nino pell.
|
domenica 17 marzo 2013
|
film elegante, riflessivo e umoristico
|
|
|
|
Grande prova del regista Roberto D'Andò, supportato in questa sua opera da due eccellenti nomi del Cinema italiano contemporaneo, ossia gli attori Toni Servillo e Valerio Mastandrea che, per quest'occasione, intrecciano magnificamente il loro percorso artistico che, a livello di qualità interpretativa, si è sempre mantenuto costantemente su livelli assolutamente altissimi. Solo la loro presenza rappresenta già di per se un'assoluta garanzia. Il film è di una squisitezza e di un'eleganza unica, così come il tema della politica e dei suoi innumerevoli aspetti controversi, il quale ci viene trattato con riflessivo e pacato equilibrio. La caratteristica poi dell'attore Toni Servillo nell'interpretare due personaggi tra loro diversi in relazione al differente periodo di svolta della loro vita (in crisi di consensi e di autostima il primo, disinteressato e filosoficamente combattivo il secondo; in cerca di meditazione e di rifugio per poter un giorno rinascere il primo; umoristico, affabile e idealista agli occhi della gente il secondo che pertanto si dimostra potenzialmente determinante e convincente) rappresenta la chiave di bellezza di tutto il film.
[+]
Grande prova del regista Roberto D'Andò, supportato in questa sua opera da due eccellenti nomi del Cinema italiano contemporaneo, ossia gli attori Toni Servillo e Valerio Mastandrea che, per quest'occasione, intrecciano magnificamente il loro percorso artistico che, a livello di qualità interpretativa, si è sempre mantenuto costantemente su livelli assolutamente altissimi. Solo la loro presenza rappresenta già di per se un'assoluta garanzia. Il film è di una squisitezza e di un'eleganza unica, così come il tema della politica e dei suoi innumerevoli aspetti controversi, il quale ci viene trattato con riflessivo e pacato equilibrio. La caratteristica poi dell'attore Toni Servillo nell'interpretare due personaggi tra loro diversi in relazione al differente periodo di svolta della loro vita (in crisi di consensi e di autostima il primo, disinteressato e filosoficamente combattivo il secondo; in cerca di meditazione e di rifugio per poter un giorno rinascere il primo; umoristico, affabile e idealista agli occhi della gente il secondo che pertanto si dimostra potenzialmente determinante e convincente) rappresenta la chiave di bellezza di tutto il film. Pertanto tutto il mio elogio va all'interpretazione magistrale di Servillo, mentre ritengo perfettamente riuscita l'idea del regista di proporci un finale aperto e intriso di intelligente mistero rispetto a tutto ciò che ruota intorno al complesso e controverso mondo dell'animo umano, molto spesso sospeso tra falsità e sogno idealista, tra cambiamento e spasmodica staticità, tra come potrebbe cambiare la storia e come invece la storia sia rimasta sempre la stessa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nino pell. »
[ - ] lascia un commento a nino pell. »
|
|
d'accordo? |
|
pressa catozzo
|
giovedì 14 marzo 2013
|
oltre il giardino
|
|
|
|
Osservando questa opera e la mia mente è tornata nel passato OLTRE IL GIARDINO con Piter Seller, solo lui a quei tempi mi commosse con il suo linguaggio semplice . Oggi la stessa emozione me la ha trasmessa TONI SERVILLO. Magistrale universale, la scena di piazza san giovanni commovente. Riusciranno i nostri politici a fare altrettanto? La vedo dura l'egoismo è un male difficile da debellare. Ottimo lavoro merita di essere esportato e non escludo che molti politi segretamente lo abbiano visionato. GRAZIE Andò.
|
|
[+] lascia un commento a pressa catozzo »
[ - ] lascia un commento a pressa catozzo »
|
|
d'accordo? |
|
stefanomaria
|
venerdì 8 marzo 2013
|
la fantasia al potere
|
|
|
|
Quando comincio a scrivere di un testo (un libro, un documentario, un film…), incontro sempre una certa difficoltà, un vago sentimento di impazienza misto a timore e impotenza, nel senso che avverto la quasi totale certezza che non riuscirò ad esprimere tutto ciò che ho sentito quando sono entrato in contatto, per la prima volta, con la materia che dovrò trattare…
Ed allora, conscio di questo mio limite, inizio a descrivervi il film che ho visto ieri sera: ‘Viva la libertà’. Roberto Andò è un regista del quale ho dovuto andare a informarmi sul web; confesso anche che non ho letto il libro, e forse, da alcuni commenti che ho scorso, è stato un bene: il confronto tra libro e film, nella maggior parte dei casi, è sfavorevole al secondo, spesso a torto.
