jayan
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sabato 16 marzo 2013
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il teatro e la poesia si scontrano con la realtà
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Ottimo film fiction tv che supera quasi o è alla pari del film del cinema. C'è amore, poesia (quella dei sonetti romani), fantasia, musica, teatro e tutte le arti nobili dello spettacolo... che si scontrano con la dura realtà di quei tempi del fascismo e dei soprusi dei gerarchi.
Come una favola, anche se drammatica, il film narra la storia del poeta Trilussa, che per una scommessa lancerà una giovane ragazza come attrice. Siamo ai tempi del fascismo. Le cose non andranno come dovrebbero... Alla fine commuove tanto. Bravi gli attori Michele Placido, Monica Guerritore, Valentina Corti..., bella la sceneggiatura, la fotografia, la regia solare (anche se abbastanza semplice ma efficace)... e la musica di Cipriani che conferisce un tocco di classe! L'inizio potrebbe sembrare del solito film di fiction, un po' lento.
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Ottimo film fiction tv che supera quasi o è alla pari del film del cinema. C'è amore, poesia (quella dei sonetti romani), fantasia, musica, teatro e tutte le arti nobili dello spettacolo... che si scontrano con la dura realtà di quei tempi del fascismo e dei soprusi dei gerarchi.
Come una favola, anche se drammatica, il film narra la storia del poeta Trilussa, che per una scommessa lancerà una giovane ragazza come attrice. Siamo ai tempi del fascismo. Le cose non andranno come dovrebbero... Alla fine commuove tanto. Bravi gli attori Michele Placido, Monica Guerritore, Valentina Corti..., bella la sceneggiatura, la fotografia, la regia solare (anche se abbastanza semplice ma efficace)... e la musica di Cipriani che conferisce un tocco di classe! L'inizio potrebbe sembrare del solito film di fiction, un po' lento. Poi, nella seconda parte, diviene intenso e coinvolgente. Da vedere!
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sabato 16 marzo 2013
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galletto dormiglione
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Trasteverino amico di papa Ratti, Trilussa fu, come il suo mecenate in vaticano, indulgente verso Mussolini, che definì un leone e che imitò nel ricorrere a metodi poco ortodossi per “liquidare” il sarto creditore che bussava alla sua porta per chiedergli di onorare le cambiali. Forse nessuno oggi parlerebbe di Trilussa se non fosse stato per quella scommessa che lo rese indispensabile al figlio del sarto, innamorato della sua allieva, oggetto della scommessa e futura promessa del teatro francese. Nelle dispute di borgata il vincitore era sempre lui, ma di vittoria di Pirro si trattava perché terminata la tenzone poetica vernacolare, non poteva che dissipare la posta in palio nelle taverne romane.
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Trasteverino amico di papa Ratti, Trilussa fu, come il suo mecenate in vaticano, indulgente verso Mussolini, che definì un leone e che imitò nel ricorrere a metodi poco ortodossi per “liquidare” il sarto creditore che bussava alla sua porta per chiedergli di onorare le cambiali. Forse nessuno oggi parlerebbe di Trilussa se non fosse stato per quella scommessa che lo rese indispensabile al figlio del sarto, innamorato della sua allieva, oggetto della scommessa e futura promessa del teatro francese. Nelle dispute di borgata il vincitore era sempre lui, ma di vittoria di Pirro si trattava perché terminata la tenzone poetica vernacolare, non poteva che dissipare la posta in palio nelle taverne romane. Forse è per questo che non vedeva di buon occhio i bacchettoni che ostentavano una libertà fatta solo di confronto con la condizione dell’altro. Ai suoi tempi l’uomo di cultura era come un cane al guinzaglio, al cui abbaiare il pollo libero di razzolare per l’aia rispondeva con il dileggio senza accorgersi di rimanere pur sempre un pollo. Far parlare gli animali ricorda Francesco che parlava con loro ma non li faceva parlare. E forse fu questo il vero difetto di Trilussa e nel contempo la sua potente modernità, l’aver dato voce a quegli spiriti animali che in passato si preferiva far tacere, tenere opportunamente sopiti. Cosa che non fece Trilussa quando incontrò D’Annunzio, che in conseguenza di ciò, pur non disprezzandolo, rifiutò di concedergli il vitalizio che allora spettava ai più famosi intellettuali dell’epoca. Quelli che non avrebbero mai saputo, neanche volendolo, intrattenere per un’intera serata un pubblico che si aspettava balletti e cosce scoperte e che invece si accontentò, senza lamentarsi, di ascoltare le sue battute di spirito animale. Un pubblico di porci a cui Trilussa rifiutò di concedere la sua perla coltivata, che invece trovò accoglienza oltralpe. Mentre lui dovette aspettare il dopoguerra per ottenere un riconoscimento importante come la nomina a Senatore a vita da parte del primo Presidente della Repubblica italiana.
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