elgatoloco
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venerdì 27 maggio 2022
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film non catalogabile in modo rifuttivo
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Esiste una categoria di film, che in genere si definiscono, per comodita'"drammatici", che trattano problematiche profonde, intime, che sfuggono alla"commercialita'"dei generi(azione, trhiller, SF, comico, erotico etc.): ne e'un notevole e lodevole esempio questo"Cake"(Daniel Barnz, sceneggiatura di Patrick Tobin, 2014)che racconta di un'avvocatessa di successo, caduta in depressione ma anche tormentata dalle feite e dalle cicatrici di un gravissimo incidente in cui ha peso il figlio. Frequenta un"gruppo di sostegno"e si identifica in maniera"patologica"(ma e'sem0licazione definire cosi'la questione)con la vicenda di una donna che si e'suicidata-.
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Esiste una categoria di film, che in genere si definiscono, per comodita'"drammatici", che trattano problematiche profonde, intime, che sfuggono alla"commercialita'"dei generi(azione, trhiller, SF, comico, erotico etc.): ne e'un notevole e lodevole esempio questo"Cake"(Daniel Barnz, sceneggiatura di Patrick Tobin, 2014)che racconta di un'avvocatessa di successo, caduta in depressione ma anche tormentata dalle feite e dalle cicatrici di un gravissimo incidente in cui ha peso il figlio. Frequenta un"gruppo di sostegno"e si identifica in maniera"patologica"(ma e'sem0licazione definire cosi'la questione)con la vicenda di una donna che si e'suicidata-.frequenta il marito e il figlio della donna, deve fare i conti, pero', anche con i"propri fantasmi"e con il rapporto con il"doppio"che a un certo punto viene ad essere questa Nina, la donna morta sucida. Sara'sostenuta sempre e comunque, pur in un rapporto che a tratti e'estreammente conflittuale, con una governante mexicana che la segue e la supporta(e"sopporta")sempre e comunque. E¿un film che rifugge dalla spettacolarita'facile e dal facile"sloganismo"di ogni tipo,, cercando sempre di equilibrare il"vissuto reale"e quello"fantasmatico", mostrando come a un certo punto la distinzione dei due piani non regga pi}, anzi venga ad essere una mera definizione di comodo, per sfuggire al problema che alla donna si pone. Film delicato, che sa rapportarsi empaticamente con la problematica"difficile"che il film tratta ed"espone", rifugge dal gia'"detto e mostrato", cercando nuove vie, per esporre la tematica e il suo svolgimento, senza peraltro porporre in alcun modo quello che diremmo un"happy end", anzi se ne guarda bene, dove il finale e'invece , decisamente, un work in progress, Difficile, tra l'altro, individuare chairamente un precedente o meglio dei precedenti rispetto a questo film; personalmente, almeno, non saprei porporre alcun titolo che si avvicni a questo film, che sicuramente non ha avuto e non avra'(ha gia'otto anni),molto successo, a livello commerciale e sicuramente gli autori non si erano proposti cio', peraltro. Jennifer Ariston e'protagonista senisbile, adattisisma alla parte, Adriana Barraza, la coprotagonista(anche se a livlelo di fotogrammi in cui compare non é'comparabile alla parte della Ariston)e'anch'essa adattissima al suo ruolo di "cooperante", fra l'altro mexicana caraterialmene, certo, ma tale da non icorrere in quelle relativizzazioni di stampo"criptorazzististico"che spesso emergono nei film USA riguardo a latinos e mexicanos. El Gato
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ceci
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sabato 7 settembre 2019
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dramma vero ma senza strazio
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Nell'insieme non dispiace l'interpretazione drammatica di una Jennifer Aniston che dal genere commedia si cimenta nel ruolo di una donna sofferente, reduce da un incidente che le ha lasciato cicatrici, dolori fisici cronici e vuoto esistenziale. Niente colpi di scena, niente reazioni forti, niente di troppo esplicito o eclatante o particolarmente inquietante. Nell'insieme si genera coinvolgimento emotivo e partecipazione senza scene troppo aspre o troppo amare: anzi, ci sono elementi di dolcezza, come la torta che da il titolo al film, il rapporto con la fedele domestica messicana, l'amicizia col giovane vedovo dell'amica suicida che appare alla protagonista nelle sue allucinazioni indotte da psicofarmaci.