[+]
Quando comincio a scrivere di un testo (un libro, un documentario, un film…), incontro sempre una certa difficoltà, un vago sentimento di impazienza misto a timore e impotenza, nel senso che avverto la quasi totale certezza che non riuscirò ad esprimere tutto ciò che ho sentito quando sono entrato in contatto, per la prima volta, con la materia che dovrò trattare…
Ed allora, conscio di questo mio limite, inizio a descrivervi il film che ho visto ieri sera: ‘Viva la libertà’. Roberto Andò è un regista del quale ho dovuto andare a informarmi sul web; confesso anche che non ho letto il libro, e forse, da alcuni commenti che ho scorso, è stato un bene: il confronto tra libro e film, nella maggior parte dei casi, è sfavorevole al secondo, spesso a torto. Ieri sera sono andato al cinema un po’ ‘sottotono’, in uno stato d’animo che i francesi definiscono così precisamente (scoglionato…), e quindi non particolarmente ben disposto; le prime immagini mi hanno fatto tremare le vene e i polsi, temevo il solito polpettone retorico sulla politica e sull’etica, scontato, noioso e triste… ed invece, un coniglio grosso come una casa è saltato fuori dal cilindro, rappresentato dalla comparsa sulla scena del gemello dell’onorevole Oliveri! Oddio, la trovata dello scambio di persona in un plot non è propriamente una novità, nella storia del cinema ci sono miliardi di sceneggiature che contemplano situazioni del genere. Ma non è questo: è l’interpretazione della politica che mi ha piacevolmente impressionato, il desiderio, credo, di tutti noi italiani (e non solo…) di assistere ad un agire politico fantasioso, con al centro le persone (il popolo..., noi, in pratica) che solo un pazzo (guarda caso…) può mettere in pratica. Sono cosciente che forse la mia recensione non è mossa da un giudizio propriamente oggettivo, ma il film mi ha portato in una dimensione, seppur fantastica, di desiderio intenso, profondo, una necessità quasi fisiologica di pulizia, inventiva, fantasia, serietà politica, cosa che non mi sembra abbia eguali nel nostro panorama filmico attuale. Io credo fermamente che il regista abbia colto in maniera inequivocabile proprio quel desiderio che ho descritto poc’anzi, quella esigenza ormai terminale di avere al governo persone che ci ascoltino, che siano realmente portatori dei nostri bisogni, che non possano cambiare partito (e ideologie, programma…) nel bel mezzo della legislatura solo per bassi e moralmente deprecabili calcoli opportunistici.
Ecco cosa mi è piaciuto, ecco perché credo che il film di Andò sia una piccola perla, ecco perché sono uscito dal cinema confortato e quasi felice! Mi dicevo: “Allora c’è veramente qualcuno che sa come si potrebbe fare? C’è qualcuno che capisce, che sa dov’è il giusto, cosa è pulito, come dovrebbe essere…!” Solo un regista? E perché no? D’altronde abbiamo appena votato un movimento il cui capo è un comico, perché un regista non dovrebbe essere in grado di ipotizzare soluzioni, seppur fantasiose, ma vicinissime ai sogni della base?
Il film non è solo questo, è farcito discretamente da una storia d'amore, affetti familiari, intrighi politici, vaghe caricature di personaggi istituzionali, omaggi (palesi o sottotraccia) al cinema, ma io credo che il suo maggior merito sia in ciò che ho descritto, accentuato dalla bravura di Toni Servillo, Valerio Mastrandrea, Valeria Bruni Tedeschi, quest'ultima, a mio pareere, alquanto monoespressiva.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefanomaria »
[ - ] lascia un commento a stefanomaria »
|
|
d'accordo? |
|
amici del cinema (a milano)
|
martedì 5 marzo 2013
|
la politica che vorremmo
|
|
|
|
Veramente guardare questo film è come immaginare la politica che vorremmo realmente.
Quella non necessariamente concreta o con la risposta pronta per tutto, ma quella sincera, quella che forgia un patto con l'elettore di comune intento, quella che non ti vuole fregare e pensa solo alla propria autosopravvivenza.
E quella che, come suggerisce il film in più punti, non utilizza la cultura come mezzo per farsi belli e per creare una barriera con la gente comune, ma che invece la sfrutta per essere più vicino e per fornire motivazione ed ispirazione.
