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domenica 12 gennaio 2025
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non sono d'accordo
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Non sono d'accordo. ? un film bellissimo.
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f.vassia 81
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martedì 28 dicembre 2021
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il miglior pacino degli ultimi tempi
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Strada facendo, la bella regia di Green perde ogni tanto un po' di sobrietà, e questo è un peccato, ma resta comunque molto significativa e delicatamente metaforica, ben settata per raccontarci un essere umano vecchio e solo, disilluso e consumato dai rimpianti, che Pacino, qui nel suo miglior ruolo degli ultimi tempi, tratteggia con sottile maestria. La fotografia, impastata di malinconia, ben trasmette l'animo in fondo poetico della sceneggiatura.
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giuseppetoro
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sabato 7 marzo 2020
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film mediocre
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Film dai toni lenti e pacati. La star è Al Pacino che con la sua calma racconta una storia, la sua, piena di colore e conflitti interiori. Vive di ricordi della sua amata Clara distruggendosi il presente...ma si trova anche una nota di malinconia...
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totybottalla
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sabato 16 dicembre 2017
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racconto sonnecchiante e senza picchi!
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E' la storia di un uomo che rimpiange un amore a cui a rinunciato...Nonostante Al Pacino non sia certo uno qualunque, il film risulta sonnecchiante e privo di spunti di rilievo, il racconto di una storia fra le storie che s'inceppa continuamente emozionando poco, e poi cari amici, se all'età di A. J. Manglehorn una donna come Dawn mi chiedesse di fare un bagno insieme a lei, beh!...Non le parlerei certo di diarrea! Saluti.
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peer gynt
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sabato 30 agosto 2014
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il re delle serrature in cerca della sua chiave
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Film corretto e fatto su misura per un debordante Al Pacino, ma che nell'attenzione rivolta al suo personaggio sacrifica tutti gli altri, ridotti a puro schizzo, a semplice e leggero disegno. Insomma, un difetto è certo la mancanza di una polifonia di personaggi, ciascuno con la loro ragion d'essere. Ma difetto non minore del film è una certa rigida meccanicità della storia, che vede un fabbro che apre tutti i tipi di serrature bloccate vivere malamente una vita di solitudine, perché ancora legato in modo maniacale al rimpianto di un amore giovanile, perfetto come la giovinezza durante la quale si è svolto. Oggi il fabbro Manglehorn ha perso amore e giovinezza, ma si aggrappa ad entrambe, mentre filosofeggia sull'umanità e sul significato del vivere.
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Film corretto e fatto su misura per un debordante Al Pacino, ma che nell'attenzione rivolta al suo personaggio sacrifica tutti gli altri, ridotti a puro schizzo, a semplice e leggero disegno. Insomma, un difetto è certo la mancanza di una polifonia di personaggi, ciascuno con la loro ragion d'essere. Ma difetto non minore del film è una certa rigida meccanicità della storia, che vede un fabbro che apre tutti i tipi di serrature bloccate vivere malamente una vita di solitudine, perché ancora legato in modo maniacale al rimpianto di un amore giovanile, perfetto come la giovinezza durante la quale si è svolto. Oggi il fabbro Manglehorn ha perso amore e giovinezza, ma si aggrappa ad entrambe, mentre filosofeggia sull'umanità e sul significato del vivere. Troppo scopertamente metaforica questa figura di liberatore delle prigioni altrui incapace di liberare anche se stesso dalla prigione del rimpianto per ciò che non è più. Per cui il finale consolatorio e dalle connotazioni quasi magiche sembra appiccicato come un adesivo.
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