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Nell'insieme non dispiace l'interpretazione drammatica di una Jennifer Aniston che dal genere commedia si cimenta nel ruolo di una donna sofferente, reduce da un incidente che le ha lasciato cicatrici, dolori fisici cronici e vuoto esistenziale. Niente colpi di scena, niente reazioni forti, niente di troppo esplicito o eclatante o particolarmente inquietante. Nell'insieme si genera coinvolgimento emotivo e partecipazione senza scene troppo aspre o troppo amare: anzi, ci sono elementi di dolcezza, come la torta che da il titolo al film, il rapporto con la fedele domestica messicana, l'amicizia col giovane vedovo dell'amica suicida che appare alla protagonista nelle sue allucinazioni indotte da psicofarmaci. Claire si trascina a fatica da una scena all'altra ingoiando pillole o bevend, intontita e confusa, ma metaforicamente cammina in precario equilibrio sul filo del rasoio in bilico tra rinuncia alla vita e possibilità di ripresa. Questo senso di sospensione rimane costante nel film fino a un finale che risulta coerente con l'impostazione di base. Niente male.
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ceci
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sabato 7 settembre 2019
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dramma vero ma senza strazio
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Ci vogliono pazienza e capacità di introspezione per apprezzare un dramma psicologico che a uno sguardo superficiale può apparire lento, piatto, noioso; non è un film per chi cerca semplice intrattenimento, azione, effetti speciali. Jennifer Aniston riesce ad essere abbastanza ma forse non del tutto convincente nel ruolo di una donna che ha perso la gioia di vivere a seguito di un grave incidente di cui peraltro non vengono forniti ulteriori dettagli. Comunque ritengo sia da apprezzare molto questo coraggioso cimentarsi in un ruolo inedito, forse non del tutto congeniale all'attrice, che tuttavia nell'insieme riesce nell'intento di creare immedesmazione e coinvolgimento emotivo nello spettatore.
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Ci vogliono pazienza e capacità di introspezione per apprezzare un dramma psicologico che a uno sguardo superficiale può apparire lento, piatto, noioso; non è un film per chi cerca semplice intrattenimento, azione, effetti speciali. Jennifer Aniston riesce ad essere abbastanza ma forse non del tutto convincente nel ruolo di una donna che ha perso la gioia di vivere a seguito di un grave incidente di cui peraltro non vengono forniti ulteriori dettagli. Comunque ritengo sia da apprezzare molto questo coraggioso cimentarsi in un ruolo inedito, forse non del tutto congeniale all'attrice, che tuttavia nell'insieme riesce nell'intento di creare immedesmazione e coinvolgimento emotivo nello spettatore. Interessanti le scene oniriche e surreali, le allucinazioni, i silenzi eloquenti, la descrizione dei rapporti tra la protagonista e i pochi ma significativi personaggi che ruotano intorno a lei (la colf messicana, il vedovo dell'amica suicida). Niente di troppo forte, niente di troppo esplicito, niente di particolarmente eclatante. I sentimenti negativi sono tenuti a bada a mezzo di psicofarmaci. Claire sembra trascinarsi pesantemente da una scena all'altra col solo sostegno delle sue pillole, ma in realtà incede in precario equilibrio sul filo del rasoio, in bilico tra attaccamento alla vita e rinuncia alla vita, tra abbandono di sè e possibilità di ripresa. E questo senso di sospensione nel vuoto rimane costante per tutta la durata del film, fino al finale perfettamente in linea con l'impostazione di base.
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roberto
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lunedì 12 agosto 2019
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fasullo!
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Ribadisco: fasullo, totalmente fasullo! La bravura degli interpreti non salva il pessimo film. Eccezionale la Barraza (l'unica cosa con parvenza di credibilità).
E basta!
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filippo catani
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mercoledì 24 agosto 2016
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una donna problematica
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Una giovane donna cerca di riprendersi moralmente e fisicamente da un terribile incidente. La riabilitazione procede però a colpi di antidolorifici e relazioni interpersonali a dir poco disastrose specialmente con l'unica donna che pare averla davvero a cuore e cioè la sua colf messicana.
Un film dolente e doloroso sulla discesa agli inferi di una donna che, come spesso accade, potrebbe avere tutto ma finisce per autodistruggersi. Il terribile incidente, gli antidolorifici, lo pseudo rapporto con il figlio della colf, le visioni, il tragico rapporto con il marito e il suicidio di una compagna del corso di sostegno sono un terribile mix per una donna che non riesce a rimettersi in sesto.
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Una giovane donna cerca di riprendersi moralmente e fisicamente da un terribile incidente. La riabilitazione procede però a colpi di antidolorifici e relazioni interpersonali a dir poco disastrose specialmente con l'unica donna che pare averla davvero a cuore e cioè la sua colf messicana.