Quella con la passione invece che con il bilancino delle opportunità.
Su Toni Servillo invece c'è poco da dire: io lo amo (artisticamente !!!) come nessun altro per la sua immensa capacità, come avviene in questo film con la doppia interpretazione del ruolo del segretario, di calarsi nei suoi personaggi così "sotto pelle" e delinearli anche solo con uno sguardo o una lieve increspatura del volto.
[+]
Veramente guardare questo film è come immaginare la politica che vorremmo realmente.
Quella non necessariamente concreta o con la risposta pronta per tutto, ma quella sincera, quella che forgia un patto con l'elettore di comune intento, quella che non ti vuole fregare e pensa solo alla propria autosopravvivenza.
E quella che, come suggerisce il film in più punti, non utilizza la cultura come mezzo per farsi belli e per creare una barriera con la gente comune, ma che invece la sfrutta per essere più vicino e per fornire motivazione ed ispirazione.
Quella con la passione invece che con il bilancino delle opportunità.
Su Toni Servillo invece c'è poco da dire: io lo amo (artisticamente !!!) come nessun altro per la sua immensa capacità, come avviene in questo film con la doppia interpretazione del ruolo del segretario, di calarsi nei suoi personaggi così "sotto pelle" e delinearli anche solo con uno sguardo o una lieve increspatura del volto.
Qui però è tutto il cast di alto livello: da Mastandrea alla Bonaiuto alla Cescon passando per il cameo di Gianrico Tedeschi.
E se in mezzo spicca negativamente Valeria Bruni Tedeschi... beh ce la dimentichiamo subito senza problemi!!!
Io leggo il finale positivamente: Enrico è tornato ed è cambiato, o perlomeno ha riscoperto la parte del fratello che era in lui, ma sepolta dalla lunga aridità della sua vita politica.
È palesemente un finale aperto a tutte le letture, ma io sono ottimista e nel sorriso di Enrico leggo il piacere e la sorpresa di aver riscoperto nuovamente la passione dentro di se.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a amici del cinema (a milano) »
[ - ] lascia un commento a amici del cinema (a milano) »
|
|
d'accordo? |
|
mauro2067
|
lunedì 4 marzo 2013
|
la nostra politica
|
|
|
|
Un bel film sulla situazione della politica italiana interpretato da un Servillo eccezionale. Due fratelli gemelli, uno premier dell'opposizione l'altro ricoverato in clinica per disturbi della personalità. Il primo non regge lo stress della vita politica e dopo aver portato il partito verso il baratro fugge da una vecchia amica. L'altro lo sostituisce e si rivela un genio della comunicazione. In tutto il film il vero protagonista è la parola, il suo potere di muovere e commuovere. Molto bella la parte del discorso alla folla citando una poesia di Brecht. Alla fine i conti tornano e il povero Mastandrea, bravo anche lui, che per tutto il film si sbatte per tenere a galla la situazione, non sa più chi ha davanti.
[+]
Un bel film sulla situazione della politica italiana interpretato da un Servillo eccezionale. Due fratelli gemelli, uno premier dell'opposizione l'altro ricoverato in clinica per disturbi della personalità. Il primo non regge lo stress della vita politica e dopo aver portato il partito verso il baratro fugge da una vecchia amica. L'altro lo sostituisce e si rivela un genio della comunicazione. In tutto il film il vero protagonista è la parola, il suo potere di muovere e commuovere. Molto bella la parte del discorso alla folla citando una poesia di Brecht. Alla fine i conti tornano e il povero Mastandrea, bravo anche lui, che per tutto il film si sbatte per tenere a galla la situazione, non sa più chi ha davanti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauro2067 »
[ - ] lascia un commento a mauro2067 »
|
|
d'accordo? |
|
andreafalci
|
domenica 3 marzo 2013
|
neorealismo verosimile
|
|
|
|
Film che affronta in modo divertente alcuni aspetti della vita pubblica e privata di un segratario di partito, che difetta di passione e quindi fantasia, portando il prorpio partito al minimo gradimento, così decide di ecclissarsi; il suo portaborse, inizialmente copre la misteriosa spariazione asserendo che il segratario è malato. Alla fine si scopre un fratello gemello del segratario, che pur essendo afffetto da sindrome della doppia personalità ma colto e filosofo, con la sua leggerenza, fantasia e cultura da filosofo si diverte a fare il segretario alzando il livello di gradimento del partito. Nel frattempo il vero segretario fugge in Francia facendosi ospitare da una fiamma di gioventù che nel frattempo si è sposata con una figlia e lavorando nel cinema.
