Curtis, in sovrappeso di quasi 27 chili, diretto dall'ottimo James Napier Robertson. La seconda serie di scene memorabili corrisponde alla sua condizione di senzatetto: non trova né casa né accoglienza, s'accovaccia press'un monumento marmoreo, inerme contro l'intemperie della vita climatiche e umane, assediato dalla violenta luminosità del panorama naturale da un lato e urbano dall'altro. Ha da sempre una partit'a scacchi da vincere col fratello: doveva essere in senso letterale, si trasform'in metafora. Difficile dire s'alla fine qualcuno n'esca davvero vittorioso.
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