Un film dolente e doloroso sulla discesa agli inferi di una donna che, come spesso accade, potrebbe avere tutto ma finisce per autodistruggersi. Il terribile incidente, gli antidolorifici, lo pseudo rapporto con il figlio della colf, le visioni, il tragico rapporto con il marito e il suicidio di una compagna del corso di sostegno sono un terribile mix per una donna che non riesce a rimettersi in sesto. Silvana, la sua colf, nonostante gli improperi della figlia non rinuncia ad aiutare la donna in tutti i modi possibili. A questo punto va detto di una meravigliosa e struggente interpretazione della Aniston la quale dimostra la capacità di reggere anche film ben diversi dalle solite commedie americane.
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g_andrini
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giovedì 28 luglio 2016
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buona commedia amara.
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La proiezione del proprio tentativo di suicidio da parte della protagonista è resa bene. Non è in fondo un film drammatico, perché molto retorico.
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jjfenolo
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giovedì 30 giugno 2016
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emozionante
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Un film di grande emozione che viene ogni secondo la pelle d'oca
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jjfenolo
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giovedì 30 giugno 2016
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toccante
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Un film passionale che ogni secondo da la pelle d'oca , ho voluto mettere 4 stelle per la sua qualità e anche se ho letto numerose critiche penso che per il suo genere cinematografico (drammatico) sia un'ottimo film
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alex62
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martedì 26 maggio 2015
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raddrizzarsi
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Piccoli gesti.
Jennifer Aniston non ha ormai nulla da dimostrare: è una delle più convincenti attrici comiche, ma spesso le è piaciuto vincere facile con commediole di poco spessore e dimenticabilissime...
Ma chi glielo fa fare, a 40 anni suonati, a mettersi in gioco con un ruolo drammatico di una grande intensità, imbruttendosi, addirittura deturpandosi il volto, mimetizzando quel corpicino, che sappiamo bene, è stata capace di mantenere in ottima forma e più avvenente ora che a vent'anni?!
La caratura di un'attrice forse si misura da questi azzardi gratuiti: quando c'è una scrittura valida ed efficace, bisogna saper prendere il rischio e lanciarsi in una nuova avventura, anche quando una carriere praticamente perfetta offre la possibilità ormai di scegliere i ruoli e produrseli i film e la convincerebbe a restarsene nel suo territorio e stravincere ancora, andando sul sicuro.
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Piccoli gesti.
Jennifer Aniston non ha ormai nulla da dimostrare: è una delle più convincenti attrici comiche, ma spesso le è piaciuto vincere facile con commediole di poco spessore e dimenticabilissime...
Ma chi glielo fa fare, a 40 anni suonati, a mettersi in gioco con un ruolo drammatico di una grande intensità, imbruttendosi, addirittura deturpandosi il volto, mimetizzando quel corpicino, che sappiamo bene, è stata capace di mantenere in ottima forma e più avvenente ora che a vent'anni?!
La caratura di un'attrice forse si misura da questi azzardi gratuiti: quando c'è una scrittura valida ed efficace, bisogna saper prendere il rischio e lanciarsi in una nuova avventura, anche quando una carriere praticamente perfetta offre la possibilità ormai di scegliere i ruoli e produrseli i film e la convincerebbe a restarsene nel suo territorio e stravincere ancora, andando sul sicuro.
Invece Jennifer si butta e...vince contro ogni pronostico!, grazie a una sceneggiatura che è capace di trattare con leggerezza il lutto più insuperabile, forse l'unico insuperabile, grazie a un cast formidabile, dove non c'è un ruolo minore, anche quello che recita in una sola scena! È inutile stare a fare l'elenco, si tratta di ottimi attori e, grazie a Dio, non solo "bellocci"...
Come si può ricominciare dopo che si è perduto, per un banalissimo incidente, l'unica cosa che conta davvero? Come puoi sperare di "raddrizzarti", uscire dal tunnel di farmaci e alcool che ti danno l'illusione dell'ottundimento di un dolore che non può essere messo a tacere, mai?
Ce la farà?
Jennifer l'abbiamo amata, ci ha sempre fatto un'infinita tenerezza, la sua faccetta ci è sempre stata simpatica, ma non basta questo per essere un'ottima attrice e lei lo è, in questo film forse come mai prima, riducendo, impiccolendo, essendo avara di effetti e compromessi, con la lucidità della vera protagonista che conduce il suo personaggio dalla prima all'ultima inquadratura, impeccabile, severa, autocontrollata, dentro i confini di un sarcasmo vincente.
Allora nei suoi minimi gesti, nelle sue emozioni congelate da un rancore troppo grande contro Dio, per essere superato, speriamo con il suo personaggio che ci sia una via d'uscita: che possa scoprire che vale ancora la pena vivere...