[+]
Film che affronta in modo divertente alcuni aspetti della vita pubblica e privata di un segratario di partito, che difetta di passione e quindi fantasia, portando il prorpio partito al minimo gradimento, così decide di ecclissarsi; il suo portaborse, inizialmente copre la misteriosa spariazione asserendo che il segratario è malato. Alla fine si scopre un fratello gemello del segratario, che pur essendo afffetto da sindrome della doppia personalità ma colto e filosofo, con la sua leggerenza, fantasia e cultura da filosofo si diverte a fare il segretario alzando il livello di gradimento del partito. Nel frattempo il vero segretario fugge in Francia facendosi ospitare da una fiamma di gioventù che nel frattempo si è sposata con una figlia e lavorando nel cinema. Così il segratario assiste alle riprese del film e Aiuta sul set del film. Sia Servillo che Mastrandrea perfetti e insuperabili. Insomma per fare politica ci vuole estro e fantasia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andreafalci »
[ - ] lascia un commento a andreafalci »
|
|
d'accordo? |
|
marco michielis
|
sabato 2 marzo 2013
|
enrico/ giovanni, oliveri/ ernani
|
|
|
|
Quando in Italia si parla di politica, viene, e a ragione, da mettersi le mani nei capelli. Decisamente meno, se non per nulla in realtà, c'è da disperarsi nel Bel Paese quando invece si discute di come il cinema nostrano affronti quest'importantissimo aspetto delle nostre vite. Ulteriore dimostrazione di ciò è il bellissimo “Viva la libertà” di Roberto Andò, già assistente di maestri della settima arte, tra cui anche Fellini, nonché studioso e appassionato di filosofia.
[+]
Quando in Italia si parla di politica, viene, e a ragione, da mettersi le mani nei capelli. Decisamente meno, se non per nulla in realtà, c'è da disperarsi nel Bel Paese quando invece si discute di come il cinema nostrano affronti quest'importantissimo aspetto delle nostre vite. Ulteriore dimostrazione di ciò è il bellissimo “Viva la libertà” di Roberto Andò, già assistente di maestri della settima arte, tra cui anche Fellini, nonché studioso e appassionato di filosofia. E di questa commistione tra filosofia e politica, tra morale e azione, tra superficie mediatica e psicoanalisi dei (del?) protagonisti (-a?), si nutre la pellicola, ruotando attorno al talento, che definire innato è poco, di Toni Servillo. Giovanni, in fondo, nient'altro è se non l'essenza più genuina e autentica di Enrico, il suo lato fanciullesco, per essere precisi (quale filosofo potrà mai essere più saggio di un bambino?), quella metà della propria personalità che Enrico ritroverà, dopo molte meditazioni, nel suo “esilio volontario” a Parigi. Da questo meccanismo di riscoperta della propria umanità oltre il volto politico di facciata, deriva l'ambiguità del finale, di marca squisitamente stevensoniana, il cui sorriso di contorno, tra l'altro, non può non far pensare a un certo capolavoro che di nome fa “C'era una volta in America” (come del resto, una delle prime battute di Enrico/Servillo nel film: “Vado a letto presto, come al solito”, se la memoria non m'inganna). La soluzione di questo finale, la risposta che ci si può attendere da questa riflessione morale sull'uomo dentro e fuori da un contesto politico, qual è? Citando in maniera impropria il film, e, di rimando, Brecht: “non aspettarti nessuna risposta oltre la tua”. Da applausi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a marco michielis »
[ - ] lascia un commento a marco michielis »
|
|
d'accordo? |
|
max.senesi
|
venerdì 1 marzo 2013
|
buon film
|
|
|
|
Ottima l'interpretazione degli attori, ottima la regia. La storia è originale e mi è piaciuta molto; ho trovato solo il finale non ben definito e un po' troppo sospeso, che mi ha lasciato un retrogusto un po' amaro. Trovo che il film non abbia particolari attinenze con la realtà, ma deve essere preso per quello che è: una bella storia ambientata nella politica. La realtà è ben diversa, ahimé.
|
|
[+] lascia un commento a max.senesi »
[ - ] lascia un commento a max.senesi »
|
|
d'accordo? |
|
olgadik
|
mercoledì 27 febbraio 2013
|
la libertà (vigilata) del doppio
|
|
|
|
Mano leggera ma attenta alla complessità questa di Roberto Andò, anche perché il racconto, pur trattando di onorevoli, di partiti, di opposizioni, ecc., si dilata ben presto a un’analisi a strati, che tocca l’essere umano in generale. Perciò, mentre da un lato si punta al recupero di un nuovo linguaggio da parte di chi dovrebbe rappresentarci, dall’altra Andò interpreta, senza grandi descrizioni ma con azioni semplici e segnali quasi impercettibili – un gesto, un’occhiata, un sorriso – la condizione umana. Narrando in forma naturale e scorrevole, ma non senza tratti di poesia, il regista ci porta a un finale aperto e riprende lo spunto di partenza: il tema del doppio che è in ciascuno di noi.
[+]
Mano leggera ma attenta alla complessità questa di Roberto Andò, anche perché il racconto, pur trattando di onorevoli, di partiti, di opposizioni, ecc., si dilata ben presto a un’analisi a strati, che tocca l’essere umano in generale. Perciò, mentre da un lato si punta al recupero di un nuovo linguaggio da parte di chi dovrebbe rappresentarci, dall’altra Andò interpreta, senza grandi descrizioni ma con azioni semplici e segnali quasi impercettibili – un gesto, un’occhiata, un sorriso – la condizione umana. Narrando in forma naturale e scorrevole, ma non senza tratti di poesia, il regista ci porta a un finale aperto e riprende lo spunto di partenza: il tema del doppio che è in ciascuno di noi. Infatti, dopo alcune sequenze della prima parte, il racconto prosegue con due percorsi paralleli nell’evolversi della psicologia e della vicenda esistenziale dei due protagonisti, gemelli fra loro. L’uno, Enrico, fugge da una realtà politica ormai inaridita, semplice routine che non sa rispondere ai bisogni reali, priva di passione per troppa abitudine al potere. Quindi, credendo di chiarire a se stesso cosa fare della sua esistenza, si rifugia in Francia, presso una vecchia fiamma che lavora nel cinema,sposata a un regista e con una figlioletta quasi adolescente. L’altro, Giovanni, filosofo di professione, vittima di una altalenante e tranquilla follia con ricovero in casa di cura fino a un anno prima, viene usato dal clan del fratello come sosia. In tale modo scopre che la sua disponibilità, il suo umorismo, l’aderenza spontanea e accogliente al prossimo, conquistano poco a poco il consenso e il plauso dei suoi e dei cittadini, i quali vedono finalmente la politica usare vesti e linguaggi nuovi. Intanto il fuggitivo va ritrovando un senso alle sue azioni e riscopre gli affetti, il tempo libero, la dolcezza di confrontarsi con chi ci ama. Alla fine dei due percorsi non sappiamo bene se il vero Enrico ritorna a fare il politico di professione, mostrandosi nei comportamenti simile al fratello o se è Giovanni quello che resta al suo posto. Mistero del doppio e del sorriso che aleggia in chiusura sulle labbra di Toni Servillo. Due parole per concludere su quest’ultimo e sugli altri interpreti. Servillo, ormai mattatore in certi ruoli e con noti registi, tra cui Sorrentino e Garrone, è qui impegnato nel compito più complicato del doppio, visto che da solo interpreta i due protagonisti. Lo fa, come sempre, con enorme professionalità, ma cominciando a sentire il peso di un personaggio (quello dell’onorevole Enrico) che si ripete, pur affinandosi nel tempo. Più nuova e indovinata mi sembra invece la performance che riguarda il filosofo un po’ folle e il suo carattere, fondamentalmente saggio, proprio di chi non ha mai pensato che il lavoro esaurisca la vita di un uomo. Vorrei citare poi, oltre Valerio Mastandrea, perfetto nel ruolo dell’assistente-mamma, il cammeo di Gianrico Tedeschi, che mi ha ricordato due grandi vecchi (Foa e Bobbio) che della politica hanno fatto scuola di vita. Infine ricorderei le sottili interpretazioni al femminile di Michela Cescon, la moglie dell’onorevole, e di Valeria Bruni Tedeschi l’ex-amante francese di ambo i gemelli, e in particolare quel brano di film in cui l’autore paragona il cinema alla politica, in quanto arti legate alla finzione. Quest’ultima mi sembra davvero un’affermazione interessante e da discutere a lungo…
[-]
|
|
[+] lascia un commento a olgadik »
[ - ] lascia un commento a olgadik »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
martedì 26 febbraio 2013
|
un apologo attualissimo
|
|
|
|
Il tema dei gemelli come doppio non è nuovo nel cinema come in letteratura o nella mitologia, talora per rappresentare le somiglianze ma più spesso le difformità, le due anime che si confrontano o si combattono, la bifaccialità dell’uomo. Senza arrivare all’estremismo prefreudiano di Stevenson (lotta tra il bene e il male), anche le leggendarie origini di Roma si dipartono dallo scontro primordiale tra razionalità, saggezza, pietas (Romolo) e irrazionalità, irruenza, empietà (Remo), con conseguente vittoria delle prime sulle seconde. Nel cinema dalla gemellarità simbolica dei Duellanti di Scott, che si combattono a lungo senza esclusione di colpi, si arriva agli Inseparabili di Cronenberg, uniti in una perversa alleanza fino alla morte.