Piccoli gesti...potrebbero salvarla.
Tornare a vivere è regalare una torta di compleanno a un bimbo che ha perso la mamma...
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flyanto
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martedì 12 maggio 2015
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il dolore profondo fisico ma soprattutto morale
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In questo film Jennifer Aniston, la famosa protagonista della serie televisiva "Friends" e di numerose altre commedie americane, ha veramente stupito tutti interpretando un ruolo difficile e altamente drammatico che le ha comportato anche una sorta di imbruttimento fisico, necessario ovviamente alla parte sostenuta.
Claire, la protagonista di "Cake", è una donna della Los Angeles benestante (era un avvocato) che però soffre moltissimo a causa della morte del proprio piccolo figlio avvenuta in un incidente stradale in cui lei stessa è rimasta ferita in profonda maniera. Da questo momento la sua vita è andata a rotoli: ora è costretta a convivere con un'infinita moltitudine di evidenti e poco attraenti cicatrici lungo tutto il corpo, lascito appunto del suddetto incidente stradale, che le procurano continui ed acuti dolori fisici, per non parlare di quelli interni dell' anima, e che soprattutto non le permettono più di vivere un'esistenza tranquilla ed un conseguente allontanamento del marito da casa.
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In questo film Jennifer Aniston, la famosa protagonista della serie televisiva "Friends" e di numerose altre commedie americane, ha veramente stupito tutti interpretando un ruolo difficile e altamente drammatico che le ha comportato anche una sorta di imbruttimento fisico, necessario ovviamente alla parte sostenuta.
Claire, la protagonista di "Cake", è una donna della Los Angeles benestante (era un avvocato) che però soffre moltissimo a causa della morte del proprio piccolo figlio avvenuta in un incidente stradale in cui lei stessa è rimasta ferita in profonda maniera. Da questo momento la sua vita è andata a rotoli: ora è costretta a convivere con un'infinita moltitudine di evidenti e poco attraenti cicatrici lungo tutto il corpo, lascito appunto del suddetto incidente stradale, che le procurano continui ed acuti dolori fisici, per non parlare di quelli interni dell' anima, e che soprattutto non le permettono più di vivere un'esistenza tranquilla ed un conseguente allontanamento del marito da casa. L'unica persona che le è rimasta e che la protagonista accetta di tenere vicino a sè è la domestica messicana di mezz'età, dalla pazienza infinita e dal buono e sincero cuore. Nel corso dei colloqui di gruppo che malvolentieri Claire frequenta come sostegno psicologico ella viene a conoscenza del suicidio di una giovane donna appartenente al suo stesso gruppo. Da questo momento per lei diverrà molto importante andare a conoscere la famiglia che la defunta ha lasciato e venire a contatto col marito ed il figlioletto lasciato orfano. Inizierà, così, piano piano per lei una lenta risalita nei confronti della vita.
"Cake" fa parte di quelle pellicole intimistiche ed appartenenti al cinema indipendente americano in cui la trama praticamente è ridotta a zero ed i veri protagonisti vengono ad essere gli stati d'animo, le situazioni interiori e personalissime dei vari individui e le loro reazioni. Jennifer Aniston pertanto diventa qui la "portavoce" di un malessere fisico, ed ancor più morale, che la deturpa fisicamente e pure interiormente, dal momento che, almeno all'inizio della storia, ella appare scontrosa e capricciosa. E la comica attrice riesce in maniera mirabolante ed inaspettata a rendere queste sensazioni in maniera quanto mai vera, toccante, sincera e comprensibile, nonchè altamente apprezzabile. E quello che più quasi sconcerta è proprio vedere manifestamente espresse le sue potenzialità delle qualità di attrice che sinora erano invece rimaste inespresse o, per lo meno, confinate a ruoli comici e sicuramente più leggeri. Non ci si stupisce così che ella sia stata candidata a numerosi premi ed altrettanti ne abbia vinti perchè sia le candidature che le premiazioni le sono qui meritatissime.
Una menzione particolare, però, occorre rivolgere anche alla bravissima Adriana Barreza, già ampiamente ammirata e premiata per il suo memorabile e toccante ruolo drammatico in "Babel", che interpreta la domestica messicana in maniera commovente e quanto mai suggestiva.
Inoltre, anche il titolo del film stesso, "Cake", di cui verrà svelato il significato alla fine del film, risulta quanto mai azzeccato in seno a tutta la vicenda e soprattutto quanto mai emblematico e consono alla sua stessa atmosfera.
Da non perdere per chi è interessato alle storie più intimistiche e proprie della cinematografia indipendente.
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