[+]
Il tema dei gemelli come doppio non è nuovo nel cinema come in letteratura o nella mitologia, talora per rappresentare le somiglianze ma più spesso le difformità, le due anime che si confrontano o si combattono, la bifaccialità dell’uomo. Senza arrivare all’estremismo prefreudiano di Stevenson (lotta tra il bene e il male), anche le leggendarie origini di Roma si dipartono dallo scontro primordiale tra razionalità, saggezza, pietas (Romolo) e irrazionalità, irruenza, empietà (Remo), con conseguente vittoria delle prime sulle seconde. Nel cinema dalla gemellarità simbolica dei Duellanti di Scott, che si combattono a lungo senza esclusione di colpi, si arriva agli Inseparabili di Cronenberg, uniti in una perversa alleanza fino alla morte. Anche la gemellarità apparente (non biologica) è stata ampiamente sfruttata dal cinema con l’espediente dello scambio dei sosia, soprattutto nel filone della commedia; basti ricordare Il marchese del Grillo o Johnny Stecchino, per rimanere in casa nostra.
Nel film di Andò il tema dei gemelli che si sostituiscono viene calato in una parte del contesto politico attuale, ben individuabile perfino dai colori dei teatri o dei comizi. Il Segretario X , schiavo di schemi mentali precostituiti, rigido nella sua andatura lineare e frettolosa, faccia tesa e stanca, va in crisi e si eclissa, gettando nel panico il partito; non c’è alternativa migliore che sostituirlo con il fratello Y, filosofo matto dall’andatura a zig-zag, fuori dagli schemi convenzionali, linguaggio spontaneo e poetico, faccia sorridente ed ironica; in sostanza un uomo libero. Ed è la sua libertà imprevedibile e multiforme che conquista là dove l’altro stava fallendo, accorcia le distanze dalla gente usando come grimaldelli emotivi haiku e poesia al posto di discorsi triti e stantii. Gli opposti X e Y, separati per anni, fanno percorsi paralleli di trasformazione, agiscono in sintonia aiutandosi a darsi una nuova identità, si riavvicinano fino a ricompattarsi nella totale indistinguibilità: il povero segretario mediatore spierà dubbioso il gemello seduto sulla sedia del potere, per capire da qualche particolare, come le scarpe, chi sarà il “nuovo” segretario del partito.
Andò ci investe in piena campagna elettorale con un’opera in cui innesta sul tema altamente drammatico dello scontro politico in atto, fatto di squallore e volgarità, un apologo al limite della fiaba, in cui delinea il personaggio ideale vagheggiato ed inutilmente atteso dai molti delusi dalla liturgia immobile e pietrificata della nostra politica: creatività colorita contro grigia monotonia, sinuosità contro rettilinearità, fantasia rutilante contro spento piattume. E chi vuole intendere intenda. Tutto questo Andò esprime attraverso l’uso della poesia sia come strumento di comunicazione emozionale sia come elemento diegetico (l’haiku e l’opera di Brecht declamati dal gemello Y come espressione del proprio pensiero) e ciò per dare un senso alato ad un segmento delle relazioni umane –il rapporto tra il cittadino e le istituzioni- forse mai caduto così in basso. Dunque il marchio nobilitante della poesia cui si aggiunge la valenza fortificante di Verdi, simbolo di potenza, intensità, passione, presente sia nella colonna sonora sia simbolicamente nel cognome dei gemelli Ernani: il brigante demagogo ed il brigante ribelle si fondono, come per dire: se cambiamo e ci uniamo forse si può fare. Davvero un film di cui avvertivamo un gran bisogno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
|